lunedì 30 maggio 2022

I PREFERITI DI MAGGIO 2022

 Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese




Cari lettori,

eccoci arrivati alla fine di questo lunghissimo e pieno mese di maggio!

Sono state settimane piene di piccole e grandi prove per me, tra impegni con la scuola, preparazione del saggio di danza e tanti extra di vario genere. A giugno, con un po’ di fortuna, mi aspettano momenti importanti, ma per il momento tiro un po’ il fiato e riepilogo con voi questo lungo mese. Ecco tutto quello che mi è piaciuto, dai libri ai film, dalla musica alla poesia!



Il libro del mese


La protagonista de La parrucchiera di Pizzuta, Rosa Lentini, è una dei tanti “eterni ricercatori” universitari. Più vicina ai cinquanta che ai quaranta, divorziata e con una figlia grande ed indipendente che già convive, in più di due decenni passati in Facoltà non è mai riuscita a diventare professoressa ordinaria. Quello che un tempo era il suo sogno ha finito per disgustarla: tra raccomandazioni, pubblicazioni che richiedono attese infinite e grave calo del rendimento degli studenti, l’Università l’ha molto delusa.


Stanca, stufa e desiderosa di prendersi una pausa, ella decide di chiedere aspettativa all’inizio dell’estate e di trasferirsi con la madre vedova Evelina nella casa di famiglia di Pizzuta, in provincia di Siracusa. Abbandonati il Nord ed il mondo accademico, Rosa riscopre le meraviglie della lenta estate siciliana e torna alle origini anche per quanto riguarda i suoi studi.


Rosa è una filologa, esperta di interpretazione, trascrizione e “restituzione alla vita” di testi antichi. Alla Facoltà di Lettere e Filosofia si occupava principalmente di studiare Petrarca, un autore che la madre Evelina ha sempre cordialmente detestato perché da lei giudicato troppo monotono.


Rosa ha sempre difeso il suo autore prediletto a spada tratta, ma ora, comodamente distesa a leggere sulla spiaggia di Pizzuta, tra le riviste di Evelina ed i romanzi d’evasione, è un altro il caso filologico che le interessa. Ella è sempre stata incuriosita da un caso di cronaca avvenuto nel suo paese nel 1956: la morte di una giovanissima parrucchiera, Nunziatina Bellofiore, uccisa da un colpo d’arma da fuoco, apparentemente senza alcuna motivazione. Ciò che più sconcerta Rosa è il fatto che al tempo la morte della fanciulla fosse stata considerata una sorta di tabù del quale nessuno doveva parlare: ci sono fondati motivi per credere che le indagini sulla sua scomparsa non siano state poi così accurate.


Tra visite ad anziane ed eccentriche signore, visite all’archivio della biblioteca comunale e voci raccolte in paese, Rosa ricostruisce, con precisione filologica, il ritratto di una ragazza ribelle, che aveva una grande passione per la moda e l’acconciatura e rifiutava l’autorità dei genitori tradizionalisti. Nonostante la preoccupazione di Evelina e di alcuni compaesani, che tentano di dissuaderla dal far tornare alla luce un cold case ormai dimenticato, Rosa prosegue la sua “indagine non autorizzata” con la tenacia di una vera ricercatrice.



Nino Motta è lo pseudonimo di Paolo Di Stefano, scrittore e professore universitario già autore di altri romanzi con il suo vero nome. La parrucchiera di Pizzuta è il primo che leggo tra i suoi libri e mi è piaciuto molto, soprattutto perché mi ha fatto fare un viaggio a ritroso nel tempo, già a partire dal titolo del primo capitolo, che si intitola La filologia può attendere. Come Rosa, anche io ho studiato Lettere (Triennale e Magistrale) ed ho sostenuto gli esami di Filologia Romanza ed italiana, e mi sono rivista molto in lei. Ci sono dei passaggi che mi hanno fatto trattenere il fiato, come, per esempio:


Per carità, da studentessa non sognava altro che di entrare nel circolo chiuso negli studiosi, nella tana esclusiva dei topi di biblioteca, Dante Petrarca e i petrarchisti, i minori latini del menga, Bembo e i bembisti, un sogno, poi diventare ricercatrice, partecipare ai convegni sui manoscritti miniati del Duecento, sui volgarizzamenti, sui trattati di poetica, sulla versificazione delle origini. Roba elettrizzante, a ripensarci. Si fa per dire. Casi gelidi, altro che il cold case di Nunziatina.”


Permettetemi una riflessione personale, che forse chi mi segue su Instagram avrà già letto. Quando io e buona parte delle mie amiche dell’Università ci siamo laureate, abbiamo accarezzato quasi tutte l’idea di restare in Facoltà in qualche modo. Poi, si sa. È un mondo chiuso. Qualche professore ci aveva sconsigliato Milano e segnalato concorsi in altre città, qualcuno ci aveva detto più onestamente che si trattava di tentativi sportivi e che non c’era trippa per gatti. Alla fine abbiamo rinunciato praticamente tutte, ma ricordo che le altre mi dicevano spesso: “tu però ci avresti lasciato il cuore! Ti avrei visto bene a studiare tutta la vita!” E sì, in parte avevano ragione.


Ma quello che ho fatto fatica ad ammettere anche a me stessa è che non mi sono ostinata in quella strada irta di ostacoli perché già allora, otto anni fa, c’erano come due parti di me in lotta. Una parte, come Rosa Lentini, era innamorata del mondo degli studi umanistici. E lo sono ancora! Il blog è nato per quello: perché sette anni fa ho voluto creare un angolo tutto mio in cui in piena libertà potessi continuare a leggere e scrivere qualcosa dei miei studi ed a parlare dei miei hobby. Un’altra parte però stava smettendo di idealizzare un luogo che comunque per me resterà sede di bellissimi ricordi. Purtroppo il mondo accademico ha dei limiti: tende ad essere la famosa torre d’avorio, per tanti versi, come questo libro descrive con tanta acutezza ed ironia. Ed io, al tempo, avevo già fatto uno stage ed una prima supplenza, portato a casa qualche soldino, iniziato ad intravedere la vita adulta… e volevo un po’ di concretezza in più.


Certo che, se adesso penso al marasma di vita ed emozioni umane in cui sono immersa attualmente con la scuola ed i bambini, ripenso a quella me stessa di quasi un decennio fa che voleva stare nella saletta in piccionaia a S.Agnese a studiare le tragedie greche e le loro re-interpretazioni contemporanee e niente, penso che la vita fa ridere ma anche riflettere.


Lo so, questa volta vi ho proposto una recensione-diario un po’ personalizzata, ma vi assicuro che il romanzo è arguto, colto, ben scritto e scorrevole… proprio una bella lettura!



Il film del mese


Continuo con i punti di vista decisamente personali e questo mese vi parlo del nuovo capitolo della saga Animali Fantastici, I segreti di Silente… e lo faccio in modo più che entusiasta.


Ormai tre anni e mezzo fa vi avevo recensito I Crimini di Grindelwald, il secondo capitolo della serie, terminato con moltissimi dubbi e porte aperte. La fine del film non è proprio felice: anche se il protagonista, il magizoologo Newt Scamander, ha ritrovato il patto di sangue che Silente ha stretto in gioventù con il temibile mago oscuro Grindelwald, quest’ultimo è riuscito a raccogliere tutti i suoi seguaci a Parigi, tenendo un discorso che ha suscitato il plauso di molti esponenti del mondo magico, e poi si è rifugiato nella sua fortezza a Nurmengard, tra invalicabili montagne innevate. Purtroppo egli ha portato con sé – e senza costringerli – due importanti personaggi: Credence, un ragazzo orfano che ha avuto un ruolo cruciale nei primi due capitoli della storia (e che ha appena scoperto di avere legami di sangue con la famiglia Silente), e Queenie, grande amore di Jacob, il migliore amico NoMag di Newt.


All’inizio de I segreti di Silente, il futuro preside di Hogwarts, qui ancora semplice professore, incontra privatamente Grindelwald e tenta di persuaderlo a rinunciare ai suoi folli piani politici di totalitarismo, appellandosi al loro amore di gioventù ed ai loro vecchi ideali. Purtroppo l’incontro non porta ad alcun risultato e così Silente invia Newt a recuperare una creatura magica molto speciale: il Qilin, una sorta di Bambi orientale con dei lunghi baffi. Esso è venerato da tantissimi maghi, soprattutto dai potenti, perché è in grado di riconoscere i puri di cuore (ai quali si approccia amichevolmente) e di individuare, tra vari candidati, chi è più adeguato ad essere un leader (al quale si inchina). Sfortunatamente Newt riesce a recuperare solo uno dei due piccoli gemelli Qilin appena nati: la madre viene uccisa dai seguaci di Grindelwald – da qui le tante battute che leggerete in rete sul trauma di Bambi che è stato riproposto – e l’altro cucciolo viene rapito e portato a Nurmengard.


Silente passa così alla mossa successiva: mette insieme una squadra composta da Newt, suo fratello Theseus, la sua assistente Bunty, Jacob (che viene dotato di una bacchetta finta), la professoressa americana di Incantesimi Lally Hicks ed il mago franco-senegalese Yusuf Kama, ed invia tutti in Germania. La situazione è molto critica: sono in corso le elezioni per il nuovo leader della CIM, la Confederazione Internazionale dei Maghi. Purtroppo l’ex presidente non solo dichiara di aver sollevato Grindelwald da ogni accusa criminale, ma permette anche che egli si candidi alle elezioni. Con la sua vittoria, una guerra tra mondo magico e NoMag sarebbe purtroppo inevitabile.



La saga di Animali fantastici, come credo ormai quasi tutti sappiate, è stata piuttosto sfortunata. Dopo un primo film convincente ed un secondo interessante che però ha lasciato tante questioni irrisolte, il Covid e la brutta faccenda legale capitata a Johnny Depp hanno dilatato l’attesa per il terzo capitolo all’esagerazione. Tre anni e mezzo sono davvero troppi per una serie di film senza libri di riferimento: il rischio che anche chi è fan si disamori o si dimentichi tanti particolari è alto. Sono andata al cinema con qualche dubbio – forse avevo ascoltato un po’ troppo le critiche dei detrattori – ma ne sono uscita veramente soddisfatta. Mi confermo fan della saga, anzi, super fan. Questo terzo capitolo è sicuramente meglio del secondo, forse anche del primo.


C’è da dire, effettivamente, che è un prodotto pensato per i miei coetanei che hanno sognato alle medie con Harry Potter ed ora viaggiano intorno ai trenta. Qui per bambini ed adolescenti c’è ben poco, a parte qualche animale carino – in effetti questo è un peccato, considerata la loro larga presenza nel primo capitolo della saga – ed un po’ di magie. Per il resto si parla di politica (siamo in Germania alla fine degli anni ‘20 e le idee totalitariste di Grindelwald rimandano ad eventi storici realmente accaduti), guerra, carcerazione di oppositori, relazioni sbagliate, malattie terminali, razzismo, leggi contro i matrimoni misti, rimpianti di una vita. La scuola di Hogwarts viene vista attraverso il filtro seppiato della nostalgia.


Aggiungo che mi dispiace moltissimo per la brutta vicenda che sta vivendo Johnny Depp. Se la scelta dei due attori diversi per interpretare l’antagonista fosse stata ponderata a tavolino, l’avrei trovata quasi perfetta. Depp è ideale per incarnare il Grindelwald degli esordi: istrionico, folle, in grado di affascinare e di portare le persone dalla propria parte. Mads Mikkelsen, invece, interpreta benissimo il Grindelwald che ha gettato la maschera, almeno in parte, e passa all’azione con spietata crudeltà.


Infine, Silente mi ha fatto commuovere. Con buona pace dei tanti revisionisti che lo descrivono come un freddo calcolatore, io ho sentito proprio il suo cuore. È un personaggio straordinario, uno dei miei preferiti di sempre. E temo di aver capito bene alcune delle cose che ha vissuto e provato.


Non so ancora se ci saranno un quarto ed un quinto capitolo della saga, come dichiarato all’inizio… vedo che si nicchia un po’. Sicuramente lo vedrei volentieri!



La musica del mese


Quest’anno il mese di maggio, dopo due primavere un po’ troppo solitarie, è stato caratterizzato da un graditissimo ritorno alla socialità: tra amiche che sono tornate a trovarmi e lunghe serate a scuola di danza, la compagnia non è mai mancata. Per questo ho pensato che la parola chiave per il mese di maggio possa essere amicizia.



Come brano di musica classica ho pensato di proporvi il Bolero di Ravel. Non che si tratti di una musica direttamente legata al tema dell’amicizia, ma per me lo è diventato. Con la scuola di danza lo avevamo proposto nel lontano 2005, uno dei miei primi anni, e lo abbiamo portato sul palcoscenico una seconda volta nel 2018, in occasione dei 40 anni della scuola. Abbiamo dovuto coordinarci moltissimo, partendo da una piccola parte di noi ed arrivando a terminare il brano con il gruppo al completo, entrando ed uscendo più volte dalle quinte. La musica trascinante di Ravel ci ha fatto collaborare ed ha cementato la nostra amicizia! Lo trovate a questo link.




Una delle mie canzoni preferite in tema di amicizia è invece Ragazza Paradiso di Ermal Meta, che potete trovare qui:


Mi hai dato tutto, ma niente avevi

Mi hai fatto amare tutti i miei difetti

E come ho fatto io quando non c’eri

Non prendere impegni per i prossimi anni


Che sarà domani, non so che cosa dirti,

Domani sarà ieri, ma sì

Noi non saremo uguali

Ma dentro i nostri abbracci, quelli sì


...E di tutta questa vita io non butterei via niente

Solo una mi completa tra milioni di persone

Ogni cuore ha le sue pieghe

Ogni volto ha le sue rughe

Non hai fatto mai promesse,

Ma le hai mantenute tutte!



La poesia del mese


Per questo mese ho scelto un componimento di Alda Merini, intitolato Rosa di maggio, che mi è piaciuto moltissimo fin dalla prima lettura:


L’alba si è fatta

profumo di rose.

Rosa di maggio,

abbarbicata sul muro vetusto;

affresco di vita

corroso dagli scherni del tempo.

Tappeto di petali bianchi

sul selciato di dolci primavere.

Fra gli agrumi imbiancati dai fiori,

mano nella mano di mio padre,

stretta, stretta,

al richiamo del cuore di mamma,

ansioso, protettivo.

Diventeranno frutti copiosi,

allieteranno tavole imbandite

tra gli amici dell’allegria,

svaniti nei rivoli

del più salubre inganno.

In fondo, oltre la siepe,

scorgere i ceppi temprati dagli anni;

offrono ancora nuova vegetazione,

nuove foglie, tenere e indifese,

al soffio di vento.



Le foto del mese


A cavallo tra aprile e maggio la mia amica Luana è tornata dall’Inghilterra per qualche giorno. Insieme abbiamo fatto una passeggiata e le ho mostrato l’orto ed il giardino di papà e le meraviglie che stanno crescendo alle porte dell’estate. Ecco un futuro girasole…!



La seconda domenica del mese abbiamo festeggiato la Festa della Mamma! Ho portato ai miei genitori questa crostata di crema e frutta fatta nella nostra pasticceria di fiducia, che è piaciuta molto :-)



Maggio è stato un mese caratterizzato da un caldo anomalo, già molto forte, ma, prima che il sole iniziasse a picchiare troppo, sono riuscita a fare qualche passeggiata mattutina. Al parco comunale di Cernusco sono spuntate le aiuole fiorite piantate dai giardinieri del Comune ed il risultato è davvero uno spettacolo!



In queste settimane, la preparazione per il saggio si è fatta intensa. Tra creazione dei costumi, prove generali alla domenica mattina e lezioni che durano il doppio del solito, sono esausta… ma molto felice. Dopo due primavere senza il traguardo dello spettacolo, una molto difficile ed una comunque insolita ed un po’ pesante (per tutti, non solo per me), questo è un tipo di stanchezza che accolgo volentieri. Il 6 giugno è il grande giorno e, considerato che ormai sono tre anni che non saliamo sul palco, siamo tutte parecchio emozionate… ma teniamo le dita incrociate, dai :-)

In foto ci sono i brani nei quali mi esibirò quest’anno, e come vedete c’è un po’ di tutto, dalle atmosfere da spiaggia a quelle irlandesi, dalle canzoni contemporanee a quelle più vintage. Un paio di pezzi erano stati iniziati a gennaio/febbraio 2020… e finalmente siamo riuscite a terminarli!





Ecco il mio lungo maggio… in breve!

Che cosa mi raccontate? Anche il vostro mese è stato intenso oppure più tranquillo?

Avete libri, film, canzoni da condividere con me?

Fatemi sapere!

Grazie per la lettura, ci rileggiamo in giugno :-)


giovedì 26 maggio 2022

NINFA DORMIENTE

Challenge "La donna verde": terza tappa 




Cari lettori,

il post di oggi è dedicato alla terza tappa della challenge “La donna verde”!


Vi siete persi i post precedenti di questa serie? Ecco un breve aggiornamento!


La donna verde” è una challenge di lettura creata da Seli Rowan, Stefania SianoI libri di CristinaAlemagikfantasy (cliccando potete accedere ai loro profili Instagram). È un progetto per appassionati di libri molto semplice e libero: sei volumi da leggere nel corso del 2022, uno ogni due mesi.


Come recita la didascalia ai post di Instagram delle organizzatrici, “La Donna verde è una challenge che ruota intorno alla figura della donna, della magia e della natura. Ogni tappa proporrà un tema legato a questi argomenti, ma saranno sempre versatili, così che possiate interpretarli a modo vostro e scegliere il titolo più adatto ai vostri gusti ed interessi”.



Sono ormai passati quasi cinque mesi da quando ho deciso di aderire, convinta sia dalle tematiche piuttosto differenti dalle mie abituali letture (e molto più fantasiose) che dalle modalità abbastanza free.


Per la tappa di gennaio/febbraio, “Il realismo magico”, ho puntato su un classico Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, di Luis Sepúlveda. Mi è piaciuto moltissimo e ve ne parlo meglio qui.


Per marzo/aprile, invece, dovendomi dedicare alle “Creature fantastiche”, ho deciso di iniziare la serie di Percy Jackson. Trovate la mia recensione de Il ladro di fulmini a questo link, e nel frattempo ho letto altri due volumi della saga, di cui vi parlerò prossimamente!



Il post di oggi, invece, è tutto dedicato alla mia scelta per i mesi di maggio/giugno...



Il tema di maggio e giugno: donne coraggiose


Come detto poco prima, tra le sei tappe della challenge ce ne sono alcune che mi hanno fatto uscire parecchio dalla mia “comfort zone” di lettura. Il realismo magico era per me un genere narrativo molto poco conosciuto, mentre di creature fantastiche conoscevo solo quelle di Harry Potter (più i film tratti dai romanzi di Tolkien).


Sia nel corso della prima che della seconda tappa della challenge mi sono ritrovata ad espandere molto i miei orizzonti ed ho fatto delle scoperte interessanti.


Questa terza tappa, che ha per protagoniste le “donne coraggiose”, è invece molto più vicina a tante mie solite letture.


Possono rientrarvi tante protagoniste di romance, che si trovano a riprendere in mano la loro vita dopo una brutta delusione (per esempio nei due romanzi di cui vi ho parlato in questo post).


Senza dubbio fanno parte di questa categoria parecchie figure femminili davvero esistite e raccontate negli storici. A me piacciono particolarmente le regine protagoniste della serie sulla Guerra delle Due Rose di Philippa Gregory (di cui avevo scritto tempo fa a questo link).


Ci sono, infine, le donne che si ritrovano al centro di un mistero da risolvere, dalle sfumature gialle o thriller. Proprio su queste ultime ho deciso di puntare: dopo aver letto Fiori sopra l'Inferno e Luce della notte, i primi due capitoli della serie del commissario Teresa Battaglia, ho deciso di proseguire con il terzo romanzo.



La mia scelta: “Ninfa dormiente”


La Ninfa dormiente non è una creatura fantastica, bensì un quadro datato 20 aprile 1945. Il commissario Teresa Battaglia ed il suo inseparabile vice, l’ispettore Massimo Marini, ne ignorano l’esistenza finché i loro superiori non dichiarano la necessità di indagarvi sopra.


Il nipote del pittore, l’ex partigiano Alessio Andrian, ha infatti pensato di esporre i lavori del prozio, ma, inquietato dal colore rosso che domina la tela, l’ha fatta analizzare. Il risultato è sconcertante: le pennellate che attraversano e quasi coprono il corpo della giovane ragazza ritratta sono state tracciate con sangue e tessuto cardiaco. In altre parole, sembra che il pittore abbia prima ucciso e poi strappato il sangue a qualcuno per completare la sua opera. Egli, però, non è imputabile, perché ormai da tempo dichiarato incapace di intendere e di volere: è dal ‘45 che egli ha smesso di dipingere e di vivere, consumandosi nella sua stanza, riducendosi ad un vegetale che non parla e che non vive e tenendo gli occhi fissi verso la foresta, come se essa nascondesse un segreto spaventoso.


Le indagini conducono il commissario Battaglia e l’ispettore Marini in Val Resia, un luogo tra montagne e lago, dove il tempo sembra essersi fermato. In particolare, la ricerca delle forze dell’ordine si concentra intorno al villaggio di Bovec, abitato al 100% da Resiani, una popolazione che ha un DNA del tutto diverso dagli italiani ed anche dagli altri europei. È lì che i nostri protagonisti scoprono che la Ninfa dormiente, la ragazza ritratta, si chiamava Aniza, era una giovane scomparsa esattamente il 20 aprile del 1945 e si diceva che fosse innamorata di un partigiano (con ogni probabilità, proprio Alessio Andrian).


Il nipote di Aniza, un uomo ormai anziano ma lucidissimo, racconta con sconforto anche un terribile fatto di sangue avvenuto verso la fine della guerra: il ferimento accidentale di una guardia slovena e la crudele rappresaglia che ne era conseguita.


Considerati gli strani avvenimenti che continuano ad accadere a Bovec (ed un nuovo omicidio, terribilmente simile alla morte di Aniza), Teresa fatica a credere che Alessio Andrian sia l’unico colpevole della vicenda, sempre ammesso che lo sia. Sembra quasi che il male abbia preso possesso della Valle...



La società matriarcale della Val Resia


Le storie di Teresa Battaglia sono ambientate nel Nord Est italiano, soprattutto sul Carso, ma in questo caso buona parte della sua indagine è incentrata in una zona davvero di confine, bella e maledetta allo stesso tempo.


La determinazione dei Resiani a non adottare lo stile di vita occidentale ha fatto sì che la natura rimanesse incontaminata, ma la zona è stata un terribile teatro di guerra negli anni ‘40. Gli abitanti, infatti, hanno dovuto sopportare sia le aggressioni delle truppe nazifasciste che quelle dei comunisti di Tito, combattendo sempre su più fronti.


Quella che ci presenta Ilaria Tuti è una società che sembra rimasta, almeno in parte, al ‘45: nessuno soffre più per la guerra o per la fame, ma le abitazioni sono prive delle moderne comodità e ogni villaggio resiano è un piccolo mondo a parte, isolato dal resto.


Come Teresa apprende da Matriona, una donna che gestisce l’unico locale del centro di Bovec, sono le donne a detenere una speciale autorità all’interno della società resiana. Esse si occupano di custodire e riproporre antiche tradizioni, di tenere vivo il turismo culturale che può offrire la zona, di praticare una sorta di magia naturale che, nelle loro credenze, dovrebbe proteggere la popolazione.


Si tratta di pratiche affascinanti ed inquietanti allo stesso tempo, che destabilizzano la razionalità del commissario Battaglia. Ella stima l’indipendenza e la determinazione di donne come Matriona e Krisnja, ma allo stesso tempo teme il potere irrazionale che porta con sé la pratica della magia… soprattutto quello di suggestionare una popolazione.


Un’altra caratteristica della Val Resia che la preoccupa è il fatto che lì il passato, tra lotte partigiane e rappresaglie di guerra, sembri più vivo che mai… ed infatti, forse, esso sta per tornare.



Teresa Battaglia e le altre donne coraggiose


Personalmente ritengo che, per quanto questo romanzo abbia come fil rouge una serie di forti figure femminili, la donna più coraggiosa della serie resti proprio il commissario Battaglia, che, oltre a dover lottare contro i delinquenti e chiunque tenti di metterle i bastoni tra le ruote, deve portare avanti una difficile battaglia contro se stessa. Ella è in età matura, anche se non ancora proprio pensionabile, e purtroppo, all’inizio di Fiori sopra l’Inferno, le viene diagnosticato l’Alzheimer. Da allora, Teresa cerca in ogni modo di arrestare l’inesorabile scorrere della malattia, leggendo i più prestigiosi studi sul campo, tenendo allenata la mente e soprattutto appuntando qualsiasi cosa sul suo prezioso quaderno. È un lavoro durissimo, specie perché i momenti di grande blackout ci sono e la portano a dubitare della sua sanità mentale.

Ho appena preso in prestito Figlia della cenere, quello che per ora è l’ultimo romanzo di Teresa Battaglia, quindi presumo che ella riuscirà a condurre un’ulteriore indagine, ma in Ninfa dormiente le sue difficoltà sono molto profonde, quindi suppongo che la Tuti non abbia nei suoi piani una serie molto lunga. So che ha scritto anche un romanzo storico: magari ella non vuole diventare proprio un’autrice seriale, ma è solo un’ipotesi.


In questo romanzo compaiono anche due personaggi femminili legati alla squadra del commissario Battaglia, che quindi probabilmente ritroverò in Figlia della cenere.


La prima è Elena, l’unica donna che l’ispettore Massimo Marini abbia mai amato. Egli l’ha allontanata per ragioni complesse e dolorose, ma ella è decisa a rientrare nella sua vita ed a convincerlo a fare pace con il passato.


La seconda è Blanca, la nipote di un collaboratore di Teresa, una ragazza molto sveglia e coraggiosa che ha addestrato il suo cagnolino a trovare cadaveri con un fiuto ed un’approssimazione eccezionali.



Vi ho raccontato a lungo tematiche e personaggi di questo romanzo, e credo che si intuisca che la mia opinione è assolutamente positiva. Sono sempre più intrigata da questa serie thriller, incredibilmente ben scritta, colta e meditata, in grado di tenerti incollata alle pagine per ore ed ore. Ninfa dormiente è un volume corposo ed io stessa non credevo che sarei riuscita a leggerlo in così (relativamente) poco tempo, ma c’erano dei momenti in cui non riuscivo davvero a staccarmi!

Vediamo Figlia della cenere come sarà…





Ecco la mia scelta per la terza tappa di questa challenge!

Siamo a metà percorso e mi sento molto soddisfatta.

Per la tappa di luglio e agosto dovrò scegliere qualcosa per stare “in contatto con la natura”, il che mi sembra perfetto per l’estate, ma c’è ancora tempo!

Nel frattempo, fatemi sapere se conoscete la serie di Teresa Battaglia e se vi piace.

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


lunedì 23 maggio 2022

UN GIORNO COME TANTI

 Storytelling Chronicles: maggio 2022




Cari lettori,

benvenuti all’appuntamento di maggio con la rubrica di scrittura creativa Storytelling Chronicles!


Il tema di questo mese si allinea alla perfezione con quello che, sotto sotto, sapevo di avere già in mente. Lara ci ha chiesto di scrivere di un protagonista “sulla trentina, allampanato e signorile insieme, tanto intrattabile con gli altri quanto cinico nei riguardi della sua vita”. Ecco, non vi sembra proprio il ritratto di Enrico, il protagonista maschile della mia piccola serie chick lit dedicata alle stagioni?


Per chi non lo sapesse, lo scorso luglio ho iniziato una serie di racconti in stile enemies to lovers che narravano il nascere di un amore tra Elisabetta – detta Betty – , una maestra con l’hobby della scrittura, ed Enrico, un giornalista piuttosto sarcastico e pieno di pessime abitudini. La storia era nata come un omaggio a Sophie Kinsella, ma ha finito per vivere di vita propria e per diventare una delle mie preferite da scrivere. Persino ora che la stanchezza per le mille incombenze del periodo, unita al caldo improvviso, mi fiacca moltissimo, la voglia di ridere un po’ insieme a questi due personaggi ha finito per avere la meglio.


Il fil rouge delle disavventure di Enrico e Betty è il lento mutare delle stagioni. Ecco un riepilogo delle “puntate precedenti”, con tanto di link:


Ricominciare (estate)


L'unica verità che conosco (autunno)


Il peggior San Valentino di sempre (inverno)


Mancava proprio la puntata primaverile per chiudere il cerchio, quindi… eccola qua! Spero che la mia versione di “burbero” vi piaccia! Buona lettura :-)



Un giorno come tanti


Solo un giorno, solo un giorno ordinario

Provando a tirare avanti

Solo un ragazzo, solo un ragazzo, ma

lui guardava il cielo e

mentre mi ha chiesto se lo avrei accompagnato

ho iniziato a capire

che ogni giorno lui trova proprio quello che cerca

come una stella cadente, lui brilla


Okay. Niente panico. Niente panico.

È solo un...trattore. In una cittadina di mare? Ma no. Probabilmente è un vecchio tosaerba che funziona male. Ma tu, incauto possessore, perché diavolo lo fai andare alle sette del mattino del sabato? Non ti rendi conto che stai turbando la quiete di tutti?


E dire che stavo facendo un sogno così bello. Stavo rivivendo il film di ieri sera. Ero nella Francia del XVII secolo e volavo tra Versailles e Notre Dame con una meravigliosa aeronave degna dei migliori libri steampunk. Solo che ad un certo punto quello che in sogno mi pareva il motore ha iniziato ad emettere un rumore inquietante; io devo aver pensato qualcosa come “Ma che cos’è? Non è che questo marchingegno sta smettendo di funzionare?” e mi sono svegliata. Proprio nel momento in cui stavo per sfuggire ai Tre Moschettieri in odore di pensionamento ed a un pubescente D’Artagnan per consegnarmi ad un antagonista che di certo non può definirsi “brutto e cattivo” (siamo onesti: non si può scritturare Orlando Bloom come villain e poi pretendere che il pubblico femminile non faccia il tifo per lui). Invece niente, mi sono ritrovata di nuovo immersa nella vita reale, con la sveglia forzata proprio in un sabato di maggio, quando le energie vitali di qualunque insegnante sono sotto lo zero.


Però è stato un bel venerdì sera tranquillo, dai. Pesce alla griglia e poi filmetto. Anche se non ho avuto il coraggio di confessare che era circa la decima volta che lo rivedevo. Enrico, come da copione, me lo ha smontato scena per scena, ha detto che era un blockbuster impresentabile, ha riso sguaiatamente per tutto quello che trovava ridicolo e…


Un momento. Enrico. Ero talmente assorta nel decifrare la strana cacofonia al di là delle persiane senza rendermi conto che sarebbe bastato girarmi alla mia sinistra per comprendere l’origine del rumore. Ed infatti eccolo lì, il mio fidanzato, che dorme beatamente e russa come… un trattore? Un tosaerba dell’Anteguerra?



Stiamo insieme da ottobre ed in questi ormai sette mesi ci siamo lentamente abituati l’uno alle cattive abitudini dell’altra, al punto che negli ultimi due abbiamo cominciato a cenare e dormire quasi sempre insieme, qualche volta a casa mia e qualcun’altra a casa sua, a turno. È una questione di equilibrio: è importante non affrettare la convivenza, ritagliarsi spazi per gli amici e le rispettive famiglie e non cadere nella trappola della coppia esclusiva.


...okay, questo è quello che ho raccontato a me stessa. E che ho letto su Donna oggi, per dirla tutta. La verità è che, molto più prosaicamente, non abbiamo mai smesso di bisticciare per le nostre diversità. Amo tutto di lui, ma nel contempo non sopporto una lunga lista di cose. È mai possibile? Ora, per esempio. Se ne sta con i piedi fuori dal mio letto perché è alto quasi due metri, ed ha buttato via tutta la coperta. Sarà anche un maggio molto caldo, ma io la mattina presto ho freddo, dannazione. Ha anche lasciato appesa ad un’anta del mio armadio una discutibile camiciola a maniche corte con una fantasia di palme, che mi ricorda il periodo in cui ci siamo conosciuti. Lui si ritiene elegante, ma secondo me sembra pronto per il viaggio estivo del circolo dei pensionati.


Se vuoi bruciarmi quella camicia, non farlo qui, Betty. È tutto legno.”

Il trattore – o qualunque cosa fosse – si è fermato. Enrico è sveglio e già sul piede di guerra.

Oh, finiscila” ribatto io. “Se la indossi stamattina e passiamo davanti al centro sociale, potrebbero invitarti per un soggiorno alle Canarie”.

È un modo carino per dirmi che mi trascinerai fuori da qui anche se siamo entrambi stanchi morti?”

Assolutamente sì” ribatto decisa. “Non ti lascerò rotolarti nel letto fino a mezzogiorno e poi fare un brunch con cocktail e patatine. Una passeggiata nella natura fa bene a circolazione e pressione. Non vedi che già si sta alzando il sole?”

E va bene, Betty, hai vinto tu. Ma tra un paio d’ore. Sono distrutto, tu dormivi già da parecchio quando sono venuto a letto.”


Per un momento mi pento di aver incarnato l’immagine della fitness influencer. Non si può parlare di colazioni sane e passi giornalieri alle sette di sabato mattina, per di più ad un poveretto che dopo il film si è messo a lavorare in pieno venerdì notte.

Credo che sia proprio questo ad avermi conquistata di Enrico: da tanti punti di vista è un ragazzo normalissimo, ma, metaforicamente, lui guarda sempre le stelle. Ha dei sogni ai quali puntare. E mi ha insegnato ad inseguire il mio.


* * *


E mentre parlava, egli diceva parole ordinarie

anche se tanto “ordinarie” non sembravano

perché io provavo quello che non avevo mai provato prima

ed anche voi giurereste che quelle parole avrebbero potuto guarire

e mentre guardavo i suoi occhi,

il suo campo visivo aveva preso in prestito il mio

e so che lui non è uno sconosciuto

perché sento di averlo tenuto stretto a me tutto il tempo


Non so come, ma stamattina sono riuscita a persuadere Enrico a fare una colazione degna di questo nome ed a fare una passeggiata rilassante. Oddio, rilassante… non so se è il termine che userei. Ha provato ad accendersi la sigaretta per ben tre volte, una delle quali dopo aver tentato di distrarmi con “Guarda che belle aiuole fiorite!” (e non è stato per niente leale. Lo sa che in me scatta lo spirito della fotografa in questi casi). Insomma, io non dico che debba proprio farla finita con quel suo viziaccio – anche se sarebbe un sogno – ma già casa mia è un po’ pervasa dal sottile odore di affumicato tipico dei luoghi dove sta un fumatore. Potrebbe almeno evitare di inquinare il parco, no?


Il tempo che non ha passato a cercare di fumare, l’ha trascorso sbuffando, perché è terribilmente fuori forma. Ed aprendo dal cellulare una serie di notifiche di un servizio news che a me farebbe saltare i nervi e che mi sono guardata bene dall’attivare. 

“Come fai a vivere così, senza sapere quel che succede nel mondo?”

Ma io lo so. Ho te, che sei meglio di qualunque tg.”

Eh, troppo buona. Si vede che devi farti perdonare per la centrifuga di mela e zenzero.”



Dopo che Enrico se n’è andato, ho pranzato ed ora sono qui davanti al computer… a procrastinare. Non mi fa onore, ma bisogna essere sinceri nella vita, si sa, soprattutto con se stessi. Mi ripeto che è solo stanchezza da fine scuola e che è normale avere voglia di attività all’aria aperta… di tornare al parco per cinque o sei ore… di fuggire in Papuasia… Oh, al diavolo. La verità è che in questo momento vorrei qualsiasi distrazione, un qualsiasi imprevisto che mi distolga da quello che vorrei tanto fare... ma non ho proprio il coraggio di portare a termine.


Squilla il telefono. È la mia amica Francy. Ecco la distrazione che cercavo!

Ciao Francy! Allora, che si dice in spiaggia?”

Tutto ok, Giorgio sta facendo l’ennesimo bagno ed ho pensato di chiamarti”.

Questo sabato ho lasciato in prestito a Francy e Giorgio l’ombrellone stagionale della mia famiglia. Sì, proprio quello dello stabilimento dove io ed Enrico ci siamo parlati con il cuore in mano la prima volta. Mi sembra impossibile che sia passato così tanto tempo e che una nuova estate sia alle porte. Se penso a quanto ero sconfortata al pensiero dell’autunno e del freddo, riempiendo di collant multicolori lo zaino per il Monferrato… e quel sabato pomeriggio che ho passato a lavare l’auto di Enrico sperando in un San Valentino molto meno demenziale di quello che mi è toccato… o forse è meglio così…

Eli, ci sei ancora? Non ti sento!”

Sì, scusami Francy. Oggi pomeriggio sono del tutto sulle nuvole. Non capisco che cosa mi stia succedendo.”

Io lo so, invece. Sei ancora ferma davanti a quel dannato computer, vero?”


Francy mi conosce fin troppo bene. Il mio problema – se così si può chiamare – è che da quando Enrico mi ha spinto a riprendere in mano il mio vecchio sito di racconti, ci ho preso gusto. Così, una sera dopo l’altra, una pagina alla volta, ho iniziato a riempire di parole un file molto più lungo dei miei soliti racconti mensili. Mi ripetevo che non era molto importante, che era un divertissement al di là della mia solita attività sul sito, che lo avrei tenuto da parte. Alla fine, però, quel che è venuto fuori è un vero e proprio romanzo. È un enemies to lovers, la mia categoria di romance preferita, e si intitola Un giorno come tanti. Che poi è il giorno in cui ho conosciuto Enrico… e l’ho trovato un antipatico saccente. Certo, nel romanzo ci sono nomi inventati e situazioni di fantasia, ma io nel cuore so che quella che ho scritto, a poco a poco, è la storia mia e di Enrico. Mi sento come se stessi scrivendo la nostra relazione da sempre, fin da prima di conoscerlo meglio e rivalutarlo; ho collezionato i momenti speciali della nostra storia come se fossero gemme nascoste, e tutto quello che abbiamo vissuto insieme ha finito per riversarsi sulla carta. Il che potrebbe essere la cosa più naturale del mondo, considerando che è stato proprio lui, con le sue parole, a farmi ricominciare a scrivere. Non mi ha convinto, né ha fatto grandi discorsi. Erano parole semplici, ma mi hanno fatto capire che ero libera di nuovo. Libera da relazioni con persone giudicanti e dalla paura di deludere tutti, in primis me stessa.


Sei partita di nuovo, Eli?”

Ops… scusa!”

Allora, il tuo romanzo è finito o no?”

Sì.”

Hai seguito i consigli che ti ha dato Paola per iscriverti su Amazon come autrice?”

Sì.”

Hai revisionato il libro?”

Tre volte.”

E allora dimmi, perché non hai ancora premuto il bottone Pubblica come mi avevi promesso di fare oggi?”

...”

Eli, è il terzo sabato che dici ‘il prossimo sabato sarà quello giusto’. E non tirare in ballo la fine della scuola e le pagelle dei pupattoli perché mi metto ad urlare in spiaggia. Tra te e quell’altro che prima decide di buttarsi nella narrativa e poi si tira indietro, non so chi sia peggio!”


* * *


Per favore, vieni con me, guarda quel che vedo io,

tocca le stelle ed il tempo non fuggirà,

non fuggirà, riesci a vederlo?”


Francy ha ragione. C’è un motivo se Enrico si è messo a scrivere di notte. Non che in questo periodo non sia pieno di lavoro. Dopo la tornata di elezioni amministrative di ottobre – ed un suo brutto periodo sul lavoro che fortunatamente ha superato – è arrivata quella di maggio/giugno in moltissimi comuni della Toscana. Ma non sono né il suo lavoro da preciso cronista né il suo blog di feroce satira politica ad essere davvero nei suoi pensieri in questo periodo.


Un paio di mesi fa un importante circolo letterario della regione ha indetto un concorso che ha come tema proprio la politica locale. Non potevo credere che Enrico si fosse buttato, per la prima volta in vita sua, nella scrittura creativa… e invece lo ha fatto. Il risultato è un brillante racconto su un “uomo qualunque” che decide di candidarsi come consigliere comunale spinto da alti ideali ma finisce per trovarsi invischiato in giochi più grandi di lui. Un po’ in stile Idi di marzo, in effetti. Chissà, se diventasse un racconto famoso potrebbero farne un nuovo film con Ryan Gosling e soprattutto George Clooney! E forse passeremmo insieme un weekend con lui sul Lago di Como!


okay, freniamo. Siamo molti passi indietro rispetto a questo obiettivo. Il guaio è che Enrico, per qualche ragione che fatico a comprendere, non è soddisfatto del suo lavoro. Continua a revisionarlo ed a riscriverne delle parti… anche di venerdì sera, appunto. Mancano pochi giorni alla scadenza del concorso e lui non ha ancora inviato la mail con il suo elaborato. In effetti, il mio buon proposito di stasera è capire che diavolo ha nella testa.



Purtroppo per me, non riesco a corrompere il mio fidanzato nemmeno con il panino alla finocchiona ed il Lambrusco emiliano, due nostre grandi passioni. Appena nomino il racconto, Enrico si ritrae come una testuggine.

Mi sa tanto che non partecipo al concorso” sbotta infine, guardando il pavimento con una tetraggine che è insolita persino per lui.

Ma come? Ci hai lavorato moltissimo, Enrico! Sai che lo hai fatto! E sai meglio di me che è una storia valida!”

Ma valida per chi, Betty? Per te. Per Giorgio. Per voi pochi che sapete come sono fatto e mi sopportate. Visto da fuori, che cosa sembra? Lo sfogo patetico di un cinico che forse non crede più nemmeno in quello di cui si occupa ogni giorno.”

Enrico, nessuno crede più di te nell’importanza della democrazia! Ne hai raccontato solo un lato oscuro. Lo facevano anche nella Grecia di Pericle. Che male c’è?”

Enrico mi fissa solo per un attimo, poi riabbassa lo sguardo. Conosco bene i lampi che possono mandare i suoi occhi verdi al di là degli occhiali. Eppure oggi è come spento.

Betty, scrivere per me è catartico, è più che una professione, e tu lo sai meglio di tutti. Ma mentre buttavo giù il racconto mi sono reso conto che forse sto vivendo una contraddizione. Mi lamento ogni giorno del mio lavoro al giornale e delle pessime notizie che spesso sono costretto a riportare perché la gente non viva all’oscuro o immersa nelle fake news, ma poi sarei capace di andarci anche con quaranta di febbre perché senza non ci so stare. Negli ultimi anni mi sono sempre detto che avrei messo in secondo piano il giornalismo per dedicarmi alla narrativa, che a trentasei anni era il momento di fare il grande salto… eppure proprio scrivendo qualcosa di creativo mi sono reso conto che non posso stare senza giornale. Ed a volte mi chiedo: ma chi sto cercando di prendere in giro, me stesso?”


Accidenti. Questo è di gran lunga uno dei discorsi più profondi che mi abbia fatto Enrico. E sì che io e lui parliamo sempre così tanto. Credo di capirlo: a parole lui è un cinico che mal tollera quasi tutto quello che lo circonda, ma chi lo conosce come me sa che, al momento di dimostrare i fatti, è un uomo che tiene molto al suo piccolo mondo. Si lamenta ma è contento, è contento ma si lamenta. A me va bene così, ma, per lui, comprendere che la sua “fuga da sogno” nel mondo della scrittura non esclude il lavoro che si è ritrovato a fare e che ormai ama a modo suo… dev’essere un brutto colpo. E da persona che, sia nello studio che nel lavoro, si è sempre sentita “chiamata” a fare certe scelte, posso solo immaginare come si senta lui in questo momento.


Enrico, una cosa non esclude l’altra. Puoi essere un cinico cronista ed anche uno scrittore. Me lo hai insegnato tu, ricordi? Siamo liberi di tentare, di provare e riprovare. Anche insieme, se vuoi. Come abbiamo fatto scrivendo a quattro mani The Joker and The Queen, ricordi?”

Finalmente il mio fidanzato solleva gli occhi dall’interessantissimo parquet della mia cucina e mi guarda con un briciolo di speranza in più.

Forse sì, Betty. Ma per oggi non ci voglio più pensare. Sono stato tutto il pomeriggio ad arrovellarmi, ed anche venerdì notte, come ben sai. Adesso ti va se raggiungiamo Francy e Giorgio al cinema?”



Dopo avere torturato Enrico con il mio amore per i classici, non potevo non aspettarmi una nuova serata di fantascienza. Alla trecentesima esplosione tra navicelle spaziali, inizio a chiedere pietà. Poi penso che potrei utilizzare meglio il tempo che sto miseramente sprecando. Ed infatti mi viene un’idea geniale.


* * *


Solo un sogno, solo un sogno ordinario

mentre mi sveglio nel letto

e quel ragazzo, quel ragazzo ordinario

era tutto nella mia testa?

Non mi ha forse chiesto se volevo accompagnarlo?

Sembrava tutto così reale!

Ma mentre fissavo la porta

ho visto quel ragazzo che stava lì,

come a propormi una scommessa, e mi ha detto…


Okay, niente panico. Niente panico.

È una banalissima casella di posta, giusto? Non dovrebbe creare problemi. Il file è completo, ed in PDF.


Stamattina sono sola. Enrico mi ha salutato presto per raggiungere i suoi in collina, ma ha lasciato da me il suo PC perché perdeva tempo a portarlo a casa. È il momento di agire. Agire, va beh. Combinare qualcosa con aria furtiva sarebbe la definizione più appropriata. Sì, sono furtiva anche se sono sola in casa. Non si sa mai.


Mi manca solo la password. Annichilimento. Dico, ma si può? Lui dice che è una password introvabile perché è una parola caduta in disuso. Io rispondo sempre che il fatto che nessuno voglia annichilirsi non mi pare una brutta cosa. Che pazienza che ci vuole con lui.

Ultimo clic… fatto il misfatto!




Prima che me ne renda conto è di nuovo sabato. Stavolta, però, nessun trattore, tosaerba o fidanzato rumoroso disturbano il mio sonno. In effetti sono così profondamente immersa nella mia fase REM che all’inizio scambio il suono del telefono per una sveglia. Ci metto un po’ a realizzare che non devo lavorare e ad afferrare l’apparecchio che non vuole smetterla di squillare. A sorpresa, è Francy. Vorrei chiederle come mai si è buttata giù dal letto così presto, e se oggi andiamo al mare insieme, ma non faccio in tempo nemmeno a dire la prima sillaba, perché lei inizia ad urlare dentro il telefono.

Eliii, bravissima! Hai pubblicato, non ci posso credere!”

Francy… di cosa stai parlando?”

Del tuo romanzo, sciocchina! È su Amazon da un’ora! Chi è stato, il fantasma formaggino?”

Deve essere uno scherzo. Me lo ripeto mentre corro alla scrivania in pigiama e con le persiane ancora chiuse, mentre accendo il PC e mi connetto al sito. Eppure no, non lo è. Un giorno come tanti è online! E, wow, ci sono già due acquisti! Che inizio brillante! Oh, mia madre e Francy. Va beh. Tutti gli scrittori sono partiti da amici e famiglia, no?

Francy, non so come sia successo, ma non sono stata io.”

Eli, fossi in te, chiederei al tuo fidanzato. Così, un’idea come un’altra.”


Enrico è in cucina, davanti ad una tazzina vuota di caffè, che fissa il cellulare inebetito. Non può essere stato lui. Non perché non ne sarebbe capace, ma perché non ha la sua solita reazione ridanciana di quando mi fa un dispetto. Sembra sulla Luna quanto me.

Enrico!” lo richiamo spazientita.

Oh, Betty, ciao. Ben svegliata, principessa.” Ah, ecco il ghigno che conosco bene.

Hai ben poco da ridere! Sei stato tu a pubblicare il mio libro su Amazon? Come hai fatto a scoprire la mia password?”

il ghigno si trasforma in risata. “Ma per favore. EnricoBetty. Che romanticona imprudente. E comunque, mi sa che per oggi siamo pari. Perché pochi minuti fa ho ricevuto una mail dal presidente del circolo letterario che mi informava che il mio racconto è stato letto e che entro il mese prossimo verrà valutato dalla commissione. Non sono l’unico a lavorare sotto falso nome, eh?”



Non so per quanti secondi ci fissiamo attoniti. Fatto sta che scoppiamo a ridere entrambi. E poi anche un po’ a piangere, e poi di nuovo a ridere. Ed infine restiamo abbracciati per quelle che sembrano ore.

Credo di averlo sempre saputo, ma è proprio lì, nella mia cucina con il parquet e la stuoia di Minnie, tra il caffè rovesciato sul tavolo e le mie centrifughe, che mi rendo conto di quanto siamo giusti insieme. Forse il mio romanzo non supererà i venticinque lettori manzoniani. E magari il racconto di Enrico non entrerà tra i finalisti. Ma ciò che più conta è che stiamo inseguendo i nostri sogni, e che stiamo trovando insieme la nostra felicità.



Prendi la mia mano, vivi finché puoi

Non vedi che tutti i tuoi sogni

Sono proprio qui, sul palmo della tua mano?


FINE




...e fu così che Betty ed Enrico vissero sempre felici e contenti!

Scherzo, ovviamente. Diciamo che per ora questa piccola serie è conclusa e salutiamo questi personaggi che spero vi abbiano fatto emozionare, almeno quanto hanno sorpreso e conquistato me. Non escludo che scriverò di nuovo su di loro, visto che mi è piaciuto così tanto farlo, ma non nell’immediato, e comunque dipenderà molto dai temi mensili della rubrica. Spero che le foto vi siano piaciute: ad eccezione di quella con foglio e penna, sono state tutte scattate da me tra Cernusco sul Naviglio e Varazze!

Vi ringrazio moltissimo fin da adesso per la lettura, e mando un grande abbraccio soprattutto a chi ha seguito tutta la mini serie. Vi invito a seguire tutti i post con il banner della rubrica Storytelling Chronicles di questo mese, in modo da conoscere altre versioni di “protagonista trentenne burbero”. 

A questo link trovate Ordinary day, la canzone di Vanessa Carlton che ha accompagnato il racconto.


Grazie mille per la lettura, al prossimo post :-)