lunedì 7 aprile 2025

LA STORIA ANTICA... TRA ROMANZI E SAGGI

 Due libri di Mauro Marcialis e Marilù Oliva




Cari lettori,

per la nostra rubrica “Letture… a tema”, dopo qualche mese, torniamo ad immergerci nel mondo della letteratura e della storia classica!


Mi sono resa conto che a fine novembre, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, vi avevo proposto qualcosa di molto simile, con lo stesso tema e addirittura i medesimi autori: Colosseum – Il silenzio degli dèi, il secondo volume della tetralogia scritta da Mauro Marcialis insieme a Valerio Massimo Manfredi, e L’Iliade cantata dalle dee, uno dei retelling mitologici di Marilù Oliva. Lo trovate qui.


Il post odierno è, in un certo senso, una puntata successiva… o, se preferite, precedente: sono riuscita a trovare in biblioteca Colosseum – La promessa, che è il primo volume in assoluto della tetralogia Marcialis -Manfredi, e un piccolo saggio sempre della serie classica di Marilù Oliva, dal titolo I divini dell’Olimpo.


Oggi ve li racconto!



Colosseum – La promessa, di Mauro Marcialis e V.M. Manfredi


La storia ha inizio nel 61 d.C., alla fine della dinastia giulio – claudia ed in pieno principato neroniano.


Lo scontento del popolo, e soprattutto la disperazione della schiavitù, sono grandi. Il prefetto, figura di primissimo piano a Roma, una notte viene ucciso nel suo letto, e non può essere stato nessun altro se non uno schiavo: la sua domus era chiusa e sorvegliata, e nessun altro ladro si è introdotto.


La legge, in questi casi, è più che crudele: tutti gli schiavi del prefetto sono condannati ad una morte orribile, con un lungo massacro che durerà ore.


Il vero colpevole, uno schiavo del prefetto che era stato ingannato da lui con una falsa promessa di diventare liberto, è schiacciato dal senso di colpa. Vedendosi condannato insieme agli altri schiavi, chiede ad una vecchia conoscenza, il centurione Livio, di salvare almeno quei tre bambini che si sono nascosti nelle cantine e che nessuno ha ancora scovato.


Si tratta di Derek e Brynja, i suoi figli, e di Arild, orfano che si considera come il terzo fratello. Livio riesce a mettere in salvo i bambini, anche se in modo un po’ rocambolesco, ma il problema è un altro: egli è un soldato, sempre in viaggio e senza famiglia, e non può occuparsi di loro.


I tre bambini vengono dunque divisi, forse per sempre.


Passano gli anni, Nerone va incontro ad un’infelice fine dopo aver quasi distrutto il suo stesso impero, Vespasiano sale al potere e promette un principato molto più sereno (cosa che, per gli standard della Roma antica, effettivamente avverrà).


Arild è cresciuto con un lanista, ovvero un incaricato di gestire i giochi dei gladiatori e di scegliere chi combatterà, e, come tanti altri che vivono la sua condizione di schiavitù, da un lato ha una grande paura di ritrovarsi nell’arena a sua volta, dall’altro lo desidera, perché è l’unico mezzo che ha a disposizione per vivere un po’ meno peggio ed essere trattato come una celebrità. Il suo padrone, però, lo ritiene ancora giovane e fisicamente impreparato, così lo manda a fare il manovale presso i tanti cantieri che fervono a Roma da quando il nuovo imperatore ha voluto un rinnovamento.


Derek è insieme ad un mercante, un padrone sicuramente meno crudele di altri, ma con un figlio sadico e folle che è fonte di grande preoccupazione per lui. Crescendo, il ragazzo inizia a vedere Derek come un rivale, perché suo padre è sinceramente affezionato a lui. Nel tentativo di proteggere sia lo schiavo dai soprusi che il figlio da se stesso, il mercante isola sempre di più Derek, facendo sì che altri schiavi lo aiutino a coltivare il suo talento per il disegno e la scultura. Ogni giorno che passa, egli si sente sempre più artista, ma non dimentica di essere anche un uomo d’azione.


Brynja, infine, è a casa dell’amante di Livio, la matrona Flaminia. La donna scrive regolarmente al centurione ed ha mantenuto la promessa di crescere la ragazza come una figlia. Purtroppo, però, ella è sposata ad un senatore ambizioso e crudele, ed ha un figlio con le stesse inclinazioni. Le due donne, anche quella che in teoria sarebbe libera e ricca, sono prigioniere nella ricca domus, entrambe lontane da chi amano davvero.


Nessuno dei tre “ex bambini” ha dimenticato gli altri due: presto, però, il destino li farà incontrare dopo tanti anni.



Essendo partita – più per curiosità che per altro – con il secondo volume, Colosseum – La promessa ha avuto su di me l’effetto di una sorta di prequel.


Conoscevo già i personaggi principali e le loro situazioni, ma questo romanzo mi ha permesso di risalire alle origini (terribili) del loro dramma. Ribadisco quello che avevo già detto in novembre: questa non è una serie per stomaci delicati, o per chi ama perdersi nelle storie d’epoca a scopo di evasione. Questa serie racconta le brutture che la storia romana ha tentato di nascondere, dalle guerre alle violenze, dalle ingiustizie alle quotidiane prepotenze.


Ricordo ancora che lo dicevano anche le mie insegnanti al liceo: la società greca e quella romana hanno fondato la loro grandezza sullo schiavismo. Per essere celebrati e ricordati, per far sì che le grandi imprese di pochi (da quelle politiche a quelle culturali passando per l’economia e l’ingegneria) venissero studiate ed imitate nei secoli a venire, è stato necessario il sacrificio di migliaia e migliaia di persone che erano trattate peggio degli animali e spesso schiacciate senza pietà al primo tentativo di libertà ed indipendenza.


Forse per questo la scena più bella è quella in cui Derek, in piena notte, ultimando una statua di Spartaco, che è stata scolpita con orrende fattezze su richiesta dei ricchi committenti, scrive sulla sua schiena “Tornerò e sarò milioni”.


Alla crudezza della storia si unisce un desiderio di libertà e di giustizia che è sicuramente uno dei punti forti della serie. A me continua a piacere molto e, appena ne avrò l’opportunità, leggerò anche gli altri due volumi, che dovrebbero essere usciti entrambi alla fine del 2024.


E poi, ovviamente, vi racconterò cosa ne penso!



I divini dell’Olimpo, di Marilù Oliva


Marilù Oliva, professoressa e scrittrice, ha scritto romanzi di vario genere (dai thriller ai paranormali), ma personalmente apprezzo molto il suo filone “classico”.


I suoi tre retelling al femminile su Iliade, OdisseaEneide mi sono molto piaciuti, come vi ho raccontato nelle recensioni.


I divini dell’Olimpo è un piccolo volume di saggistica, che ci permette di conoscere da vicino quattro figure mitologiche di primissimo piano.


Il primo è Zeus (per i Romani Giove), padre di tutti gli dèi. L’autrice parte dalle origini della figura mitologica e dal perché egli si sia trovato ad essere a capo dell’Olimpo: rievoca Urano e Gea, la ribellione a Crono/Saturno, le guerre contro i Titani e quelle contro i Giganti. È innegabile, però, che il motivo per cui Zeus è diventato il più famoso e “chiacchierato” tra gli dèi è il suo matrimonio con Era, guastato da moltissimi tradimenti. Avventure più o meno importanti dalle quali sono nati eroi, altri dèi, personaggi di grande rilievo per la mitologia.


Seconda è Afrodite (per i Romani Venere), dea dell’amore e della bellezza. Una dea anomala fin dalla sua nascita, avvenuta tramite “la spuma del mare”. Una figura ritenuta da tutti frivola e leggera, e forse per questo la più sottovalutata dell’Olimpo. Già, perché per gli dèi era forse più facile farsi beffe dei sentimenti, ma gli umani (specie i letterati e gli artisti, come per esempio la poetessa Saffo) conoscevano bene il potere distruttivo dell’amore.


Terzo è Ade/Plutone, il dio della morte, che, per ovvi motivi, a tutti è sempre stato piuttosto antipatico. Eppure l’autrice riesce a spiegare perché, almeno paragonato ad altre figure dell’Olimpo, egli è, tutto sommato, meno peggio di tanti altri. In definitiva, il suo compito è quello di un instancabile lavoratore, che deve gestire un regno immenso ed in continua espansione. Un ruolo difficile da sopportare ogni singolo giorno, sotto le viscere della terra, mentre i “colleghi”, sull’Olimpo, stanno insieme e si dedicano ad ogni genere di divertimento.


Ultima è Atena/Minerva, dea della guerra (intesa come strategia, perché l’impeto guerresco appartiene ad Ares/Marte) e dell’intelligenza. Una dea protettrice di tantissimi uomini d’ingegno, primo tra tutti Odisseo/Ulisse, e persino disponibile a scendere sul campo insieme agli umani (sia nei poemi epici che nelle tragedie greche), ma anche implacabile con chi osa sfidarla, soprattutto con le fanciulle che pensano di essere brave, scaltre o intelligenti quanto lei.



I divini dell’Olimpo è un libro agile e scorrevole, eppure è super istruttivo (e ve lo dice una che è sempre stata molto studiosa di questo argomento). Personalmente, la parte che non conoscevo è quella artistica. Nel raccontare le storie degli dèi, l’autrice cita moltissime opere, sia di pittura che di scultura, dall’epoca classica a quella contemporanea, e devo dire che ne ho scoperte tante di cui non conoscevo l’esistenza.


Sono stata anche molto contenta di vedere che, nel raccontare la diffusione di queste quattro figure nella cultura di massa, Marilù Oliva abbia citato tutte e quattro le volte la saga fantasy/mitologica di Percy Jackson, della quale sapete che sono una grande fan.


Nella serie, Giove è il padre romano di Jason Grace, un semidio cresciuto per essere un romano in tutto e per tutto ma che, tra un romanzo e l’altro della serie Gli eroi dell’Olimpo, impara a conoscere anche la sua parte greca.


Afrodite è la madre greca di Piper, fidanzata di Jason, un personaggio… che secondo me si sottovaluta, esattamente come la madre è sottovalutata dagli altri dèi: ella pensa di essere semplicemente carina e simpatica e si sente da meno rispetto a quei semidei che ingaggiano pericolose battaglie, ma con il tempo riesce a rendersi conto delle sue qualità umane e del suo dono della “lingua ammaliatrice” (con il quale fa fare agli altri letteralmente quel che vuole lei).


Ade/Plutone è il padre greco di Nico e padre romano di Hazel, due personaggi tragici e complessi. Al primo ha trasmesso il lato greco dedicato alla mortalità, alla seconda il lato romano dedicato alla ricchezza… con conseguenze pesanti, ma anche, in un certo senso, preziose.


Atena, infine, è la madre greca di Annabeth, grande amore del protagonista Percy. Una dea che interferisce meno di altri nelle vicende dei figli, e che sembra aver trasmesso loro solo qualità positive… ma nel romanzo Il marchio di Atena si scoprirà un terribile rovescio della medaglia.



Divagazione fantasy a parte, credo che la grande diffusione di queste figure mitologiche, che permangono ancora adesso nella cultura di massa, ci insegni qual è realmente il significato della parola “classico”. Il mondo letterario dei greci e dei romani, in barba a quello che potrebbero dire i soliti detrattori, non è mai morto davvero.




Purtroppo ci tocca riemergere dal mondo classico e tornare al XXI secolo… ma possiamo sempre raccontarcela tra noi!

Che ne dite? Conoscete questi libri o gli autori?

Avete letto queste due storie? Che ne pensate?

Fatemi sapere!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


giovedì 3 aprile 2025

IL VIAGGIO LETTERARIO DI EVERMORE

 Scopriamo insieme l'album di Taylor Swift tra classici, film e musica




Cari lettori,

inauguriamo aprile con un post un po’ diverso dal solito!


Forse qualcuno di voi ricorderà che, in occasione di San Valentino, ho creato un TAG in cui ho abbinato un libro romance ad una serie di canzoni di Taylor Swift. La trovate a questo link.


Dopo aver completato il post, però, mi sono accorta che non ho inserito l’album a cui in questi ultimi anni mi sono sentita più legata, Evermore (il mio preferito di sempre è Speak Now del 2010). E in effetti, secondo me, questo disco si presta di più ad altri collegamenti.


Ma partiamo dal principio. Evermore è uno dei due dischi del 2020 di Taylor, e, insieme al suo “fratello maggiore” Folklore, ha segnato il suo passaggio dal pop all’indie/folk. Ho sempre visto questi due album come due facce della stessa medaglia, ma con due importanti differenze. La prima è che Folklore ha delle atmosfere primaverili/estive, Evermore invece evoca più l’autunno e l’inverno (quindi prendete questo post come un ultimo colpo di coda del freddo prima di iniziare definitivamente a pensare alla bella stagione). 

La seconda, ancora più interessante, è che entrambi gli album abbandonano la forte componente autobiografica dei loro predecessori, ma Folklore racconta quasi esclusivamente delle storie inventate con personaggi di fantasia, mentre Evermore si presenta più come una mappa di omaggi letterari e cinematografici. Alcuni sono stati indicati da Taylor stessa, altri sono teorie dei fan ormai diventate quasi canoniche, altre sono mie personali interpretazioni e forse spiegano perché questo album mi piaccia così tanto.


Ecco, oggi vi vorrei portare con me in questo viaggio, tra classici, film e altri ancora. Avevo fatto delle storie su Instagram tempo fa, ma penso che valga la pena scrivere un po’ di più!



Se ti piace Willow… (Link per l'ascolto)


La vita era un salice e si è piegata al tuo vento…


Aspetta il segnale e ti incontrerò dopo il buio

mostrami i punti dove gli altri ti hanno inferto cicatrici

ora questo è un caso già risolto

penso che avrei dovuto saperlo dallo sguardo sul tuo volto

ogni piccolo dettaglio era un’opera d’arte


...leggi le poesie di Emily Dickinson!


Emily Dickinson è la principale fonte d’ispirazione di Evermore, per ammissione stessa di Taylor. Anche nel video della canzone, che è il singolo di lancio dell’album, ci sono dei riferimenti al periodo vittoriano e ad una vita in isolamento, dedicata alla propria arte. 

Sia nel video che nella versione live non mancano i riferimenti al mondo stregonesco, forse un’allusione al fatto che le donne colte che avevano una professione sono state viste a lungo come “streghe”.



Se ti piace Ivy… (Link per l'ascolto)


E l’anziana vedova va al cimitero ogni giorno

ma io no, sto seduta e aspetto,

in lutto per i viventi


Oh, cielo, il mio dolore sta bene nel palmo della tua mano,

che prende la mia, ma essa è stata promessa ad un altro

oh, non posso,

smettila di mettere radici nella terra dei miei sogni.

La mia casa di pietra, la tua edera che cresce,

ed ora sono coperta da te...


...leggi le lettere di Emily Dickinson!


Questo brano non fa riferimento, come Willow, alle caratteristiche generiche delle donne poetesse, ma parla proprio di un episodio della vita della poetessa: la sua relazione clandestina con una donna di nome Susan.


Emily Dickinson, a quel tempo, era già sposata, e rischiava moltissimo, considerata la società di allora. Forse per questo la canzone alterna dei simboli di primavera e di rinascita (l’edera che rinverdisce e si appiglia, i campi che si riempiono di trifogli) ad altre quasi spettrali, in stile Halloween (la sensazione di paura, il cimitero infestato dallo spettro di un’anziana donna, la paura che il marito “bruci la casa” se scopre tutto).



Se ti piace Champagne problems… (Link per l'ascolto)


Sempreverde, il nostro gruppo di amici,

non penso che diremo quella parola di nuovo,

e presto loro avranno la sfrontatezza

di decorare per Natale quegli ingressi

che abbiamo attraversato insieme


Prima il denaro, poi lo show,

non sono mai stata pronta, quindi ora ti guardo andare via,

a volte non sai proprio la risposta,

finché qualcuno non è in ginocchio a chiedertela,

Lei sarebbe stata una sposa adorabile,

che peccato che sia fuori di testa” hanno detto,

ma tu troverai quella giusta per te,

lei rattopperà l’arazzo che ho fatto a pezzi...


leggi Piccole donne!


Anche se Taylor non ha mai confermato questa teoria, per quasi tutti questa canzone è una “versione contemporanea” della storia di Jo March e del suo vicino Laurie, primo amore destinato a finire con l’età adulta e la crescita in due direzioni diverse.


In particolare, questa canzone sembra perfetta per il momento in cui Jo respinge la proposta di matrimonio di Laurie, prefigurando già l’arrivo di una “Amy” che sarà la donna giusta per lui.


Piccole donne è il mio romanzo preferito di sempre (possiamo pure dire che per me è più di un romanzo), ma ci tengo a precisare che, a differenza di tanti altri fan, io sono dalla parte di Jo e penso che abbia fatto la scelta giusta. Alcune scelte sono dolorose ma necessarie. E Laurie stesso, anche se molto dopo, se ne rende conto…



Se ti piace Gold rush… (Link per l'ascolto)


Ma non mi piace una caccia all’oro

non mi piace anticipare quel che penso

con una vampa rossa sul mio viso

non mi piace il fatto che tutti morirebbero

per sentire il tuo tocco…

Tutti ti vogliono

tutti si chiedono come sarebbe amarti

...ma non mi piace una caccia all’oro!


...leggi Orgoglio e Pregiudizio!


Consiglio Orgoglio e pregiudizio, oppure Emma, però si può dire che questa canzone si adatta bene a tutti i romanzi di Jane Austen, o all’atmosfera regency in generale.


La “stagione” londinese, la caccia all’ottimo partito e/o alla moglie perfetta che deve concludersi entro pochi mesi, la partita di una vita felice (o molto più spesso infelice, specie per la controparte femminile) che dev’essere giocata con astuzia, dietro una facciata di spensieratezza e divertimento.


Un po’ come la leggendaria caccia all’oro nel Klondike, no? 

Trovate la mia recensione di Orgoglio e Pregiudizio a questo link e quella di Emma qui.



Se ti piace Tolerate it… (Link per l'ascolto)


Mentre tu eri là fuori a costruire altri mondi

dov’ero io?

Dov’era l’uomo che avrebbe lanciato coperte sul mio filo spinato?

Ti ho reso il mio tempio, il mio murale, il mio cielo

ora supplico per delle note a pie’ di pagina

nella storia della tua vita

disegnando cuori nella mia firma

occupando sempre troppo spazio o tempo…


Tu pensi che io stia bene

ma che faresti se io

mi liberassi e ci lasciassi andare in rovina

prendessi questo pugnale in me e lo rimuovessi

assumessi su di me il tuo peso e poi lo perdessi

credimi, lo potrei fare...


...leggi “Cime tempestose”!


Un anno e mezzo fa ho scritto una delle mie storie per lo Spazio Scrittura Creativa ispirandomi proprio a questa canzone, ed ho ri-raccontato, a modo mio, la storia della relazione tra Emily Brontë ed il pastore William Weightman, protagonisti del film Emily (di cui trovate la recensione a questo link).


Nella mia storia ho cercato di omaggiare sia il film che la creazione del romanzo. Forse aver vissuto un amore in cui si è sentita così “tollerata, giudicata” e poco “amata” ha spinto Emily a raccontare dei matrimoni infelici di Catherine ed Heathcliff con altre persone, mentre erano innamorati l’uno dell’altra.


Trovate la mia storia qui.


(Questa è una mia personalissima idea. La maggior parte delle persone riconduce questa canzone a Rebecca, la prima moglie, ed in effetti è una teoria anche più verosimile).



Se ti piace Happiness… (Link per l'ascolto)


Mio caro, quando sono sugli alberi

vedo questa storia per quello che è

ma ora sono al di sotto di essi

e tutti gli anni che ti ho dato

sono solo cose che ci dividiamo…

Al di là della nostra grande separazione

c’è un’alba gloriosa,

screziata dalle scintille di luce

del vestito che ho indossato a mezzanotte;

lascia tutto indietro,

oh, lasciati tutto alle spalle,

ed ecco la felicità


...leggi “Il barone rampante”!


Con Happiness sono di parte. Già, perché se Piccole donne per me è più di un romanzo, Happiness per me è più di una canzone.


Come Tolerate it, Happiness è stata protagonista di uno dei miei racconti, un omaggio a “Il barone rampante” di Italo Calvino.


Probabilmente vi racconterei verso per verso perché questa canzone fin dal primo ascolto mi ha fatto pensare alla storia di Viola e Cosimo, ma, se vi va, vi lascio leggere il mio racconto/fanfiction, a questo link.


(Anche questa è una mia personalissima idea. I riferimenti alla “luce verde” ed il verso “Spero che lei sia una bellissima sciocca” hanno fatto sì che le persone pensassero, molto più opportunamente, a Il grande Gatsby. Ma sognare non costa niente!)



Se ti piace Coney Island… (Link per l'ascolto)


La mia anima si spezza in due

ti cerco, ma sei già qui

e se non posso identificarmi in te

allora con chi posso farlo?

E se questo è il bottino finale

come abbiamo fatto ad arrivarci così presto?

Ho forse chiuso il mio pugno intorno a qualcosa di delicato?

Ti ho frantumato?

E sono seduta su una panchina a Coney Island

chiedendomi dov’è andato il mio tesoro…


...guarda La ruota delle meraviglie!


Questo film di Woody Allen, sognante e malinconico al tempo stesso, è ambientato proprio a Coney Island. Il luna park, simbolo di un divertimento un po’ vintage in estate e scheletro abbandonato in inverno, diventa il centro di sogni e frustrazioni, speranze e delusioni.


Trovate la recensione del film a questo link.



Se ti piace Cowboy like me… (Link per l'ascolto)


E gli scheletri nei nostri armadi

hanno fatto di tutto per rovinare il momento

e l’uomo anziano che ho ingannato

pensava davvero di essere l’unico per me

e le signore sedute a pranzo hanno tutte le loro storie

a proposito di quando sei passato in città

ma questo era tutto prima che io avessi l’esclusiva


Ora tu pendi dalle mie labbra

come i giardini di Babilonia

con i tuoi stivali sotto il mio letto

per sempre” è la truffa più dolce


Ho dei trucchi nella mia manica

e ci siamo trovati

tu sei un cowboy come me…


...guarda Magic in the moonlight!



Esattamente come nella canzone, anche in questo film Colin Firth ed Emma Stone rivestono la parte di due simpatici truffatori (un illusionista ed una “medium”) che si ritrovano in un contesto di ricconi nel Sud della Francia e, in mezzo a tanta falsità ed affettazione, si riconoscono come “veri”. La regia è sempre di Woody Allen.


Recensione a questo link.



Se ti piace ‘Tis the damn season… (Link per l'ascolto)


Quindi me ne tornerò a Los Angeles dai miei cosiddetti amici

che scriveranno libri su di me e sul mio successo

e penserò all’unica anima che sa quali sorrisi sto fingendo

e il cuore che so di star rompendo è il mio

nel lasciare il letto più caldo che io abbia mai conosciuto


Possiamo considerarci pari, puoi chiamarmi “tesoro” per il weekend,

questa è la stagione giusta, scrivilo,

starò a casa dei miei genitori,

e la strada non intrapresa sembra davvero allettante ora


...guarda una commedia natalizia della Hallmark!


Questa è la canzone perfetta per quei film prenatalizi nei quali una ragazza in carriera che vive nelle grandi città americane ritorna a casa per Natale, in qualche paesino sperduto e pieno di neve, e ritrova il suo primo amore.


In effetti avrei potuto inserire questa canzone nel TAG di San Valentino… pazienza, la metto qui!



Se ti piace Marjorie… (Link per l'ascolto)


Avrei dovuto farti domande

avrei dovuto chiederti come essere,

chiederti di scriverlo per me,

avrei dovuto conservare ogni tuo scontrino del supermercato

perché ogni piccolo residuo di te mi sarebbe stato portato via,

avrei dovuto guardarti firmare il tuo nome Marjorie,

tutti i tuoi armadi di sogni accumulati

e come li hai lasciati tutti a me


Ciò che è perduto non rimane morto,

ciò che è perduto non rimane morto,

tu sei viva, sei viva nella mia mente


ascolta le arie dell’opera!


Questa è la canzone più personale di Evermore: un commosso ricordo della nonna di Taylor, Marjorie Finlay, famosa soprano americana, venuta a mancare quando lei era adolescente. Quindi abbiamo a che fare con una “nipote d’arte”!




Se vi fa piacere, fatemi sapere se ascolterete qualcuna di queste canzoni, e quale paragone letterario/cinematografico vi ha colpito di più :-) 

Il mese di aprile sarà un po' particolare per via di Pasqua e dei ponti, ma cercherò di essere il più possibile regolare con i post, anche perché vi anticipo che lunedì 14 ci sarà un appuntamento molto speciale... 

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)