Tutto quello che mi è piaciuto questo mese
Cari lettori,
ottobre è agli sgoccioli: domani è già Halloween!
Sembra banale dirlo, ma la vita non va mai come ti aspetti e non tutto, in questo autunno, sta andando come immaginavo. Ho avuto anche delle sorprese grandi e belle, ma sembra sempre che questa stagione, per me, chiami il cambiamento. In momenti in cui la delusione fa a pugni con l’incertezza, però, si tende a rivalutare sia ciò che è davvero importante nella vita e si tende a dare per scontato, sia le piccole cose di ogni giorno, come, appunto, poter scrivere per il proprio angolino felice.
Per questo motivo oggi, come al solito, riepiloghiamo insieme i miei preferiti del mese, dai libri ai film, dalla musica alla poesia alle foto del periodo!
Il libro del mese
Questo autunno, dopo averci pensato per un po’ di mesi ed aver lasciato perdere sia in primavera – per i troppi impegni – che in estate – per il tanto tempo all’aria aperta che mi spingeva a preferire letture più tascabili-, mi sono finalmente decisa a prendere in mano la prima trilogia di Carmen Korn, e sono partita proprio da Figlie di una nuova era.
Il romanzo inizia nel 1919, ad Amburgo, poco dopo la conclusione della Grande Guerra. La Germania, ancora guidata dal Kaiser, che continua a godere di largo consenso tra le generazioni più anziane, ha subito gravi perdite ed è stata fortemente punita dagli Stati vincitori.
Tra le vittime della guerra c’è il padre di Henny, una ragazza ventenne che ora è costretta a vivere sola con la madre Else, una donna dal carattere piuttosto scorbutico e difficile. Fortunatamente ella sta per iniziare il tirocinio come ostetrica insieme a Käthe, la sua migliore amica di sempre.
Oltre ad Henny e Käthe, altre due ragazze sono destinate a diventare le protagoniste di questa storia. La prima è Ida, appartenente ad una classe sociale alta e quasi annoiata dalla troppa ricchezza. Quel che non sa è che suo padre, molto bravo a fingere, ha contratto fin troppi debiti, e presto ella sarà spinta a contrarre un matrimonio combinato. La seconda è Lina, sopravvissuta miracolosamente alla guerra insieme al fratello Lud, di cui si sente responsabile come se fosse una madre.
Le quattro ragazze sono molto diverse tra di loro e rivestono un ruolo ben preciso all’interno del gruppo. Henny è il collante del quartetto che pian piano si formerà, quella dal carattere più buono e dall’innato romanticismo. In ospedale nasce un affetto importante tra lei e Theo Ünger, uno dei più giovani e promettenti ginecologi, ma la differenza di classe sociale ed alcuni equivoci li allontanano. Ella finisce così per innamorarsi di Lud, il paziente e generoso fratello di Lina.
Käthe, da sempre fidanzata con il poeta-tipografo Rudi (che sposerà tardi, nonostante le insistenze di lui), condivide con lui non solo l’amore, ma anche la passione politica. È la più impegnata delle quattro e milita con entusiasmo nel partito comunista, purtroppo ignara dei rischi che correranno gli oppositori politici del nazismo.
Ida è la ragazza con cui è forse più difficile empatizzare, perché è l’unica delle quattro che si ostina a non vedere le difficoltà del mondo al di fuori della sua casa-palazzo. Anche lei, però, avrà una durissima chiamata alla realtà: costretta dalla famiglia a sposare un banchiere, si innamorerà di un uomo povero e di origini orientali ed intreccerà con lui una relazione clandestina.
Lina, infine, ha in comune con la cognata Henny l’altruismo e l’intelligenza emotiva. Diventata ben presto insegnante, ella prova ad iniziare una relazione con Kurt, il capo di Theo, ma qualcosa non la fa sentire a suo agio. Un giorno conosce l’artista Louise e finalmente comprende il perché: è amore a prima vista, e, nonostante tutte le cattiverie che gli altri possano dire a proposito di una convivenza tra donne, è destinato a durare.
Figlie di una nuova era è un romanzo corale: intorno alle quattro protagoniste ci sono tutti gli altri personaggi, alcuni dei quali hanno delle storyline piuttosto importanti (come la ricerca delle vere origini di Rudy oppure l’esclusione di alcuni medici dalla professione, tra cui Kurt, perché sono ebrei). Carmen Korn è anche una giornalista ed io credo che il suo intento sia stato proprio fare un affresco della Germania, ed in particolare di Amburgo, nel XX secolo (diviso in tre parti). Mentre i personaggi vanno avanti con le loro vite, la storia fa il suo corso: il “vecchio regime” del Kaiser sparisce completamente, e con lui tutto un mondo; Hitler sale al potere quando fino a pochi anni prima il suo destino sarebbe stato il carcere; la vita per ebrei (come un caro amico delle protagoniste), minoranze etniche (come il grande amore di Ida) ed oppositori politici (come Käthe e Rudi) diventa molto più difficile; infine, la Seconda Guerra Mondiale scoppia, dividendo, forse per sempre, dei destini che erano stati così uniti.
Mi sono accostata a questo romanzo un po’ desiderosa di leggerlo, perché avevo sentito molti pareri positivi, ed un po’ incerta, perché avevo anche letto delle critiche a proposito dell’eccessivo numero di personaggi e della scelta di questa coralità. Devo dire che, superati i primi capitoli, leggendo i quali giustamente il lettore impara a conoscere il mondo creato dalla Korn, l’impressione che io ho avuto è quella di una narrazione tutt’altro che superficiale. Sì, ci sono tanti personaggi e ad alcuni di essi non è dedicato molto spazio, eppure bastano poche pennellate, poche pagine per renderli indimenticabili. Alcuni secondari sono quasi degli archetipi storici, l’esempio in carne ed ossa di ciò che abbiamo letto sui manuali di storia. Quelli principali sono invece a tutto tondo, cambiano molto nel corso della narrazione, ed anche i rapporti tra di loro evolvono.
Vi anticipo che non ho resistito, ho già letto anche il secondo volume della trilogia ed ho preso in biblioteca il terzo.
Personalmente credo che ciò che ha lasciato alcuni lettori delusi sia stata una serie di paragoni impropri, primo tra tutti quello con Elena Ferrante. La formula “storia al femminile con sottofondo storico” può essere declinata in moltissimi modi, e non ha senso né supporre che ogni autrice scelga lo stesso, né inventare una gara tra loro.
Questo romanzo va preso per quello che è, senza confronti. A me è piaciuto molto!
Il film del mese
Il detective Hercule Poirot ha chiuso con le indagini. Da qualche tempo vive a Venezia, gira per la città raramente e scortato da una guardia del corpo che prende a pugni chiunque lo importuni e solo un uomo – il pasticcere, of course – può accedere alla sua inavvicinabile casa con terrazza.
Un giorno, però, anche l’irreprensibile mastino da guardia di Poirot sembra avere un tentennamento: alla porta, infatti, c’è una vecchia amica scrittrice del detective, Ariadne Oliver. La donna, dal temperamento ironico e determinato che si accorda con il difficile carattere di Poirot, è passata in visita per convincere il detective a partecipare ad una nottata di Halloween molto speciale.
Nel palazzo dell’ex soprano Rowena Drake, ritiratasi a vita privata, ci sarà prima una festa per i bambini di un orfanatrofio della città, e poi una seduta spiritica per pochi intimi, con una sensitiva che sembra essere di grande fama. La padrona di casa qualche anno prima ha subito un terribile lutto: la figlia Alicia, che si era da poco lasciata malamente con un giovane cuoco, si è buttata dalla finestra del palazzo, annegando. È una madre sola e disperata che non si è mai ripresa, e Poirot si dichiara indignato all’idea che qualcuno possa approfittarsi di una persona in quelle condizioni.
Solo per il gusto di smascherare quella che per lui è una truffatrice, Poirot decide di accompagnare Ariadne alla serata. La seduta spiritica, in effetti, si rivela essere tutto fumo e niente arrosto, e Poirot ci mette un attimo a smascherare un paio di trucchi della donna, anche se, con sua grande frustrazione, qualcosa resta avvolto nel mistero. Intorno alla mezzanotte, però, accadono due terribili avvenimenti. Prima una persona misteriosa cerca di uccidere lo stesso Poirot, che per gioco si era messo il mantello della sensitiva. Poi viene uccisa la sensitiva, lanciata a peso morto sulla guglia di una statua.
Poirot, ancora spaventato per aver rischiato la vita, fa chiudere tutte le porte del palazzo e ordina che nessuno se ne vada: tra gli ospiti c’è un assassino, e lui lo troverà, con l’aiuto di Ariadne Oliver, che sceglie come sua assistente.
Sembrerebbe la modalità standard di lavoro del nostro caro detective… ma non lo è affatto. Questa volta, l’irrazionale sfida il nostro detective: egli inizia ad avere visioni, a ritrovarsi di fronte a situazioni impossibili, a sentirsi tratto in inganno dalla sua mente solitamente così lucida.
Il palazzo di Rowena Drake sembra essere maledetto: anni addietro, infatti, si racconta che fosse sede di un orfanatrofio, e che le suore e le inservienti avessero abbandonato i bambini a morire di fame e di peste. Da allora gli spiriti dei bambini cercherebbero vendetta e sarebbero particolarmente crudeli nei confronti del personale sanitario (e in effetti la sensitiva era stata un’infermiera di guerra).
Una storia che Poirot non esiterebbe un attimo a classificare come leggenda metropolitana. Eppure…
Assassinio a Venezia è il terzo film della serie in cui Kenneth Branagh interpreta il celeberrimo Poirot, dopo Assassinio sull’Orient Express e Assassinio sul Nilo (di cui vi avevo parlato qui). I primi due casi, che mi sono piaciuti moltissimo, erano di impianto più tradizionale. Questa è invece una storia un po’ spooky, coerente con il periodo di uscita nei cinema.
Devo dire che all’inizio, il fatto che questo film fosse stata presentata come “una versione irrazionale e inquietante” di Poirot mi aveva fatto avere qualche riserva. Non mi sembrava molto coerente con l’impianto narrativo che di solito presentano i film tratti dai romanzi di Agatha Christie. E invece… ho fatto proprio bene.
Detto
fuori dai denti, avrei proprio voglia di consigliare la visione a
qualche autore di fiction ehm
ehm Sopravvissuti ehm ehm
che ultimamente ha pensato che fosse una buona idea costruire un
thriller con il linguaggio narrativo di una telenovela, non
risolvendo nemmeno mezzo mistero e lasciando allo spettatore solo
tanta inquietudine e tempo perso. Perché questo
sì che
è il modo giusto di costruire una storia del mistero. I brividi sono
tangibili, alcune cose fanno saltare sulla sedia… ma poi, alla
fine, tutto ha un senso. Un senso decisamente razionale, come piace
ad Hercule Poirot ed alla sua creatrice.
Quanto al nostro personaggio principale, alla fine di Assassinio sul Nilo l’ho visto in una fase un po’ di crisi, e così lo ritroviamo all’inizio di questo film… ma si riprenderà alla grande. Per me consigliatissimo!
La musica del mese
Il nostro percorso con Taylor Swift è a buon punto: siamo già ad ottobre! Fra l’altro mi chiedo se mai smetterò di parlare di lei e di quanto mi lascino senza parole le sue canzoni e le sue esibizioni. Venerdì è uscita la riedizione del suo quinto album 1989, questo mese è stato nei cinema il film del suo concerto (uno spettacolo)… insomma, finché lei non si stufa di fare musica, io sono contenta.
Come già detto, siamo vicini ad Halloween e così ho pensato di proporvi una sua canzone che, in un certo senso, parla di streghe.
I did something bad è una delle mie preferite di Reputation, il suo disco forse più “arrabbiato”, pubblicato dopo un periodo piuttosto complicato per la sua carriera. Non è mai stato il suo lavoro in cui mi rivedessi di più, però devo dire che ogni tanto ci vogliono anche queste vibes. Questo brano, in particolare, risponde per le rime ai media che la dipingono come una mangiauomini, ed in generale rivendica la libertà delle donne di difendersi da uomini che fanno la parte dei santi e poi non lo sono affatto.
Non mi fido mai di un narcisista
ma loro mi amano
così li suono come violini
e lo faccio sembrare così facile
perché per ogni bugia che dico loro
loro me ne dicono tre
è così che funziona il mondo
ora tutto quello a cui pensano sono io
Questa è una canzone dai toni piuttosto calcati – un po’ insolita, in effetti, rispetto ai suoi brani che io preferisco – che gioca sull’idea che le donne che vivono liberamente la loro vita sentimentale siano delle “streghe”.
Stanno bruciando tutte le streghe, anche se non sei una di loro
hanno i loro forconi e le loro prove
le loro registrazioni ed i loro motivi
stanno bruciando tutte le streghe, anche se non sei una di loro
quindi dammi fuoco…
Non mi aspettavo che la parte del film concerto dedicata a Reputation mi sarebbe piaciuta tanto, ma è un album fatto di emozioni piuttosto forti e sul palco sono arrivate tutte. Taylor non ha fatto questa canzone nel film concerto, ma sospetto che la tirerà fuori per la sezione europea del tour… credo che qui piaccia molto. La trovate a questo link.
La poesia del mese
Per il mese di ottobre ed il momento dell’anno in cui le giornate diventano più corte mi è sembrato giusto proporvi una poesia di Herman Hesse dal titolo Tienimi per mano.
Tienimi per mano al tramonto,
quando la luce del giorno si spegne e l’oscurità fa scivolare
il suo drappo di stelle…
Tienila stretta quando non riesco a viverlo questo mondo imperfetto…
Tienimi per mano…
Portami dove il tempo non esiste…
Tienila stretta nel difficile vivere.
Tienimi per mano…
nei giorni in cui mi sento disorientato…
cantami la canzone delle stelle dolce cantilena di voci respirate…
Tienimi la mano,
e stringila forte prima che l’insolente fato possa portarmi via da te,,,
Tienimi per mano e non lasciarmi andare…
mai...
Le foto del mese
A cavallo tra settembre ed ottobre ci sono stati un po’ di festeggiamenti per il mio 34esimo compleanno. Il 28, il giorno giusto, sono andata a vedere la mostra sul greco antico di cui vi ho parlato in un post di questo mese. Il 29 ho festeggiato in famiglia. Il primo sabato di ottobre mi sono vista con la mia amica Mara e ci siamo dedicate ad un nostro rito milanese, ovvero le tortine di Pavé. Una è la “Tonka”, specialità del bar (vaniglia, lampone e pistacchio); l’altra è una delle stagionali, al cioccolato e pere. È sempre uno dei nostri modi preferiti di passare il sabato pomeriggio!
La prima metà del mese è stata ancora insolitamente calda. Questo è il look che ho scelto per andare a vedere il film di Poirot, e come potete notare c’è ben poco di autunnale!
Il weekend di metà mese, dopo un settembre in cui proprio non sono riuscita a tornare a Varazze, sono riuscita a rivedere il mare! Il sole andava e veniva, ma il tempo era ancora caldo. Sono stati giorni bellissimi, tra passeggiate, un po’ di shopping, tanto relax ascoltando le onde del mare…
… ed ha anche riaperto quello che fino a 6 anni fa era uno dei nostri ristoranti preferiti a Varazze! Che ne dite di questo fritto?
La seconda metà del mese il tempo è diventato improvvisamente freddo e piuttosto piovoso, però sono riuscita a ritagliarmi una giornata a Milano per vedere la mostra di El Greco, di cui vi parlerò presto!
Ecco il mio ottobre in breve!
Che ne dite? Che cosa fate per Halloween? Fate il ponte?
Io, a parte un po’ di meritato relax, per ora non ho particolari programmi.
Se cambio idea vi racconto!
Intanto, se vi va, raccontatemi qualcosa del vostro mese.
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)