La discussa figura di Davide Lazzaretti raccontata da Simone Cristicchi
Cari
lettori,
ultimo
appuntamento con i “Consigli teatrali” per il mese di novembre,
che è stato molto ricco.
Oggi
vi parlo di uno spettacolo in scena al Teatro Carcano di Milano, dal
titolo “Il secondo figlio di Dio”.
Due
sono i grandi protagonisti di questa rappresentazione: Simone
Cristicchi, autore ed unico attore, e Davide Lazzaretti, personaggio
centrale della storia raccontata.
Ho
trovato questo spettacolo davvero affascinante, di rara poesia e
delicatezza. Vediamo più da vicino gli elementi che lo compongono!
La
storia raccontata
Prima
di andare a vedere la rappresentazione, non avevo mai sentito parlare
di Davide Lazzaretti, così come, forse, molti altri spettatori.
È
proprio Simone Cristicchi a dire che questa è una storia che, se
non te la raccontano, non la sai.
Nato
il 6 novembre 1834 in un piccolo paese della Maremma contadina,
Davide Lazzaretti è fin da giovane tormentato da strane visioni
mistiche e sembrerebbe voler coltivare una vocazione sacerdotale, ma
finisce per sposarsi, fare una famiglia e vivere dello stesso lavoro
che faceva il padre: il birocciaio.
Egli,
tuttavia, spinto da una forte fede personale, diventa ben presto un
predicatore amato e, una volta ritiratosi in cima al Monte Labbro,
tra le colline della Toscana, dà vita ad una larga comunità di
persone che vivono e lavorano insieme mettendo in comune il poco che
hanno.
Il
fascino che le sue teorie ed il racconto delle sue visioni esercitano
sulla gente lo rende famoso in tutta Italia e perfino in Europa, ma
attira anche l'odio del potere ecclesiale e statale. Sempre più
isolato, Davide Lazzaretti finisce per andare incontro ad un tragico
destino.
Siamo
di fronte, com'è facile capire, ad un personaggio assolutamente
discusso e controverso, che ha scosso le anime di molti quand'era in
vita ma è andato incontro alla damnatio memoriae dopo la sua
morte.
Lo
spettacolo sospende il giudizio sul Davide Lazzaretti predicatore, e
non fornisce lezioni, né religiose né di altro genere; esso si
concentra, al contrario, su chi fosse realmente quest'uomo, sui suoi
sentimenti, sui suoi dubbi e difficoltà, sulla quotidianità.
Una
storia impegnativa, dunque, trasformatasi in un racconto.
La
narrazione di Simone Cristicchi
Lo
spettacolo, come appena detto, non è né didattico né troppo
nozionistico, e gran parte del merito è da attribuire a Simone
Cristicchi, “cant-attore” davvero camaleontico.
Non
è la prima volta che egli studia bene e poi porta sul palcoscenico
qualche pagina di storia spesso trascurata, se non dimenticata: è
già successo, infatti, con lo spettacolo “Magazzino 18”, che
narra una vicenda del XX secolo sconosciuta ai più.
Questa
volta Cristicchi ci riporta in pieno '800, tra le difficoltà
dell'Italia prima divisa e poi “unita” in modo sommario e
l'amarezza della vita quotidiana dei contadini.
Egli
racconta con grande precisione ed abbondanza di dettagli, ma il suo
non è un classico monologo. Egli riesce, infatti, a dare vita a
tutti i personaggi della storia, con imitazioni spesso divertenti e
scenette che danno colore e realismo al racconto.
Non
mancano, ovviamente, le musiche: le canzoni sono scritte e cantate da
lui ed intervallano la narrazione, lasciando spazio all'immaginazione
dello spettatore.
Spettacolo
dopo spettacolo, Simone Cristicchi si mostra sempre più un artista
completo, capace di fare musica così come di recitare, oltre che di
arricchire il nostro bagaglio culturale con queste particolarissime
storie.
Il
biroccio, cuore della scenografia
Una
parte importante della vita di Davide Lazzaretti, come già detto, è
trascorsa svolgendo il mestiere del padre, che era birocciao.
Forse
per questo motivo la scenografia dello spettacolo è stata costruita
in modo davvero originale: il grande carro di legno a due ruote non è
un semplice elemento della scena, ma ne diventa il cuore.
All'inizio
è un semplice biroccio che trasporta grossi pacchi di carta e di
legno: nel corso dello spettacolo, però, Simone Cristicchi lo
ribalta, lo gira, lo trasforma in una porta, inserisce dei bastoni
che creano una sorta di grata, lo riveste di drappi, lo riempie di
fiori e fa tanto altro ancora.
Grazie
alla sua fantasia, quello che poteva essere un semplice elemento di
contorno diviene il simbolo delle ripetute “trasformazioni” di
Davide Lazzaretti: da umile carrettiere a padre di famiglia, da
leader di una comunità a discusso predicatore.
Solo
un cappello, una lanterna ed una croce al collo caratterizzano invece
l'ipotetico narratore di questa storia, che è l'ultimo che lo
spettatore si potrebbe immaginare.
Il
messaggio
Il
tema della rappresentazione, così discusso e, allo stesso tempo,
così delicato, porta lo spettatore a chiedersi se ci sia un
messaggio tra le righe e, in questo caso, quale sia. Personalmente,
credo che gli autori dello spettacolo avessero a cuore in particolare
due aspetti della vita di Davide Lazzaretti.
Il
primo è l'idea del miracolo: tutti i suoi seguaci se ne
aspettavano uno da lui, in modo che egli potesse dimostrare di essere
davvero il secondo figlio di Dio. Tuttavia, la narrazione ci
fa capire che il vero miracolo operato da Lazzaretti era sotto gli
occhi di tutti, ed era proprio la creazione di quella comunità
eccezionale, che, nonostante tutto, funzionava come una macchina
umana.
Il
secondo è invece la denuncia di una situazione di disuguaglianza sociale: Davide
Lazzaretti era benvoluto dalla Chiesa finché era un semplice
birocciaio virtuoso, ma è stato subito allontanato nel momento in
cui le sue teorie hanno iniziato a rappresentare una sorta di
alternativa alla Chiesa stessa. È stato proprio il clero, più
ancora dello Stato, a voler “rimettere a posto” e punire un
cristiano che era andato troppo al di fuori del seminato.
Come
dice amaramente Cristicchi, non sono tutte uguali le croci dei
figlioli di Dio.
Ecco
il mio punto di vista su questa rappresentazione, che consiglio
caldamente a tutti. Lo spettacolo resterà in scena fino al 4 dicembre, quindi
avete ancora qualche giorno per recuperare il vostro biglietto!
Ora
tocca a voi! Avete visto questo spettacolo?
Vi
è già capitato di assistere a qualche rappresentazione di Simone
Cristicchi?
Avevate
già sentito parlare della storia di Davide Lazzaretti (che è stato
studiato e citato da autori del calibro di Pascoli e Tolstoj)?
Grazie
mille per la lettura e l'attenzione! Al prossimo post :-)