giovedì 5 ottobre 2023

NUOVE LETTURE SELLERIO

 Due romanzi di Antonio Manzini e Santo Piazzese


Cari lettori,

nuovo appuntamento con le nostre “Letture...a tema”!

Oggi si torna a dare un’occhiata al catalogo della Casa Editrice Sellerio, che, come penso ormai saprete, comprende molti autori che leggo abitualmente.


Devo ancora raccontarvi tutte le mie letture estive (credo che ci vorrà un po’), così ho pensato di presentarvi due romanzi che ho letto ancora sotto l’ombrellone… proprio ora che le foglie iniziano a cadere e capita di provare un po’ di nostalgia.


Il primo è ELP di Antonio Manzini, l’ultima indagine dell’ormai celebre vicequestore Rocco Schiavone, un appuntamento che ultimamente è estivo e da sempre è irrinunciabile. Il secondo è un romanzo che avevo da tempo in wishlist e sono finalmente riuscita a recuperare (alla biblioteca di Varazze): La doppia vita di M.Laurent, l’unico libro che mi mancava tra quelli di Santo Piazzese.


Vediamoli meglio insieme!



ELP, di Antonio Manzini


Anche Aosta, una città quasi al confine tra Italia e Francia, è stata coinvolta in uno dei movimenti sociali più importanti dell’attualità: l’ambientalismo giovanile, iniziato con i famosi “Fridays for future” e proseguito con una serie di movimenti indipendenti.


In città è arrivato l’ELP, l’Esercito di Liberazione del Pianeta, gestito da ragazzi giovani, tra i quali c’è anche qualche conoscenza del vicequestore Schiavone. Egli è incuriosito dal segno di riconoscimento (quattro dita davanti alla faccia) che fanno tra di loro gli esponenti del gruppo, e si sorprende a farlo lui stesso. Gli piace pensare ai giovani che si riprendono i loro spazi in un mondo di persone mature che sì, sono suoi coetanei, ma spesso sono lontanissimi da sé e dai suoi valori, presi a guadagnare con prepotenza il meglio da una vita che egli ha smesso di vivere pienamente anni addietro.


L’unica missione che lo fa sentire ancora utile è la difesa degli innocenti dai criminali, specie da quelli violenti. Così, quando la sua sottoposta Caterina – tornata in servizio dopo molte vicende burrascose – si ritrova ad ispezionare la casa di una donna, una neo mamma, il cui marito non solo nasconde qualcosa ma è anche violento con la moglie, egli non ci pensa due volte prima di agire al di fuori della legge. Fingendosi uno dei delinquenti da poco che l’uomo frequenta, gli dà appuntamento di notte in un posto in cui non ci sono telecamere e lo minaccia, esagerando e passando alle mani. Pochi giorni dopo, però, quello stesso uomo viene trovato ucciso in mezzo ai boschi per un colpo di arma da fuoco.


Il vicequestore Schiavone è nei guai: il medico legale – che per quanto sia suo amico non può certo stendere un’autopsia falsa – troverà le tracce delle percosse precedenti all’assassinio, e le indagini, suo malgrado, si avvieranno anche in quella direzione. Non ha che una sola strada di fronte a sé: tentare di risolvere il caso il più in fretta possibile, sperando di uscirne pulito. Il suo sospetto è che la vittima fosse coinvolta in un giro di droga e che la moglie, costretta a subire le violenze, sappia molto di più di quel che dice agli inquirenti.



Mentre Schiavone e la sua squadra tentano di fare luce su questo caso, un omicidio sconvolge una ditta di pellami. La vittima è il titolare del luogo, che nel suo ufficio ha aperto una busta che sembrava uguale a tante altre ed invece si è ritrovato tra le mani una bomba che l’ha ucciso sul colpo. A rivendicare quello che sembra un attentato è, a sorpresa, proprio l’ELP.


Rocco non è convinto. Innanzitutto, per quanto la lavorazione dei pellami possa essere un’attività malvista dagli animalisti, l’unica controversia avuta dalla fabbrica – relativa all’inquinamento – è stata chiusa ormai da anni. Poi gli sembra strano che, tutt’a un tratto, l’ELP sia passato da azioni come liberare maiali e galline o bloccare il traffico ad un omicidio così efferato. Infine, il video della rivendicazione presenta caratteristiche leggermente diverse dai precedenti. Qualcuno sta scaricando sull’ELP la responsabilità di un delitto commesso forse per soldi, forse per vecchi rancori, forse per un motivo che è ancora ignoto. Ma chi?



Devo dirvi, cari lettori, che sono davvero contenta di potervi recensire una nuova disavventura del vicequestore Schiavone… un po’ più delle altre volte. Se ben ricordate, quando vi ho recensito i romanzi precedenti di questa serie (per esempio "Le ossa parlano") l’unica cosa “negativa” che avevo da dire era un mio personale dispiacere perché Rocco Schiavone mi sembrava sempre più un personaggio immerso nel suo incurabile stato di depressione: qualunque cosa accadesse nella sua vita, niente, davvero, lo scuoteva al punto da spingerlo a cambiare qualcosa.


Ecco, finalmente in questo romanzo qualcosa si muove. In quarta di copertina Rocco Schiavone viene definito “più ombroso e stanco”, ma io non sono molto d’accordo. È vero che commette un errore mettendo le mani addosso ad un marito violento, ma non è proprio una novità: fin dal primo romanzo della serie l’unico genere di criminali con i quali non si sa controllare è quello dei violenti contro le donne, e l’impressione è che sotto sotto l’autore lo veda quasi come un pregio, considerato quante volte le vittime di violenza di genere non vengono ascoltate o vengono sminuite dalle forze dell’ordine o dalla giustizia italiana (come dargli torto). La novità è invece l’attenzione per l’ELP, il suo simpatizzare per il gruppo, la scelta di difenderlo quando ha l’impressione che sia stato messo in mezzo: sembra quasi un atto di fiducia verso il futuro, non solo nei confronti del suo affezionatissimo ex vicino Gabriele, ma proprio verso tutti i giovani che hanno il desiderio di un mondo migliore.


È un Rocco che chiude con il passato, accettando di nuovo Caterina nella sua vita senza né rancore né sentimenti di altro genere e lasciando andare sempre più l’ex amico Sebastiano. I due rimasti, Furio e Brizio, sembrano sempre meno criminali e sempre più aiutanti della polizia, anche se a modo loro. Con loro Rocco si rende conto di sentirsi “quasi felice”, come ai vecchi tempi, e cerca un modo per tornare ad esserlo davvero.


Ci sono, infine, delle pagine spassosissime che riguardano il povero agente D’Intino, che evidentemente meritava una punizione karmica dopo aver accidentalmente privato di un rene il vicequestore. Pupa Iezzi, il suo grande amore di gioventù, è tornata improvvisamente nella sua vita, manifestando un desiderio di trasferirsi dal paesello di Mozzagrogna alla fredda Aosta, e, guarda un po’, proprio a casa sua. Ma non saranno proprio “due cuori e una capanna”. Risate assicurate!



La doppia vita di M. Laurent, di Santo Piazzese



La lunga estate del professor Lorenzo La Marca è finita. Dopo le sessioni di laurea estive, e dopo aver trascorso i mesi caldi un po’ a far ricerca (ufficialmente) ed un po’ a fare quel che gli pare (realmente), il mese di ottobre lo inchioda alle sue responsabilità: ci sono nuovi corsi da tenere, matricole a cui insegnare i rudimenti della biologia, corsi monografici per gli specializzandi ed altro ancora.


Sopraffatto dalla prospettiva di tornare a pieno regime con il lavoro, non trova di meglio da fare che andare a lamentarsi alla tavola del suo amico commissario Vittorio Spotorno. La cena, però, come può capitare ad un esponente delle forze dell’ordine, è interrotta da una telefonata: un omicidio.


La Marca non ci pensa due volte a mettersi in macchina con Spotorno per verificare che cosa è successo. Arrivati sul luogo del delitto, i due trovano un uomo elegante, riverso sul ciglio della strada, colpito da un’arma da fuoco: si trattava di un antiquario piuttosto noto a Palermo.


Spotorno chiede all’amico di non impicciarsi “come l’ultima volta” (vedi "I delitti di via Medina-Sidonia") e La Marca, in partenza per un viaggio di lavoro a Vienna, obbedisce. Per il momento. Poi però, tra un noioso convegno e l’altro, finisce per girare tra antiquari e trova un negozio austriaco la cui proprietaria conosceva bene la vittima. Una giovane donna di origine ugro-finna, che qualche giorno dopo ritrova, con sua grande sorpresa, proprio a Palermo.


La vittima non è l’unica conoscenza comune di La Marca e della donna. C’è anche un altro antiquario di fama: Monsieur Laurent, il padre di Michelle, medico legale e grande amore di Lorenzo La Marca. Michelle, quando ha reincontrato il nostro protagonista, era incastrata in un matrimonio di facciata con un barone della ginecologia gentilmente soprannominato dai più “il pallone gonfiato”, ma ora è tornata di nuovo da lui. I rapporti tra Lorenzo ed il suocero sono più che cordiali: per questo motivo egli rimane senza parole scoprendo dall’amico Spotorno che Monsieur Laurent è il principale indagato.


Con l’aiuto di Michelle e quello dell’amico poliziotto (un po’ recalcitrante), il nostro protagonista riuscirà a ricostruire un intreccio di soldi, interessi e rapporti affettivi piuttosto complicati. Ed anche stavolta le indagini gli porteranno via più tempo dell’Università. Le incombenze resteranno in mano a due specializzande sui generis e ad una decana molto meno austera di una volta.



I romanzi di Santo Piazzese sono stati una scoperta di circa un anno e mezzo fa (I delitti di via Medina-Sidonia fanno parte dei miei preferiti di febbraio 2022) e devo dire che sono un po’ dispiaciuta che a questi personaggi siano stati dedicati solo quattro romanzi, più, in effetti, svariati racconti sparsi per le varie raccolte Sellerio, che devo ancora recuperare (anche se qualche mese è sia uscita un’antologia che ne comprende sei). Il soffio della valanga è raccontato dal punto di vista di Vittorio Spotorno, mentre Blues di mezzo autunno è una sorta di prequel che ci racconta un’avventura del giovane La Marca.


La doppia vita di M.Laurent era l’unico romanzo che mi mancava per completare la serie e sentivo che sarebbe stato il più simile al primo: in effetti è stato così.


Lorenzo La Marca è un personaggio in contraddizione. Un attimo prima è severo, quasi snob, disinteressato ad un lavoro che per lui va sempre peggiorando – sia come livello degli studenti che come burocrazia accademica – e giudicante nei confronti del prossimo. Basta però qualche dettaglio perché si verifichi una crepa e la sua “maschera” si infranga. Io non riesco a non vedere La Marca come un curioso di professione, un esploratore dell’esistenza: tutto lo alletta, dai mestieri non suoi alle specialità gastronomiche più assurde, dagli ambiti di studio che non lo competono ai piccoli particolari che possono fare la differenza sia in un’indagine che in un rapporto affettivo.


Ne consegue che i romanzi di Piazzese sono dei veri gioiellini: pagine ricchissime e molto colte, alla scoperta di universi della letteratura, ultime ricerche della biologia, mestieri un po’ dimenticati come quelli dell’antiquario. Non manca una speciale attenzione per la Palermo di ieri e di oggi, tra storia, arte e ricette tipiche.


Resta sempre sullo sfondo un po’ di malinconia, qualche ultimo mistero da risolvere, qualche piccola cosa che alla fine si è rivelata un po’ insoddisfacente, ma credo che faccia parte proprio del carattere del personaggio e del suo ricercare sempre qualcosa di nuovo.


A tal proposito, non ho potuto fare a meno di notare che forse l’autore, a sua volta professore universitario, forse ha voluto scoccare una frecciatina nei confronti del mondo accademico in cui ha lavorato a lungo. Sì, insomma, perché La Marca può essere un personaggio interessante quanto si vuole, ma ha un innegabile difetto: la voglia di fare il professore universitario non ce l’ha. Ed anche se sono passati degli anni, io ricordo bene che, durante la Magistrale, ho conosciuto un discreto gruppetto di ragazzi arrivati a Milano dalla Sicilia perché il loro percorso per conseguire la Triennale è stato quantomeno impervio (cito testualmente: “Qui i professori rimangono a spiegare per tutta l’ora di lezione!”, “Se vai nell’ufficio del professore all’orario di ricevimento lo trovi!”). Non voglio essere fraintesa, davvero: non voglio dire che le Università funzionino meglio in altre regioni e male in altre. Anche Milano ha i suoi difetti, pure importanti; anche il sistema accademico in cui sono stata io, che pure mi ha dato tantissimo, ha i suoi limiti. Però non nego che, leggendo Piazzese, mi sono venuti in mente questi episodi.


Temo che, quanto ai romanzi, dovremmo accontentarci. Ma forse prima o poi leggeremo qualche nuovo racconto.





Ecco il mio parere su questa coppia di romanzi, che sarebbe anche riduttivo definire gialli. Voi che mi raccontate? Conoscete i romanzi? Li avete letti?

Che cosa pensate degli autori? Avete letto qualcos’altro?

Fatemi sapere!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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