Un giro alla mostra in Braidense
Cari lettori,
oggi ripartiamo con gli “Eventi culturali” dopo un po’ di mesi in cui, anche a causa del periodo estivo, non c’erano state particolari occasioni.
Il 28 settembre, come vi ho raccontato in questo post, ho compiuto 34 anni, ed ho passato il pomeriggio del mio compleanno in maniera forse un po’ inusuale, ma in linea con i miei gusti: sono andata all’inaugurazione della mostra Alpha Beta: apprendere il greco in Italia alla Braidense di Milano (la biblioteca che fa parte del complesso della pinacoteca di Brera).
Come ha detto anche il direttore, questa mostra “potrebbe sembrare noiosissima”, ma si è rivelata super interessante: una chicca da non perdere per chi ha fatto studi classici ed un’occasione non troppo pesante o impegnativa per chi non è del settore. Personalmente era tanto che non andavo ad un’inaugurazione e devo dire che mi sono trovata proprio bene: location molto elegante, mostra istruttiva e pure il buffet con aperitivo non era niente affatto male :-)
Oggi vi racconto meglio com’è andato il pomeriggio!
La Sala Maria Teresa
Sono rimasta molto colpita, innanzitutto, dal luogo dove il direttore ed i tre curatori hanno deciso di ospitare la mostra. Entrando in Braidense, si deve salire un’ampia scalinata fino al primo piano, poi, superato un piccolo atrio, si accede alla Sala Maria Teresa d'Austria, un lungo ed ampio spazio rettangolare. Le pareti foderate di libri ed i grandi lampadari danno subito l’impressione di trovarsi in un altro mondo. Anche se ci sono delle finestre abbastanza grandi, ci si sente quasi isolati dal mondo sottostante, che, di sicuro, a Milano, in un giorno feriale ed all’ora dell’happy hour, è piuttosto caotico.
Non ho avuto tempo per osservare bene tutti i romanzi che riempiono le enormi librerie a tutta parete (anche perché sono veramente tantissimi), ma credo che si tratti principalmente di vecchie enciclopedie e manualistica di vario genere. Materiale di studio, per entrare un po’ nell’atmosfera!
Questo grande mappamondo forse non è sempre stato in uno degli angoli: credo che starebbe molto bene al centro della sala. Tuttavia è stato spostato per fare spazio alle teche che ospitano libri e manoscritti appartenenti alla mostra.
Lungo i due “lati lunghi” della sala ci sono dei manifesti che spiegano sia in italiano che in inglese i vari passi dell’apprendimento della lingua greca in Italia. La mostra si snoda attraverso passaggi che sono descritti proprio dai manifesti, prima da un lato e poi dall’altro.
I precursori e le prime grammatiche
I primi documenti esposti nelle teche risalgono al 1360 circa. Fino a Dante compreso l’unica lingua considerata “madre” in Italia era il latino, sia per quanto riguarda il mondo classico che la cristianità.
È solo con Petrarca e Boccaccio che si iniziano a studiare seriamente tutti i punti di contatto tra latino e greco, sia dal punto di vista della lingua che da quello della letteratura. Non che i classici greci fossero sconosciuti, ma si usufruiva di traduzioni in latino, accessibili a ben pochi. Le persone comuni parlavano – e solo in qualche caso scrivevano – nel cosiddetto “volgare”, prima diverso da regione a regione e poi, soprattutto grazie a Dante, sempre più uniforme…
Da questi documenti sappiamo che Petrarca e Boccaccio hanno provato ad imparare il greco, ma che i loro tentativi sono stati purtroppo fallimentari. Senza una vera e propria grammatica, senza la codificazione delle declinazioni (che sono i modi in cui termina un nome in greco ed in latino, dai quali è possibile comprendere il valore sintattico) e la giusta suddivisione delle coniugazioni dei verbi, non bastava cercare l’equivalente latino di ogni parola: si riusciva solo a tradurre meccanicamente, senza un reale apprendimento.
Forse Petrarca e Boccaccio, per quanto menti geniali e padri della letteratura, avevano altre priorità creative rispetto allo studio e si sono fermati ad un certo punto. È stato nel Quattrocento, con il diffondersi dell’Umanesimo ed il moltiplicarsi di intellettuali che si sono dedicati soltanto allo studio dei classici, che sono comparse le prime grammatiche scritte a mano, con tanto di esercizi. Il quadernetto che ho fotografato contiene delle esercitazioni su una categoria di verbi irregolari.
Il passaggio alla stampa, gli editori, le scuole
Come spiega il manifesto che ho fotografato, con la rivoluzione portata avanti da Gutenberg e dai suoi si passa gradualmente dal manoscritto alla stampa. Uno dei più importanti editori italiani del Cinquecento, Aldo Manuzio, non può non occuparsi anche di greco.
Questo testo, per esempio, contiene una versione stampata della Medea di Euripide (che vi avevo raccontato per bene in questo vecchio post). Come vedete, siamo ancora piuttosto lontani dalle edizioni critiche di oggi: nessuna traduzione in latino (tantomeno in volgare), nessuna nota a piè di pagina o altro riferimento. Lo studioso, una volta ottenuto il testo, aveva un gran lavoro da fare. Tuttavia, già solo il fatto che il testo sia ben suddiviso in versi e che siano presenti gli accenti e gli spiriti (quegli apostrofi che vedete sopra alcune lettere, le vocali iniziali) è importantissimo per i tempi.
In epoca rinascimentale lo studio del greco diventa importante tanto quello del latino, sia per il ramo umanistico che per quello scientifico, che troppo a lungo sarà considerato ingiustamente “minore”. Lo studio di entrambe le lingue richiede parecchia logica e memoria e viene considerato fondamentale per imparare ad affrontare discipline ancora più complesse. Anche gli ordini religiosi iniziano ad insegnare il greco nelle loro scuole: questa mostra, per esempio, dedica una sezione ai Gesuiti.
Grandi letterati e personaggi importanti
Tra il 1700 ed il 1800 il greco è ormai considerato da tempo parte integrante della formazione degli intellettuali e della futura classe dirigente.
Questo opuscolo, per esempio, attesta che Napoleone in persona si è degnato di visitare alcune scuole che insegnavano il greco, forse per tenere di fronte ai giovani pupilli potremmo considerare un “discorso motivazionale di chi ce l’ha fatta”.
Quando si studia l’Iliade a scuola, capita spesso che i professori alludano ad una sorta di polemica avvenuta tra due letterati importanti: Vincenzo Monti, autore della più famosa traduzione letteraria del poema, e Ugo Foscolo, uno dei più importanti esponenti del Romanticismo italiano… uomo di passioni, che come tale, cercava un po’ guai. Non gli bastava tradurre una sua versione dell’Iliade, e quando mai; doveva proprio “attaccare briga” con il più compassato Monti… queste pagine sono scritte proprio da lui.
Ci sono anche versioni illustrate dei conosciutissimi poemi omerici. Questa illustrazione, per esempio, mostra la famosa scena di Achille che lega al suo carro il cadavere di Ettore.
L’ultimissima teca conclude il percorso con la contemporaneità: mentre qui in Italia si studiava il greco classico – e solo in tempi più recenti l’arcaico e l’ellenistico – in Grecia la lingua cambiava. Così il greco antico è diventato neo-greco e, in un certo senso, vive ancora oggi.
Ecco, in breve, il percorso della mostra!
Spero che non sia risultato troppo noioso o pesante a chi non è del settore: io ho cercato di spiegare tutto in termini semplici, ma se non è chiaro qualcosa, fatemi sapere.
La mostra resterà aperta fino al 9 dicembre ed è gratuita. Fatemi sapere se andrete a fare un giretto e se vi ho incuriosito!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
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