lunedì 23 maggio 2022

UN GIORNO COME TANTI

 Storytelling Chronicles: maggio 2022




Cari lettori,

benvenuti all’appuntamento di maggio con la rubrica di scrittura creativa Storytelling Chronicles!


Il tema di questo mese si allinea alla perfezione con quello che, sotto sotto, sapevo di avere già in mente. Lara ci ha chiesto di scrivere di un protagonista “sulla trentina, allampanato e signorile insieme, tanto intrattabile con gli altri quanto cinico nei riguardi della sua vita”. Ecco, non vi sembra proprio il ritratto di Enrico, il protagonista maschile della mia piccola serie chick lit dedicata alle stagioni?


Per chi non lo sapesse, lo scorso luglio ho iniziato una serie di racconti in stile enemies to lovers che narravano il nascere di un amore tra Elisabetta – detta Betty – , una maestra con l’hobby della scrittura, ed Enrico, un giornalista piuttosto sarcastico e pieno di pessime abitudini. La storia era nata come un omaggio a Sophie Kinsella, ma ha finito per vivere di vita propria e per diventare una delle mie preferite da scrivere. Persino ora che la stanchezza per le mille incombenze del periodo, unita al caldo improvviso, mi fiacca moltissimo, la voglia di ridere un po’ insieme a questi due personaggi ha finito per avere la meglio.


Il fil rouge delle disavventure di Enrico e Betty è il lento mutare delle stagioni. Ecco un riepilogo delle “puntate precedenti”, con tanto di link:


Ricominciare (estate)


L'unica verità che conosco (autunno)


Il peggior San Valentino di sempre (inverno)


Mancava proprio la puntata primaverile per chiudere il cerchio, quindi… eccola qua! Spero che la mia versione di “burbero” vi piaccia! Buona lettura :-)



Un giorno come tanti


Solo un giorno, solo un giorno ordinario

Provando a tirare avanti

Solo un ragazzo, solo un ragazzo, ma

lui guardava il cielo e

mentre mi ha chiesto se lo avrei accompagnato

ho iniziato a capire

che ogni giorno lui trova proprio quello che cerca

come una stella cadente, lui brilla


Okay. Niente panico. Niente panico.

È solo un...trattore. In una cittadina di mare? Ma no. Probabilmente è un vecchio tosaerba che funziona male. Ma tu, incauto possessore, perché diavolo lo fai andare alle sette del mattino del sabato? Non ti rendi conto che stai turbando la quiete di tutti?


E dire che stavo facendo un sogno così bello. Stavo rivivendo il film di ieri sera. Ero nella Francia del XVII secolo e volavo tra Versailles e Notre Dame con una meravigliosa aeronave degna dei migliori libri steampunk. Solo che ad un certo punto quello che in sogno mi pareva il motore ha iniziato ad emettere un rumore inquietante; io devo aver pensato qualcosa come “Ma che cos’è? Non è che questo marchingegno sta smettendo di funzionare?” e mi sono svegliata. Proprio nel momento in cui stavo per sfuggire ai Tre Moschettieri in odore di pensionamento ed a un pubescente D’Artagnan per consegnarmi ad un antagonista che di certo non può definirsi “brutto e cattivo” (siamo onesti: non si può scritturare Orlando Bloom come villain e poi pretendere che il pubblico femminile non faccia il tifo per lui). Invece niente, mi sono ritrovata di nuovo immersa nella vita reale, con la sveglia forzata proprio in un sabato di maggio, quando le energie vitali di qualunque insegnante sono sotto lo zero.


Però è stato un bel venerdì sera tranquillo, dai. Pesce alla griglia e poi filmetto. Anche se non ho avuto il coraggio di confessare che era circa la decima volta che lo rivedevo. Enrico, come da copione, me lo ha smontato scena per scena, ha detto che era un blockbuster impresentabile, ha riso sguaiatamente per tutto quello che trovava ridicolo e…


Un momento. Enrico. Ero talmente assorta nel decifrare la strana cacofonia al di là delle persiane senza rendermi conto che sarebbe bastato girarmi alla mia sinistra per comprendere l’origine del rumore. Ed infatti eccolo lì, il mio fidanzato, che dorme beatamente e russa come… un trattore? Un tosaerba dell’Anteguerra?



Stiamo insieme da ottobre ed in questi ormai sette mesi ci siamo lentamente abituati l’uno alle cattive abitudini dell’altra, al punto che negli ultimi due abbiamo cominciato a cenare e dormire quasi sempre insieme, qualche volta a casa mia e qualcun’altra a casa sua, a turno. È una questione di equilibrio: è importante non affrettare la convivenza, ritagliarsi spazi per gli amici e le rispettive famiglie e non cadere nella trappola della coppia esclusiva.


...okay, questo è quello che ho raccontato a me stessa. E che ho letto su Donna oggi, per dirla tutta. La verità è che, molto più prosaicamente, non abbiamo mai smesso di bisticciare per le nostre diversità. Amo tutto di lui, ma nel contempo non sopporto una lunga lista di cose. È mai possibile? Ora, per esempio. Se ne sta con i piedi fuori dal mio letto perché è alto quasi due metri, ed ha buttato via tutta la coperta. Sarà anche un maggio molto caldo, ma io la mattina presto ho freddo, dannazione. Ha anche lasciato appesa ad un’anta del mio armadio una discutibile camiciola a maniche corte con una fantasia di palme, che mi ricorda il periodo in cui ci siamo conosciuti. Lui si ritiene elegante, ma secondo me sembra pronto per il viaggio estivo del circolo dei pensionati.


Se vuoi bruciarmi quella camicia, non farlo qui, Betty. È tutto legno.”

Il trattore – o qualunque cosa fosse – si è fermato. Enrico è sveglio e già sul piede di guerra.

Oh, finiscila” ribatto io. “Se la indossi stamattina e passiamo davanti al centro sociale, potrebbero invitarti per un soggiorno alle Canarie”.

È un modo carino per dirmi che mi trascinerai fuori da qui anche se siamo entrambi stanchi morti?”

Assolutamente sì” ribatto decisa. “Non ti lascerò rotolarti nel letto fino a mezzogiorno e poi fare un brunch con cocktail e patatine. Una passeggiata nella natura fa bene a circolazione e pressione. Non vedi che già si sta alzando il sole?”

E va bene, Betty, hai vinto tu. Ma tra un paio d’ore. Sono distrutto, tu dormivi già da parecchio quando sono venuto a letto.”


Per un momento mi pento di aver incarnato l’immagine della fitness influencer. Non si può parlare di colazioni sane e passi giornalieri alle sette di sabato mattina, per di più ad un poveretto che dopo il film si è messo a lavorare in pieno venerdì notte.

Credo che sia proprio questo ad avermi conquistata di Enrico: da tanti punti di vista è un ragazzo normalissimo, ma, metaforicamente, lui guarda sempre le stelle. Ha dei sogni ai quali puntare. E mi ha insegnato ad inseguire il mio.


* * *


E mentre parlava, egli diceva parole ordinarie

anche se tanto “ordinarie” non sembravano

perché io provavo quello che non avevo mai provato prima

ed anche voi giurereste che quelle parole avrebbero potuto guarire

e mentre guardavo i suoi occhi,

il suo campo visivo aveva preso in prestito il mio

e so che lui non è uno sconosciuto

perché sento di averlo tenuto stretto a me tutto il tempo


Non so come, ma stamattina sono riuscita a persuadere Enrico a fare una colazione degna di questo nome ed a fare una passeggiata rilassante. Oddio, rilassante… non so se è il termine che userei. Ha provato ad accendersi la sigaretta per ben tre volte, una delle quali dopo aver tentato di distrarmi con “Guarda che belle aiuole fiorite!” (e non è stato per niente leale. Lo sa che in me scatta lo spirito della fotografa in questi casi). Insomma, io non dico che debba proprio farla finita con quel suo viziaccio – anche se sarebbe un sogno – ma già casa mia è un po’ pervasa dal sottile odore di affumicato tipico dei luoghi dove sta un fumatore. Potrebbe almeno evitare di inquinare il parco, no?


Il tempo che non ha passato a cercare di fumare, l’ha trascorso sbuffando, perché è terribilmente fuori forma. Ed aprendo dal cellulare una serie di notifiche di un servizio news che a me farebbe saltare i nervi e che mi sono guardata bene dall’attivare. 

“Come fai a vivere così, senza sapere quel che succede nel mondo?”

Ma io lo so. Ho te, che sei meglio di qualunque tg.”

Eh, troppo buona. Si vede che devi farti perdonare per la centrifuga di mela e zenzero.”



Dopo che Enrico se n’è andato, ho pranzato ed ora sono qui davanti al computer… a procrastinare. Non mi fa onore, ma bisogna essere sinceri nella vita, si sa, soprattutto con se stessi. Mi ripeto che è solo stanchezza da fine scuola e che è normale avere voglia di attività all’aria aperta… di tornare al parco per cinque o sei ore… di fuggire in Papuasia… Oh, al diavolo. La verità è che in questo momento vorrei qualsiasi distrazione, un qualsiasi imprevisto che mi distolga da quello che vorrei tanto fare... ma non ho proprio il coraggio di portare a termine.


Squilla il telefono. È la mia amica Francy. Ecco la distrazione che cercavo!

Ciao Francy! Allora, che si dice in spiaggia?”

Tutto ok, Giorgio sta facendo l’ennesimo bagno ed ho pensato di chiamarti”.

Questo sabato ho lasciato in prestito a Francy e Giorgio l’ombrellone stagionale della mia famiglia. Sì, proprio quello dello stabilimento dove io ed Enrico ci siamo parlati con il cuore in mano la prima volta. Mi sembra impossibile che sia passato così tanto tempo e che una nuova estate sia alle porte. Se penso a quanto ero sconfortata al pensiero dell’autunno e del freddo, riempiendo di collant multicolori lo zaino per il Monferrato… e quel sabato pomeriggio che ho passato a lavare l’auto di Enrico sperando in un San Valentino molto meno demenziale di quello che mi è toccato… o forse è meglio così…

Eli, ci sei ancora? Non ti sento!”

Sì, scusami Francy. Oggi pomeriggio sono del tutto sulle nuvole. Non capisco che cosa mi stia succedendo.”

Io lo so, invece. Sei ancora ferma davanti a quel dannato computer, vero?”


Francy mi conosce fin troppo bene. Il mio problema – se così si può chiamare – è che da quando Enrico mi ha spinto a riprendere in mano il mio vecchio sito di racconti, ci ho preso gusto. Così, una sera dopo l’altra, una pagina alla volta, ho iniziato a riempire di parole un file molto più lungo dei miei soliti racconti mensili. Mi ripetevo che non era molto importante, che era un divertissement al di là della mia solita attività sul sito, che lo avrei tenuto da parte. Alla fine, però, quel che è venuto fuori è un vero e proprio romanzo. È un enemies to lovers, la mia categoria di romance preferita, e si intitola Un giorno come tanti. Che poi è il giorno in cui ho conosciuto Enrico… e l’ho trovato un antipatico saccente. Certo, nel romanzo ci sono nomi inventati e situazioni di fantasia, ma io nel cuore so che quella che ho scritto, a poco a poco, è la storia mia e di Enrico. Mi sento come se stessi scrivendo la nostra relazione da sempre, fin da prima di conoscerlo meglio e rivalutarlo; ho collezionato i momenti speciali della nostra storia come se fossero gemme nascoste, e tutto quello che abbiamo vissuto insieme ha finito per riversarsi sulla carta. Il che potrebbe essere la cosa più naturale del mondo, considerando che è stato proprio lui, con le sue parole, a farmi ricominciare a scrivere. Non mi ha convinto, né ha fatto grandi discorsi. Erano parole semplici, ma mi hanno fatto capire che ero libera di nuovo. Libera da relazioni con persone giudicanti e dalla paura di deludere tutti, in primis me stessa.


Sei partita di nuovo, Eli?”

Ops… scusa!”

Allora, il tuo romanzo è finito o no?”

Sì.”

Hai seguito i consigli che ti ha dato Paola per iscriverti su Amazon come autrice?”

Sì.”

Hai revisionato il libro?”

Tre volte.”

E allora dimmi, perché non hai ancora premuto il bottone Pubblica come mi avevi promesso di fare oggi?”

...”

Eli, è il terzo sabato che dici ‘il prossimo sabato sarà quello giusto’. E non tirare in ballo la fine della scuola e le pagelle dei pupattoli perché mi metto ad urlare in spiaggia. Tra te e quell’altro che prima decide di buttarsi nella narrativa e poi si tira indietro, non so chi sia peggio!”


* * *


Per favore, vieni con me, guarda quel che vedo io,

tocca le stelle ed il tempo non fuggirà,

non fuggirà, riesci a vederlo?”


Francy ha ragione. C’è un motivo se Enrico si è messo a scrivere di notte. Non che in questo periodo non sia pieno di lavoro. Dopo la tornata di elezioni amministrative di ottobre – ed un suo brutto periodo sul lavoro che fortunatamente ha superato – è arrivata quella di maggio/giugno in moltissimi comuni della Toscana. Ma non sono né il suo lavoro da preciso cronista né il suo blog di feroce satira politica ad essere davvero nei suoi pensieri in questo periodo.


Un paio di mesi fa un importante circolo letterario della regione ha indetto un concorso che ha come tema proprio la politica locale. Non potevo credere che Enrico si fosse buttato, per la prima volta in vita sua, nella scrittura creativa… e invece lo ha fatto. Il risultato è un brillante racconto su un “uomo qualunque” che decide di candidarsi come consigliere comunale spinto da alti ideali ma finisce per trovarsi invischiato in giochi più grandi di lui. Un po’ in stile Idi di marzo, in effetti. Chissà, se diventasse un racconto famoso potrebbero farne un nuovo film con Ryan Gosling e soprattutto George Clooney! E forse passeremmo insieme un weekend con lui sul Lago di Como!


okay, freniamo. Siamo molti passi indietro rispetto a questo obiettivo. Il guaio è che Enrico, per qualche ragione che fatico a comprendere, non è soddisfatto del suo lavoro. Continua a revisionarlo ed a riscriverne delle parti… anche di venerdì sera, appunto. Mancano pochi giorni alla scadenza del concorso e lui non ha ancora inviato la mail con il suo elaborato. In effetti, il mio buon proposito di stasera è capire che diavolo ha nella testa.



Purtroppo per me, non riesco a corrompere il mio fidanzato nemmeno con il panino alla finocchiona ed il Lambrusco emiliano, due nostre grandi passioni. Appena nomino il racconto, Enrico si ritrae come una testuggine.

Mi sa tanto che non partecipo al concorso” sbotta infine, guardando il pavimento con una tetraggine che è insolita persino per lui.

Ma come? Ci hai lavorato moltissimo, Enrico! Sai che lo hai fatto! E sai meglio di me che è una storia valida!”

Ma valida per chi, Betty? Per te. Per Giorgio. Per voi pochi che sapete come sono fatto e mi sopportate. Visto da fuori, che cosa sembra? Lo sfogo patetico di un cinico che forse non crede più nemmeno in quello di cui si occupa ogni giorno.”

Enrico, nessuno crede più di te nell’importanza della democrazia! Ne hai raccontato solo un lato oscuro. Lo facevano anche nella Grecia di Pericle. Che male c’è?”

Enrico mi fissa solo per un attimo, poi riabbassa lo sguardo. Conosco bene i lampi che possono mandare i suoi occhi verdi al di là degli occhiali. Eppure oggi è come spento.

Betty, scrivere per me è catartico, è più che una professione, e tu lo sai meglio di tutti. Ma mentre buttavo giù il racconto mi sono reso conto che forse sto vivendo una contraddizione. Mi lamento ogni giorno del mio lavoro al giornale e delle pessime notizie che spesso sono costretto a riportare perché la gente non viva all’oscuro o immersa nelle fake news, ma poi sarei capace di andarci anche con quaranta di febbre perché senza non ci so stare. Negli ultimi anni mi sono sempre detto che avrei messo in secondo piano il giornalismo per dedicarmi alla narrativa, che a trentasei anni era il momento di fare il grande salto… eppure proprio scrivendo qualcosa di creativo mi sono reso conto che non posso stare senza giornale. Ed a volte mi chiedo: ma chi sto cercando di prendere in giro, me stesso?”


Accidenti. Questo è di gran lunga uno dei discorsi più profondi che mi abbia fatto Enrico. E sì che io e lui parliamo sempre così tanto. Credo di capirlo: a parole lui è un cinico che mal tollera quasi tutto quello che lo circonda, ma chi lo conosce come me sa che, al momento di dimostrare i fatti, è un uomo che tiene molto al suo piccolo mondo. Si lamenta ma è contento, è contento ma si lamenta. A me va bene così, ma, per lui, comprendere che la sua “fuga da sogno” nel mondo della scrittura non esclude il lavoro che si è ritrovato a fare e che ormai ama a modo suo… dev’essere un brutto colpo. E da persona che, sia nello studio che nel lavoro, si è sempre sentita “chiamata” a fare certe scelte, posso solo immaginare come si senta lui in questo momento.


Enrico, una cosa non esclude l’altra. Puoi essere un cinico cronista ed anche uno scrittore. Me lo hai insegnato tu, ricordi? Siamo liberi di tentare, di provare e riprovare. Anche insieme, se vuoi. Come abbiamo fatto scrivendo a quattro mani The Joker and The Queen, ricordi?”

Finalmente il mio fidanzato solleva gli occhi dall’interessantissimo parquet della mia cucina e mi guarda con un briciolo di speranza in più.

Forse sì, Betty. Ma per oggi non ci voglio più pensare. Sono stato tutto il pomeriggio ad arrovellarmi, ed anche venerdì notte, come ben sai. Adesso ti va se raggiungiamo Francy e Giorgio al cinema?”



Dopo avere torturato Enrico con il mio amore per i classici, non potevo non aspettarmi una nuova serata di fantascienza. Alla trecentesima esplosione tra navicelle spaziali, inizio a chiedere pietà. Poi penso che potrei utilizzare meglio il tempo che sto miseramente sprecando. Ed infatti mi viene un’idea geniale.


* * *


Solo un sogno, solo un sogno ordinario

mentre mi sveglio nel letto

e quel ragazzo, quel ragazzo ordinario

era tutto nella mia testa?

Non mi ha forse chiesto se volevo accompagnarlo?

Sembrava tutto così reale!

Ma mentre fissavo la porta

ho visto quel ragazzo che stava lì,

come a propormi una scommessa, e mi ha detto…


Okay, niente panico. Niente panico.

È una banalissima casella di posta, giusto? Non dovrebbe creare problemi. Il file è completo, ed in PDF.


Stamattina sono sola. Enrico mi ha salutato presto per raggiungere i suoi in collina, ma ha lasciato da me il suo PC perché perdeva tempo a portarlo a casa. È il momento di agire. Agire, va beh. Combinare qualcosa con aria furtiva sarebbe la definizione più appropriata. Sì, sono furtiva anche se sono sola in casa. Non si sa mai.


Mi manca solo la password. Annichilimento. Dico, ma si può? Lui dice che è una password introvabile perché è una parola caduta in disuso. Io rispondo sempre che il fatto che nessuno voglia annichilirsi non mi pare una brutta cosa. Che pazienza che ci vuole con lui.

Ultimo clic… fatto il misfatto!




Prima che me ne renda conto è di nuovo sabato. Stavolta, però, nessun trattore, tosaerba o fidanzato rumoroso disturbano il mio sonno. In effetti sono così profondamente immersa nella mia fase REM che all’inizio scambio il suono del telefono per una sveglia. Ci metto un po’ a realizzare che non devo lavorare e ad afferrare l’apparecchio che non vuole smetterla di squillare. A sorpresa, è Francy. Vorrei chiederle come mai si è buttata giù dal letto così presto, e se oggi andiamo al mare insieme, ma non faccio in tempo nemmeno a dire la prima sillaba, perché lei inizia ad urlare dentro il telefono.

Eliii, bravissima! Hai pubblicato, non ci posso credere!”

Francy… di cosa stai parlando?”

Del tuo romanzo, sciocchina! È su Amazon da un’ora! Chi è stato, il fantasma formaggino?”

Deve essere uno scherzo. Me lo ripeto mentre corro alla scrivania in pigiama e con le persiane ancora chiuse, mentre accendo il PC e mi connetto al sito. Eppure no, non lo è. Un giorno come tanti è online! E, wow, ci sono già due acquisti! Che inizio brillante! Oh, mia madre e Francy. Va beh. Tutti gli scrittori sono partiti da amici e famiglia, no?

Francy, non so come sia successo, ma non sono stata io.”

Eli, fossi in te, chiederei al tuo fidanzato. Così, un’idea come un’altra.”


Enrico è in cucina, davanti ad una tazzina vuota di caffè, che fissa il cellulare inebetito. Non può essere stato lui. Non perché non ne sarebbe capace, ma perché non ha la sua solita reazione ridanciana di quando mi fa un dispetto. Sembra sulla Luna quanto me.

Enrico!” lo richiamo spazientita.

Oh, Betty, ciao. Ben svegliata, principessa.” Ah, ecco il ghigno che conosco bene.

Hai ben poco da ridere! Sei stato tu a pubblicare il mio libro su Amazon? Come hai fatto a scoprire la mia password?”

il ghigno si trasforma in risata. “Ma per favore. EnricoBetty. Che romanticona imprudente. E comunque, mi sa che per oggi siamo pari. Perché pochi minuti fa ho ricevuto una mail dal presidente del circolo letterario che mi informava che il mio racconto è stato letto e che entro il mese prossimo verrà valutato dalla commissione. Non sono l’unico a lavorare sotto falso nome, eh?”



Non so per quanti secondi ci fissiamo attoniti. Fatto sta che scoppiamo a ridere entrambi. E poi anche un po’ a piangere, e poi di nuovo a ridere. Ed infine restiamo abbracciati per quelle che sembrano ore.

Credo di averlo sempre saputo, ma è proprio lì, nella mia cucina con il parquet e la stuoia di Minnie, tra il caffè rovesciato sul tavolo e le mie centrifughe, che mi rendo conto di quanto siamo giusti insieme. Forse il mio romanzo non supererà i venticinque lettori manzoniani. E magari il racconto di Enrico non entrerà tra i finalisti. Ma ciò che più conta è che stiamo inseguendo i nostri sogni, e che stiamo trovando insieme la nostra felicità.



Prendi la mia mano, vivi finché puoi

Non vedi che tutti i tuoi sogni

Sono proprio qui, sul palmo della tua mano?


FINE




...e fu così che Betty ed Enrico vissero sempre felici e contenti!

Scherzo, ovviamente. Diciamo che per ora questa piccola serie è conclusa e salutiamo questi personaggi che spero vi abbiano fatto emozionare, almeno quanto hanno sorpreso e conquistato me. Non escludo che scriverò di nuovo su di loro, visto che mi è piaciuto così tanto farlo, ma non nell’immediato, e comunque dipenderà molto dai temi mensili della rubrica. Spero che le foto vi siano piaciute: ad eccezione di quella con foglio e penna, sono state tutte scattate da me tra Cernusco sul Naviglio e Varazze!

Vi ringrazio moltissimo fin da adesso per la lettura, e mando un grande abbraccio soprattutto a chi ha seguito tutta la mini serie. Vi invito a seguire tutti i post con il banner della rubrica Storytelling Chronicles di questo mese, in modo da conoscere altre versioni di “protagonista trentenne burbero”. 

A questo link trovate Ordinary day, la canzone di Vanessa Carlton che ha accompagnato il racconto.


Grazie mille per la lettura, al prossimo post :-)


2 commenti :

  1. Ciao Silvia, è stato molto divertente e appassionante seguire le avventure di Betty ed Enrico, due personaggi che mi piacciono davvero tanto! Ovviamente, se deciderai di continuare a scrivere su di loro, non mi perderò le loro nuove storie ;-)

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    1. Ciao Fra! Eeh, so che tu hai seguito tutta la storia e mi hai sempre sostenuto :-) Quindi grazie! Vediamo se l'ispirazione mi porterà di nuovo da loro, oppure da qualche altro personaggio!

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