Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese
Cari
lettori,
primo
appuntamento dell’anno con i “Preferiti del mese”! Ecco tutto
quello che mi è piaciuto in gennaio, dai libri ai film, dalla musica
alla poesia!
Il
libro del mese
Il
romanzo che vi consiglio per il mese di gennaio appartiene ad una
serie della quale ho già parlato ne L’angolo vintage di qualche mese fa: quella di Dario Crapanzano che ha per protagonista
il commissario Arrigoni, responsabile della questura di Milano, zona
Porta Venezia, tra la fine degli anni ‘40 e l’inizio dei ‘50.
Arrigoni
e l’omicidio nel bosco è il
primo romanzo della serie in cui Mario Arrigoni deve lasciare la sua
amata Milano e condurre un’indagine altrove.
È ormai il 1953, la
Guerra è alle spalle, l’Italia è stata lentamente ricostruita. Le
grandi città sono ricche di servizi ed infrastrutture, mentre nei
paesini di provincia la situazione è ancora piuttosto arretrata. Per
questo motivo, per garantire almeno la sicurezza dei cittadini, gli
alti comandi della polizia, di comune accordo con i carabinieri,
decidono di formare un’unità speciale che, in caso di delitti
commessi in zone periferiche della provincia lombarda,
dovrà recarsi sul luogo ed indagare in trasferta.
Come
capo di quest’unità speciale viene nominato proprio Arrigoni, il
quale, sulle prime, sembra tentennare, ma poi, attratto dall’aumento
di stipendio (che potrebbe consentirgli di regalare qualcosa di più
alle “sue donne”, la moglie Lucia e la figlia Claudia), dalla
curiosità nei confronti della provincia (che non ha mai conosciuto
bene) e dalla prospettiva di lavorare con il fidato ed entusiasta
agente Di Pasquale, accetta.
Dopo
poche settimane, egli si ritrova a partire con il giovane sottoposto
alla volta di Arbizzone Varesino, un luogo incantevole tra lago
Maggiore e montagna. Nel bosco vicino al paese è stato trovato il
cadavere di un uomo di cinquant’anni, noto alla cittadinanza locale
per più di un motivo.
Innanzitutto, egli era un ricco imprenditore
edile, ma quest’attività non gli rendeva tanto quanto la sua
attività di usuraio, ben nota in paese. Sono anche sospetti i
rapporti poco chiari che, specie nel corso della sua gioventù, egli
ha intrattenuto con i tanti contrabbandieri che partono dalla zona
per arrivare illegalmente in Svizzera. Persino la vita
privata era fonte di chiacchiere: egli, infatti, era sposato con una
giovanissima donna.
Una
volta giunti in albergo, il giovane Di Pasquale, che si diverte a
comportarsi da donnaiolo, fa subito amicizia con una cameriera che è
una vecchia amica della moglie della vittima. Arrigoni, nel
frattempo, cerca di scoprire di più relativamente al contrabbando ed
all’usura.
Come
sempre, i romanzi di Dario Crapanzano risultano molto godibili
sia dal punto dello stile narrativo, apparentemente semplice ma
curato, con una piacevole vena d’ironia, sia
per la ricostruzione storica. L’attenzione che mette l’autore nel
descrivere la Milano anni ‘50, la situazione dei piccoli paesini di
provincia, i ricordi della guerra di alcuni personaggi, le
consuetudini del tempo, persino tanti gustosi piatti tipici è
davvero notevole.
In
mezzo a tanti protagonisti di serie di gialli piuttosto malinconici e
tormentati – che pure mi piacciono molto! - Arrigoni è un uomo
semplice, ottimista, gioviale, amante (senza esagerare) dei piaceri
della vita e della tavola.
Una lettura davvero scorrevole,
per un caldo inverno… tra una polenta con uova fritte ed uno
spezzatino!
Il
film del mese
Sono
andata a vedere Piccole donne di Greta Gerwig con più di una
perplessità. La versione del ‘49 di Mervyn LeRoy è il mio film
preferito fin da quando ero piccola, ed ammetto che mi sarebbe
dispiaciuto vedere il mio classico del cuore che in qualche modo
veniva “bistrattato”. La visione di questa pellicola, tuttavia,
ha spazzato via ogni mio dubbio.
La
storia delle quattro sorelle March, Meg, Jo, Beth ed Amy, figlie di
un pastore protestante partito per prestare servizio ai soldati in
guerra, che vivono insieme alla madre ed alla governante e fanno
amicizia con la ricca famiglia Lawrence è fedele ai romanzi, ma
raccontata con un taglio del tutto originale e mai visto in
nessun’altra trasposizione dell’opera. Le vicende di Piccole
donne e Piccole donne crescono, infatti, sono raccontate
contemporaneamente e collegate l’una all’altra per mezzo di
tematiche o immagini affini: il ballo, il Natale, le disavventure di
Beth, lo sguardo di Jo alla finestra…
Da
una parte, dunque, l’adolescenza delle sorelle March,
caratterizzata da una grande allegria (al di là di tutte le
difficoltà) e dai sogni in grande: Meg, il suo desiderio di entrare
nell’alta società, la gioia provata incontrando John Brooke; Jo, i
suoi primi drammi teatrali e la sua amicizia con Laurie; i capricci
di Amy ed il suo amore per l’arte; l’affetto che lega Beth al
signor Lawrence. I colori utilizzati per queste scene sono caldi,
quasi dorati, e si fa un uso abbondante di fiori ed abiti dai colori
pastello.
Dall’altra,
invece, la prima giovinezza delle “piccole donne” e lo scontro
con la realtà, a volte cruda e difficile: la nuova famiglia di Meg
ed i suoi tentativi di far quadrare i conti di famiglia; Jo a New
York, tra un lavoro come maestra, la pubblicazione dei suoi primi
scritti e l’incontro con il professore; Amy a Parigi con la
capricciosa zia March e con Laurie, da lei mai dimenticato; la
malattia di Beth. Queste scene, a differenza delle altre, sono molto
più semplici e spoglie, e la luce è fredda.
Non
sono solo la gestione dell’intreccio e la fotografia ad essere
magistrali.
Ci
sono le tematiche principali dell’opera (tra cui la condizione
femminile, il riconoscimento della scrittura e dell’arte come
lavori a tutti gli effetti, la ricerca del vero amore) trattate in
modo coraggioso e nettamente moderno rispetto alle precedenti
trasposizioni.
C’è
l’impeccabile recitazione, tra inevitabili conferme (Meryl
Streep/zia March, Laura Dern/la madre), graditi re-incontri (Emma
Watson/Meg, Timothée Chalamet/Laurie), scoperte niente male
(Florence Pugh/Amy, Eliza Scanlen/Beth) ed un’incredibile
rivelazione (Saoirse Ronan/Jo).
Ci
sono, infine, i meravigliosi personaggi creati da Louisa May Alcott,
che prendono vita nel corso di un film che consiglio davvero a tutti.
La
musica del mese
Nel
corso del mese di Dicembre sono andata a vedere Frozen II, uno
dei film Disney più attesi del 2019. So che la pellicola ha
suscitato opinioni contrastanti: so che alcuni fan sono rimasti
delusi dalla trama e dalla caratterizzazione dei personaggi.
Personalmente
ho apprezzato tantissimo il film, soprattutto perché l’ho trovata
una storia interpretabile a più livelli: alcune delle tematiche
trattate, a mio parere, non sono affatto per bambini, soprattutto se
si prendono in considerazione i testi delle canzoni, che io trovo
bellissime e che mi sono ritrovata a cantare più volte nelle ultime
settimane.
Le
mie preferite sono due. Una è Il fiume del passato, un brano
che la madre di Anna ed Elsa canta alle due principesse quando sono
bambine e che si rivelerà cruciale per lo svolgimento della storia.
In questa canzone si fa riferimento ad un magico fiume, che nel
cartone animato effettivamente esiste, ma che, fuor di metafora, è
un riferimento al potere della memoria e dei ricordi. Il concetto di
“perdere qualcosa che si ha amato ed in quel momento ritrovarlo”
è, a mio parere, un riferimento al lutto ed al posto che le persone
scomparse avranno sempre nel nostro cuore.
C’è
un fiume, porta in sé,
quel
che è stato, quel che più non c’è…
La
memoria del passato lì un rifugio ha trovato.
…
L’acqua
è una madre che
sa
il passato, può rispondere.
Perdi
ciò che tu hai più amato,
è
allora che lo avrai trovato.
Tutt’altro
tono ha Qualcosa che non cambia mai, allegro brano corale in
apertura del film, che però, nella sua apparente allegria e
semplicità, nasconde degli insegnamenti importanti anche per gli
adulti.
Che
venti inquieti, un dubbio ormai
in
mente ce l’ho, che mi chiama,
annuncia
cambiamenti ed io non so
se
sono pronta, lo cristallizzerei,
quel
che vedo è proprio perfetto
adesso
non lo cambierei…
Il
tempo trasforma un po’ tutto
e
invecchiare non è affatto brutto
diciamo
grazie al Fato per quello che ci dà
…
Cambia
tutto ma qualche cosa non cambierà
vola
il tempo e il futuro è un’incognita
il
passato sai è passato ormai
resta
un ricordo in noi
...Cambia
tutto ma
il
mio posto è accanto a voi.
La
poesia del mese
Per
il mese di gennaio ho scelto una poesia di Salvatore Quasimodo dal
titolo Antico inverno, che, con poche parole, riesce a
ricreare perfettamente l’atmosfera di questi mesi gelidi.
Desiderio
delle tue mani chiare
nella
penombra della fiamma:
sapevano
di rovere e di rose;
di
morte. Antico inverno.
Cercavano
il miglio gli uccelli
ed
erano subito di neve;
così
le parole.
Un
po’ di sole, una raggera d’angelo,
e
poi la nebbia; e gli alberi,
e
noi fatti d’aria al mattino.
Le
foto del mese
Durante
lo scorso autunno ho deciso di partecipare al concorso letterario
“Liberi di scrivere”, organizzato dalla biblioteca civica di
Carugate, nella mia zona. Il tema proposto per quest’edizione era
quello del Tempo, ed io ho inviato alla commissione un racconto dal
titolo Il 2 Ottobre, dedicato alla Festa dei Nonni.
Il
pomeriggio di sabato 11 gennaio c’è stata la premiazione… ed
eccomi in mezzo ad alcuni dei concorrenti! Non sono arrivata tra i
finalisti, ma è stato bello essere parte di questo evento
sempre più noto!
Dopo
un Capodanno “a passo di danza” (qui la recensione del balletto
che ho visto insieme ad un’amica), dal 2 al 6 gennaio sono stata a
Varazze, nella mia “seconda casa”. Ho fatto delle lunghe
passeggiate, sia diurne che serali, tra le luminarie… e, in
occasione dell’Epifania, ho fatto una foto con la Stella Cometa!
Una
mattina di gennaio tra sole e mare. Niente male quest’inverno,
vero?
Che
mi raccontate? Cosa vi è piaciuto nel corso di questo gennaio?
Come
state in questo periodo? Per me gennaio è stato un mese molto pieno
ed abbastanza impegnativo, e se questo è solo l’inizio del 2020…
beh, c’è da prepararsi!
Aspetto
i vostri commenti!
Grazie
per la lettura, al prossimo post :-)