Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese
Cari lettori,
è il penultimo giorno di maggio… ed io quasi non l’ho visto! Chi mi conosce – compresi molti di voi che mi seguono da un bel po’ - sa che questo mese è quasi sempre per me uno dei più ricchi ed impegnativi dell’anno, ed anche questa volta non ha fatto eccezione. Ho davvero tante cose da raccontarvi, ma inizierò, come al solito, con i libri, i film, la musica e la poesia!
Il libro del mese
La protagonista di questo romanzo si chiama Sasha, ha trentatré anni e, almeno sulla carta, un ottimo lavoro. Ella riveste una posizione di responsabilità in una di quelle start up digitali – in questo caso un’app di viaggi – che tutti ritengono il futuro, nonché un buon traguardo lavorativo se si fa parte della squadra. Non è tutto oro quello che luccica, però. L’amministratore delegato è troppo permissivo con il fratello, che è il capo di Sasha. Nessuno dura molto con lui: gli stagisti litigano e fuggono dopo due settimane malpagate, gli impiegati full time resistono più che possono ma finiscono per licenziarsi, e nessuno viene assunto al posto di chi scappa.
Sasha è schiacciata dalle mansioni altrui, inseguita dalla responsabile delle Risorse Umane che le fa prediche che trasudano insoddisfazione, talmente oberata da non vedere nulla che non sia il lavoro. Quando stacca dall’ufficio, più disperata che semplicemente insoddisfatta, compra ogni sera il medesimo menù da Pret a Manger, fa partire lo stesso film e lo guarda solo per i primi dieci minuti, dopodiché passa il resto della serata a rispondere alle mail arretrate, finché non si addormenta.
È impossibile per qualunque umano andare avanti così, ed infatti, da un giorno all’altro, tutto precipita. Sasha viene a scoprire all’improvviso che una delle sue colleghe più affidabili si è licenziata piuttosto malamente e che quindi il suo carico di lavoro aumenterà ulteriormente. Presa dal panico, fa finta di andare in bagno e dà il via ad una fuga rocambolesca, prima rifugiandosi nel convento di fronte all’ufficio, poi scappando dalla responsabile delle Risorse Umane, infine finendo contro un muro. Quasi divertente, se non fosse così tragico.
Messa in ferie forzate in attesa di capire che cosa fare del suo lavoro, Sasha decide di seguire i consigli della madre, che è fanatica di varie teorie new age di rinascita, e di partire per il mare. Indecisa sulla meta, ella sceglie il piccolo villaggio del Devon che è stato meta delle sue vacanze da bambina, prima che il padre lasciasse prematuramente lei, la madre e la sorella a causa di un male incurabile.
Il viaggio, tra vicini di posto invadenti e bagagli ingombranti, non è il top, ma la delusione arriva subito dopo. Sasha ha lasciato un posto che era molto alla moda e richiesto e così pensava di ritrovarlo. Il mondo, però, in vent’anni è completamente cambiato, e quel villaggio non fa eccezione. L’hotel più ambito è diventato un posto semideserto, popolato da pochi personaggi che starebbero meglio al centro di uno show di comici. Il freddo di febbraio fa pensare a tutto tranne che ad estati roventi sulla spiaggia. I bungalow per i clienti più ricchi sono abbandonati ed a sua disposizione… peccato che siano piuttosto inagibili. Molti negozi hanno chiuso ed altri ne sono sorti.
Quel che è peggio è che Sasha deve condividere spiaggia e salone ristorante con Finn, un ragazzo che ha fatto con lei il viaggio in treno e che a lei è sembrato un autentico maleducato. Con il tempo, però, ella scopre due cose su di lui: la prima è che anch’egli è in fuga da un lavoro troppo pesante, la seconda è che entrambi condividono un’adolescenza su questa spiaggia… e forse loro due non sono gli unici del luogo ad avere nostalgia dei bei tempi andati.
Sono esaurita è una lettura che avevo prenotato da qualche mese in biblioteca e che, devo dire, non solo non mi ha deluso, ma si è rivelato proprio il romanzo giusto nel periodo giusto. La Kinsella è una delle prime autrici romance che ho scoperto, ai tempi dell’Università, e non l’ho mai abbandonata, anche perché ha saputo reinventarsi a livello di tematiche e proporre questioni socio economiche coerenti con l’attualità. Questa volta il silenzioso – ma molto presente – protagonista è il burnout, un problema con cui credo che quasi tutti noi abbiamo avuto a che fare.
Questi sono tempi in cui anche solo ottenerlo, un lavoro, specie se si tratta di posto a tempo indeterminato, è un traguardo. Così è difficile che in molti prestino attenzione a chi lavora e soffre, perché “ringrazia che ce l’hai, un lavoro”. Il guaio è che negli ultimi anni, complice la crisi che investe molti dei privati ed alcune istituzioni statali che sono messe sempre più difficoltà di anno in anno, le condizioni lavorative sono sempre più difficili ed il burnout, un tempo problema di chi sognava la pensione e/o di chi aveva gravi problemi personali, adesso investe anche tante persone giovani, sane e che avrebbero la possibilità di godersi la vita alla grande.
In Sasha ho ritrovato tanti sintomi che, anche se sporadicamente e senza la stessa intensità, ho sentito vicini a me: le sere passate a guardare certi film che servono più a spegnere la mente che a riprendersi, il desiderio di evasione, le emozioni che “cedono” appena si ha un vero stacco, il senso di non potersi godere le soddisfazioni del presente perché c’è sempre un futuro che incombe e tanto altro ancora.
Sapete che anche io, spesso e volentieri, trovo conforto nel “mio mare”.
Come in ogni romanzo della Kinsella, non manca una parte comica, ed anche questa volta trovo che l’autrice sia stata molto attuale nel criticare, anche se con il sorriso, tutti i contenuti di rinascita/teorie new age/legge dell’attrazione che ultimamente spopolano e che chiunque abbia un profilo Instagram o TikTok conosce molto bene. Sembra banale, ma non lo è: per ricaricare davvero le batterie non è necessario bere bibitoni di super food, fare meditazione e grounding, imparare delle nuove skills trasformando la vacanza in una nuova marcia forzata. Se quel che ci vuole davvero sono una pizza ed una birra sulla spiaggia in compagnia di un amico, benone così.
Un’unica piccola osservazione: non posso fare spoiler, ma trovo che nel finale il lato lavorativo si risolva con un po’ troppo ottimismo. Non penso proprio che nella realtà le cose possano avere una soluzione così agevole.
A parte questo, consiglio di cuore il romanzo e auguro a Sophie Kinsella una pronta guarigione!
Il film del mese
Roma, giorni nostri. Michele Cortese è un maestro elementare che, dopo trent’anni di insegnamento, ha perso due mogli, è diventato sempre più insoddisfatto ed ora è costantemente inseguito da parenti dei suoi alunni che “lo vogliono menare” per un voto troppo basso. Un giorno, però, una notizia rischiara la sua quotidianità difficile: la sua domanda di assegnazione provvisoria è stata accettata.
Felice come non lo era da tempo, Michele prende armi e bagagli, lascia la capitale ed il suo traffico e va verso il piccolo paese di Rupe, in Abruzzo. Già l’accoglienza, però, è meno idilliaca del previsto: la tempesta di neve infuria, persino le gomme invernali sono insufficienti ed in suo soccorso deve arrivare la vicepreside Agnese, molto più abituata a quel clima.
L’organico della piccola scuola, che è il cuore di un paesino di 364 abitanti, è davvero scarno: oltre a Michele a Agnese ci sono soltanto un collaboratore scolastico ed una giovane supplente spezzonista.
Michele è arrivato a Rupe perché pensa che in una località vicina alla natura potrà svolgere progetti di scienze e sensibilizzare i suoi alunni a proposito di ecologia e risparmio energetico, ma ben presto egli si rende conto di aver inseguito un’illusione. Gli abitanti del luogo sono arrabbiati e disillusi, consapevoli che ben presto i figli li abbandoneranno per cercare fortuna altrove. Agnese e gli altri colleghi sono terrorizzati all’idea che la scuola, composta da un’unica multiclasse, presto chiuderà, e senza la possibilità di un’istruzione il paese morirà in pochi anni.
Mese dopo mese, Michele affronterà l’anno scolastico più insolito della sua vita, chiuso in un mondo a parte che non era come se l’aspettava ma che lo accoglierà con calore.
Per questi preferiti del mese ho scelto un romanzo che parla di burnout e, senza farlo apposta, anche questo film tocca il medesimo tema. Sapete che in questo decennio da quando ho finito l’Università ho lavorato soprattutto a scuola e credo proprio che negli ultimi anni una delle categorie lavorative sempre più soggette a burnout sia quella degli insegnanti, dagli educatori del nido ai professori universitari. In più, spesso tanti di noi devono affrontare la beffa oltre il danno, ovvero i commentini cattivi, le frecciatine e persino le risate in faccia quando esci stanca da scuola… tutti provenienti da persone che non hanno mai messo un piede nell’insegnamento, eppure sono arci sicuri che si tratti di un lavoro “facile”.
Devo anche dire che è sempre più difficile trovare film e fiction che raccontino il mondo della scuola rendendogli giustizia: per esempio, per me Un professore è stata una delusione (e no, non bastano le ship che piacciono agli adolescenti per riscattarla).
Un mondo a parte, invece, riesce a centrare entrambi gli obiettivi: raccontare i sintomi di burnout degli insegnanti e presentare la scuola così com’è, riuscendo persino ad infilare con ironia quelle piccole minuzie burocratiche che conoscono solo gli addetti ai lavori. È una commedia intelligente, sorprendente, per certi versi necessaria in un paese che guarda sempre più alla scuola come un problema di second’ordine.
La musica del mese
Maggio è un mese del cuore per me e le mie compagne di danza: la nostra piccola scuola diventa la nostra seconda casa. E da questa casa… vediamo il mondo! Con il Coro a bocca chiusa tratto da Madama Butterfly, per esempio, siamo andate in Oriente… due volte, una nel 2008 e l’altra nel 2016. Questa è la versione più recente! A questo link potete ascoltarla.
Maggio è anche il mese della Festa della mamma: sempre nel 2016 abbiamo portato in scena Viva la mamma di Bennato! (Link per l’ascolto).
La poesia del mese
Per il mese di maggio, un classico che non ho mai pubblicato qui: Ben venga maggio di Angelo Poliziano.
Ben venga maggio
e ‘l gonfalon selvaggio!
Ben venga primavera,
che vuol l’uom s’innamori:
e voi, donzelle, a schiera
con li vostri amadori,
che di rose e di fiori,,
vi fate belle il maggio,
venite alla frescura
delli verdi arbuscelli.
Ogni bella è sicura
tra tanti damigelli,
ché le fiere e gli uccelli
ardon d’amore il maggio.
Chi è giovane e bella
deh non sié punto acerba,
ché non si rinnovella
l’età come fa l’erba;
nessuna stia superba
all’amadore il maggio
[...]
Le foto del mese
Venerdì 3 è atterrata la mia amica Luana dall’Inghilterra e per l’occasione le ho preparato una cenetta di pesce! Era da un po’ che non avevo ospiti e ne sono stata davvero felice…
In maggio sono riuscita a vedere un buon numero di mostre: Cézanne e Renoir, un paio di esposizioni gratuite a Palazzo Reale e gli Etruschi alla Fondazione Rovati. Pian piano ve le racconterò…
Domenica 12, a Cassina De’ Pecchi, c’è stata la premiazione del Concorso Letterario Scintilla! Per questa volta ho vinto solo la medaglia di partecipazione, ma è già andata bene così… Il racconto che ho presentato è già online a questo link.
L’ultimo weekend di maggio sono riuscita a fare una scappata a Varazze! Eccomi all’esposizione di auto d’epoca sul molo…
Il giorno dopo c’è stato tempo per godersi le prelibatezze della sagra e per la prima mattinata in spiaggia dell’anno, dopo una primavera davvero uggiosa!
Eccoci arrivati alla fine di maggio!
A giugno mi aspettano obiettivi importanti e sono già un po’ agitata, ma anche positiva e pronta a buttare fuori le ultime energie prima che in estate la situazione rallenti un po’.
Nel frattempo fatemi sapere come state e com’è andato il vostro maggio!
Grazie per la lettura, ci rileggiamo in giugno :-)