Consigli poetici per questa romantica e malinconica stagione
Poesie a tema #3
Cari
lettori,
oggi
ci dedichiamo nuovamente all’ “Angolo della poesia”.
In
giugno avevamo letto insieme delle poesie dedicate alla stagione estiva.
Ora che è la seconda metà di settembre, come non
dedicarci all’autunno?
Devo
ammetterlo: non sono la più grande fan di questa stagione. Sono una
persona che in genere preferisce i mesi caldi, ed i primi di
settembre mi mettono addosso sempre una grande malinconia. Per giorni
ripenso con una certa tristezza alla spiaggia, al sole, al mare, alle
temperature calde ad ogni ora del giorno, alle serate trascorse con
un gelato su una panchina in maglietta e calzoncini.
Tuttavia,
più le settimane passano e più mi ritrovo ad apprezzare alcuni
aspetti della stagione ormai in corso.
Innanzitutto, l’autunno
coincide con una ripresa non solo dello studio/lavoro, ma anche di
tutte quelle attività che rendono la mia settimana molto più
divertente: mi riferisco soprattutto alla scuola di danza, ma anche
al cineforum, alla riapertura della stagione teatrale, agli eventi
culturali, alla possibilità di rivedere tutti gli amici dopo
l’estate, che spesso, complici le ferie, finisce per separare un
po’ le persone.
Non
amo molto le giornate sempre più corte, ma devo ammettere che il
relax di una serata autunnale di pioggia, a base di tv e tisana, dopo
una lunga giornata, è davvero impagabile.
Amo
molti alimenti tipicamente estivi (il gelato su tutti), ma in questo
periodo dell’anno non posso fare a meno, da golosa quale sono, di
pensare alle castagne, alla zucca, alle degustazioni di vini, a
piatti un po’ più sostanziosi.
Per
quanto, infine, abbia amato il sole ed il mare in piena estate, mi
ritrovo ogni anno incantata dai colori dell’autunno, che rendono
spettacolare anche un semplice viale alberato.
Leggendo
le splendide poesie che ora vi propongo, mi sono resa conto di non
essere affatto l’unica a provare sentimenti contrastanti nei
confronti dell’autunno.
Che
cosa rappresenta questa stagione per i grandi poeti?
Un
lento spegnersi di colori e rumori
(Dipinto: Giardino autunnale, di Vincent Van Gogh)
“Giardino
autunnale”, di Dino Campana
Al
giardino spettrale al lauro muto
De
le verdi ghirlande
A
la terra autunnale
Un
ultimo saluto!
A
l’aride pendici
Aspre
arrossate ne l’estremo sole
Confusa
di rumori
Rauchi
grida la lontana vita:
Grida
al morente sole
Che
insanguina le aiole.
S’intende
una fanfara
Che
straziante sale: il fiume spare
Ne
le arene dorate: nel silenzio
Stanno
le bianche statue a capo i ponti
Volte:
e le cose già non sono più.
E
dal fondo silenzio come un coro
Tenero
e grandioso
Sorge
ed anela in alto il mio balcone:
E
in aroma d’alloro,
In
aroma d’alloro aere languente,
Tra
le statue immortali nel tramonto
Ella
m’appar, presente.
Una
serie di suoni ed odori che suscita ricordi
(Dipinto: Autunno ad Argenteuil,
di Claude Monet)
“Ora
l’autunno”, di Salvatore Quasimodo
Ora
l’autunno guasta il verde ai colli,
o
miei dolci animali. Ancora udremo,
prima
di notte, l’ultimo lamento
degli
uccelli, il richiamo della grigia
pianura
che va incontro a quel rumore
alto
di mare. E l’odore di legno
alla
pioggia, l’odore delle tane,
com’è
vivo qui tra le case,
fra
gli uomini, o miei dolci animali…
Questo
volto che gira gli occhi lenti,
questa
mano che segna il cielo dove
romba
un tuono, sono vostri, o miei lupi,
mie
volpi bruciate dal sangue.
Ogni
mano, ogni volto, sono vostri.
Tu
mi dici che tutto è stato vano,
la
vita, i giorni corrosi da un’acqua
assidua,
mentre sale dai giardini
un
canto di fanciulli. Ora lontani,
dunque,
da noi? Ma cedono nell’aria
come
ombre appena. Questa tua voce.
Ma
forse io so che tutto non è stato.
Una
fantasia fatta d’amore e di morte
(Dipinto: Il ponte ad Argenteuil in
autunno, Renoir)
“Canto
d’autunno”, di Charles Baudelaire
Ben
presto affonderemo nelle fredde tenebre:
addio,
viva chiarità delle nostre troppo brevi estati!
Sento
già cadere con dei lugubri colpi
la
legna echeggiante sul selciato dei cortili.
L’inverno
rientra nel mio essere;
collera,
odio, brividi, orrore, duro e forzato affanno;
e
come il sole nell’inferno polare,
il
mio cuore non sarà più che una massa dura e ghiacciata.
Ascolto
fremendo ceppo su ceppo cadere:
il
patibolo non manda un’eco più sorda.
Il
mio spirito è come una torre che soccombe
sotto
i colpi pesanti dell’infaticabile ariete.
Mi
sembra, cullato da quei colpi monotoni,
che
in gran fretta, da qualche parte, si stia inchiodando una bara.
Per
chi? Ieri era ancora estate: ed ecco, l’autunno.
Questo
rumore misterioso suona per una partenza.
Amo
la luce verdastra dei tuoi occhi, dolce beltà,
ma
tutto oggi m’è amaro e nulla,
né
il tuo amore, né l’alcova, né il caminetto
compensano
il sole dardeggiante sul mare.
Ma
pure, amami, tenero cuore, come una madre,
anche
se sono ingrato e cattivo;
amante
o sorella, abbi l’effimera dolcezza
d’un
glorioso autunno o d’un sole declinante.
Breve
compito! Attende, la tomba, avida.
Ah,
lascia che, la fronte posata sulle tue ginocchia,
gusti,
rimpiangendo la bianca, torrida estate,
il
raggio giallo e dolce della fine di stagione.
Il
momento di un’ingiustificata malinconia
(Dipinto: "Silenzio dell'autunno, di Leonid Afremov)
“Veder
cadere le foglie mi lacera dentro”, di Nazim Hikmet
Veder
cadere le foglie mi lacera dentro
Soprattutto
le foglie dei viali
Soprattutto
se sono ippocastani
Soprattutto
se passano dei bimbi
Soprattutto
se il cielo è sereno
Soprattutto
se ho avuto quel giorno
una
buona notizia
Soprattutto
se il cuore, quel giorno,
non
mi fa male
Soprattutto
se credo, quel giorno
che
quella che amo mi ami
Soprattutto
se quel giorno
mi
sento d’accordo
con
gli uomini e con me stesso.
Veder
cadere le foglie mi lacera dentro
Soprattutto
le foglie dei viali
dei
viali d’ippocastani.
Il
momento di richiamare tristi ricordi
(Dipinto: “Strumenti musicali”,
Accademia di Carrara)
“Canzone
d’autunno”, di Paul Verlaine
I
lunghi singulti
dei
violini
d’autunno
mi
lacerano il cuore
d’un
languore
monotono.
Pieno
d’affanno
e
stanco, quando
l’ora
batte
io
mi rammento
remoti
giorni
e
piango.
E
mi abbandono
al
triste vento
che
mi trasporta
di
qua e di là
simile
ad una
foglia
morta.
Il
ritorno della pioggia scrosciante
(Dipinto: “Impressioni di pioggia”, di
Carlo Brancaccio)
“Acquazzone”,
di Giacomo Zanella
Il
suo stridor sospeso ha la cicala:
la
rondinella con obliquo volo
terra
terra sen va: sul fumaiuolo
bianca
colomba si pulisce l’ala.
Grossa,
sonante qualche goccia cala,
che
di pinte anitrelle allegro stuolo
evita
con clamor: lieve dal suolo
di
spenta polve una fragranza esala.
Scròscia
la pioggia e contro il sol riluce,
come
fili d’argento: il ruscel suona
che
la villa circonda e par torrente,
sulle
cui ripe a salti si conduce
lo
scalzo fanciulletto ed abbandona
le
sue flotte di carta alla corrente.
Un
momento di raccoglimento dopo la fine dell’estate
(Dipinto: "Donna bretone con una brocca", di Paul Gauguin)
“Autunno”,
di Vincenzo Cardarelli
Autunno.
Già lo sentimmo venire
nel
vento d’agosto,
nelle
piogge di settembre
torrenziali
e piangenti
e
un brivido percorse la terra
che
ora, nuda e triste,
accoglie
un sole smarrito.
Ora
passa e declina,
in
quest’autunno che incede
con
lentezza indicibile,
il
miglior tempo della nostra vita
e
lungamente ci dice addio.
Un’allegra
occasione per condividere del buon cibo
(Dipinto: “Autunno”, Arcimboldo)
“Le
caldarroste”, di Vincenzo Bosari
“Calde,
le arroste! Calde!” a squarciagola
un
fruttaiolo grida indaffarato
all’angolo
del vecchio porticato.
Comprano
i bimbi, e allegri vanno a scuola.
“Calde,
le arroste! Calde, le bruciate!”
urla,
sfornando, il venditor. Sartine,
comprano
e vanno; comprano vecchine
e
comprano signore impellicciate.
Uno
spettacolo di foglie mosse dal vento
(Dipinto: “Foresta in
autunno”, di Gustave Courbet)
“La
foglia”, di Gian Vincenzo Arnault
“Staccata
dal fusto,
povera
foglia secca,
dove
vai tu?” Non lo so.
La
tempesta ha spezzato la quercia
che
solo era il mio sostegno.
Col
suo soffio incostante
lo
Zeffiro o l’Aquilone
da
quel giorno mi spinge
dalla
foresta alla pianura,
dalla
montagna alla valle.
Io
vado ove il vento mi mena
senza
compatirmi o spaventarmi,
vado
dove va ogni cosa,
dove
va la foglia di rosa
e
la foglia d’alloro.
Una
festa di colori e sapori
(Dipinto:“Autunno”, di Alfonse Mucha)
“Autunno
nel bosco”, di Emilio Gallicchio
È
tornato l’autunno nel bosco,
con
l’ultima festa
di
foglie infiammate
di
giallo e di rosso,
con
l’ultimo pallido sole,
che
languido muore.
Son
già bianche, dei monti
nel
cielo le cime;
nell’aria
è l’acuto
profumo
dei funghi,
di
dolci castagne,
di
mosto fragrante nei tini.
La
quiete della vita in campagna
(Dipinto: “Autunno in Baviera”, di Vasilij Kandinskij)
“Autunno”,
di Giovanni Pascoli
Al
cader delle foglie alla massaia
non
piange il vecchio cuor, come a noi grami,
ché
d’arguti galletti ha piena l’aia;
e
spessi, nella luce del mattino,
delle
utili galline ode i richiami:
zeppo
il granaio, il vin canta nel tino,
cantano
a sera intorno a lei stornelli,
le
fiorenti ragazze, occhi pensosi,
mentre
il grano turco sfogliano; i monelli
ruzzano
nei cartocci strepitosi.
La
felicità anche nei dettagli
(Dipinto: “Gatto col
pesce”, di Giancarlo Vitali)
“Autunno”,
di Gianni Rodari
Il
gatto rincorre le foglie
secche
sul marciapiede.
Le
contende (vive le crede)
alla
scopa che le raccoglie.
Quelle
che da rami alti
scendono
rosse e gialle
sono
certo farfalle
che
sfidano i suoi salti.
La
lenta morte dell’anno
non
è per lui che un bel gioco,
e
per gli uomini che ne fanno
al
tramonto un lieto fuoco.
Fatemi
sapere se queste poesie vi sono piaciute, quali preferite e quali
sentite più “vostre” per quel che riguarda la stagione
autunnale.
Ditemi
anche che cosa pensate voi di questo periodo dell’anno…
rimpiangete la spiaggia o non vedete l’ora di passeggiare tra le
foglie cadenti?
Aspetto
un vostro parere!
Grazie
per la lettura, al prossimo post :-)