lunedì 29 marzo 2021

I PREFERITI DI MARZO 2021

 Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese




Cari lettori, 

ultimo lunedì di marzo... è giunto il momento di un nuovo post dedicato ai "Preferiti del mese"! 

Marzo è un mese che mi è sempre piaciuto: adoro l'arrivo della primavera. 

Oggi vi racconto che cosa ho apprezzato di più nelle ultime settimane, tra libri romance e film che omaggiano Pirandello, tra passeggiate in mezzo ai fiori e dolcetti di stagione!



Il libro del mese


Il romanzo che ho scelto per il mese di marzo è il penultimo capitolo di una serie di cui vi ho parlato moltissimo: La ragazza del Sole, sesto romanzo de Le sette sorelle. Trovate la recensione del primo romanzo a questo link, quella del secondo e del terzo in questo post e quella del quarto e del quinto qui.


La protagonista di questo romanzo è la sesta sorella D’Aplièse, Electra, la minore. All’inizio degli altri libri della serie troviamo le protagoniste disorientate e addolorate per la morte di Pa’ Salt; per questo motivo, credo che il lettore si sorprenderà nello scoprire che Electra ha avuto una reazione al lutto esattamente opposta a quella delle altre protagoniste.


Electra ha lasciato ormai da tempo Atlantis, la villa svizzera sul lago che è stata la culla di tutte le sorelle D’Aplièse, e, dopo qualche anno a Parigi, si è stabilita in un lussuoso attico a New York per lavorare come modella. Il successo è stato sfolgorante, ma Electra non è per niente felice: è dipendente in modo preoccupante da alcool e cocaina, tutte le sue assistenti fuggono dopo poche settimane per via del suo carattere capriccioso, frequenta uomini che non sono davvero interessati a lei (tra i quali il pericoloso Zed Eszu, già incontrato dalle sue sorelle, che le porta la droga). Nonostante i molteplici tentativi di avvicinamento da parte delle sue sorelle, e quelli di Pa’ Salt quando era ancora in vita, Electra, invece di chiedere aiuto, si è isolata sempre più.


Quando Pa’ Salt muore, Electra, dopo alcuni giorni difficili, trova inaspettato conforto in una nuova assistente, una ragazza completamente diversa dalle precedenti: quieta, dimessa nel vestire, ma anche sensibile e ben organizzata. È lei, insieme alla sorella Maia (reincontrata in occasione di un servizio fotografico in Brasile), a convincerla ad entrare finalmente in un centro di disintossicazione.


Una volta rifugiatasi nel centro in Arizona, Electra riprende lentamente a vivere e conosce due persone: Miles, un avvocato per i diritti civili, e Stella Jackson, una importantissima avvocatessa che dice di essere sua nonna.


Insieme a Stella, Electra ripercorrerà la storia di Cecily, una donna che è stata ragazza negli anni ‘30 e che, proprio come lei, vive in un attico a New York, circondata da lussi e persone del jet set, ma si sente fortemente insoddisfatta. Allettata dalla sua madrina Kiki, ella decide di raggiungere il Kenya, che un tempo era considerata la “Happy Valley” (una sorta di luogo d’elezione per i ricchi bianchi americani ed europei). Il viaggio in Africa sarà, per Cecily, molto più di una fuga. Ella conoscerà un nuovo mondo, vivrà avventure emozionanti e pericolose al tempo stesso, conoscerà la civiltà Masai, stringerà importanti legami e, a poco a poco, ricomincerà a credere nell'amore.



Arrivata ormai al sesto volume de “Le sette sorelle”, devo ammettere che avevo qualche dubbio riguardo alla lunghezza de La ragazza del Sole, perfino superiore a quella dei volumi precedenti (che certo non sono dei pesi piuma). Lo stile di Lucinda Riley, però, non si smentisce mai: anche se le pagine sono più di 900, il volume scorre con incredibile rapidità ed i tanti colpi di scena hanno la potenza e la velocità nel susseguirsi di tanti fuochi d’artificio.


Inoltre, Electra mi ha davvero sorpreso: vista attraverso gli occhi delle sue sorelle, ella sembra una ragazza capricciosa e superficiale, ma, osservandola più da vicino, il lettore comprende che c’è una grande ferita nel suo cuore, costituita da tanti elementi diversi. C’è la sensazione di essere sempre stata “l’ultima arrivata” nella famiglia D’Aplièse, forse non così voluta come le altre; la convinzione di essere una stupida, perché la sua carriera scolastica, a differenza di quella da modella, è stata un disastro; gli atti di bullismo e razzismo compiuti nei suoi confronti, per via della pelle nera; il bisogno di dimenticare alcuni difficili avvenimenti, finendo per rifugiarsi nelle peggiori sostanze.


Quanto a Cecily, anche lei si rivelerà una donna forte, coraggiosa e di mentalità estremamente aperta per i tempi. L’ambientazione africana, poi, è davvero meravigliosa in alcune pagine!


Una storia bellissima, da leggere d’un fiato, in attesa dell’uscita de La sorella perduta, l’ultimissimo romanzo della serie, che è prevista per metà maggio.



Il film del mese



Questo mese ho pensato di parlarvi di un film che mi piace rivedere quando lo danno in tv (solitamente su Rai Movie o Rai Tre). Mi è capitato di riguardarlo di recente e mi sono resa conto che non ve ne ho mai parlato. Si tratta di Happy Family, una commedia di Gabriele Salvatores con protagonista Fabio De Luigi, che mi ha sempre colpito per la sua narrazione pirandelliana (è liberamente ispirato ai Sei personaggi in cerca d’autore).


Ezio, il protagonista, è un quasi quarantenne di famiglia agiata senza un impiego fisso, che scrive sceneggiature per film, ma senza troppa ispirazione. Come tanti suoi colleghi, egli punta a scrivere il capolavoro che lo renderà acclamato sia dal pubblico che dalla critica, ma per ora ha in mente solo i personaggi.


Nella sua immaginazione, tutto ruota intorno a due sedicenni, Filippo e Marta, che, contro qualsiasi buonsenso e convenzione, decidono di sposarsi. Questo provoca lo sconcerto delle rispettive famiglie, composte da altrettanti personaggi. Marta ha un padre, Donato, un po’ sfaccendato e con la sindrome di Peter Pan, ed una madre talvolta troppo dedita all’alcool. Filippo invece ha una madre, Anna, una donna bella ed a tratti insicura; un patrigno, Vincenzo, a cui è stato appena diagnosticato un tumore maligno; una sorellastra, Caterina, pianista desiderosa di innamorarsi; una nonna ormai in piena demenza senile.


Ezio inizia a scrivere la sua storia, ma una mattina, uscendo in bicicletta, si lascia distrarre da un gabbiano che sta stranamente volando in pieno centro a Milano e finisce per avere un incidente… proprio con Anna. Da un momento all’altro, egli scopre che i suoi personaggi esistono, sono in carne ed ossa, e che il destino glieli sta facendo incontrare: Anna, infatti, dispiaciuta per l’incidente, lo invita a partecipare ad una cena con la sua famiglia e con quella di Filippo.


Ezio si trova a tavola con tutti i suoi personaggi e si rende conto di non poter restare ad osservare: è come se essi stessi gli stessero chiedendo di interagire con le loro vite…



Happy Family è un film teatrale, anzi, per essere più precisi, meta-teatrale. Il riferimento a Pirandello ed all’Autore che conosce i suoi Personaggi e deve ascoltarli per venire incontro alle loro necessità è evidente, ma anche re-interpretato in chiave contemporanea e molto ironica. Ai veri drammi dei personaggi pirandelliani si sono sostituite le nevrosi dell’inizio del XXI secolo: matrimoni che si trascinano stancamente, adolescenti in cerca della loro identità sessuale (e non solo), stimate professioniste che si sentono fragili quando si tratta della loro vita privata, ultraottantenni che a poco a poco perdono i loro punti di riferimento. Forse per questo motivo il film non è drammatico, bensì una commedia: da tanto caos scaturiscono nuove ed inaspettate amicizie, amori spontanei ma sinceri, improvvisi messaggi di speranza.


Anche la colonna sonora è una vera chicca: sono tutte vecchie canzoni di Simon&Garfunkel, una delle quali è April come she will, di cui vi parlo tra pochissimo.



La musica del mese


Dopo le nevicate di gennaio e le mascherate di febbraio, a marzo ci dedichiamo all’arrivo della primavera!


Un brano classico che adoro e che mi piace riascoltare spesso è Il valzer dei fiori, una danza che fa parte de Lo Schiaccianoci, un balletto che è un grande classico delle vacanze di Natale ma che contiene questo piccolo, meraviglioso exploit primaverile. Lo trovate a questo link, mentre la recensione della versione de Lo Schiaccianoci che ho visto è in questo post.



Un bellissimo ricordo del mio saggio di danza del 2019 è Primavera di Ludovico Einaudi, uno struggente brano per pianoforte che riascolto spesso. Lo trovate a questo link.



Per quanto riguarda la musica leggera, vi faccio fare un salto nel passato con April come she will di Simon&Garfunkel, una vera e propria poesia in musica che racconta la nascita di un amore insieme all’arrivo della primavera (e ulteriori sviluppi nel corso dell’estate, ma questa è un’altra storia…). Trovate la canzone a questo link, vi lascio uno stralcio del testo:


Aprile, lei verrà

Quando i fiumi sono maturi e ingrossati dalle piogge

Maggio, lei resterà

riposando di nuovo tra le mie braccia

Giugno, lei cambierà la sua melodia

durante passeggiate senza sosta, fugherà la notte...



La poesia del mese


Per questo mese ho scelto un componimento dello scrittore e drammaturgo Alfred De Musset, intitolato proprio Marzo, che descrive molto bene le atmosfere di questo periodo dell’anno:


Nei boschi, da sera a mattina,

si schiudono fresche sorprese:

leggero sui prati cammina

Marzo, incantevole mese.


Ancora non c’è l’usignolo

ricolmo di note e di trilli,

ma lungo le prode e nel brolo

già fremono e parlano i grilli.

E, guarda, la siepe s’è desta

coperta di fiori, odorosa;

il pesco s’ammala di festa

schiudendo i suoi petali rosa.

C’è pioggia, c’è vento, c’è sole:

è Marzo, ogni cosa ha un incanto:

è Marzo che piange e non vuole…

che mostra il sorriso tra il pianto.



Le foto del mese


Il weekend a cavallo tra febbraio e marzo sono riuscita finalmente a rivedere la mia amica Mara dopo decisamente troppo tempo. Abbiamo evitato il centro di Milano per motivi di precauzione e sicurezza ed abbiamo passeggiato nei due parchi delle Cave e di Trenno, due autentici polmoni verdi, dove fortunatamente c’era spazio e distanziamento per tutti. Ecco una foto scattata quando il sole ha iniziato a scendere!



Il 19/20 marzo è sinonimo di zeppole! Chi, come me, ama questo dolce fatto di pasta, crema e amarena? L’anno scorso, purtroppo, non sono riuscita a trovarne… ma quest’anno ho recuperato! Quella a sinistra è fritta con crema Chantilly, mentre quella a destra è al forno con la classica crema pasticcera :-)



Uno scatto delle “mura storiche” di Cernusco sul Naviglio: in questo anno strano, in cui spesso l’unico intrattenimento possibile era una tranquilla passeggiata nei dintorni, mi sono accorta che non si finisce mai di conoscere la propria città…



Come ogni anno a marzo, la camelia screziata è rifiorita!




Ecco il mio marzo in breve! Come ormai sta succedendo da più di un anno, qualche momento di malinconia c'è, ma si cerco sempre di restare ottimista, di consolarmi con i miei interessi e di essere felice di tutto quello che ho. 

Voi che cosa mi raccontate? Com'è andato il vostro marzo? come vi sentite? Vi mando un grande abbraccio e spero tanto che la bella stagione porti buone notizie a tutti noi!

Grazie per la lettura, ci rileggiamo in aprile :-)

giovedì 25 marzo 2021

UNA PRIMULA PER LIVIA

 Storytelling Chronicles: marzo 2021



Cari lettori,

benvenuti all’appuntamento di marzo con la rubrica di scrittura creativa “Storytelling Chronicles”!


Prima di passare al racconto di oggi, vi ringrazio moltissimo per le tante visualizzazioni de “Il candidato”, la storia che ho scelto di raccontarvi a febbraio (che trovate a questo link). Il tema trattato non era dei più facili, ed io stessa ho letto, riletto e straletto il post prima di pubblicarlo, quindi il vostro supporto, sia quello accompagnato da commento che quello silenzioso, è stato importantissimo per me.


A marzo si parla di primavera e rinascita, e per questo motivo la nostra amministratrice Lara, invece che proporci un vero e proprio tema, ci ha richiesto l’inserimento obbligato di tre elementi: un bambino, un fiore e un colore pastello.


Dopo un autunno/inverno in cui ho pubblicato racconti con riferimenti a tematiche serie, alla storia o alla letteratura, ho pensato di regalarvi una storia leggera, che spero strapperà un sorriso a tutti. Con i presupposti che ha fornito Lara, non poteva che nascere così…!


Una primula per Livia è anche un omaggio al mondo della scuola, che, come tanti di voi sapranno, mi è molto caro. Vi auguro una buona lettura!



UNA PRIMULA PER LIVIA



La mattina di quel giorno di inizio autunno era soleggiata e piuttosto calda. C'era una certa agitazione vicino al centro: proprio quella mattina, tutte le scuole del paese avrebbero riaperto i battenti dopo un’estate lunga e sonnacchiosa. Il trambusto che accompagnava l’evento sarebbe stato impossibile da ignorare.


Non era tanto per il traffico, improvvisamente impazzito nelle arterie principali della cittadina. Neanche per i pullman, che, come carrozze arancioni, sostavano davanti all'ingresso principale, o per le auto, che erano posizionate ovunque e selvaggiamente, quasi l'una sopra l'altra, perché il parcheggio grande era già impraticabile da almeno un quarto d'ora. E non era neanche per i poveri vigili, che, ad ogni angolo della piazza, cercavano di districare quel guazzabuglio mattutino, probabilmente maledicendo la mattinata in cuor loro e chiedendosi se per caso non sarebbe stato meglio fuggire in una metropoli, dove almeno gli ingorghi non erano mai una sorpresa.


No, quello che sarebbe saltato all'occhio, ancora prima di tutto questo, sarebbero state le voci, che sovrastavano qualsiasi altro rumore. Le chiacchiere delle madri che già si conoscevano e che si erano radunate in piccoli gruppi, i capannelli vocianti di maestri e maestre in cima alle scale che si godevano gli ultimi minuti di tranquillità prima di una lunga giornata lavorativa, e soprattutto le grida dei bambini, che avevano evidentemente dimenticato la malinconia della sera prima per l'estate ormai finita e, in quel momento, erano solo felici di rivedere i loro amichetti: c'era chi faceva gare di corsa da un ingresso all'altro, chi giocava a nascondino appiattito vicino alle mura e chi si era guadagnato un posticino sulle scale per raccontarsi gli ultimi segreti.


Eppure, anche nel bel mezzo di quella confusione epocale, c'era un gruppetto di bimbi che, seppure eccitati e nervosi ben più di tutti gli altri, non osavano fare altro che gettare qualche occhiata al portone, in attesa. Erano accompagnati dai loro genitori, che, a loro volta, si guardavano tra di loro, quasi studiandosi, e parlavano sommessamente, come se l’idea di alzare la voce li intimorisse.


Nascosta tra di loro, e saldamente vicino alla sua mamma, Livia aspettava di essere chiamata per entrare. Era una bimba piccola e minuta, con un caschetto di lisci capelli neri e gli occhi chiarissimi. A differenza di altri bambini, che sembravano quasi sull’orlo del pianto, lei non si sentiva per niente a disagio. Era curiosa, non preoccupata: non dubitava che la “scuola dei grandi” sarebbe stata una magnifica avventura. Guardandosi allo specchio quella mattina, si era convinta di essere anche vestita per benino: indossava un abito a fiori che adorava e un golf rosa che le aveva fatto la nonna. Le piaceva tutto quello che aveva scelto per quel giorno, eccezion fatta, forse, per il suo zaino nuovo. Era un regalo del suo papà, e lei gli aveva fatto un sorrisone per renderlo felice, ma non era sicura che le piacesse: era un po’ troppo grande per i suoi gusti (ma davvero per la “scuola dei grandi” serviva qualcosa di così grosso? Quanti libri avrebbe dovuto portare?) e lo sfondo era di un triste grigio scuro. L'unico dettaglio che le piaceva era il disegno sulla parte sopra, che rappresentava un volo di nere rondini su un'alba rosa pastello. Livia era una sognatrice ed apprezzava molto di più quell'atmosfera un po' rarefatta del disegno, che poteva divertirsi ad immaginare, piuttosto che il sole sfavillante di quella giornata, che le entrava negli occhi. La luce sempre più forte, unita alla sua statura (ancor più bassa di quella degli altri bimbi), non le consentiva di vedere molto.


Dopo qualche altro minuto di frenetica attesa, genitori e figli vennero chiamati ad entrare, ma non dall'ingresso principale, ma da quello laterale. Livia capì subito che loro sarebbero stati speciali, perché entravano dalla porta “piccola e tranquilla”, senza tutta la confusione dell'ingresso principale. Entrarono in un'aula spaziosa e pulita e conobbero quella che sarebbe diventata la loro maestra di italiano, Cecilia: una signora dai capelli castani striati di grigio, con occhiali rossi corredati da catenella ed un tailleur blu. Il suo aspetto severo ed il suo sguardo attento contrastavano con il suo sorriso aperto, e Livia istintivamente sentì che con Cecilia sarebbe stata bene, forse persino meglio che con le maestre dell’asilo.


Ognuno dei bambini fu invitato a scrivere il suo nome su un foglietto ed ad appiccicarlo al piccolo banco verde. Livia si sedette vicino ad una delle altre bambine e aspettò che la maestra salutasse i genitori. Poi aprì il suo quaderno, impaziente di iniziare la prima lezione della sua vita. Aveva già imparato a leggere e a scrivere le lettere dell’alfabeto, e sentiva nel cuore che italiano sarebbe stata una delle sue materie preferite.


La maestra stava richiamando l’attenzione dei bambini, non tutti così solerti nell’estrarre il materiale dallo zaino. Livia alzò gli occhi dal quaderno per dimostrare a maestra Cecilia che era attenta e vide, esattamente dall'altro lato della classe, un bambinone, nettamente più alto e grosso di lei, con ricci e folti capelli biondi. Lei non ci avrebbe trovato niente di interessante, ma, per qualche motivo, era stato lui a notare lei. La guardava con un sorriso di scherno, quasi di sfida. Forse voleva diventare suo amico? I maschi erano davvero un mistero.


In meno di cinque minuti, Livia, con in mano la matita di grafite e gli occhi puntati alla lavagna, si era già scordata del bambino con il sorriso divertito. Di lì a due settimane circa avrebbe compiuto ben sei anni. Stava entrando a far parte della scuola dei grandi, e forse quella settimana, finalmente, le avrebbero dato un vero compito. Aveva cose più importanti a cui pensare, lei!!


* * *


Ma come aveva potuto anche solo pensare di potere fare amicizia con quel bullo arrogante e prepotente?


Erano questi i pensieri di Livia in quelle mattine d'inverno. Il bell'autunno soleggiato dei primi giorni era trascolorato in un gelido e piovoso inverno. Per ricordarsi di questo cambiamento, lei stessa aveva aperto il suo quaderno di italiano (che, come da lei stessa previsto, era la sua materia preferita) e, nella pagina d’intestazione, aveva messo un sole a sinistra ed una nuvola di pioggia a destra.


Le piaceva disegnare. E le piacevano un sacco di altre cose: la sua scuola nuova, la maestra Cecilia, scrivere ed illustrare racconti, andare a scuola di musica, e, prima tra tutte, leggere.


La sua sensibilità ed i suoi gusti, forse un po' troppo impegnativi per una bambina di appena sei anni, cozzavano terribilmente con Filippo, il suo compagno dai capelli ricci e biondi. Per lui, infatti, non c'era libro che valesse una corsa all'aperto, e la sua idea di “domenica ideale” era giocare a calcio, aiutare suo padre in giardino, o entrambe le attività.


Tuttavia, non era la diversità di gusti a far scontrare Livia e Filippo. Quello che non andava proprio giù a Livia era il modo di fare di lui: se lei, i primi giorni di scuola, l'aveva assolutamente ignorato, lo stesso non si poteva dire di lui. Filippo l’aveva notata fin dal primo giorno, e non era stato proprio un vantaggioso affare per lei. Filippo, infatti, non faceva altro che seguirla, interromperla quando chiacchierava a ruota libera con le amiche, commentare i suoi vestiti, le sue frasi, i suoi gesti. Livia non stava certo in silenzio di fronte a tutto ciò, e gli rispondeva a tono. Non riusciva a capire: perché, se Filippo affermava che non gli piaceva niente di Livia, non la lasciava in pace? Livia non capiva, ed anzi, sentiva di detestarlo. Passavano così i mesi, ma non i battibecchi.


Pur non rendendosene conto, Livia e Filippo erano, almeno sotto questo punto di vista, molto simili: fermi nelle loro passioni, decisi a difenderle, testardi e cocciuti nel farsi rispettare, ed estremamente sinceri. Livia si arrabbiava moltissimo quando vedeva Filippo farsi bello con i suoi piccoli amici, con battute, sciocchezze e fantasie; d'altra parte, però, era poi lei stessa la prima che si divertiva a raccontare ed a scherzare. Ed entrambi, poi, si divertivano e si arrabbiavano insieme, nei loro piccoli e grandi scontri.


* * *


La prima elementare era diventata seconda, e, prima che Livia potesse accorgersene, si era trovata dentro la prima grande influenza di stagione. La febbre alta e il mal di gola l'avrebbero costretta tutta la settimana a casa.

La mattina, tra giochi e soffici coperte, passò in fretta. Livia aveva appena finito di mangiare di controvoglia la sua pasta in bianco, quando lei e sua madre vennero interrotte dal suono del campanello. Livia, più veloce della mamma, corse al citofono, e rimase senza parole: dalla finestrella della telecamera si vedeva chiaramente Filippo, con lo zaino in spalle e qualcosa di non bene identificato in una mano, che salutava con il braccio libero e sfoggiava un sorriso che Livia non gli aveva mai visto.


L’immagine che appariva al citofono ribaltava tutte le convinzioni di Livia.

Ella aveva già deciso di telefonare ad una sua amica per avere i compiti: non avrebbe mai chiesto un aiuto a Filippo, nemmeno se le avessero ordinato di farlo. Innanzitutto, Livia pensava che i quaderni di Filippo non sarebbero stati belli ed ordinati come i suoi. E poi, soprattutto, era sicura che, se gli avesse telefonato, lui si sarebbe messo a ridere ed avrebbe riattaccato.


Invece, quel giorno, Filippo sorprese Livia, e per vari motivi. Tanto per cominciare, Livia scoprì che Filippo poteva essere, sì, rompiscatole e prepotente, ma di certo non disordinato: i suoi quaderni rivelavano una precisione che mai nessuno avrebbe potuto sospettare. Poi, con grande sorpresa di Livia, Filippo non se ne andò via subito, ma si fermò lì, nonostante il rischio di prendersi la febbre, e se ne andò nel tardo pomeriggio, dopo aver mostrato a Livia tutti i compiti ed averle raccontato tutto quello che era successo a scuola quel giorno. Lì, in casa sua, non si comportava affatto come faceva in pubblico: era educato, tranquillo... un'altra persona. Di certo lo fa perché ci sono mamma e papà, pensò Livia.


La sorpresa più grande di tutte, però, fu l’oggetto che Filippo aveva portato con sé oltre allo zaino: un vasetto di plastica nera, contenente una primula dai petali di un delicato rosa pastello. “È un regalo di mia mamma per la tua” disse lui, a mo’ di scusa. Ma nel dirlo guardava lei e continuava a sorriderle.


* * *


I mesi passavano tranquillamente, ed anche la seconda elementare stava per concludersi. Per un motivo o per l'altro, Livia e Filippo erano spesso insieme. Ormai Filippo passava da casa di Livia non più solo per i compiti. Era praticamente estate e lui spesso veniva a giocare con lei; Livia con lui si sentiva un po’ maschiaccio, un po’ libera. Insieme a lui poteva usare i dinosauri e le macchinine, correre dietro a una palla nel giardino di casa sua, mettere alla prova la sua forza. Insieme a Filippo non doveva fare sempre e solo giochi “da signorina”, ma anche rischiare di combinare qualche disastro. Una volta Filippo tirò un calcio così forte e così in alto che la palla colpì il tettuccio di metallo della porta della taverna e si squarciò del tutto!


I momenti più esilaranti, però, erano durante la cena. Già, perché Filippo si fermava anche a mangiare, su gentile invito dei genitori di Livia. Al momento di servire la pasta, egli era naturalmente il primo ad avere la sua porzione, in quanto ospite, ma, quando tutti avevano finalmente il piatto pieno, il suo... beh, era già vuoto. Livia, dall’altro capo del tavolo, mangiava un maccherone alla volta e rideva della sua fame insaziabile. E poi, nelle sere d’estate, dopo cena, il padre di Livia accompagnava lei e Filippo a fare un giro in bicicletta.


A scuola, il rapporto tra Livia e Filippo non era cambiato, nonostante fosse passato un po' di tempo. Le loro discussioni erano sempre accese e vivaci, e il comportamento “pubblico” era sempre diverso da quello “privato”. Ogni tanto suo padre, ridendo, definiva il loro un “rapporto di odio ed amore”. Livia, piccata, ribatteva spesso con stizza: “Non c’è nessun amore!”.


Poi però ci ripensava. Non c’era alcun tipo di amore, tranne quando non c'era nessun altro con loro.


* * *


Stavolta Filippo ha proprio esagerato, si disse Livia. Doveva smetterla di dire qualsiasi cosa gli passasse per il cervello!


Lui e quell'atteggiamento così saccente, con la sicurezza di avere sempre la verità in tasca: era convinto che quello che egli pensava fosse sempre e comunque la cosa migliore. E poi, con quel modo di metterla in ridicolo, e di prenderla in giro! E, in effetti, questa volta la maestra Cecilia si era reso conto che il loro innocente battibecco si era tramutato in una lite furibonda, aveva capito che era stato Filippo ad esagerare, e gli aveva dato una nota.


A quel punto, Livia si sentiva molto, ma molto soddisfatta. Finalmente lei gliel'avrebbe fatta pagare, ed avrebbe imparato a rigare dritto. Con ritrovata allegria, si mise a fare il suo problema di matematica, attenta a non tralasciare dettagli.



Il pomeriggio non fu altrettanto buono. Arrivata a casa, Livia era in cucina a leggere, immersa nel suo mondo. Aveva naturalmente nascosto l'accaduto ai genitori, temendo che le avrebbero attribuito parte della colpa. Ad un certo punto, però, sua madre rispose al telefono: e chi altri poteva essere, se non la madre di Filippo? Venne fuori la storia della nota, e non solo. A quanto pareva, Filippo l'aveva presa malissimo, e l'aver portato a casa quella nota l'aveva addirittura fatto piangere.


Se il primo pensiero di Livia fu “Uffa, non è possibile, non si può nascondere nulla a mamma e papà”, il secondo fu “Se lo merita!”, ma il terzo fu: “Ma perché piange?”. Si era abituata all'immagine di Filippo come bulletto rompiscatole, che non si commuoveva mai e prendeva in giro chi piangeva (soprattutto lei). E poi, Filippo aveva già preso un sacco di note. Possibile che ci fosse rimasto così male?


Da quel momento, il trionfo di Livia divenne immediatamente amaro. Non c’è che una cosa da fare, si disse, improvvisamente animata da una nuova idea.



A volte, nella vita, i ruoli si scambiano. Questa volta era Livia a correre sulla sua piccola bicicletta, diretta verso casa di Filippo. Nel suo cestino non c’erano né zaini né quaderni, ma solo una primula dai petali azzurro chiaro. Era il suo modo di chiedere scusa a Filippo, di dirgli che era stato tutto uno stupido equivoco. Di fargli capire che finalmente se n’era resa conto: lui le voleva bene. E anche lei ne voleva a lui.


Le parole restano imprigionate nella mia mente,

mi dispiace, non mi prendo il mio tempo per vivere le mie emozioni,

perché fin dal primo giorno in cui sei entrato nella mia vita

il mio tempo ticchetta intorno a te.


Ma poi ho bisogno della tua voce, come una chiave

per liberare tutto l’amore intrappolato in me


Quindi dimmi quando è il momento di dirti “Ti voglio bene”.


FINE



Vi ringrazio per essere giunti anche stavolta alla fine del mio racconto (so che mi dilungo sempre abbastanza nello scrivere!). I versi finali sono tratti dalla canzone When it’s time dei Green Day, che trovate a questo link.


Lascio spazio a voi per i vostri commenti, le vostre impressioni, i vostri suggerimenti. Rinnovo l’invito a leggere anche i racconti delle mie compagne d’avventura, tutti contrassegnati con il banner dal titolo “Storytelling Chronicles”!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


lunedì 22 marzo 2021

"LETTURE DI PRIMAVERA" BOOKTAG

 Un romanzo per ogni simbolo della stagione primaverile




Cari lettori,

questo weekend è finalmente arrivata la primavera!

Chi mi segue da un po’ ormai lo sa: preferisco la “bella stagione” all’autunno ed all’inverno, e l’arrivo della primavera mi regala sempre un certo buonumore.


Ho pensato di festeggiare insieme l’arrivo della primavera con un “Tag… a tema libri”, come già fatto in autunno e in inverno. Oggi proverò ad abbinare un romanzo ad ogni simbolo della stagione primaverile, dando un'occhiata alle mie letture più o meno recenti.


Spero che le mie scelte vi piacciano!



MARZO


Un romanzo che ti aiuta ad avvertire il passaggio tra inverno e primavera


Nozze di Maurizio De Giovanni è uno dei capitoli più recenti della serie dedicata ai “Bastardi di Pizzofalcone”. Anche questo romanzo, così come gli altri della serie, racconta una delle indagini della strampalata squadra del commissariato napoletano, composta da poliziotti che nessun altro dirigente ha voluto, o che sono stati destituiti da precedenti incarichi. La sede di Pizzofalcone, costituita da cosiddetti “pessimi elementi”, sarebbe destinata soltanto all’ordinaria amministrazione, ma, con grande sorpresa di tutti, la squadra funziona.


Nozze è ambientato nel corso di un febbraio gelido: l’inverno sembra non voler finire, ma un inaspettato colpo di vento sul mare porta a riva un abito da sposa, che viene visto da un’anziana signora ferma sul suo balcone. Il trionfo di pizzo bianco riporta la donna ad una primavera lontana, al ricordo di climi più miti ed occasioni più liete. Purtroppo, però, il vestito apparteneva ad una ragazza che è stata uccisa…


Link recensione



LUCE DIURNA


Un romanzo che ti ha dato un senso di speranza


La versione di Fenoglio di Gianrico Carofiglio è la storia di un insolito incontro tra Pietro Fenoglio, un carabiniere sulla soglia della pensione, e Giulio, un giovanissimo studente di Giurisprudenza. Per motivi diametralmente opposti, essi si trovano a fare fisioterapia insieme, e, chiacchierando, si scoprono un po’ disincantati nei confronti della vita: Pietro perché in tanti anni di servizio ne ha viste davvero troppe, Giulio perché non è convinto di quello che sta studiando e non sa che pensare del suo futuro. Il reciproco confronto aiuterà entrambi a ritrovare la giusta direzione.


Link recensione



CARCIOFO


Un romanzo con un protagonista dotato sia di “spine” che di cuore tenero


Tra gennaio e febbraio vi ho parlato dei romanzi di Leonardo Gori che hanno per protagonista il colonnello Arcieri, un uomo che ha una doppia vita: ufficiale dei Carabinieri e importante elemento dei Servizi. Le vicende in cui si trova coinvolto sono sempre a metà strada tra il giallo e la spy story, e spesso sono ad alta tensione. Arcieri è un uomo caparbio, forte, piuttosto ruvido nei modi e spesso misterioso. Tuttavia, a differenza di quel che sembra (e anche di quello che lui stesso crede), egli ha anche un lato profondamente umano: non rifiuta mai richieste d’aiuto, si occupa spesso di giovani allo sbando ed in cerca di una figura paterna, ha degli amici fidati (il commissario Bordelli, nato dalla penna di Marco Vichi, su tutti) e ha un grande amore, che purtroppo è molto travagliato.


Link recensione romanzi anni '30


Link recensione romanzi anni '60



PASSEGGIATE AL PARCO


Un romanzo che induce alla riflessione


Uccido chi voglio di Fabio Stassi è l’ultimo romanzo (per ora) della serie che ha per protagonista il “biblioterapeuta” Vince Corso, che vive in un bizzarro attico a Roma ed offre consulenze a tema libri e cultura a suoi concittadini in difficoltà.

Questo romanzo racconta un suo momento di crisi: all’inizio della storia, l'inseparabile cagnolone di Vince, Django, viene avvelenato e rischia seriamente la vita. Al lettore non resta che seguire il protagonista nelle sue passeggiate alienate e disperate, tra una riflessione sulla letteratura e tante domande senza risposta su quello che gli è appena successo. A poco a poco, però, egli comprende di essere seguito. E di avere un nuovo mistero da risolvere.


Link recensione



PASQUA


Un romanzo in cui il protagonista vive una sorta di “rinascita”


Bevande incluse di Roberto Centazzo, come il precedente "Tutti i giorni è così", è raccontato dal punto di vista dei frequentatori abituali della piccola stazione ligure di Cala Marina: la barista, il capostazione, l’uomo delle pulizie, il tassista, l’edicolante, un professore pendolare ed il maresciallo della Polfer. Vera protagonista di questa storia però è Barbara, una “ragazza giudiziosa”, come lei stessa si definisce, che subito dopo gli studi di Ragioneria ha fatto un cosiddetto buon matrimonio e si è messa a gestire un hotel già avviato con il marito. Le sue scelte, però, non le hanno portato la felicità che sperava. Così, un giorno, ella decide di voler cambiare vita: sale su un treno, e nessuno la vede più…


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PRIMULA


Un romanzo ricco di tenerezza


Tutta colpa dell’amore di Anna Nicoletto è un romance che narra la storia di Caterina Marte, un’influencer di successo che è riuscita a trasformare la sua passione per fotografia, moda e viaggi in un lavoro redditizio. Come però a volte capita ai personaggi pubblici, ella si sente un po’ chiusa in una gabbia dorata: ha un pessimo rapporto con il padre, per lavoro deve mostrarsi al top anche nei suoi giorni più neri ed i suoi amici sono tutti “provvisori”. Questo la porta ad avere una grande paura delle relazioni stabili e dell’eventualità di fermarsi in un angolo di mondo e costruire qualcosa di serio.

Quando gli agenti di Caterina la convincono a tornare a Los Angeles dopo anni, ed ella scopre che il suo fotografo di fiducia sarà James, il suo ex fidanzato, un ragazzo tranquillo e concreto che è tutto l’opposto di lei, all’improvviso ella riscopre un mondo (ed un modo di vivere) che pensava di aver dimenticato.


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ZEPPOLA DI SAN GIUSEPPE


Un romanzo per festeggiare i papà


La vita in due di Nicholas Sparks è la storia di Russell, un giovane padre che deve affrontare molte difficoltà: prima il fallimento della sua azienda, poi un’attività in proprio che stenta a decollare, infine la crisi con la moglie Vivian.


Russell, però, vive per la figlioletta London, e sarà grazie a lei, ed al sostegno dei comprensivi genitori e dell’affettuosa sorella Marge, che troverà la forza per iniziare un nuovo capitolo della sua vita.


Un romance di uno degli autori considerati maestri del genere, perfetto per la ricorrenza del 19 marzo!


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VIOLETTA


Un romanzo intriso di nostalgia


La casa del comandante di Valerio Varesi racconta una delle tante immagini del commissario Soneri, responsabile della Mobile di Parma che spesso e volentieri bazzica la zona della Bassa del Po, purtroppo diventata sede di nuove ed impensabili forme di criminalità. Gli abitanti del luogo, però, non si sono arresi al cambiamento e continuano a vivere secondo le loro regole: c’è chi vive in una casupola sul lago e trasmette musica di Verdi a tutto volume durante le tempeste; chi passa giornate intere in osterie tra salumi, vino e l’immancabile lirica; chi si è ritirato in ville isolate, convinto di stare ancora portando avanti la Resistenza partigiana. Anche i giovani, convinti di essere portatori dei cambiamenti, stanno invece abbracciando delle ideologie conservatrici e tutt’altro che nuove. Toccherà al commissario interpretare queste voci così nostalgiche e risolvere più di un mistero.


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ACQUAZZONE


Un romanzo confortante per le giornate no


Biscotti, dolcetti e una tazza di tè di Vanessa Greene è perfetto già dal titolo!


Questo piacevole romance al femminile narra l’incontro tra tre donne, Jenny, Maggie e Alison, molto diverse per età, gusti e stile di vita, che però, l’una all’insaputa dell’altra, hanno una passione in comune: quella per i servizi da the.


Quando si ritrovano tutte e tre a volere lo stesso servizio, pur non conoscendosi, esse decidono di acquistarlo “in tandem”, usandolo a turno. Sarà solo l’inizio di un’inaspettata amicizia e di tante avventure di ogni genere!


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FRAGOLE


Un romanzo pieno di passione


Con il cuore a pezzi di Jenny Anastan ha per protagonista Grace Turner, ex principessa di ghiaccio di Manhattan che però si è stufata delle insidie e della falsità del suo ambiente. L’incontro con il medico senza frontiere Carter ha scardinato tutte le sue certezze, ma la loro breve relazione è finita male, perché egli non vuole avere niente a che fare con una donna che credeva diversa e che incarna tutto quello contro cui lotta. Grace, però, non si perde d’animo e vola in Brasile per convincere Carter dell’autenticità dei suoi sentimenti.


Grace è un personaggio femminile che mi è molto piaciuto: una donna solo in apparenza fredda, che in realtà non ha mai avuto un’occasione per esprimere appieno i suoi talenti (è brava in economia ed un asso in matematica) e la sua grande passionalità. Proprio quel che ci vuole per riuscire a sciogliere un po’ l’irreprensibile Carter…


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Ecco le mie “letture di primavera”!

Il TAG è stato inventato da me, quindi, come al solito, sentitevi liberi di riprodurlo sul vostro blog, o di rispondermi brevemente nei commenti.

Conoscete questi romanzi? Vi sono piaciuti?

Avreste fatto delle altre scelte?

Mi consigliereste qualche altro libro adatto al periodo?

Aspetto i vostri pareri!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)