lunedì 30 ottobre 2023

I PREFERITI DI OTTOBRE 2023

 Tutto quello che mi è piaciuto questo mese




Cari lettori,

ottobre è agli sgoccioli: domani è già Halloween!

Sembra banale dirlo, ma la vita non va mai come ti aspetti e non tutto, in questo autunno, sta andando come immaginavo. Ho avuto anche delle sorprese grandi e belle, ma sembra sempre che questa stagione, per me, chiami il cambiamento. In momenti in cui la delusione fa a pugni con l’incertezza, però, si tende a rivalutare sia ciò che è davvero importante nella vita e si tende a dare per scontato, sia le piccole cose di ogni giorno, come, appunto, poter scrivere per il proprio angolino felice. 


Per questo motivo oggi, come al solito, riepiloghiamo insieme i miei preferiti del mese, dai libri ai film, dalla musica alla poesia alle foto del periodo!



Il libro del mese


Questo autunno, dopo averci pensato per un po’ di mesi ed aver lasciato perdere sia in primavera – per i troppi impegni – che in estate – per il tanto tempo all’aria aperta che mi spingeva a preferire letture più tascabili-, mi sono finalmente decisa a prendere in mano la prima trilogia di Carmen Korn, e sono partita proprio da Figlie di una nuova era.


Il romanzo inizia nel 1919, ad Amburgo, poco dopo la conclusione della Grande Guerra. La Germania, ancora guidata dal Kaiser, che continua a godere di largo consenso tra le generazioni più anziane, ha subito gravi perdite ed è stata fortemente punita dagli Stati vincitori.


Tra le vittime della guerra c’è il padre di Henny, una ragazza ventenne che ora è costretta a vivere sola con la madre Else, una donna dal carattere piuttosto scorbutico e difficile. Fortunatamente ella sta per iniziare il tirocinio come ostetrica insieme a Käthe, la sua migliore amica di sempre.


Oltre ad Henny e Käthe, altre due ragazze sono destinate a diventare le protagoniste di questa storia. La prima è Ida, appartenente ad una classe sociale alta e quasi annoiata dalla troppa ricchezza. Quel che non sa è che suo padre, molto bravo a fingere, ha contratto fin troppi debiti, e presto ella sarà spinta a contrarre un matrimonio combinato. La seconda è Lina, sopravvissuta miracolosamente alla guerra insieme al fratello Lud, di cui si sente responsabile come se fosse una madre.



Le quattro ragazze sono molto diverse tra di loro e rivestono un ruolo ben preciso all’interno del gruppo. Henny è il collante del quartetto che pian piano si formerà, quella dal carattere più buono e dall’innato romanticismo. In ospedale nasce un affetto importante tra lei e Theo Ünger, uno dei più giovani e promettenti ginecologi, ma la differenza di classe sociale ed alcuni equivoci li allontanano. Ella finisce così per innamorarsi di Lud, il paziente e generoso fratello di Lina.


Käthe, da sempre fidanzata con il poeta-tipografo Rudi (che sposerà tardi, nonostante le insistenze di lui), condivide con lui non solo l’amore, ma anche la passione politica. È la più impegnata delle quattro e milita con entusiasmo nel partito comunista, purtroppo ignara dei rischi che correranno gli oppositori politici del nazismo.


Ida è la ragazza con cui è forse più difficile empatizzare, perché è l’unica delle quattro che si ostina a non vedere le difficoltà del mondo al di fuori della sua casa-palazzo. Anche lei, però, avrà una durissima chiamata alla realtà: costretta dalla famiglia a sposare un banchiere, si innamorerà di un uomo povero e di origini orientali ed intreccerà con lui una relazione clandestina.


Lina, infine, ha in comune con la cognata Henny l’altruismo e l’intelligenza emotiva. Diventata ben presto insegnante, ella prova ad iniziare una relazione con Kurt, il capo di Theo, ma qualcosa non la fa sentire a suo agio. Un giorno conosce l’artista Louise e finalmente comprende il perché: è amore a prima vista, e, nonostante tutte le cattiverie che gli altri possano dire a proposito di una convivenza tra donne, è destinato a durare.



Figlie di una nuova era è un romanzo corale: intorno alle quattro protagoniste ci sono tutti gli altri personaggi, alcuni dei quali hanno delle storyline piuttosto importanti (come la ricerca delle vere origini di Rudy oppure l’esclusione di alcuni medici dalla professione, tra cui Kurt, perché sono ebrei). Carmen Korn è anche una giornalista ed io credo che il suo intento sia stato proprio fare un affresco della Germania, ed in particolare di Amburgo, nel XX secolo (diviso in tre parti). Mentre i personaggi vanno avanti con le loro vite, la storia fa il suo corso: il “vecchio regime” del Kaiser sparisce completamente, e con lui tutto un mondo; Hitler sale al potere quando fino a pochi anni prima il suo destino sarebbe stato il carcere; la vita per ebrei (come un caro amico delle protagoniste), minoranze etniche (come il grande amore di Ida) ed oppositori politici (come Käthe e Rudi) diventa molto più difficile; infine, la Seconda Guerra Mondiale scoppia, dividendo, forse per sempre, dei destini che erano stati così uniti.


Mi sono accostata a questo romanzo un po’ desiderosa di leggerlo, perché avevo sentito molti pareri positivi, ed un po’ incerta, perché avevo anche letto delle critiche a proposito dell’eccessivo numero di personaggi e della scelta di questa coralità. Devo dire che, superati i primi capitoli, leggendo i quali giustamente il lettore impara a conoscere il mondo creato dalla Korn, l’impressione che io ho avuto è quella di una narrazione tutt’altro che superficiale. Sì, ci sono tanti personaggi e ad alcuni di essi non è dedicato molto spazio, eppure bastano poche pennellate, poche pagine per renderli indimenticabili. Alcuni secondari sono quasi degli archetipi storici, l’esempio in carne ed ossa di ciò che abbiamo letto sui manuali di storia. Quelli principali sono invece a tutto tondo, cambiano molto nel corso della narrazione, ed anche i rapporti tra di loro evolvono.


Vi anticipo che non ho resistito, ho già letto anche il secondo volume della trilogia ed ho preso in biblioteca il terzo.


Personalmente credo che ciò che ha lasciato alcuni lettori delusi sia stata una serie di paragoni impropri, primo tra tutti quello con Elena Ferrante. La formula “storia al femminile con sottofondo storico” può essere declinata in moltissimi modi, e non ha senso né supporre che ogni autrice scelga lo stesso, né inventare una gara tra loro.


Questo romanzo va preso per quello che è, senza confronti. A me è piaciuto molto!



Il film del mese


Il detective Hercule Poirot ha chiuso con le indagini. Da qualche tempo vive a Venezia, gira per la città raramente e scortato da una guardia del corpo che prende a pugni chiunque lo importuni e solo un uomo – il pasticcere, of course – può accedere alla sua inavvicinabile casa con terrazza.


Un giorno, però, anche l’irreprensibile mastino da guardia di Poirot sembra avere un tentennamento: alla porta, infatti, c’è una vecchia amica scrittrice del detective, Ariadne Oliver. La donna, dal temperamento ironico e determinato che si accorda con il difficile carattere di Poirot, è passata in visita per convincere il detective a partecipare ad una nottata di Halloween molto speciale.


Nel palazzo dell’ex soprano Rowena Drake, ritiratasi a vita privata, ci sarà prima una festa per i bambini di un orfanatrofio della città, e poi una seduta spiritica per pochi intimi, con una sensitiva che sembra essere di grande fama. La padrona di casa qualche anno prima ha subito un terribile lutto: la figlia Alicia, che si era da poco lasciata malamente con un giovane cuoco, si è buttata dalla finestra del palazzo, annegando. È una madre sola e disperata che non si è mai ripresa, e Poirot si dichiara indignato all’idea che qualcuno possa approfittarsi di una persona in quelle condizioni.


Solo per il gusto di smascherare quella che per lui è una truffatrice, Poirot decide di accompagnare Ariadne alla serata. La seduta spiritica, in effetti, si rivela essere tutto fumo e niente arrosto, e Poirot ci mette un attimo a smascherare un paio di trucchi della donna, anche se, con sua grande frustrazione, qualcosa resta avvolto nel mistero. Intorno alla mezzanotte, però, accadono due terribili avvenimenti. Prima una persona misteriosa cerca di uccidere lo stesso Poirot, che per gioco si era messo il mantello della sensitiva. Poi viene uccisa la sensitiva, lanciata a peso morto sulla guglia di una statua.


Poirot, ancora spaventato per aver rischiato la vita, fa chiudere tutte le porte del palazzo e ordina che nessuno se ne vada: tra gli ospiti c’è un assassino, e lui lo troverà, con l’aiuto di Ariadne Oliver, che sceglie come sua assistente.


Sembrerebbe la modalità standard di lavoro del nostro caro detective… ma non lo è affatto. Questa volta, l’irrazionale sfida il nostro detective: egli inizia ad avere visioni, a ritrovarsi di fronte a situazioni impossibili, a sentirsi tratto in inganno dalla sua mente solitamente così lucida.


Il palazzo di Rowena Drake sembra essere maledetto: anni addietro, infatti, si racconta che fosse sede di un orfanatrofio, e che le suore e le inservienti avessero abbandonato i bambini a morire di fame e di peste. Da allora gli spiriti dei bambini cercherebbero vendetta e sarebbero particolarmente crudeli nei confronti del personale sanitario (e in effetti la sensitiva era stata un’infermiera di guerra).

Una storia che Poirot non esiterebbe un attimo a classificare come leggenda metropolitana. Eppure…



Assassinio a Venezia è il terzo film della serie in cui Kenneth Branagh interpreta il celeberrimo Poirot, dopo Assassinio sull’Orient Express e Assassinio sul Nilo (di cui vi avevo parlato qui). I primi due casi, che mi sono piaciuti moltissimo, erano di impianto più tradizionale. Questa è invece una storia un po’ spooky, coerente con il periodo di uscita nei cinema.


Devo dire che all’inizio, il fatto che questo film fosse stata presentata come “una versione irrazionale e inquietante” di Poirot mi aveva fatto avere qualche riserva. Non mi sembrava molto coerente con l’impianto narrativo che di solito presentano i film tratti dai romanzi di Agatha Christie. E invece… ho fatto proprio bene.


Detto fuori dai denti, avrei proprio voglia di consigliare la visione a qualche autore di fiction ehm ehm Sopravvissuti ehm ehm che ultimamente ha pensato che fosse una buona idea costruire un thriller con il linguaggio narrativo di una telenovela, non risolvendo nemmeno mezzo mistero e lasciando allo spettatore solo tanta inquietudine e tempo perso. Perché questo sì che è il modo giusto di costruire una storia del mistero. I brividi sono tangibili, alcune cose fanno saltare sulla sedia… ma poi, alla fine, tutto ha un senso. Un senso decisamente razionale, come piace ad Hercule Poirot ed alla sua creatrice.


Quanto al nostro personaggio principale, alla fine di Assassinio sul Nilo l’ho visto in una fase un po’ di crisi, e così lo ritroviamo all’inizio di questo film… ma si riprenderà alla grande. Per me consigliatissimo!



La musica del mese


Il nostro percorso con Taylor Swift è a buon punto: siamo già ad ottobre! Fra l’altro mi chiedo se mai smetterò di parlare di lei e di quanto mi lascino senza parole le sue canzoni e le sue esibizioni. Venerdì è uscita la riedizione del suo quinto album 1989, questo mese è stato nei cinema il film del suo concerto (uno spettacolo)… insomma, finché lei non si stufa di fare musica, io sono contenta.


Come già detto, siamo vicini ad Halloween e così ho pensato di proporvi una sua canzone che, in un certo senso, parla di streghe.


I did something bad è una delle mie preferite di Reputation, il suo disco forse più “arrabbiato”, pubblicato dopo un periodo piuttosto complicato per la sua carriera. Non è mai stato il suo lavoro in cui mi rivedessi di più, però devo dire che ogni tanto ci vogliono anche queste vibes. Questo brano, in particolare, risponde per le rime ai media che la dipingono come una mangiauomini, ed in generale rivendica la libertà delle donne di difendersi da uomini che fanno la parte dei santi e poi non lo sono affatto.


Non mi fido mai di un narcisista

ma loro mi amano

così li suono come violini

e lo faccio sembrare così facile

perché per ogni bugia che dico loro

loro me ne dicono tre

è così che funziona il mondo

ora tutto quello a cui pensano sono io


Questa è una canzone dai toni piuttosto calcati – un po’ insolita, in effetti, rispetto ai suoi brani che io preferisco – che gioca sull’idea che le donne che vivono liberamente la loro vita sentimentale siano delle “streghe”.


Stanno bruciando tutte le streghe, anche se non sei una di loro

hanno i loro forconi e le loro prove

le loro registrazioni ed i loro motivi

stanno bruciando tutte le streghe, anche se non sei una di loro

quindi dammi fuoco…


Non mi aspettavo che la parte del film concerto dedicata a Reputation mi sarebbe piaciuta tanto, ma è un album fatto di emozioni piuttosto forti e sul palco sono arrivate tutte. Taylor non ha fatto questa canzone nel film concerto, ma sospetto che la tirerà fuori per la sezione europea del tour… credo che qui piaccia molto. La trovate a questo link.



La poesia del mese


Per il mese di ottobre ed il momento dell’anno in cui le giornate diventano più corte mi è sembrato giusto proporvi una poesia di Herman Hesse dal titolo Tienimi per mano.


Tienimi per mano al tramonto,

quando la luce del giorno si spegne e l’oscurità fa scivolare

il suo drappo di stelle…

Tienila stretta quando non riesco a viverlo questo mondo imperfetto…

Tienimi per mano…

Portami dove il tempo non esiste…

Tienila stretta nel difficile vivere.

Tienimi per mano…

nei giorni in cui mi sento disorientato…

cantami la canzone delle stelle dolce cantilena di voci respirate…

Tienimi la mano,

e stringila forte prima che l’insolente fato possa portarmi via da te,,,

Tienimi per mano e non lasciarmi andare…

mai...



Le foto del mese


A cavallo tra settembre ed ottobre ci sono stati un po’ di festeggiamenti per il mio 34esimo compleanno. Il 28, il giorno giusto, sono andata a vedere la mostra sul greco antico di cui vi ho parlato in un post di questo mese. Il 29 ho festeggiato in famiglia. Il primo sabato di ottobre mi sono vista con la mia amica Mara e ci siamo dedicate ad un nostro rito milanese, ovvero le tortine di Pavé. Una è la “Tonka”, specialità del bar (vaniglia, lampone e pistacchio); l’altra è una delle stagionali, al cioccolato e pere. È sempre uno dei nostri modi preferiti di passare il sabato pomeriggio!



La prima metà del mese è stata ancora insolitamente calda. Questo è il look che ho scelto per andare a vedere il film di Poirot, e come potete notare c’è ben poco di autunnale!



Il weekend di metà mese, dopo un settembre in cui proprio non sono riuscita a tornare a Varazze, sono riuscita a rivedere il mare! Il sole andava e veniva, ma il tempo era ancora caldo. Sono stati giorni bellissimi, tra passeggiate, un po’ di shopping, tanto relax ascoltando le onde del mare…



ed ha anche riaperto quello che fino a 6 anni fa era uno dei nostri ristoranti preferiti a Varazze! Che ne dite di questo fritto?



La seconda metà del mese il tempo è diventato improvvisamente freddo e piuttosto piovoso, però sono riuscita a ritagliarmi una giornata a Milano per vedere la mostra di El Greco, di cui vi parlerò presto!




Ecco il mio ottobre in breve!

Che ne dite? Che cosa fate per Halloween? Fate il ponte?

Io, a parte un po’ di meritato relax, per ora non ho particolari programmi.

Se cambio idea vi racconto!

Intanto, se vi va, raccontatemi qualcosa del vostro mese.

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


giovedì 26 ottobre 2023

DISEGNARE CUORI SULLA FIRMA

 Spazio Scrittura Creativa: ottobre 2023




Cari lettori,

benvenuti all’appuntamento di ottobre con la rubrica “Spazio Scrittura Creativa”!


Ottobre è il mese di Halloween e questa settimana, come già fatto nel post di lunedì, vi avevo promesso di essere un po’ “spooky”. Ho considerato soprattutto l’opzione fanfiction/omaggio ed ho valutato un paio di alternative, ma non volevo essere troppo cliché. Così, come già fatto durante l’ottobre di qualche anno fa, invece che puntare su ciò che fa paura a tutti – o a tanti -, ho scelto qualcosa che ha turbato me.


La storia che leggerete è un omaggio ad un film e ad un romanzo: Emily di Frances O’ Connor, che ho recensito in questo post, e quindi, di conseguenza, Cime tempestose di Emily Brontë.


Le atmosfere cupe del romanticismo anglosassone mi sono sembrate adeguate! Spero di aver fatto una buona scelta :-)



Disegnare cuori sulla firma


Mi siedo e ti vedo leggere con la testa bassa

Mi sveglio e ti guardo respirare con gli occhi chiusi

Mi siedo e ti guardo

Noto tutto quello che fai o non fai…



Yorkshire, XIX secolo


La pioggia ottobrina sferzava la brughiera. L’acqua scendeva a gelide secchiate e la porta gli si era chiusa quasi sul naso. Il reverendo William Weightman rinunciò all’idea della passeggiata e si sedette sulla panca all’ingresso del suo appartamento.


Quante volte un tempo simile non era stato un problema, anzi, era stato un motivo in più per uscire. Con Emily, niente era più facile che ritrovarsi a correre ridendo tra gli arbusti in fiore spazzati dalla pioggia, mettendo un piede in fallo in una pozza piena di fango e poi rialzandosi come se niente fosse, più fradici e più felici di prima.

Era accaduto fino a pochi mesi prima, eppure sembrava un’altra vita.


Una nuova fitta al petto lo colpì all’improvviso. Negli ultimi giorni si erano intervallate ad un ritmo sempre più breve. William cercò di fare un respiro profondo, ma si sentiva come se tutta l’aria fosse stata risucchiata dai suoi polmoni.


Non poteva più negare a se stesso la verità. La sera prima aveva sputato sangue. I sintomi sembravano quelli della consunzione, ma non si poteva escludere un virus tropicale arrivato con qualche nave. Se anche Emily fosse tornata, non avrebbe più potuto lanciarsi con lei in mezzo alla tempesta.



Due giovani ridenti si inseguono per la brughiera. Sono sfacciati, impudenti. Erano due bambini irriverenti, ora sono due adulti che destano scandalo. Per tutti sono fratello e sorella, ma un occhio attento – ed un cuore vanamente innamorato – sa bene che sono molto di più. Sono cresciuti insieme, ma questo non basta a spiegare la loro connessione di anime. Sono loro due contro il mondo e, quando la loro rabbia si propaga, essi portano chiunque con sé nel loro impeto di distruzione.



Gli appunti di Emily lo tormentavano. Che fosse prima di addormentarsi o camminando nell’aria fresca del mattino, non c’era giorno in cui William non ricordasse quelle righe vergate d’impulso sul quaderno di lei.


Sapeva da dove ella aveva preso l’ispirazione. Il suo rapporto con il fratello era esclusivo, quasi morboso. Agli occhi di tanti, Branwell era la rovina di Emily, che si era sempre comportata in modo così virtuoso sotto la guida dell’assennata sorella Charlotte. E William sapeva che, alle sue spalle, i due avevano riso molto di lei. Almeno finché qualcosa non era cambiato.


Avrebbero dovuto essere solo delle lezioni di francese. Sarebbe bastato osservare Emily mentre scriveva, seguirla mentre leggeva, spronarla a fare conversazione restando su argomenti sicuri. Invece quelle ore stentate, ricavate tra una Messa ed un impegno in parrocchia, erano diventate tutto il suo mondo. E l’anticamera dell’Inferno.


* * *


Tu pensi che io stia bene

ma che faresti se io

mi liberassi e ci lasciassi andare in rovina

prendessi questo pugnale in me e lo rimuovessi

assumessi su di me il tuo peso e poi lo perdessi

credimi, lo potrei fare


Il delirio non gli consentiva più di qualche ora di requie. William, ormai a letto per quasi tutto il giorno, assistito dal medico e dalle donne caritatevoli della parrocchia, lottava per sopravvivere. Il sonno e la veglia si alternavano ormai da giorni con un ritmo crudele ed egli, un tempo avvezzo ad apprezzare il vento sul viso e la brina che scricchiolava sotto i suoi piedi, ormai non riusciva più a distinguere il giorno dalla notte.


La sua piccola casa accanto alla chiesa era un costante viavai di persone, ma William non era più quello di un tempo. Le brillanti discussioni con il reverendo Brontë si erano trasformate in conversazioni stentate. Non udiva nemmeno le chiacchiere di circostanza delle sue solerti visitatrici.


Erano i fantasmi i suoi nuovi e sempre più vivi interlocutori. Lo chiamavano, lo volevano con sé. Sua madre, che si era spenta troppo presto. Suo padre, che lo guardava con orgoglio, osservando compiaciuto i suoi abiti talari, prima di salutarlo per sempre. Il suo amico d’infanzia Patrick, annegato in un fiume a quattordici anni.


Uno più di tutti lo inseguiva. Quello di una persona lontana, ormai forse cambiata per sempre, viva – in quella versione – solo nei suoi ricordi.


Entra leggera nella stanza, spalancando tutte le finestre e facendo entrare il buio pericoloso della notte. Indossa una maschera bianca, ricordo di un gioco di mesi prima. Un gioco leggero trasformatosi in qualcosa di sconvolgente, come tutto quello che lo riguarda.

Chi sei?”

Tu sai chi sono.”

Emily?”

Ricordi ancora il mio nome? Credevo l’avessi dimenticato.”

Come potrei dimenticarlo?”

Volevi dimenticare tutto quello che c’è in me di profondamente sbagliato.”

L’unico a sbagliare ero io!”

Non ti ascolto più, William. Sai dove sto andando. Lontano da te.”

Emily! Perdonami! Emily!”



William non riusciva nemmeno a capire dov’era: era ancora sveglio nel suo letto, si era addormentato o stava per avere un’altra crisi? Sapeva solo che si stava finalmente avvicinando a lei.


* * *


Se è tutto nella mia mente dimmi ora

Dimmi se ho sbagliato in qualche modo

So che il mio amore dovrebbe essere celebrato

ma tu lo tolleri


Tutt’intorno era buio, troppo buio.

La nebbia avvolgeva le case e sprofondava tra le frasche. Era la serata ideale per i delinquenti e gli assassini, ed Emily lo sapeva, ma non poteva fare a meno di perseverare in quella sua abitudine. Le passeggiate notturne le schiarivano la mente, davano forma e corpo ai suoi appunti sparsi, che aumentavano di numero ogni giorno e, tutti insieme, stavano iniziando a formare un quaderno sempre più alto.


La casa dei Linton era luminosa come una lanterna notturna. E lei era una falena affamata di curiosità e di ricordi. Ma il rito che tanto divertiva lei e suo fratello non aveva più alcun senso senza di lui.


Ridere della noiosa quotidianità di una famiglia borghese. Venire beccati nell’atto di spiare. Correre nel buio, cercando di andare più veloce dei cani. Senza Branwell sarebbe inciampata e caduta. Le belve l’avrebbero aggredita. Forse si sarebbe fatta male ad una gamba.



Una giovane donna dai capelli neri sta seduta sul divano di una casa elegante. Il suo piede destro è poggiato su una pila di cuscini. Un uomo alto e biondo la scruta con preoccupazione. La ragazza si è slogata una gamba correndo, ma il medico della famiglia Linton arriverà presto. L’uomo davanti a lei è pedante e un po’ noioso, ma sa sempre come prendersi cura di lei al meglio.



Il romanzo si stava scrivendo davanti ai suoi occhi. Era in un angolo della mente, in attesa di essere scritto non solo con l’immaginazione ma anche con carta e penna.


La storia di una donna, Catherine, che si sarebbe costantemente divisa tra due uomini. Uno con il suo stesso carattere impetuoso e passionale, con una certa noncuranza delle regole ed un’eccessiva attrazione verso il proibito. Un ragazzo, poi diventato uomo, fin troppo simile a Branwell. Il suo amatissimo fratello che ormai giaceva nel letto tutto il giorno, sospeso tra la vita e la morte, ben conscio di aver peggiorato la sua debolezza di polmoni esagerando con l’alcool e con l’oppio.


L’altro personaggio maschile, creato da lei in quei giorni, aveva solo il cognome dei Linton. Per il resto, era William. Il povero William, che aveva fatto in tempo a salutarla solo in sogno, lasciandola con il dubbio che si fosse pentito per averla trattata… come aveva fatto.


Per averle fatto credere di essere diverso, per averla fatta sentire una donna piena di intelligenza e di talento e poi averla svalutata con crudeltà. Per averla guardata come se di lei le importasse qualcosa.


Non era servito cercare di essere come lui avrebbe voluto. Non aveva avuto importanza metterlo a conoscenza dei suoi più grandi segreti, del suo desiderio di diventare scrittrice, delle sue poesie più intime. Qualsiasi cosa avesse fatto per essere vicina a lui le si era ritorta contro. La serietà che tanto amava in lui si era convertita in freddezza, la morale che sperava avrebbe guidato entrambi era servita solo a giudicare lei (con una bigotteria dalla quale lei pensava di essersi liberata già da tempo) e la complicità che avevano condiviso si era squagliata come neve al sole, lasciando il retrogusto amaro dell’illusione.


Non le restava altro che quello che aveva sempre amato più di tutto: la scrittura.



* * *


Mentre tu eri là fuori a costruire altri mondi

dov’ero io?

Dov’era l’uomo che avrebbe lanciato coperte sul mio filo spinato?

Ti ho reso il mio tempio, il mio murale, il mio cielo

ora supplico per delle note a pie’ di pagina

nella storia della tua vita

disegnando cuori nella mia firma

occupando sempre troppo spazio o tempo…


Il destino sa essere tristemente beffardo. Emily lo aveva sempre saputo, e la vita glielo aveva insegnato crudelmente. Forse per questo non si era stupita di ammalarsi giovane come William, di avere la stessa debolezza di polmoni di Branwell. I due uomini della sua vita la volevano con sé di nuovo.



Catherine morirà. Lascerà questa terra nel suo letto dopo una vita di tormenti e peregrinazioni. Il suo spirito sarà a lungo inquieto, ma il suo corpo verrà pianto. Da Heathcliff, che non può stare senza la sua anima. Da Linton, che sente di non averla mai davvero capita fino in fondo. Dal padre di Emily, che le ha voluto bene solo quando ha raggiunto il successo con Cime Tempestose. Dalla sorella Charlotte, che solo ora che la vedrà morire avrà il coraggio di raccogliere il testimone della scrittura.



Nella sofferenza della malattia, Emily non capiva più che cosa fosse sogno e che cosa fosse realtà. Che cosa facesse parte del suo romanzo e che cosa della sua vita, e se mai questo fosse stato davvero importante. Ella sapeva bene di aver firmato Cime Tempestose sia con la sua penna che con il suo cuore. Aveva tirato fuori l’inchiostro dal suo sangue pulsante, lo aveva reso morbido con le sue lacrime, l’aveva messo su carta con il suo sudore e le sue notti insonni.


Si ritrovò a pensare che nella sua vita c’era stata una grande stranezza. Per anni ed anni aveva avuto la sensazione di essere una persona scomoda, di troppo. Una ragazza ribelle che occupava sempre gli spazi ed i tempi non richiesti, che non riusciva ad essere un’insegnante appassionata come Charlotte, che doveva essere “indirizzata” in qualche modo perché altrimenti avrebbe preso una brutta strada. Una donna che veniva compresa davvero solo dal fratello più selvaggio di lei e che da tutti gli altri era trattata come una bambina sciocca. Nessuna delle figure che le avevano dato un esempio facendo sfoggio di paternalismo si era mai resa conto davvero di quanto lei non avesse cercato disperatamente indipendenza, bensì approvazione. Nessuno si era reso conto di quanto sentirsi “tollerata” l’avesse lacerata dentro.


Ma la scrittura, il romanzo, il successo di Cime Tempestose le avevano consentito di prendersi il suo spazio ed il suo tempo. Non le importava più di essere scomoda, perché quello era il suo ruolo nel mondo. E l’avrebbe rivendicato anche dopo la morte.



FINE



Eccoci di ritorno dal nostro tuffo nella brughiera inglese!

Chi ha visto il film avrà notato che la linea narrativa principale è ispirata proprio ad esso. Le parti in corsivo grassetto sono ispirate a Cime tempestose.

Il testo che inaugura ogni paragrafo è di Tolerate it di Taylor Swift, che trovate a questo link. Pensate che questa era una delle sue canzoni che mi piaceva di meno… almeno finché la vita non mi ha fatto riflettere su quello che racconta.

Spero che il romanticismo inglese sia stato abbastanza spooky per i vostri gusti!

Fatemi sapere che ne pensate.

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


lunedì 23 ottobre 2023

LETTURE STREGATE

 Due titoli perfetti per Halloween




Cari lettori,

ottobre è a buon punto e la prossima settimana sarà Halloween!


Per festeggiare insieme ho pensato di dedicare i post di questa settimana a questa festa. Giovedì spero di stupirvi con qualcosa di creativo, ma restate connessi per saperne di più.


Oggi, invece, vi lascio dei consigli di lettura… tradizionali ed inusuali al tempo stesso. Dedicare un post ottobrino ai libri che hanno un’atmosfera in qualche modo legata ad Halloween è un classico di quasi tutti i blog. Tuttavia, ormai mi conoscete bene e saprete che non sono esattamente una fan di quel che va più di moda in questo periodo: io e gli horror siamo due binari paralleli, e, quanto ai fantasy, ne leggo pochi, e mi ci vuole una motivazione che mi convinca (come la challenge dell’anno scorso, che mi ha fatto scoprire Percy Jackson in colpevole ritardo).


Ho pensato così di restare su uno dei miei generi preferiti, il giallo/thriller, e di proporvi due titoli che secondo me hanno delle vibe piuttosto inquietanti, o soprannaturali. Il primo è un romanzo di Pulixi che lascia senza fiato e che è perfetto già nel titolo. Il secondo è invece un giallo storico di Malvaldi, principalmente conosciuto come il creatore dei vecchietti del BarLume, qui invece alle prese con una storia che riguarda la scienza e lo studio del tempo e delle stelle.


Spero che come “letture stregate” possano convincervi comunque!



La libreria dei gatti neri, di Piergiorgio Pulixi


Marzio Montecristo è un ex maestro elementare che ha perso tutto ciò che amava. Dopo aver aggredito il padre violento di uno dei suoi piccoli alunni, ha dovuto subire delle pesanti conseguenze legali ed è diventato difficile per lui poter lavorare ancora a scuola.


Da qualche anno egli ha deciso di ripiegare sul suo secondo amore, i romanzi gialli, ed ha aperto una libreria specializzata nella sua città, Cagliari. I primi anni sono stati difficili, al punto che egli non dormiva la notte al pensiero di far quadrare i conti.


Tre sono stati i fattori che gli hanno cambiato la vita. Il primo è l’arrivo di due gatti neri, da lui chiamati Poirot e Miss Marple, che hanno deciso di “adottare” lui e la libreria e, prendendo residenza lì, hanno reso il luogo popolare anche sui social. Il secondo è Patricia, la sua assistente, che riesce a trattare gentilmente con tutti quei clienti che Marzio, non essendo molto affabile, caccerebbe via volentieri a calci.


Il terzo e più importante è la creazione di un club del libro nello scantinato della libreria, che ha dato linfa e respiro per molto tempo. Per anni esso è stato gestito da un’anziana e brillante signora, ma da qualche mese ella è ricoverata in una struttura con un’aggressiva forma di Alzheimer. Marzio non ha la stessa verve della sua ex aiutante, e così i fedeli “investigatori del martedì”, come essi amano chiamarsi, sono rimasti solo quattro: un sessantenne neo pensionato costantemente in cappotto e cappello ed esperto di vini, un giovane frate pieno di vita, la migliore amica ottantenne della signora ricoverata ed una ragazza dai look dark. Un quartetto insolito, che, messo insieme, ricorda a Marzio le quattro stagioni.


Un giorno Marzio viene contattato da una poliziotta, sua amica d’infanzia, di cui è sempre stato innamorato. La donna, Angela Dimase, non solo sembra aver rotto con lo storico fidanzato – il che fa scattare subito le antenne del nostro protagonista – ma è anche in difficoltà con il suo lavoro. Da qualche tempo, infatti, Cagliari è terrorizzata da quello che è ormai chiamato da tutti “l’assassino delle clessidre”. Un uomo incappucciato e misterioso piomba in casa delle sue vittime, tutte con una famiglia a carico, e le obbliga ad una scelta terribile in un minuto: salvare la vita all’anziano padre o alla madre? Alla moglie o al figlio? In caso di non scelta, egli uccide entrambi gli ostaggi, lasciando la vittima nella più cupa disperazione e congedandosi con una frase del genere “non li ho uccisi io, ma tu”. In un caso, la vittima si è suicidata subito dopo.


Angela ha la sensazione che un gruppo di appassionati di gialli, abituati a pensare “come i serial killer”, potrebbe essere utile con la sua fertile fantasia, perché questo è un caso che esula dalla normale amministrazione delle forze dell’ordine (rapine, criminalità organizzata, truffe…). È difficile comprendere lo scopo di un tale comportamento criminale, e con quale criterio questo temibile e misterioso assassino scelga le sue vittime. Ma Marzio ed il suo gruppetto di fedelissimi non si arrendono alla prima difficoltà.



La libreria dei gatti neri è un thriller che nelle prime pagine sembra molto crudele. Le vittime sembrano innocenti a cui è capitata la peggiore delle disgrazie, il killer sembra uno psicopatico che vuole imporre una tortura emotiva scegliendo a casaccio, la situazione sembra senza uscita. Ma in questo romanzo nulla, davvero, è come sembra.


Per quanto la parte thriller sia quella più importante di questo romanzo – e di sicuro è quella che dà un senso alla storia – non è però l’unica presente. C’è anche tanta ironia nel descrivere il personaggio di questo libraio che è tutto tranne che aderente ai soliti cliché della categoria, anzi, non ha poi molta voglia di istruire i suoi clienti, che spesso entrano per comprare un regalo o perché scambiano il suo locale – inspiegabilmente – per una libreria delle grandi catene. C’è una parte pseudo-sentimentale, nel senso che fa una certa tenerezza vedere il burbero Marzio diventare così impacciato di fronte alla determinata Angela Dimase.


L’indagine “in team” condotta dagli investigatori del martedì è senza dubbio uno degli elementi più originali della narrazione: l’idea del book club impiccione è stata declinata in molti modi ed in vari romanzi, ma qui il gruppo è così variegato ed interessante che stupisce vedere i vari componenti andare così d’accordo (nonostante il caratteraccio di Marzio).


Non avevo mai letto i romanzi di Pulixi perché me li avevano sempre presentati come piuttosto forti, e devo dire che certe pagine di questo libro non sono certo leggere. Tuttavia, io credo che sia un libro godibile anche per chi non conosce l’autore. E le atmosfere sono sicuramente un po’ spooky (a volte tanto)!



Oscura e celeste, di Marco Malvaldi


Toscana, inizio dell’età moderna. Cent’anni prima Martin Lutero ha dato vita alla scissione protestante. L’epoca della Controriforma e dell’Inquisizione è stata difficile da vivere, e non è ancora finita. Tutte le persone che hanno un ruolo di qualche importanza all’interno della società temono di essere rovesciate dalla loro posizione e di passare dei guai grossi qualora si trovassero inavvertitamente ad offendere la Chiesa. Anche gli intellettuali, che in epoca rinascimentale erano stati così laicamente liberi e si erano dilettati nella riscoperta del mondo classico, ora scrivono le loro opere con prudenza, temendo che il frutto delle loro fatiche finisca all’indice dei libri proibiti.


A peggiorare la situazione c’è la peste, che è scoppiata a Firenze e si è diffusa presto in tutta la Toscana. Appena fuori città si sta meglio, ed è per questo che i cittadini più ricchi si sono rifugiati in isolati rustici di campagna, andando in centro solo se strettamente necessario.


Tra questi c’è una personalità di primissimo piano: Galileo Galilei. Egli si è profondamente pentito di aver fatto monache le sue due figlie per motivi economici e perché illegittime, soprattutto perché la seconda gli porta molto rancore, così si è stabilito lì vicino al loro convento per recuperare i rapporti almeno con la prima, Virginia. È a lei che affida da ricopiare le pagine in “brutta copia” di un’opera monumentale: il Dialogo sopra i due massimi sistemi, in cui egli confronta la teoria sul sistema solare elaborata secoli prima da Tolomeo e quella teorizzata di recente da Copernico, dando, di fatto, ragione alla seconda. Un’opera estremamente pericolosa da proporre in tempi di Controriforma, dal momento che attaccare Tolomeo significa attaccare la conformazione del Paradiso e quindi la Chiesa stessa. Galileo, però, è convinto di avere sia la protezione del Granduca che quella del Papa, che gli sembrano personaggi un po’ più illuminati dei loro predecessori e ben disposti nei suoi confronti, quindi si sente sicuro.


La sua sicurezza vacilla, però, nel momento in cui al convento accade un terribile incidente. Suor Agnese, una giovane donna intelligente e studiosa, di buon carattere e benvoluta da entrambe le sue figlie, sembra essersi buttata dalla finestra della sua camera, andando così incontro alla morte. Galileo comprende subito che si tratta di un “suicidio sospetto”: la traiettoria del corpo non è compatibile con la caduta dalla camera da letto, che è molto in alto. È più verisimile che Suor Agnese si sia trovata dove non doveva, ad un piano più basso, e che, sorpresa da un ladro o malfattore, sia stata uccisa. Ma chi potrebbe volere il male di una giovane suora tanto virtuosa? E perché le consorelle, solitamente molto disponibili nei confronti del grande scienziato, all’improvviso sembrano reticenti?



Tra un’indagine a Pineta e l’altra, capita che Marco Malvaldi abbandoni il sole, il bar in riva al mare ed i pensionati impiccioni per fare qualche tuffo nel passato ed omaggiare i grandi scienziati dei secoli che furono. È capitato con Leonardo da Vinci, con l’esperto di gastronomia Pellegrino Artusi e con altri personaggi ancora.


Quasi sempre ho seguito l’autore in questi “tuffi” ed il motivo principale per cui non me ne sono mai pentita è il fatto che per Malvaldi il passato non è mai un’entità polverosa da trattare in modo manieristico. I personaggi storici reinventati dall’autore vengono mostrati mentre vivono alla giornata, godono dei piaceri della tavola, fanno battute anche fuori luogo, invitano gli amici, covano passioni segrete, hanno giramenti si scatole… come tutti noi. È un passato per niente morto, con tutta la verve che Malvaldi dimostra nell’altra sua serie.


Galileo è un personaggio a tutto tondo, che passa dal discettare di complicati temi scientifici ad accapigliarsi con un amico a proposito della cottura della cacciagione, che prova profondi rimorsi per il rapporto per le figlie e poi si diverte a fregare i potenti come il più classico dei burloni.


Anche il convento è un piccolo mondo a sé, un mondo forzatamente chiuso di cui la Chiesa si fa vanto ma che nasconde tante magagne, dalle più banali (la disperata povertà in cui vivono le suore) alle più profonde, che toccherà allo scienziato scoprire.


A questo proposito, mi pare corretto avvisarvi: la maggior parte delle pagine di questo romanzo è scritta nello stile arguto e scorrevole a cui Malvaldi ci ha abituato, ma ci sono capitoletti – con tanto di grafico e disegni – strettamente scientifici. Da donna di Lettere/Filologia Moderna, è stata un po’ difficile… ma secondo me ne vale la pena. Poi magari alcuni di voi hanno studiato Fisica o Astronomia e li ho appena invitati a nozze. Come ogni cosa, va un po’ a gusti.


Quanto alle vibes di Halloween, forse ce ne sono meno rispetto all’altro romanzo che vi ho consigliato. Però è comunque una storia notturna, una storia di osservazione del cielo e di brividi tra le mura di un convento, di assassini che agiscono al calar del sole e di suore rinchiuse che nascondono segreti. E poi ci sono gli spettri della peste e dell’Inquisizione. Insomma, mi è sembrata una scelta adeguata per il post odierno. Poi ditemi voi che ne pensate!





Ecco le mie letture “spooky”!

Che ne pensate? Conoscete questi autori?

Avete letto questi romanzi? Vi sono piaciuti?

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)