lunedì 28 giugno 2021

I PREFERITI DI GIUGNO 2021

 Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese




Cari lettori,

eccoci arrivati alla fine del mese di giugno!

Dopo un aprile ed un maggio piuttosto intensi, soprattutto dal punto di vista lavorativo ma non solo, giugno mi ha concesso di rallentare un po’ i ritmi e soprattutto di rivedere il mio amato mare, che, dopo l’anno di difficoltà che noi tutti abbiamo vissuto, mi era decisamente mancato.


Oggi, come nostro solito, ricapitoliamo insieme tutto quello che mi è piaciuto nelle ultime settimane, dai libri ai film, dalla musica alla poesia!



Il libro del mese


Come spesso mi è capitato nei mesi più caldi dell’anno, oggi vi consiglio una raccolta di racconti, tascabile e leggibile a poco a poco, da portare sotto l’ombrellone o ovunque voi abbiate intenzione di andare in vacanza.


Si tratta di una delle tante raccolte della Sellerio, Cinquanta in blu, realizzata in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione della Casa Editrice. Autori sono otto giallisti molto amati dai lettori, che hanno scelto di omaggiare, tramite un racconto, un classico della letteratura o della narrativa edito da Sellerio.



Marco Malvaldi ci fa re-incontrare il barrista Massimo Viviani, la sua fidanzata commissario Alice Martelli ed i vecchietti del BarLume, alle prese con l’inspiegabile suicidio di un professore che, nel suo lavoro, coniugava la pratica forense ad una sorta di “matematica del linguaggio”. Le abilità scientifiche del Viviani saranno, come già accaduto in altre opere di Malvaldi, la chiave per risolvere il mistero.


Santo Piazzese ci porta nella sua Palermo con il professor La Marca ed un regalo arrivato da un passato lontano: un libro fatto recapitare dalla figlia di un “contrabbandiere onesto”, che ha sempre voluto esercitare a modo suo quell’insolita professione. La ricerca del mittente e del perché di quell’inaspettato dono sarà una sorta di caccia al tesoro.


Francesco Recami ci presenta un Amedeo Consonni in un tempo diverso rispetto al quale noi lettori lo abbiamo conosciuto: non ancora in pensione, tappezziere nel pieno della sua attività, felicemente sposato con Luigina ed in procinto di spendere (troppo) per il matrimonio della figlia Caterina. Questo racconto è “la storia che non racconterà mai”, uno dei tanti guai in cui notoriamente egli si caccia perché non sa mai farsi gli affari propri e, non appena qualcosa non va, si agita saltando immediatamente alle conclusioni.


Gaetano Savatteri ci fa sognare brevemente con i dintorni di Màkari, ma poi trasporta Saverio Lamanna, il suo fedele assistente Peppe Piccionello e la fidanzata Suleima nel cuore del Salone del Libro di Torino, una fiera che, per molti motivi, è croce e delizia di tutti gli appassionati di lettura. Lì un cold case ed un’accusa di plagio stuzzicheranno la curiosità del giornalista.


Giampaolo Simi scrive una bellissima e dura storia di terrorismo fatta di vecchi regali ritrovati sulle bancarelle dell’usato ed amici ritrovati e nuovamente perduti. Sullo sfondo c’è la scottante questione dei barconi di migranti, considerati “invasori” dagli esponenti dei partiti politici più conservatori.


Gian Mauro Costa ci racconta nuovamente le storie di Angela Mazzola, giovane e determinata poliziotta palermitana. In questo episodio, ella reincontra una sua amica d’infanzia, la cui madre, una donna indigente costretta dalle circostanze a fare la prostituta, era stata uccisa barbaramente quando entrambe erano bambine. Grazie ad una lettura scovata in una biblioteca di periferia, Angela riuscirà a far luce sul vecchio caso.


Fabio Stassi ed il suo biblioterapeuta Vince Corso fanno luce sul grave problema degli “hikikomori”, i giovani ragazzi che si isolano dal mondo, rifiutandosi non solo di studiare o lavorare, ma anche di interagire con chiunque e di avere una normale quotidianità.


Alessandro Robecchi, infine, ci accompagna, insieme all’autore televisivo e detective per caso Carlo Monterossi, nella Milano del mobile e del design, sulle tracce di alcune cartoline che rivelano i segreti di un’importante azienda, dopo che i capi hanno annunciato l’imminente vendita.



Ognuno di questi autori, a modo suo, omaggia un altro scrittore Sellerio, ispirandosi ad un’opera che può fare da esempio, da pretesto, da traccia narrativa o altro ancora. Purtroppo non ho letto nessuno dei romanzi citati, ma alcuni mi interessano e li terrò in considerazione.


Una raccolta ideale da portare a spasso e da leggere a poco a poco!



Il film del mese


Nel mese in cui terminano le scuole e tanti affrontano esami di vario genere, ho pensato di consigliarvi una divertente commedia in tema, dai toni un po’ amari e sarcastici, ma molto interessante sotto svariati punti di vista.


Si tratta di Smetto quando voglio, una pellicola che ha per protagonista Edoardo Leo nella parte di Pietro Zinni, un ricercatore universitario di ambito scientifico che è appena stato lasciato a casa a causa dei tagli che sono stati fatti dopo la crisi del 2008. Pietro non ha il coraggio di confessare la verità alla compagna Giulia, la quale desidera da tanto allargare la famiglia. Potrebbe guadagnare almeno qualche soldo con le ripetizioni, ma i ragazzi a cui dà lezione, degli sfaticati figli di papà che girano con macchinoni e passano le serate in discoteca, non gli danno nemmeno un centesimo. Proprio grazie a questi suoi allievi svogliati, però, Pietro concepisce una folle idea: provare ad utilizzare le sue competenze di scienziato per creare una nuova sostanza stupefacente, che però sia perfettamente legale.


Egli, non senza fatica, rimette insieme la sua vecchia compagnia di amici ricercatori: tra archeologi che si sono reinventati manovali, chimici che fanno i camerieri nel ristorante cinese, latinisti che passano le nottate alle dipendenze di un benzinaio ed antropologi che devono nascondere di essere laureati per farsi assumere da un meccanico, il panorama è piuttosto desolante. Tutti i suoi vecchi compagni d’avventura, sconfitti dai tagli all’Istruzione e pieni di sfiducia dopo aver ricevuto una porta in faccia come ricompensa per i loro studi, sulle prime sembrano persino essersi rassegnati a svolgere i mestieri di ripiego che hanno trovato, ma, allettati dall’idea di rimettersi a lavorare su quello che davvero amano, seppur in modo truffaldino, finiscono per accettare la proposta.


La pasticca “legale” viene ben presto creata e vende moltissimo… ma il successo non tarda a rivelare ai protagonisti l’altro lato della medaglia. I soldi ottenuti non sono giustificabili in famiglia, la ricchezza e la “bella vita” sono tentazioni troppo forti per chi ha sempre vissuto di precarietà e soprattutto c’è un criminale sulle loro tracce, detto “Il murena”, un boss della droga disposto a qualunque cosa pur di riprendere il monopolio.



Smetto quando voglio è la prima pellicola di una trilogia (i successivi si intitolano Masterclass e Ad honorem) che racconta in modo dissacrante ed un po’ crudele la triste realtà di tante menti brillanti del nostro paese, che nel mondo dell’Università (rimasto un po’ una gabbia dorata nonostante tutte le difficoltà e l’impegno dello studio) hanno collezionato lodi dai professori, ultimato dottorati, portato a termine dei master… e, una volta costretti ad uscire dal loro ambiente ed a rimettersi in gioco nel mondo del lavoro, si rendono conto che i loro studi brillanti nella migliore delle ipotesi lasciano indifferenti i più, nella peggiore sono considerati persino un demerito, perché, si sa, più sei qualificato e più devi essere pagato, e più hai studiato e meno sei disposto ad accettare passivamente le decisioni dall’alto del tuo capo.


Il loro desiderio di ritornare ad occuparsi delle amate materie che hanno dovuto abbandonare è molto comprensibile, è qualcosa che tutti noi giovani messi alla prova dal mondo del lavoro abbiamo sentito nel cuore almeno una volta. Il film prova a spingere fino all’assurdo questa sensazione, chiedendo allo spettatore: e se, spinti dalla disperazione e/o dalla frustrazione, si arrivasse ad una scelta così estrema? Se il desiderio di prendersi una rivincita su chi disprezza il lavoro intellettuale e lo studio portasse persino a scavalcare la legge? Vedere per credere...



La musica del mese


Il mese di giugno è stato caratterizzato dal “Summer Countdown”, il conto alla rovescia per l’arrivo dell’estate. Così, proprio come avevamo fatto in marzo per l’inizio della primavera, ho pensato a delle canzoni che possano far pensare all’arrivo della bella stagione.


Per quanto riguarda la musica classica, l’Estate di Vivaldi è sempre un’ottima idea! La trovate a questo link.



Tra le musiche che abbiamo utilizzato nei vari saggi di danza, nel 2018, in occasione del 40esimo anno della scuola, abbiamo concluso lo spettacolo con la Suite de L’Arlesiana, un brano che, secondo me, porta proprio la felicità… nel nostro caso, la soddisfazione di aver concluso un saggio particolarmente impegnativo e di avere davanti a noi tutta l’estate! Qui trovate la musica.



Non potevo non concludere questa carrellata con il mio adorato Filippo, in arte Nek, e la sua ultima canzone, Un’estate normale, che trovate a questo link:


C’è un cielo azzurro e un asfalto rovente

c’è bisogno di te e di un mare di gente

c’è una spiaggia ora deserta

che si riempirà tra poco

e ogni cosa all’improvviso

ricomincerà di nuovo

c’è un incendio nel cuore e nessuno lo spegne

e qualcuno di sopra ascolta musica sempre

c’è un pallone che vola e un bambino che grida

ma anche questa volta non è ancora finita


E lo sai che c’è tutta la vita davanti stanotte

e il futuro dipende da dove lo guardi a volte

voglio ancora cantare e guardarti ballare

niente di eccezionale, voglio un’estate normale...



La poesia del mese


Per il mese di giugno ho scelto un componimento di Gesualdo Bufalino dal titolo A chi lo sa, che coniuga atmosfere estive e romanticismo:


S’io sapessi cantare

come il sole di giugno nel ventre della spiga,

l’obliquo invincibile sole;

s’io sapessi gridare

gridare gridare gridare come il mare

quando s’impenna nel ludibrio d’aquilone;

s’io sapessi, s’io potessi

usurpare il linguaggio della pioggia

che insegna all’erba crudeli dolcezze…

oh allora ogni mattino,

e non con questa roca voce d’uomo,

vorrei dirti che t’amo

e sui muri del mio cieco cammino

scrivere la letizia del tuo nome,

le tre sillabe sante e misteriose,

il mio sigillo di nuova speranza,

il mio pane, il mio vino,

il mio viatico buono.



Le foto del mese


Serietà, sobrietà e… lacrime esaurite! L’8 giugno è stato l’ultimo giorno di un anno di scuola che per tanti versi è stato davvero speciale. E così… benvenuta estate!




Venerdì 18, dopo quasi 10 mesi in cui, per mille motivi legati soprattutto al Covid ma non solo, ero sempre rimasta a casa, sono riuscita a partire… ed a rivedere la mia casetta ed il “mio mare” della Riviera ligure! Ci sono stati giorni di mare mosso, ma è stato lo stesso un vero piacere. Ammetto che al pensiero di poter finalmente tornare mi sono quasi commossa.




Ho rivisto la passeggiata Europa, tra Varazze e Cogoleto, in un pomeriggio un po’ nuvoloso… ma la gioia di essere tornata era lo stesso grandissima!




Ecco il mio giugno in breve!

Come avrete notato, è stato davvero ricco di emozioni… da tanti punti di vista. Ora che ho smaltito un po’ di stanchezza riesco a rendermi conto con maggiore lucidità di che razza di annata difficile abbiamo dovuto affrontare tutti quanti, compreso chi, come me, è stato decisamente fortunato. Speriamo davvero che l’estate appena iniziata porti sollievo e buone notizie a tutti quanti.

Fatemi sapere com’è andato il vostro giugno e che cosa avete di nuovo da raccontarmi. Grazie per la lettura, ci risentiamo in luglio :-)


giovedì 24 giugno 2021

LA RESTAURATRICE

 Storytelling Chronicles: giugno 2021




Cari lettori,

benvenuti all’appuntamento di giugno con la rubrica di scrittura creativa “Storytelling Chronicles”!


Archiviato il Summer Countdown, ci buttiamo a capofitto nella stagione più calda con un nuovo racconto e, per essere più precisi, con una nuova challenge che Lara, la nostra amministratrice, ci ha proposto.


Noi partecipanti al gruppo di scrittura abbiamo scelto tra tre tematiche: i libri, il lavoro, la mamma. Hanno vinto i nostri amati libri, ma gli altri due elementi ci sono stati comunque richiesti, anche se in una posizione subalterna.


Nel mio caso, quel che n’è uscito è… un vero esperimento! Non ho mai scritto una storia con una simile ambientazione spazio – temporale. Sono tornata nella mia Milano, come già fatto a maggio, ma… ci saranno molte sorprese!


Da un certo punto di vista, tengo molto a questo racconto, che ho intitolato “La restauratrice”, ed avevo un intento ben preciso mentre lo scrivevo. Spero che l’impresa sia riuscita! Buona lettura :-)



LA RESTAURATRICE


Avrò chiuso la macchina?”

Sempre la stessa storia. Anche se so che poi ogni volta che controllo le portiere dell’auto sono sbarrate, non posso fare a meno di tornare indietro e dare un’occhiatina. Mio fratello mi direbbe: “Ma chi te lo ruba, questo catorcio?”, ma la mia macchina ha solo quindici anni e sì, a dispetto delle apparenze, voglio tenermela ancora per molto, molto tempo.


Come volevasi dimostrare, il mio bolide è proprio dove dovrebbe essere, a venti centimetri dal suolo, nella sua capsula isolante che lo protegge dal traffico del centro e dai possibili tamponamenti. Dicono che fino a un secolo fa, quando consumavamo l’asfalto passandoci sopra con degli antiquati mezzi di trasporto, Milano in estate fosse insopportabilmente calda. Non che adesso sia meglio, ma almeno ora sotto l’asfalto c’è il riscaldamento a pavimento ed è caldo nei mesi freddi e fresco in quelli torridi. Una vera manna dal cielo, soprattutto se le tue ferie sono lontane e devi lavorare in centro città ancora per qualche calda settimana prima di poterti riposare.


Il cielo sopra alla Chiesa di Sant’Ambrogio è azzurro e magnifico, ed il complesso, anche se ha più di duemila anni, è in splendida forma dopo l’ultimo restauro. Se ne sono occupati alcuni miei colleghi e so che hanno fatto un ottimo lavoro. Anche io, Dafne, sono una restauratrice, e mi piacciono le opere d’arte di Milano, ma preferisco occuparmi di altro.


* * *


Incamminandomi sulle piastrelle immacolate che dividono il complesso di Sant’Ambrogio dall’Università dove lavoro, ancora una volta penso a quanto sono fortunata a poter svolgere liberamente la mia professione. Quando ero una semplice studentessa, seguendo il corso di Storia Moderna, mi ero davvero stupita nello scoprire che l’Italia avesse dovuto compiere un cammino di secoli prima di stilare un opportuno programma di restauro e di conservazione dei suoi beni. 

Fino a circa cinquecento anni fa, il patrimonio artistico italiano non era sempre tenuto in grande considerazione. Tanti luoghi che avrebbero potuto essere una vera miniera per il turismo venivano trascurati e talvolta finivano per crollare da soli, sfiniti dall’usura del tempo; sembravano non esserci fondi quasi per nulla e persino i libri antichi, il mio vero pallino, marcivano all’interno di biblioteche che necessitavano urgenti lavori di rifacimento. 

Non tutto era perduto: anche allora, nei primi anni del XXI secolo, erano in tanti i “combattenti della cultura”, come piace chiamarli a me, che non si arrendevano e cercavano di preservare i nostri beni, anche a costo di lavorare per pochi euro o di fare volontariato. È stato un cammino lungo e complesso, ma da qualche decennio le cose sono cambiate, e ci sono moltissimi restauratori come me. 

Il pensiero della bellezza del mio mestiere, e delle insicurezze con le quali lo sto vivendo in questo ultimo periodo, mi fa saltare il cuore nel petto. Ultimamente ho una continua inquietudine, come se una mano invisibile mi premesse sullo sterno, e solo la laboriosa quiete della mia quotidianità riesce a permettermi di fare ampi respiri e di concentrarmi sul presente.


L’Università Cattolica è ancor più rassicurante della Chiesa di Sant’Ambrogio, con la sua facciata di Largo Gemelli ancora coperta di marmi bianchi. Nelle serene mattine d’estate come questa, mi regala un tuffo al cuore vedere le prime luci che danzano sulla superficie avorio: ogni volta che entro, mi sembra di fuggire da questo mio amatissimo ma caotico 2521, e di viaggiare nel tempo a ritroso. I grandi alberi al centro dei chiostri, il colonnato, la freschezza naturale nelle aule vecchie di secoli… sono quasi maestose in confronto ai mega proiettori che stampano sui muri i prossimi appuntamenti accademici, ai droni che trasportano in efficiente silenzio borse e pc negli uffici dei professori, alle panchine fluo sospese da terra nei colori delle Facoltà-  il bianco di Lettere e Filosofia è davvero accecante nella luce del mattino - , al milione di dispositivi che gli studenti in sessione estiva hanno sparso sui muri dei chiostri già a quest’ora.


Solitamente mi divido tra tre laboratori, ma oggi sono nel mio preferito: il seminterrato con le antiche rovine romane, storica sede delle lezioni degli umanisti in erba. Ogni volta che mi siedo alla scrivania provo ad immaginare il vetro che divideva gli antichi resti dalla classe – ora è tutto al sicuro in una solida bolla di aria pressurizzata – ed un'aula organizzata in vecchio stile con sedie di usurato tessuto rosso e una solida cattedra in legno massello. La modernità delle nostre attrezzature contrasta moltissimo con l’ambiente.


* * *


Il mio compito è semplice ma importantissimo: salvare i libri cartacei. Da più di un secolo, ormai, tutto è in ebook. I vantaggi sono tanti ed io sono la prima a farne uso: in un solo dispositivo, ormai, possiamo accumulare miliardi di titoli; grazie alla torcia sul retro dei nostri e-reader possiamo proiettare sul muro le immagini animate in allegato ad ogni romanzo ed osservarle come un film, in modo da rendere ancora più emozionante la nostra lettura; possiamo portare i nostri libri preferiti anche in astronave o per i viaggi interplanetari (un libro di carta peserebbe troppo e non si può eccedere nemmeno di un grammo quando si sta preparando la valigia).

Però… c’è un però. La carta, per noi amanti del passato e delle letture classiche, è ancora un mezzo molto valido: riposa la vista, ha un profumo di antico che a noi cultori piace tanto e soprattutto permette di immaginarci personaggi e luoghi proprio nel modo che vogliamo.


Per questo motivo nelle Università, nei centri di restauro e in altri luoghi della Milano della Cultura io e tanti altri lavoriamo ogni giorno per arricchire le nostre biblioteche cartacee. In tutti i Comuni il prestito on-line è una realtà consolidata, ma ci stupisce, ogni giorno, vedere come ancora tante persone arrivino ancora a consultare la carta, anche solo per guardarla, perdersi tra le pagine e tornare a casa con le tasche piene di sogni.



In questo periodo ho iniziato una collaborazione con il Dipartimento di Letteratura Inglese. Mi hanno chiesto di restaurare le edizioni storiche di Lucinda Riley, un’autrice che da decenni è oggetto di studi in Facoltà. Le sue storie hanno avuto un grandissimo successo più di cinquecento anni fa e dopo pochi decenni dalla sua morte sono state incluse nel novero dei classici del rosa.


Indosso i miei occhiali catarifrangenti ed accendo la pennetta laser per ricostruire i caratteri neri del testo. Anche io, come la maggior parte dei miei colleghi, mentre lavoro accuratamente lettera per lettera, talvolta non mi rendo conto di stare operando su un testo complesso, che meriterebbe almeno una scorsa veloce. A volte, però, resto così affascinata dalle parole che ci sono sulla carta stampata che mi perdo nella lettura e rischio quasi di distrarmi.


Quando, qualche settimana fa, mi hanno proposto di iniziare a ricostruire le opere di Lucinda, narratrice famosissima all’inizio del XXI secolo e morta prematuramente per un cancro al seno – malattia che al tempo non era sempre curabile fino alla remissione e faceva molte vittime tra la popolazione femminile – esattamente 500 anni fa, ho cercato più informazioni possibili sulla saga de Le sette sorelle, che tanti colleghi e professori sembrano adorare.


So che si tratta della storia delle sei sorelle D’Aplièse, alla ricerca delle loro origini dopo che il padre adottivo, un magnate svizzero, è morto in circostanze piuttosto misteriose. So anche che è una vera e propria celebrazione della bellezza della Terra: in sette volumi dalle dimensioni considerevoli ci sono pagine dedicate al Brasile ed alla bellezza della Foresta Amazzonica, prima ancora del rimboschimento artificiale di duecento anni fa; alle meraviglie dell’Andalusia ed al flamenco, un ballo antichissimo che non smette di destare stupore nemmeno ai nostri giorni; all’incantevole gelo nivale dei fiordi norvegesi, oggi non più così frequente per via del continuo riscaldamento globale; ai deserti nel cuore dell’Australia, che ora sono molto più popolati di un tempo, ma conservano intatto il loro fascino.


Certo, ai tempi di Lucinda era possibile viaggiare solo sulla Terra… non su altri pianeti. Pianeti sui quali lasciarsi trasportare dalla fantasia, dall’ottimismo, dai progetti per il futuro… eh no, dannazione. Il lavoro dovrebbe distrarmi, non farmi rigirare il coltello nella piaga. Proprio non ce la faccio a pensare a quel weekend sulla Luna che mi era sembrato così speciale. Non riesco a non correre nuovamente con la mente al momento in cui tutto è cambiato nella mia vita.


* * *


Il bianco accecante dei servizi, dopo la penombra della stanza in seminterrato, ferisce i miei occhi. Non posso credere di essere di nuovo accasciata a terra a piangere tutte le mie lacrime… credo che sia la ventesima volta questa settimana. Ormai qualsiasi ricordo che susciti anche solo una vaga emozione in me si è tramutato in una fonte di disperazione profonda.


Perché mi sento così?” mormoro a bassa voce, incapace di trattenere dentro di me l’onda emotiva che mi sta travolgendo. Ci sono momenti in cui mi maledirei per la scelta che ho compiuto, anche se quando l’ho fatta, per quanto sconvolta e stupefatta, ero felice. Nonostante tutto, se mi fermo a riflettere razionalmente, sono ancora convinta della bontà della mia decisione… ma un conto è fare un saggio bilancio di una decisione presa, un conto è affrontarne le conseguenze ogni singolo giorno.



Faccio fatica ad ammetterlo persino a me stessa, ma il lavoro sui romanzi dedicati alle sorelle D’Aplièse, invece che aiutarmi a non pensare ai miei attuali problemi, mi sta scavando dentro. Dovendo restaurare carta e testo di una celeberrima serie di romance, mi aspettavo un trionfo di tutte le forme d’amore, e così è: tra passato lontano e XXI secolo, tra affetto filiale e nuove amicizie, tra relazioni clandestine, colpi di fulmine e famiglie allargate, c’è solo l’imbarazzo della scelta.


Era qualcos’altro che non mi aspettavo di trovare in maniera così massiccia. Per l’ennesima volta quella mattina, mi tocco la pancia. È ancora liscia come l’ho sempre avuta, ma un indurimento nel basso ventre mi ricorda che non sarà così ancora per molto. Sento le lacrime che premono per uscire nuovamente, la paura che mi scende nelle gambe, la realtà circostante che mi gira intorno.


Posare continuamente gli occhi su pagine che raccontano la maternità in tutte le possibili varianti (inaspettata, adottiva, post divorzio, talvolta voluta e talvolta in situazioni di gravissima difficoltà) mi ferisce e mi guarisce allo stesso tempo.


* * *


Sono di nuovo alla mia postazione di lavoro, con in mano un rilegatore automatico per riattaccare le pagine.


Il momento di crisi è passato: le azioni meticolose ma meccaniche del mio lavoro quotidiano contribuiscono a non farmi perdere la calma del tutto. Tra qualche mese, però, dovrò rinunciare persino a quelle… almeno per un po’.



Io e il mio compagno abbiamo desiderato tanto questo figlio. Ne abbiamo parlato per la prima volta qualche mese fa, durante quel romantico weekend sulla Luna che non ho più potuto dimenticare. In quel momento eravamo sereni e ci sentivamo pronti per questo importante passo: non avevamo però considerato che non era sufficiente prendere una decisione con saggezza e ponderazione.


Quando, poche settimane dopo, Sarah, la robot che ci fa da governante, ha misurato i miei parametri vitali come ogni mattina ed ha rilevato una concentrazione di Beta hCG troppo elevata per essere confusa con qualcos’altro, sono stata pazzamente felice solo i primi minuti. Poi qualcosa s’è insinuato dentro di me… qualcosa di molto simile ad un gelido e paralizzante dubbio.



All’improvviso mi sono sentita come se non fossi più all’altezza di un simile compito. Ho sempre pensato che la maternità, persino ora, nel XXVI secolo, sia vista in modo troppo “bianco o nero”: o sei una strega che detesta i bambini, oppure, se non ti dispiace passare anche solo un po’ di tempo con loro, allora la strada è tutta in discesa, non ti dovrai preoccupare di niente perché prima o poi l’istinto materno arriverà, e sarai una madre straordinaria.


Nessuno sembra tenere in conto le molteplici sfumature di grigio che assillano la quotidianità ed i pensieri di una donna quando si parla di diventare madri. Lavorare a scuola, essere zie, fare le babysitter… sono tutte esperienze valide e importanti, ma non significano essere davvero pronte per gestire un piccolo essere umano ed averne la responsabilità 24 ore al giorno.


Questi sono i pensieri che hanno trasformato la mia mente in un campo di battaglia nelle ultime settimane, mentre mi osservo la pancia diventare sempre più dura e un po’ rotonda, quando le nausee mattutine mi fanno arrivare al lavoro debole e distratta, ogni volta che provo ad accostarmi ad uno dei mille manuali di self help per neo mamme che consigliano in questi casi e già alla seconda pagina i miei dubbi si sono moltiplicati.



Ma Lucinda è riuscita a capirmi. Ognuna delle sorelle D’Aplièse, così come le mitiche antenate le cui storie meravigliose sono riportate alla luce, è diventata mamma di qualcuno - con le modalità più svariate - o di qualcosa - perché sì, si può essere madri anche di un progetto o di un’idea. E tutte hanno avuto paura, hanno cambiato idea molteplici volte, sono state sul punto di mollare tutto.



Alzo gli occhi dal romanzo che sto restaurando, La sorella perduta. È l’ultimo romanzo che Lucinda Riley ha pubblicato in vita, un mese esatto prima della sua morte. Non so se in questo volume ci saranno tutte le risposte che le lettrici della saga aspettavano con impazienza cinque secoli fa. So per certo, però, che l’autrice ha tutte le carte in regola per essere considerata tra gli storici maestri della narrativa europea. Probabilmente tra altri cinquecento anni ci sarà una donna impaurita e confusa come me che avrà nuovamente bisogno di lei.



FINE


Racconto scritto in memoria di Lucinda Riley

16 febbraio 1966 – 11 giugno 2021




...eccoci arrivati alla fine!

Questo è il mio primo racconto che appartiene, in qualche modo, al genere “fantascienza”, anche se, come vedete, ho raccontato un futuro non troppo diverso dal nostro e concentrandomi solo su certi aspetti. Mi piaceva l’idea di fare un salto in avanti di qualche secolo e di immaginare un mondo migliore del nostro, un universo nel quale la cultura italiana ed i beni artistici sono stati finalmente valorizzati come meritano, le parti sofferenti del mondo sono state rimesse in sesto, gli altri pianeti del sistema Solare sono visitabili, tutto si è informatizzato ma la carta conserva il suo valore. Sogno? Ottimismo eccessivo? Lasciamo ai posteri l’ardua sentenza…


Questa storia vuole essere anche un omaggio postumo alla “regina del rosa” Lucinda Riley, che con la sua morte prematura ed inaspettata ha spezzato il cuore di moltissimi lettori, me compresa. Ovviamente il racconto è a metà strada tra il ricordo e la fan-fiction e non ha alcuno scopo di lucro.


Vi ringrazio moltissimo per la lettura e vi invito, come sempre, sia a farmi sapere che cosa ne pensate della storia, sia a leggere gli altri racconti del mese per la rubrica “Storytelling Chronicles”… per scoprire altre declinazioni della triade libri – lavoro – mamma.

Grazie ancora per il vostro sostegno e al prossimo post :-)

lunedì 21 giugno 2021

LETTURE D'ESTATE BOOKTAG

 Summer Countdown #6


...è arrivato il Solstizio d’Estate!



Cari lettori,

eccoci finalmente arrivati al Solstizio d’Estate! Il nostro Summer Countdown è ufficialmente finito, ed oggi inizia la stagione più calda. Come già fatto in occasione dell’arrivo dell’autunno, dell’inverno e della primavera, oggi vi propongo un Booktag inventato da me, dal titolo “Letture d’estate”. 

Oggi ci divertiremo ad abbinare un romanzo ad ogni simbolo dell’estate. Spero che le mie scelte vi piacciano!



GIUGNO


Un romanzo che ti aiuta ad avvertire il passaggio tra primavera ed estate



Scelgo A bocce ferme di Marco Malvaldi, uno dei capitoli più recenti della serie che ha per protagonisti Massimo Viviani, barista nella ridente Pineta, ed i quattro vecchietti del BarLume. Dai romanzi è stata tratta anche una serie tv che riguardo con molto piacere pure in replica, sia perché è divertente che perché mi piace molto la tipica atmosfera estiva che trasmette.


Quante volte, negli ultimi mesi, ho pensato: “Se supero indenne questi mesi di lavoro, restrizioni e pandemia, dovrei proprio concedermi l’estate dei vecchietti del BarLume!” Non so se definirmi proprio indenne, ma di sicuro sono pronta per un po’ di “pensionamento” in riva al mare!


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SOLE


Un romanzo che è come un raggio che ti scalda


Non ditelo allo scrittore di Alice Basso è il terzo capitolo delle disavventure di Silvana Sarca, detta Vani, una ghostwriter dagli abiti neri, dal carattere sarcastico e spigoloso e dall’intelligenza fuori dal comune.


In questo romanzo conosciamo più profondamente la nostra protagonista, comprendendo perché ella sia stata costretta dalla vita a fare della misantropia e del cinismo la sua bandiera. Ci sono tante, utili, interessanti riflessioni su come chi ha interessi culturali sia considerato in qualche modo “diverso”, sulla fragilità di alcuni uomini che si mettono in competizione con le donne intelligenti e alla fine preferiscono lasciarle, sul mondo della scuola che è ancora in tanti modi un faro di speranza, sul fatto che l’abuso del concetto di “relazione d’amore giusta/normale” abbia condizionato le scelte di tante persone. C’è tanto sui cui ragionare… ed anche qualcosa che finisce per consolarti.


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MARE


Un romanzo che contiene riflessioni profonde



Un infinito numero di Sebastiano Vassalli è un romanzo storico che racconta lo straordinario viaggio del poeta latino Virgilio e del suo amico Mecenate, fondatore di uno dei più importanti circoli classici dell’antichità.


La storia è narrata dal servo greco di Virgilio, un uomo pratico che lo ha sempre assistito come scrivano, e si concentra soprattutto sull’arrivo dei letterati in terra d’Etruria, o meglio, in quel che ne resta, dal momento che l’antico popolo etrusco sta per essere spazzato via definitivamente dalla potenza romana.


Qual è la vera origine del popolo Etrusco, e perché, nonostante tutto, la loro storia è così legata a quella romana? Quali sono le storie che hanno dato origine alla creazione dell’Eneide? E perché Ottaviano Augusto desidera con tanta impellenza un poema che celebri la grandezza di Roma, mentre gli Etruschi odiano la scrittura e la considerano simbolo di morte?


Queste ed altre sono le domande a cui il romanzo dà risposte profonde e sorprendenti. Ad oggi, una delle più belle letture di quest’anno. Non vi pentirete di questa scelta!



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FERRAGOSTO


Un romanzo ricco di momenti allegri e festaioli



Il vestito fortunato di Aimée Brown è un chick-lit spassoso, ambientato prima e durante una cerimonia. La protagonista Emi Harrison, infatti, sta per partecipare, con grande emozione, al matrimonio del suo fratello gemello.


C’è solo un problema: lo sposo sta per convolare a nozze con la sorella di Jack, il suo ex storico, che prima le aveva chiesto di sposarlo e poi era fuggito con Greta, una vera strega delle favole.


Emi si presenterà al matrimonio sola, mentre Jack sarà con Greta, ed è molto in crisi per questo. I giorni pre e post cerimonia saranno una vera avventura per lei, ma, grazie all’aiuto degli amici Lily e Josh e del simpatico Liam, ella riuscirà a superare tutte le sfortune che le capiteranno.


Un romanzo leggero e d’intrattenimento… perfetto per Ferragosto!


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PARMIGIANA DI MELANZANE


Un romanzo un po’ pesante ma, alla fine, gustoso


Salutiamo, amico di Gianfrancesco Turano è stata una delle mie letture preferite d’inizio anno. È un romanzo storico-epistolare ambientato a Reggio Calabria nell’estate del 1970, quella dei “Moti”, una pagina piuttosto trascurata della storia contemporanea.


Un romanzo lungo, complesso, ricco di informazioni e riferimenti da cercare per avere un quadro più completo, e per giunta molto articolato dal punto di vista della forma, perché alcune pagine sono un vero e proprio pastiche linguistico. Però, credetemi… ne vale davvero, davvero la pena.


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GIRASOLE


Un romanzo con un/a protagonista un po’ “divo/a”


Solo due parole: avvocato Malinconico! Chi se non lui?


Il protagonista dei romanzi di Diego De Silva, che sarebbe troppo riduttivo definire “gialli”, è un vero divo: re del dramma e dell’elucubrazione fine a se stessa, finisce in situazioni indesiderate e ne esce con inaspettati colpi di teatro, va dallo psicanalista e non accetta il ruolo di paziente (anzi, tenta di terapizzare il dottore), con il corpo è fermo alla scrivania ma con la mente sta girando il mondo a mille chilometri all’ora, si fascia la testa prima ancora di essersela non dico rotta, ma anche solo graffiata, e si destreggia con relativa disinvoltura in una situazione sentimentale e/o familiare complicata.


Con queste premesse, potete ben immaginare che i romanzi che lo vedono protagonista siano un’esplosione di ironia e di colpi di scena!


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GELATO


Un romanzo fatto di dolcezza!



Dieci e lode di Sveva Casati Modignani è un romance incentrato sul mondo della scuola e dell’editoria.

I due protagonisti sono Lorenzo, insegnante in un Istituto professionale che tratta molti casi difficili, e Fiamma, titolare di una Casa Editrice.

Sono due quarantenni divorziati, un po’ delusi dall’amore, ma pieni di gioia di vivere ed entusiasmo per la loro professione, e circondati da affetti sinceri.


Così, in contrasto con tanti loro coetanei che si sentono ingabbiati nella routine della vita adulta ma finiscono per non cogliere mai un’occasione per cambiare, essi affrontano con coraggio le nuove sfide che la vita offre loro: Lorenzo, che non si sentiva realizzato in un Liceo prestigioso, spende tutte le sue energie per i suoi studenti in difficoltà; Fiamma, che ha perso il socio ed amico del cuore Alberto, rinnova con energia la sua Casa Editrice.


Il loro amore nasce quietamente, senza particolare romanticismo, ma è sincero e pieno di tenerezza. Ho trovato che la loro relazione sia stata raccontata in termini davvero contemporanei: soprattutto se paragonata a giovanissime autrici romance che sembrano promettere modernità e poi ricadono in cliché anni ‘60, Sveva continua a raccontare storie al passo con i tempi ed a non deludere, anzi!


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MELONE


Un romanzo fresco ed innovativo


Exit di Alicia Giménez-Bartlett è una storia surreale, il racconto di un’estate trascorsa in una villa in campagna che sembra essere al di fuori del tempo e dello spazio.


In questo contesto quasi vacanziero, due medici ed una premurosa infermiera accolgono alcuni stravaganti ospiti, proponendo loro svaghi, passeggiate, cene di lusso, feste danzanti. Ma Exit non è un luogo di vacanza: è il posto dove, prima della fine della stagione, le persone ospitate praticheranno l’eutanasia, per libera scelta.


Questo romanzo è sicuramente divisivo, soprattutto per il tema proposto (considerando pure che gli ospiti della villa non sono né anziani né malati terminali), ma anche per lo stile di narrazione, che è stato paragonato ai film di Bunuel e degli altri surrealisti. Però è una lettura davvero nuova, originale, che tiene altissima l’attenzione. Per me, romanzo consigliato!


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SERATE SOTTO LE STELLE


Un romanzo che incarna la tua idea di romanticismo


Vi ho già parlato più volte, su questi schermi, della serie de “Le sette sorelle” di Lucinda Riley, ed appena avrò concluso la lettura de La sorella perduta (e ci avrò meditato un po’ su…) vi farò sapere nel dettaglio che cosa ne penso.


Lucinda Riley, nell’introduzione al primo romanzo, ha scritto che sicuramente, tra le sorelle D’Aplièse, ognuno di noi sceglierà una sorella con cui sente una particolare affinità e ne riterrà un’altra, invece, piuttosto distante da lei.


Dopo 6 letture su 7, posso concludere che Asterope, detta Star, la protagonista de La ragazza nell’ombra, è la sorella che capisco di più. Laureata in Lettere come me, Star è una ragazza che non si identifica nelle ambizioni di carriera “ad ogni costo” che spesso questo mondo sembra imporci, ma è felice del suo impiego come libraia a Londra, e nel tempo libero ama progettare il suo futuro romanzo, cucinare, occuparsi delle piante e stare in famiglia.


Star non è una persona estroversa e dai grandi slanci, ma, passo dopo passo, riesce a trovare un’inaspettata connessione con un uomo riservato e dal carattere spigoloso, con il quale, all’inizio, credeva che ci fosse antipatia. Ci sono pagine in bilico tra il buffo, l’imbarazzato ed il romantico che mi hanno davvero scaldato il cuore!


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VACANZA


Un romanzo che è nella tua wishlist di quest’estate



Ultimamente sono tornata da Alessandro Robecchi e dal suo Carlo Monterossi, autore televisivo in perenne crisi con se stesso ed il suo lavoro. Ho recuperato il primo romanzo della serie, Questa non è una canzone d’amore, e spero di potervene parlare presto. Ho preso Flora, l’uscita più recente, e l'ho messo in valigia!




Ecco i miei personalissimi consigli di lettura per l’estate!

Che ne pensate? Avreste scelto questi romanzi per gli abbinamenti oppure ne avreste preferiti altri? Conoscete questi autori? C’è qualcosa che vi ha particolarmente colpito o incuriosito? Come al solito, sentitevi liberi di replicare questo TAG sui vostri blog, o di darmi una vostra breve versione nei commenti.

Fatemi sapere anche che ve ne pare di questo nostro primo “Summer Countdown” e se avete qualche suggerimento da darmi per il futuro.

Io sono finalmente riuscita a raggiungere la casetta al mare di famiglia per qualche giorno, quindi vi saluto dalla spiaggia, ma… il blog va avanti ancora per un po’, prima della solita pausa di agosto!

Quindi grazie per la lettura e al prossimo post :-)