Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese
Cari lettori,
bentrovati! Come state? Com’è andato il vostro agosto?
Il mio è stato proprio come lo sognavo… anzi, anche meglio, direi!
Le giornate sono volate e prima che me ne accorgessi è giunto il momento di lasciare la nostra casetta al mare e di tornare alla base. La fine dell’estate è sempre un po’ malinconica per me: amo questo periodo dell’anno e stare in riva al mare mi ricarica moltissimo le energie, sia fisiche che mentali.
Oggi, dal momento che tra due giorni sarà settembre… si riapre il blog! Ecco a voi i preferiti di agosto, dai libri ai film, dalla musica alla poesia!
Il libro del mese
La voce narrante di questa storia, già protagonista de L’arminuta (romanzo che prima o poi recupererò sicuramente) è una donna nata e cresciuta a Borgo Sud, un villaggio nei pressi di Pescara, fatto di barche di pescatori e case popolari, campagne sconfinate e temporali improvvisi.
Ella è nata in una famiglia numerosa, composta, oltre che da lei, dai genitori, da quattro fratelli e dalla sorella Adriana, ma le amarezze non sono mancate. La madre anaffettiva, il padre chiuso nel suo egoismo, il fratello Vincenzo morto tragicamente cadendo dal motorino proprio sopra al filo spinato, il più piccolo di famiglia affetto da patologie mentali: c’è ben poco, nell’infanzia della protagonista, che ella voglia davvero ricordare. Il rapporto familiare più intenso ed autentico, suo malgrado, è proprio quello con la sorella Adriana, una donna che è tutto il contrario di lei.
Tanto la protagonista è studiosa, severa con se stessa, rigorosa nel perseguire i suoi obiettivi, tanto Adriana è impulsiva e passionale, alle prese ogni giorno con un’idea diversa ed un tormento differente.
Due sono gli episodi intorno ai quali si dipana questo romanzo. Il primo è il presente: la narratrice della storia, ora professoressa di letteratura italiana contemporanea nell’Università di Grenoble, viene richiamata con urgenza a Borgo Sud per un’emergenza, e, incapace sia di rilassarsi in treno che di dormire in albergo, non fa che ripensare alle circostanze che l’hanno condotta nuovamente a casa. Il secondo è un evento traumatico del passato: il momento in cui Adriana, dopo più di un anno di assenza, si era presentata a casa della protagonista e del marito Piero con un bambino del quale la famiglia ignorava l’esistenza, chiamato Vincenzo in ricordo del fratello perduto, e con uno sfregio ai capelli che denunciava un pericolo imminente.
Partendo da questi due punti chiave, la protagonista, con una narrazione che sembra non distinguere il passato più recente da quello più remoto, l’attualità del presente dai ricordi più lontani, ricostruisce una complessa storia familiare, fatta di amori difficili, caratteri spinosi, decisioni che cambiano la vita ed un rapporto di sorellanza capace di resistere a tutto.
Borgo Sud è un romanzo di sole 160 pagine, ma ognuna di essa vale per tre. È una storia densa di avvenimenti, riflessioni, sensazioni. Se si dovesse accostarlo ad un genere, potremmo definirlo parte di una saga familiare, anche se, più che di un solo nucleo, l’autrice fa un ritratto puntuale di un microcosmo, all’interno del quale convivono amori imperfetti dai quali è difficile staccarsi, piccoli e grandi misteri tenuti nascosti da un silenzio complice, veri orrori che talvolta si celano in alcune case private, la quiete di un affetto dimostrato quasi mai con le parole ma sempre con i fatti.
Una continua alternanza di flashback ed anticipazioni dà al lettore l’impressione che il tempo della storia sia labile, come se davanti agli occhi della protagonista (della quale non si fa mai il nome) scorressero anni ed anni di vita, che però non sono mai ricordati in modo ozioso o nostalgico, ma portano ancora con sé tutto il loro carico di emozione, spesso di dolore.
Inoltre, ciò che mi ha colpito di questo romanzo è il fatto che la narrazione sia del tutto priva di stereotipi, soprattutto di quelli di genere. Adriana e sua sorella sono due personaggi a tutto tondo, ben al di là dei modelli della donna scapestrata o giudiziosa che sembrano incarnare. Non c’è compiacimento nel descrivere le virtù di entrambe, né un giudizio implicito quando una delle due commette un errore; Rafael e Piero, i loro amori di una vita, non sono romanticizzati, ma raccontati attraverso piccoli gesti quotidiani ed episodi significativi; l’una non è presentata come migliore dell’altra, ma il loro affetto (sepolto al di sotto di tanti momenti difficili) è rappresentato da dettagli quotidiani così vividi che, da sorella, spesso mi sono venute le lacrime agli occhi. Un modo di raccontare che per alcuni versi mi ha ricordato il Verismo di fine Ottocento (ed anche qui si parla di periferie del Centro-Sud e di situazioni difficili) e per altri L’amica geniale (della quale ho parlato qui).
Una lettura che mi è capitata tra le mani principalmente per la curiosità legata al Premio Strega del 2017 vinto da L’arminuta… ma senz’altro una delle più valide degli ultimi mesi, e non solo.
Il film del mese
Eugenia, detta “Skeeter”, è una ragazza di 23 anni, aspirante giornalista, che, dopo aver finito l’Università, torna a casa sua, a Jackson, nel Mississippi. Sono gli anni ‘60 e le donne, solitamente, non lavorano: la maggior parte delle sue vecchie amiche si è sposata, ha avuto figli e “si occupa” della casa, il che significa, in pratica, far faticare le domestiche di colore. Skeeter cerca di impiegarsi nel giornale locale, ma riesce soltanto ad ottenere una rubrica di economia domestica, materia nella quale non si sente per niente preparata.
Pensa di poter trovare un aiuto nella domestica di casa sua, ma scopre che la madre l’ha licenziata, apparentemente per futili motivi. Il rapporto tra le due, già difficile prima che Skeeter partisse per l’Università, si complica ancor di più a causa di un segreto che sembra essere la chiave di quell’improvviso licenziamento.
Skeeter, allora, chiede aiuto ad Aibileen, la governante della sua vecchia amica Elizabeth, ma non è facile come sembra: la donna è trattata come una proprietà, deve svolgere un mucchio di mansioni faticose ed Elizabeth, così come le altre sue vecchie amiche, sembrano lontane mille miglia da lei: snob, razziste, superficiali.
È proprio parlando con Aibileen che Skeeter inizia a pensare ad un ambizioso progetto: un libro di interviste e testimonianze delle domestiche di colore, per poter rendere pubbliche, anche in stati meno retrivi del Mississippi, le loro umiliazioni, rabbie e fatiche. Inizialmente le uniche donne che accettano sono Aibileen e Minny, la sua migliore amica, perché entrambe hanno una forte motivazione che le spinge: Aibileen sente la necessità di denunciare l’ingiusta e violenta morte di suo figlio, mentre Minny, che è appena stata cacciata da Hilly, la reginetta della cittadina, non sa più come vivere, avendo a casa un marito violento e cinque figli.
In seguito all’arresto ed al pestaggio di una di loro, però, tutte le domestiche di Jackson decidono di aiutare Skeeter, che si prepara a scrivere un romanzo che farà la storia.
Ho visto The Help al cinema nel 2012, ma mi è capitato di rivederlo soltanto di recente, e ne sono rimasta nuovamente colpita, a tratti turbata.
C’erano turbamenti che mi aspettavo: la terribile condizione delle domestiche di colore ridotte allo schiavismo, gli atti di razzismo che sono costrette a subire, la forza d’animo che esse riescono a conservare nonostante tutti i momenti in cui la vita le ha messe all’angolo.
Quello che non mi aspettavo, però, è stata l’inquietante sensazione di dejà-vu che ho avuto quando al centro della scena c’erano le altre donne, quelle bianche, ricche e privilegiate. Come vi ho accennato più volte, anche io anni fa, come tutti, ho sofferto per le amicizie sbagliate ed ho cercato di far parte di compagnie che poi si sono rivelate in qualche modo tossiche, ed alcune scene mi hanno fatto stringere lo stomaco. Quando Aibileen racconta che Hilly, l’ape regina, è stata la prima a restare incinta, e per le altre è stato come un comandamento, un ordine a fare figli anche loro; quando le giovani mogli di Jackson compiono gesti infantili al limite dell’imbarazzante per escludere Celia Foote, “rea” di essere diversa da loro (leggi: spontanea, generosa e non razzista); quando tutte quante sentono l’esigenza di fare la stessa cosa, per quanto ridicola, perché l’ha deciso la loro “capetta”; quando parlano male dei loro bambini davanti agli stessi, come se fossero bei soprammobili senza orecchie… in questi ed altri momenti mi è capitato di chiedermi se gli anni ‘60 fossero così lontani, e come mai certe dinamiche, nelle compagnie dei paeselli, siano rimaste invariate nonostante decenni di progresso.
In ogni caso, si comprende come una donna intelligente, sensibile e cosmopolita come Skeeter finisca per sentirsi fuori posto. La sua storia, così come quelle di Aibileen e di Minny, è davvero indimenticabile.
La musica del mese
Il tema di questo agosto non può che essere il mare, in tutte le sue versioni!
Innanzitutto vi consiglio Le onde di Ludovico Einaudi, artista di cui vi ho già parlato in questo post. Un rilassante brano al pianoforte per avere l’impressione di sognare in riva al mare, a questo link.
Tra i vari balletti che ho portato sul palco in tanti anni di danza, uno che mi fa pensare al mare è indubbiamente la Rapsodia in blu di George Gershwin che abbiamo messo in scena nel 2015 (la trovate qui). Abbiamo giocato molto sul colore blu: prima io, da solista di danza moderna, ho ballato su una versione strumentale di Blu Cobalto dei Negramaro (a questo link), e poi ho introdotto le mie compagne del corso di classica per la Rapsodia vera e propria. Anche i costumi giocavano tutti sui toni del blu. Vi lascio una foto ricordo!
Infine, tra le moltissime canzoni di musica leggera che parlano di mare, ho pensato di consigliarvi Io non abito al mare di Francesca Michielin. Questa canzone mi piace molto perché mi ritrovo in questa idea di mare come luogo non solo vissuto, ma anche immaginato e sognato, sia come posto del cuore che come angolo di felicità nei momenti difficili. La trovate a questo link.
Non mi intendo d’amore
non lo so parlare
non mi intendo di te
è per questo che non vieni con me
io non abito al mare
ma lo so immaginare
è ora di andare a dormire
è la mente che ci porta via
oltre queste boe sembra una bugia
perché non so nuotare
Queste cose vorrei dirtele all’orecchio
quando urlano e mi spingono a un concerto
gridarle dentro un bosco, nel vento
per vedere se mi stai ascoltando
Queste cose vorrei dirtele sopra la techno
accartocciarle dentro un foglio
e poi centrare il secchio
stasera non mi trucco, che sto anche meglio
voglio sapere se mi stai ascoltando
La poesia del mese
Per il mese d’agosto ho scelto una poesia di un poeta spagnolo vivente, Jordi Doce, intitolata Sul colle. L’ho trovata davvero incantevole, soprattutto per gli amanti del mare! La traduzione è di Raffaella Marzano.
Si offusca lo sguardo, e l’aria della sera
fumiga come brace su uno sfondo
di vele gonfie e schiuma infranta.
Il mare è il respiro, l’attesa.
Avvolte dal pieno sole d’agosto,
le rocce scivolano fino all’acqua.
Una pozzanghera si consuma in scintillio.
Il sale brilla sui fianchi stillanti.
Estate, nel tuo tremore abbacinato
apprendo la costanza dell’azzurro.
Sotto il volo tenace dei gabbiani,
son tutt’uno col tempo dell’acqua che si ristagna.
Le foto del mese
Come mio solito in agosto, ho pensato di raccontarvi qualche dettaglio della mia vita ligure. Il 31 luglio, dopo una cena in un ristorante messicano protrattasi fino a tardi e quattro ore di sonno, ho raggiunto il Molo Marinai d’Italia alle 6 in punto per quella che ormai è una tradizione: il concerto all’alba. Ogni anno la proposta musicale è diversa: questa volta abbiamo ascoltato dei brani famosi di musica leggera, ma con uno stile jazz che mi è piaciuto molto. E guardate che alba stupenda tra le nuvole!
La prima settimana di agosto ci sono state frequenti mareggiate e tempo molto instabile. Poi è arrivata un’ondata di caldo eccezionale persino per la Liguria!
A S.Lorenzo la famiglia era al completo ed abbiamo pensato di festeggiare andando ad una sagra che ci piace moltissimo e che, per il secondo anno, si svolge in versione “ridotta” e più tranquilla per via del Covid, ma ben organizzata e sempre piacevole.
Particolarmente buoni i ravioli di pesce con ragù di spada, super i calamari fritti!
Il 16 agosto il tempo era così così ed abbiamo deciso di fare un giro ad Arenzano, tra parchi e castelli, porticciolo e lungomare. Ero stata solo un paio di volte anni fa e non ricordavo più quasi niente. Sono stata molto contenta di aver approfittato del tempo grigio per fare un giretto!
La mia spiaggia verso le 7 di sera nelle giornate di bel tempo è un pezzo di cuore!
L’ultima sera c’era una spettacolare luna sul mare che sembrava invitarci a restare…
Ecco il mio agosto!
Fatemi sapere com’è andata la vostra estate, come siete stati in questo periodo, che novità avete da raccontarmi. In questi giorni di fine estate, spesso nostalgici, riprendere con il blog è sempre, per me, una grande gioia, e per questo vi ringrazio.
Da settembre ricominceranno le consuete rubriche, e spero con tutto il cuore che i post autunnali saranno ricchi di cinema, teatro ed arte vissuti dal vivo e non più solo da casa. Stay tuned, vedremo che succederà!
Grazie per la lettura, ci risentiamo in settembre :-)