Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese
Cari
lettori,
eccoci
arrivati alla fine di settembre! Come al solito, ecco i miei
preferiti del mese, dai libri ai film, dalla musica alla poesia!
Il
libro del mese
Il
romanzo del mese di settembre è il primo capitolo di una serie che
probabilmente per alcuni di voi non ha bisogno di presentazioni.
Si
tratta di Le sette sorelle, ribattezzato successivamente La
storia di Maia per distinguerlo dai capitoli successivi, ed è
ispirato alle vicende mitologiche legate alla costellazione delle
Pleiadi.
Maia,
la maggiore delle sette sorelle in questione, appartiene ad una delle
famiglie più originali che esistano. Lei e le sue cinque sorelle,
infatti, sono state adottate da un uomo solo, ricco ed in età
avanzata, che tutti hanno sempre chiamato Pa’ Salt.
Egli
le ha accolte nella sua villa a Ginevra, Atlantis, più simile ad un
castello che ad una casa, e le ha cresciute con l’aiuto della
premurosa governante. È proprio quest’ultima a telefonare a Maia,
che si trova da un’amica a Londra, ed a darle la terribile notizia:
Pa’ Salt è morto.
Maia,
sconvolta, si precipita a Ginevra, ma viene a sapere con sgomento che
Pa’ Salt non ha voluto funerali e che la sua salma è già stata
sepolta in mare dopo un ultimo giro al largo con la sua barca. Nei
giorni successivi, tutte le sorelle di Maia tornano alla base: la
spericolata skipper Ally, la timida studentessa Star, l’estroversa
pittrice CeCe, la scrupolosa naturalista Tiggy e l’allegra modella
Electra. Manca l’ultima, Merope, che...semplicemente non c’è,
perché Pa’ Salt ha confidato tempo prima a Maia di “non averla
mai trovata” (lasciando intendere che la loro adozione è
tutt’altro che casuale).
Una
volta che si sono riunite tutte le sorelle, il notaio di famiglia
confida loro che la parte più importante dell’eredità paterna,
oltre ai beni familiari, è una sfera armillare, ovvero una sorta di
mappamondo con le coordinate dei luoghi nei quali ognuna delle
ragazze è nata. È così che, l’una dopo l’altra, ognuna delle
“sorelle” inizia un viaggio alla ricerca delle proprie
origini.
La
prima a partire è proprio la bella, silenziosa, quieta Maia, che si
ritrova tra le mani una misteriosa tessera in pietra saponaria e
l’invito della sfera armillare ad andare a Rio De Janeiro. Appena
arrivata lì, ella sfrutta il suo lavoro di traduttrice di romanzi
per mettersi in contatto con il gentile e simpatico scrittore
Floriano, che si offre di aiutarla nella ricerca.
Ben
presto ella riporta alla luce la storia della bisnonna Izabela, alla
quale assomiglia moltissimo fisicamente (e forse anche sotto altri
aspetti).
Mentre
le storie di Maia e di Izabela si alternano, al lettore non resta che
scoprire una vicenda romantica e drammatica, tra una fuga a Parigi
negli anni ‘20, un amore clandestino ed infelice, la crisi
americana del ‘29 che ha messo in ginocchio anche i produttori di
caffè in Brasile… ma soprattutto un mistero che riguarda la
costruzione del celeberrimo Cristo, che da sempre protegge la città
di Rio De Janeiro.
Credo
che conosciate il mio amore per quest’autrice, della quale vi ho
già parlato qui e qui. Era tanto che volevo provare a leggere un
romanzo appartenente a questa serie e finalmente ci sono riuscita.
Come sempre, nelle sue storie, diverse generazioni di donne si
intrecciano tra di loro, dando vita a storie incredibili, in cui
storia e mitologia si mescolano. Certo, si tratta di romanzi corposi,
ma anche scorrevoli, quindi la lettura è meno ostica di quello che
potrebbe sembrare.
So che sono usciti altri quattro romanzi della
serie (Ally nella tempesta, La ragazza nell’ombra, La ragazza
delle perle, La ragazza della luna) e che quest’estate
l’autrice si è fotografata con la bozza del sesto e penultimo
romanzo (The sun sister). Spero proprio di riuscire a
proseguirla!
Il
film del mese
Il
2019 è proprio un anno di remake per la Disney. Così, dopo
avervi parlato di Dumbo ad aprile e di Aladdin a luglio, di certo non
potevo esimermi dal dire la mia su Il re Leone.
Innanzitutto,
si tratta di un live action piuttosto particolare, perché si
tratta comunque di un classico con animali parlanti, che qui non sono
più disegnati, bensì realistici, come in un documentario
naturalistico.
Tutta
la trama, dalla nascita del piccolo Simba alla tragica morte di
Mufasa (e qui il mio pensiero va al bimbo che era nella sala dietro
di me e che con tono incredulo ha chiesto: “Ma...è morto?!?”),
dall’incontro con i simpatici Timon e Pumba alla lotta contro il
malvagio Scar, è tale e quale al cartone animato, anche se delle
leggere differenze lo rendono ancora più interessante.
Si
è detto tanto sul doppiaggio in italiano. Personalmente trovo che
noi italiani abbiamo la curiosa dote di preferire a priori le
versioni in inglese ed essere sempre iper-critici con i nostri
doppiatori, che invece spesso sono degli ottimi professionisti.
Faccio un solo esempio: Emiliano Coltorti, già doppiatore di Bradley
James ne I Medici, che qui interpreta in modo più che
convincente il simpatico “ministro di corte” Zazu. Perfette le
interpretazioni di Luca Ward (Mufasa) e Massimo Popolizio (Scar),
molto divertenti quelle di Edoardo Leo e Stefano Fresi (Timon e
Pumba).
Quanto
a Marco Mengoni ed Elisa, ho apprezzato molto le canzoni; il
doppiaggio magari è migliorabile, ma neanche malvagio.
In
definitiva, mi permetto di fare solo una critica: queste operazioni
nostalgia sono sempre una grande emozione per me e penso anche
per i miei coetanei, senza contare che danno ai piccoli la
possibilità di riscoprire storie bellissime, però… tre in un
anno, senza nuove storie da proporre, forse sono un po’ troppo (e
poi sto finendo i fazzoletti). Quattro, se si conta il sequel di Mary
Poppins dello scorso Natale.
A
quanto ne so, la Disney proseguirà su questa linea anche nel 2020,
visto che sono già stati annunciati i live action della
Sirenetta, di Mulan e di Lilli e il Vagabondo.
Sicuramente andrò a
vederli tutti, mi divertirò e ve ne parlerò pure, però… non
sarebbe il caso di proporre anche nuovi eroi, nuovi antagonisti,
nuove sfide da affrontare? Guardarsi indietro e ripetere il passato
in modo manieristico ed esteticamente più gradevole, dall’Ellenismo
al Decadentismo, è sempre stato un segnale di crisi culturale e
sociale, no? ...o è un discorso troppo vasto? Voi che ne dite?
La
musica del mese
Come
già vi ho anticipato in questo TAG, il protagonista musicale di
questo mese è l’attesissimo (almeno per me) Lover, il
settimo disco di Taylor Swift, una cantante di cui vi ho già parlato
più volte.
So
che parlo bene delle sue canzoni sempre e comunque, ma stavolta mi
sento di dire che questo disco mi è piaciuto di più del lavoro di
due anni fa, Reputation, e che potrebbe entrare, insieme al
terzo disco Speak Now ed al quinto 1989, nella mia
personale top 3. I motivi di questo mio pensiero sono principalmente
due.
Il
primo è l’atmosfera, molto più gioiosa, serena, quasi colorata
rispetto al disco precedente, che analizzava un momento difficile
della cantante.
Il secondo è la sensazione che, tra testi e melodie,
ella sia in qualche modo “tornata alle origini”, con gli
arrangiamenti un po’ country e le storie in stile diario segreto
che tanto piacciono a noi fan della prima ora.
Il
disco è costituito da 18 tracce e, a mio parere, potremmo
suddividerle così:
Le
“storyline” romantiche:
la narrazione in
musica di
una storia d’amore e
delle sue sfaccettature
è una delle caratteristiche che ha reso famosa Taylor ed ovviamente
non poteva che essere l’elemento principe di un album chiamato
Lover. La
traccia omonima, infatti, incarna il “ritorno alle origini” di
cui parlavo prima e sembra proprio un ballo nuziale. Anche
l’originale It’s
nice to have a friend racconta
di un’amicizia infantile conclusasi con campane e fiori d’arancio.
Cruel summer,
invece, narra un amore estivo tanto intenso quanto difficile da
vivere.
Un
altro brano “vecchia maniera” è Cornelia
Street, tra
la nascita di un grande amore e la celebrazione dell’amata città
di New York.
Per
gli amanti delle canzoni spezza-cuore, consiglio False
God ed
il suo splendido arrangiamento jazz, Afterglow
e
le sue riflessioni sui litigi poco costruttivi, ma soprattutto Death
by a thousand cuts, che
secondo me può descrivere molto bene anche delle amicizie finite.
I
brani spensierati:
non
so perché, ma le canzoni di Taylor dal testo spensierato e dalla
melodia quasi ballabile non sempre incontrano il gusto degli altri
fan, che forse sono più affezionati al suo lato “stracciacuore”.
Io vado in controtendenza ed affermo che a me sono sempre piaciuti, a
partire dal simpatico singolo d’apertura ME!.
Altri
brani interessanti sono la
traccia d’apertura
I forgot that
you existed,
che rappresenta una bella porta chiusa sul passato, il tormentone
London Boy, che
racconta tutto ciò che si potrebbe fare a Londra se si è in dolce
compagnia, la
divertente I
think he knows e
soprattutto Paper
rings,
una sorta di boogie davvero irresistibile.
Le
tematiche sociali:
A
Taylor, che è democratica, non piace Trump, ed in questo disco ella
racconta bene i suoi dubbi e le sue perplessità nel brano Miss
Americana and the Heartbreak Prince (per
ulteriori approfondimenti, leggere qui).
You
need to calm down è
invece una presa di posizione a favore dei diritti della comunità
LGBT, con tanto di richiesta finale di firmare l’ “Equality Act”.
Un
ultimo (ma non meno importante!) brano di questa categoria è The
man,
che espone il problema del sessismo in modo decisamente originale.
I
pezzi più intimi:
sono
quelli che noi fan non vedevamo l’ora di sentire, perché mettono
posizione subalterna il personaggio pubblico e la vita amorosa e
pongono al centro dell’attenzione delle
riflessioni sempre degne di nota.
Tra queste canzoni, la più
difficile da comprendere ed ascoltare è quella dedicata alla madre
ed alla sua malattia, Soon
you’ll get better.
La
mia preferita è The
Archer,
un brano di autoanalisi in cui punti forti ma soprattutto deboli di
ogni quasi-trentenne emergono in maniera lucida e molto onesta.
Vi
lascio però la riflessione conclusiva di Daylight,
l’ultima traccia del disco, che contiene il cosiddetto “sugo
della storia”:
Voglio
essere definita dalle cose che amo.
Non
le cose che odio, le cose di cui ho paura,
le
cose che mi ossessionano nel bel mezzo della notte.
Penso
soltanto che… tu sei ciò che ami.
La
poesia del mese
Per
il mese di settembre ho scelto la poesia-racconto di Bertolt Brecht
dal titolo Ricordo di Maria A., che racconta di un inizio
d’autunno ormai lontano e di una donna (purtroppo e suo malgrado)
dimenticata.
Un
giorno di settembre, il mese azzurro,
tranquillo
sotto un giovane susino
io
tenni l’amor mio pallido e quieto
tra
le mie braccia come un dolce sogno.
E
su di noi nel bel cielo d’estate
c’era
una nube ch’io mirai a lungo:
bianchissima
nell’alto si perdeva
e
quando riguardai era sparita.
E
da quel giorno molte molte lune
trascorsero
nuotando per il cielo.
Forse
i susini ormai sono abbattuti:
tu
chiedi che ne è di quell’amore?
Questo
ti dico: più non lo ricordo.
E
pure certo, so cosa intendi.
Pure
il suo volto più non lo rammento,
questo
rammento: l’ho baciato un giorno.
Ed
anche il bacio avrei dimenticato
senza
la nube apparsa su nel cielo.
Questa
ricordo e non potrò scordare:
era
molto bianca e veniva giù dall’alto.
Forse
i susini fioriscono ancora
e
quella donna ha forse sette figli,
ma
quella nuvola fiorì solo un istante
e
quando riguardai sparì nel vento.
Le
foto del mese
Ecco
lo spettacolare tramonto che una sera ho fotografato dal mio balcone!
Queste nuvole rosa erano davvero incantevoli…
Sabato
21 sono andata alla presentazione del nuovo romanzo di Rosa Teruzzi,
“Ultimo tango all’Ortica”! È stato un bel pomeriggio
letterario, interessante e divertente. Non conosco la serie di cui il
libro fa parte, ma ne ho sentito parlare parecchio e credo proprio
che a breve la inizierò!
Sabato
28 ho compiuto… 30 anni! Eh sì, la cifra tonda fa un po’ paura,
ma per scongiurarla giovedì uscirà un post speciale proprio a tema
compleanno!
La giornata di sabato è stata dedicata alle amiche, a Milano, tra un po' di arte (con la mostra dei PreRaffaelliti a Palazzo Reale di cui presto vi parlerò), un aperitivo a buffet (con prosecchino di benvenuto) ed un dolcetto da Cioccolati Italiani (una super crepe al cioccolato bianco).
Domenica, invece, ho festeggiato in famiglia con un menu a base di pesce e gli immancabili pasticcini!
La giornata di sabato è stata dedicata alle amiche, a Milano, tra un po' di arte (con la mostra dei PreRaffaelliti a Palazzo Reale di cui presto vi parlerò), un aperitivo a buffet (con prosecchino di benvenuto) ed un dolcetto da Cioccolati Italiani (una super crepe al cioccolato bianco).
Questo
è stato il mio mese di settembre, e, come vedete, anche (ma non solo) per via del mio compleanno, è stato piuttosto ricco!
E
voi, che mi raccontate? Com’è andata la ripresa post-vacanze?
Che
cosa vi è piaciuto nel corso delle ultime settimane?
Grazie
per la lettura, ci rileggiamo in ottobre! :-)