venerdì 20 maggio 2016

BOOKTAG: "UNPOPULAR OPINIONS"

  




Cari lettori,

ecco a voi un altro TAG, questa volta dedicato alle “opinioni impopolari” a tema libri! C'è qualche titolo che tutti amano ma che voi avete odiato? C'è qualche personaggio per il quale avreste voluto un destino diverso? Sfogatevi pure con me!







1. Un libro o serie popolare che non ti è piaciuto









Il signore degli anelli”, di J.R.R. Tolkien. Intendiamoci, so bene che è un capolavoro e che ha aperto la strada a tutti i fantasy possibili ed immaginabili.

Io, però, lo trovo lungo, eccessivamente ricco di dettagli e personaggi, e non riesco ad appassionarmi alla trama. In definitiva, non mi ha catturato.







2. Un libro o serie che tutti sembrano odiare ma che tu ami








La serie “I love shopping”, di Sophie Kinsella. Moltissimi recensori si sono scagliati su questa serie, trovandola frivola, eccessivamente leggera e scritta un po' di fretta.

Io invece mi sono appassionata alla storia, ai personaggi, ai colpi di scena, all'inarrestabile umorismo della scrittrice.

Per quanto si tratti di una lettura leggera, non rimpiango di averla letta, anzi.





3. Un triangolo d'amore in cui il protagonista si è trovato con una persona con la quale non volevi finisse insieme o un'OTP che non ti piace.






Forse è un po' frivolo, ma non posso fare a meno di pensare a Bella di Twilight ed alla sua decisione di sposare Edward piuttosto che restare vicino a Jacob.

Sono state le sue parole alla fine di “Eclipse”, il mio romanzo preferito tra quelli della saga, a farmi pensare ad un suo errore.

Bella ha 17/18 anni, e ragiona come una ragazza della sua età: si sente diversa, un po' esclusa dal gruppo, in qualche modo unica e speciale. Per questo motivo cerca un'esperienza assoluta e straordinaria, e si lega a chi gliela può dare.

Il punto è che, sopravvenuta l'età adulta, sono altre le caratteristiche che si cercano in un'altra persona: la presenza nei momenti di difficoltà, l'essere alla pari, la costanza, il piacere della quotidianità. Tutto questo è rappresentato da Jacob.

Per questo sarò sempre convinta che Bella non abbia fatto la scelta giusta.









4. Un popolare genere di libri che tu difficilmente cerchi




Gli horror. Non fanno proprio per me…






5. Un popolare o amato personaggio che tu proprio non ami





Non tiratemi addosso nessuna padella, vi prego!

Comunque… Heathcliff, di Cime tempestose. Certo, è un personaggio romantico da manuale, capace di grandi slanci passionali così come di enormi abissi di malvagità, e saremo sempre grati ad Emily Bronte per aver creato una storia simile.

Ciò non toglie che Heathcliff compia molte azioni abominevoli che avrebbe potuto benissimo risparmiarsi. Da lettrice, comprendo la sua infanzia travagliata ed il suo dolore nello scoprire che Katherine sposerà Linton.

Tuttavia, perché utilizzare come arma contro la sua amata una ragazza innocente, colpevole solo di essere la sorella di Linton? E perché perseguitare al limite dell'ossessione la donna che ormai ha perduto?

Certo, fa tutto parte dell'amore romantico, dello Sturm und drang e di tutte le influenze letterarie che volete, ma a me, pagina dopo pagina, lui è parso soltanto un mostro.







6. Un autore popolare al quale sembra tu non riesca ad appassionarti.





Dan Brown. Non so bene come mai, ma non mi ispira affatto...





7. Un popolare cliché letterario che sei stufa di vedere





Il triangolo amoroso. Specie quello con una ragazza e due ragazzi, tutti giovani. È davvero un cliché troppo utilizzato, soprattutto nell'ultimo periodo.

Ragazzi, ascoltiamo Renato Zero: il triangolo no!







8. Una serie popolare che non hai interesse nel leggere





Il trono di spade”, perché ho paura che andrebbe a finire come con “Il signore degli anelli”.







9. Il detto dice “Il libro è meglio del film”, ma quale film o serie tv è meglio del libro?







Hunger games”, senza ombra di dubbio. Il libro dà più l'impressione di essere una sceneggiatura, con la sua scrittura rapida e la sua scarsità di particolari. I film sono fatti meglio.





Arrivata alla fine di questo TAG, so bene che molti di voi non saranno d'accordo… proprio per questo motivo, vi invito a farvi sentire! Voi come rispondereste a queste spinose domande?

Grazie per aver letto fin qui ed al prossimo post :-)

domenica 8 maggio 2016

CYRANO SULLA LUNA

Tutto quello che mi è piaciuto dello spettacolo al Teatro Leonardo






Cari lettori,

dal momento che è maggio e tra non molto le stagioni teatrali si concluderanno, anche oggi mi sento di consigliarvi uno spettacolo davvero imperdibile, così da poter restare soddisfatti prima della pausa estiva.


Sto parlando di “Cyrano sulla luna”, splendida rappresentazione in scena al Teatro Leonardo di Milano.

Ecco tutto quello che ho apprezzato di questo spettacolo!





L'originalità dell'impostazione.



Molti di voi probabilmente conosceranno già la storia di Cyrano, e sapranno che, nella maggior parte dei casi, il dramma che lo vede protagonista viene rappresentato in maniera tradizionale, con diversi attori sulla scena. 
 

Questa volta, invece, abbiamo a che fare con l'eccezionale monologo di un bravissimo attore, Pietro De Pascalis, il quale, partendo da un unico punto di vista, riesce a rappresentare tutti i personaggi coinvolti.

Si immagina, infatti, che Cyrano sia morto e che, invece di andare nell'Aldilà, sia atterrato sulla Luna.

È proprio a quest'ultima che lo sfortunato cadetto di Guascogna racconta tutta la sua storia, immaginando di interagire con lei e ricostruendo ogni singolo dialogo importante del suo passato.





La scenografia.






Come si può rappresentare un ambiente lunare?


Non è certamente facile, e possono venire in mente diverse rappresentazioni. Questo spettacolo sceglie una semplicità che si rivela davvero poetica.


Sullo sfondo scuro vengono proiettate delle piccole luci, che indicano le stelle. Inoltre, sul palcoscenico sono disseminati palloni e palloncini bianchi, che diventano azzurri nel momento in cui la Luna si avvicina maggiormente alla Terra (che è, per l'appunto, il pianeta azzurro). 
 

L'effetto ricercato non è quello di un'ambientazione fantascientifica, bensì quello di un sogno quasi fanciullesco, in pieno accordo con la romantica fantasia del protagonista.





I dettagli della narrazione.



La bravura dell'autore Luca Chieregato e dell'attore sulla scena consiste nel raccontare tutta la vicenda con abbondanza di particolari.


Si ripercorre, infatti, tutta la storia di Cyrano, a partire dal suo innamoramento per Rossana quando era piccolo, passando per l'incontro con Cristiano e per la folle idea di donargli le sue parole, e poi la guerra, la vedovanza di Rossana e l'ingiusta e prematura fine.


Grazie alla straordinaria capacità narrativa di cui si fa uso in questa rappresentazione, lo spettatore non vede solo l'unico attore in scena, ma riesce a visualizzare anche tutto quello che racconta.





Il romanticismo.



Quella di Cyrano è forse una delle storie più romantiche di tutti i tempi. Il protagonista, infatti, perdutamente innamorato della cugina, non se la sente di svelare i propri sentimenti a causa del suo ritenersi brutto, soprattutto per via del suo naso. 
 

È la storia di un amore mai ricambiato, o almeno vittima di un equivoco, al quale viene resa giustizia solo quando è troppo tardi. 
 

Credo che questa storia sia un vero esempio di costanza, di dedizione e di amore sincero, ma penso anche che celi un invito a non commettere gli stessi errori del protagonista ed a rivelare se stessi e le proprie reali intenzioni.





L'amore per la parola.



Quello di Cyrano è un dramma scritto con parole ed in onore delle parole. Il protagonista ci gioca e crea dei mondi interi; le usa come armi al posto della spada, disciplina nel quale è espertissimo; ci si diverte con ironia più o meno sottile nel deridere quanti hanno fatto dell'ignoranza un vanto; ne fa, infine, il cuore dell'inganno amoroso che coinvolge lui, Rossana e Cristiano. 
 

È delle parole che la donna si innamora, ed ella commette l'errore di legarle per tutta la vita all'uomo sbagliato. Cristiano e Cyrano, infatti, sono riusciti a creare un eroe immaginario con il meglio di entrambi e l'hanno fatto diventare reale.


Poche altre storie raccontano con tanta efficacia l'effettiva vastità del potere della parola.





La canzone di congedo.


Per dirti ciao!” di Tiziano Ferro strappa sempre un applauso. Il testo affronta con delicatezza la tematica della scomparsa di una persona cara, e si adatta perfettamente all'ultima parte dello spettacolo. Cyrano è andato incontro al suo destino, ed a noi non resta che salutarlo volgendo gli occhi alla Luna.





Lo spettacolo resterà in scena al Teatro Leonardo solo fino al 13 maggio, quindi… affrettatevi a prendere un biglietto per questa settimana, perché ne vale davvero la pena!!


Come sempre, grazie per l'attenzione.


Al prossimo post :-)

sabato 7 maggio 2016

DONNE ALLA CONQUISTA DELL'ACROPOLI

"Lisistrata" di Aristofane è in scena al Teatro Carcano

 

Cari lettori,

avrete già capito, leggendo alcuni miei post precedenti, che il mio amore per gli spettacoli classici è davvero grande. 

Si tratta di una passione che mi accompagna dai primi anni dell'Università, e che mi ha portato a studiare in modo molto approfondito questo mondo, e, in particolare, il suo lato tragico.



Tuttavia, ho sempre avuto il desiderio di conoscere meglio non solo le tragedie greche, ma anche le commedie.


È per questo motivo che, nel momento in cui lo spettacolo Lisistrata di Aristofane è arrivato al Teatro Carcano di Milano, ho deciso di non lasciarmi sfuggire l'occasione. La serata è stata molto piacevole e la rappresentazione assolutamente all'altezza delle mie aspettative.

Ecco tutti i motivi per cui, secondo me, Lisistrata è uno spettacolo davvero imperdibile!





Il regista ama il teatro e lo farà amare anche a voi!  

Essendo andata la sera della prima, mercoledì 4 maggio, non sono rimasta sorpresa nel vedere Stefano Artissunch, il regista, in mezzo al pubblico.


Egli, però, invece di limitarsi a salutare le persone che conosceva, ha tenuto una sorta di piccolo “pre-spettacolo” con la platea, scherzando sulla durata della rappresentazione, chiedendo come fosse andata la giornata, indagando su quali fossero i giornalisti o i recensori tra il pubblico.


Ho trovato molto simpatica l'idea di andare a conoscere gli spettatori prima dello spettacolo. Non solo, infatti, l'atmosfera si è fatta subito più rilassata, ma è stata apprezzata la spontaneità del regista, che dimostra di provare un grande amore per il teatro e di avere veramente a cuore il suo pubblico.






Lisistrata rivisita completamente il concetto di “donna”.  

Sulla scena c'è una bravissima prima attrice, Gaia De Laurentiis. 
Ma ci sono anche due attori che le fanno da spalla, curiosamente vestiti con una gonna bianca e pronti a mimare, in più occasioni, voci femminili. 
Tutt'intorno ai tre attori, infine, ci sono delle bambole a grandezza naturale, disposte uniformemente su una piattaforma (che rappresenta un'acropoli). Alcune di esse sono immobili per quasi tutta la rappresentazione, mentre ad altre viene data voce e movimento grazie ai due attori di cui ho parlato prima.


È così che Gaia De Laurentiis si ritrova ad essere l'unica donna sulla scena nel senso più tradizionale del termine, ma, al tempo stesso, per tutto lo spettacolo non fa altro che interagire con altre donne. Originale, no?






Lisistrata fa ridere un po' amaramente delle debolezze umane.  

Gli uomini sono perennemente in guerra, le loro famiglie vengono trascurate e la Grecia rischia di cadere in una profonda crisi. 

L'idea di Lisistrata, donna come molte altre, è semplice, ma geniale: poiché le donne vengono considerate importanti dagli uomini solo quando dormono con loro, l'unico modo di attirare la loro attenzione è abbandonare la casa, occupare l'acropoli e non accompagnarsi più a loro in nessun modo.


Lo spettacolo mostra in modo ironico, pungente e straordinariamente efficace come questo provvedimento riduca ben presto alla disperazione i “poveri” uomini, così pronti a ripetere che le donne non valgono niente, ma poi incapaci di badare ai propri figli, di restarsene soli a casa e di vivere serenamente senza una compagnia femminile.



Per quanto questo spettacolo sia ambientato secoli, anzi, millenni fa, lo spettatore non può allontanare la sensazione che la situazione descritta sia ancora qualche volta attuale, e che le differenze tra i sessi non siano ancora del tutto appianate.






Lisistrata fa riflettere sulla guerra in modo molto poetico.  




Anche se Lisistrata sa di stare portando avanti una giusta causa, non può fare a meno di sentirsi fiaccata dalla lotta. Anche lei ha un marito in guerra e negli ultimi anni le famiglie della sua città hanno conosciuto tanto dolore. 
 

Il regista sceglie una via molto originale per far sentire allo spettatore gli orrori della guerra: egli, infatti, dà vita a due scene molto poetiche.


Nella prima, alla fine del primo tempo, Lisistrata è in cima all'acropoli ed il suo vestito bianco, grazie all'aiuto degli altri attori, diventa un lungo telo che, a poco a poco, abbraccia tutta la scena sottostante, come se l'intenzione della donna fosse quella di proteggere la città grazie alla sua idea.


Nella seconda, alla fine dello spettacolo, le donne-bambole vengono spogliate, e finiscono con l'assomigliare curiosamente alle croci di un cimitero, mentre un narratore legge alcune lettere scritte da soldati nel XX secolo.


Il messaggio è chiaro: i conflitti non cessano mai di ripetersi, i sentimenti di chi va in guerra sono gli stessi sia nel V secolo a.C. che nel 1900 e, nonostante il coraggio di donne come Lisistrata, la pace rimane ancora un obiettivo molto lontano.





Lisistrata è molto di più di una commedia.  


Aristofane scrive commedie: tutti i libri di letteratura greca del mondo lo affermano con sicurezza.


Tuttavia, nel momento in cui lo spettatore ha la fortuna di assistere a rappresentazioni delle sue opere, così lontane ma, allo stesso tempo, così attuali, ha l'impressione che ci sia molto di più.


Certo, Lisistrata è una commedia e nessuno può negarlo, soprattutto perché l'ironia talvolta sfacciata ci spinge a ridere molto spesso.

È anche, però, una satira politica e di costume, nemmeno troppo benevola.

È una drammatica e dolorosa rappresentazione sulle sorti dell'uomo.

È il testamento spirituale di un autore che, tra tante battute triviali e scene che ci fanno sorridere, vuole darci un avvertimento ed insegnarci ad essere, almeno un po', come la protagonista di questo romanzo: pronti ad andare contro le regole che ci sono imposte ed a rompere gli schemi per avere una vita migliore e più giusta.







Lo spettacolo resterà in scena a Milano fino al 15 maggio!


Spero che la mia recensione vi abbia incuriosito almeno un po'; anche se così non fosse, però, vi consiglio di cuore di acquistare un biglietto.


Ovviamente sono anche curiosa di leggere i pareri di chi, come me, ha già visto lo spettacolo!


Grazie mille per la lettura ed al prossimo post :-)