Due romanzi di Leonardo Gori
Cari lettori,
per la nostra rubrica “Letture...per autori”, sono davvero contenta di farvi conoscere un nuovo personaggio le cui splendide storie mi hanno tenuta avvinta tra l’autunno inoltrato e l’inizio dell’inverno.
Si tratta del Colonnello Arcieri, il protagonista dei romanzi del giornalista e scrittore Leonardo Gori. Ho scoperto la sua esistenza in modo un po’ originale: come sapete, sono una grande fan dei romanzi di Marco Vichi che hanno per protagonista il commissario Bordelli (vi ho presentato la serie in questo post) e in alcuni di essi il colonnello Arcieri era presente come amico ed aiutante… una sorta di cross-over narrativo!
All’inizio non avevo capito che anche Arcieri fosse protagonista di romanzi tutti suoi, ma poi ho notato che alla fine dei volumi Marco Vichi citava esplicitamente l’autore. Ero incuriosita da questo personaggio così particolare, così ho deciso di provare a leggere una storia tutta sua… e sono rimasta tutt’altro che delusa!
Proprio come il suo amico Franco Bordelli, anche il Colonnello Bruno Arcieri vive e lavora a Firenze, anche se ha dei legami importanti con Milano e Roma. Non è soltanto un carabiniere che ricopre importantissimi incarichi: è anche un “agente segreto” del SID, i Servizi Italiani.
Questa sua doppia identità rende i romanzi che lo vedono protagonista davvero particolari e appartenenti a più generi: c’è il classico giallo, il delitto compiuto su cui indagare; c’è la spy story, perché spesso egli si trasforma in un vero e proprio 007 italiano (atletico ed instancabile anche quando età e circostanze non lo aiutano!); c’è, infine, tantissima storia del XX secolo, con informazioni, documenti, dettagli.
L’autore Leonardo Gori sa essere, al tempo stesso, giornalista, romanziere e storico, senza contare che conosce benissimo Firenze (sia quella del periodo della Seconda Guerra Mondiale che quella più recente) e il territorio che la circonda.
Ho pensato di raccontarvi i romanzi del Colonnello Bruno Arcieri dividendoli in due post, proprio perché le sue storie appartengono a due tempi diversi: alcune sono ambientate prima e durante la Seconda Guerra Mondiale, altre nella seconda metà degli anni Sessanta.
Oggi vi parlerò di due “storie di guerra” del Colonnello, Nero di maggio e Il passaggio. In queste storie, egli è ancora un giovane Capitano che vorrebbe fare carriera… e non gli mancheranno le occasioni per mettersi alla prova. Come sicuramente avrete intuito, non si tratta di letture sempre semplici, da vari punti di vista, ma sono proprio quelle difficoltà a far apprezzare maggiormente il romanzo a lettura conclusa.
Vi lascio alle recensioni!
Nero di maggio
È il maggio del 1938 e Firenze sta vivendo quello che sarà ricordato come un momento davvero tragico della sua storia: il Duce e il Fuhrer stanno per giungere in visita, con una parata trionfale per le vie della città che sancirà la definitiva alleanza tra i due totalitarismi, il fascismo e il nazismo.
Il Capitano Bruno Arcieri è un uomo di quasi quarant’anni che mal sopporta le imposizioni del fascismo, ma, per via dei doveri che impone il suo ruolo, non ha altra scelta se non obbedire.
Da un giorno all’altro, i suoi superiori gli ordinano di abbandonare le sue consuete indagini e gli affidano un incarico che lui inizialmente considera quasi ridicolo: fare da guardia del corpo ad un non meglio identificato “gerarca” fascista, che, a differenza dei colleghi, è già a Firenze da qualche giorno e vuole godersi la città prima del tanto atteso evento istituzionale.
Il gerarca si rivela un giovane damerino cultore dell’arte, della storia e delle bellezze di Firenze. Arcieri, colpito dal carattere e dall’atteggiamento dell’uomo, si impone di non giudicarlo male per le sue scelte politiche e di provare ad ascoltarlo e ad avere rapporti civili con lui. Il gerarca, però, a dispetto delle apparenze, ha un’importante richiesta da fargli: egli, infatti, vorrebbe che il Capitano scavasse nel passato per lui, accedendo ad alcuni importanti documenti risalenti all’inizio degli anni ‘20, quando Mussolini è salito al potere.
Il Capitano tentenna, ma intuisce che il gerarca è in cerca di giustizia arbitraria, se non di vendetta, e comprende che non può evitare di mettersi in mezzo e sporcarsi le mani. Leggendo quei documenti che solo a lui e pochi altri è consentito osservare, egli riporta alla luce un gravissimo fatto di sangue avvenuto in una casa privata circa quindici anni prima, e capisce che, proprio durante la parata celebrativa, qualcuno potrebbe cogliere l’occasione per vendicarsi.
In più, egli è preoccupato anche per la sua vita privata: la sua fidanzata, Elena Contini, studentessa all’Università di Firenze, è ebrea, ed è rimasta sola in città dopo che la madre è stata uccisa in un “incidente” voluto dagli antisemiti ed il padre è scappato all’estero. Ella è sempre più sfuggente, ed il Capitano non capisce se è solo sconvolta per ovvi motivi personali o se c’è sotto dell’altro.
Nero di maggio è l’esordio del Capitano (poi Colonnello) Bruno Arcieri sulla carta stampata, ed il primo romanzo che ho letto dell’autore. La lunghezza è minore rispetto a volumi successivi, più corposi, ma si tratta comunque di una lettura densa e molto ricca di informazioni. Il romanzo, infatti, fa molto di più che raccontare un semplice cold case che il protagonista si trova a risolvere per conto terzi: esso mette in luce in modo molto dettagliato il clima che pervade l’Italia nel ‘38.
Il popolo che guarda con preoccupazione ad una nuova guerra ormai inevitabile; le forze dell’ordine che sono costrette a servire un padrone sempre più prepotente e faticano a tenere a bada una folla agitata; le persone di origini ebraiche che vivono costantemente nell’ansia.
Più di tutto, però, al centro dell’attenzione ci sono le divisioni interne al partito fascista, tra idealisti “duri e puri”, persone moderate e di cultura che credono con convinzione che questa scelta politica possa essere la strada giusta, violenti che hanno fatto carriera nel partito con una serie di soprusi ed opportunisti che si sono schierati con il fascismo per avere importanti vantaggi sociali ed economici.
Queste divisioni rischiano non solo di creare squilibri all’interno del sistema totalitario di Mussolini, ma anche di provocare disordini (e delitti) tra la gente comune. Toccherà al Capitano Bruno Arcieri scoprire le trame nascoste dei potenti per difendere il popolo di Firenze, che sta vivendo un terribile momento storico.
Il passaggio
L’armistizio dell’8 settembre 1943 ha trasformato l’Italia in un campo di guerriglia civile. È l’estate del ‘44 e da quasi un anno a Firenze si combatte, partigiani contro fascisti, italiani contro nazisti, in una lotta feroce e senza esclusione di colpi.
Nel mese di agosto, i nazisti prendono possesso di una parte della città, abbattendo gli storici ponti sull’Arno e dividendo Firenze in due. Da una parte c’è la metà che appartiene ai tedeschi e che funge da presidio contro gli attacchi sempre più insistenti degli Alleati. Dall’altra c’è una Firenze ancora libera, fatta di sfollati e disperati che cercano in qualche modo di collaborare con i partigiani.
Proprio qui, dopo una rocambolesca fuga per le campagne, arriva il Capitano Bruno Arcieri, del Regio Esercito. Egli, ormai da mesi, si è alleato con i badogliani, militari italiani che hanno deciso di non obbedire più al fascismo, e con lui c’è Daniel Dunn, un reporter di guerra americano che lo informa regolarmente dei progressi degli Alleati suoi connazionali.
Entrare a Firenze è pericolosissimo, per via dei cecchini fascisti che non si arrendono alla sconfitta e che, anche nella parte libera, sparano senza pietà ai “traditori” (non solo ai partigiani, ma anche ai civili che li aiutano). In modo un po’ fortunoso, però, i due riescono a rifugiarsi a Palazzo Pitti, che si è trasformato in una sorta di ospedale/alloggio di fortuna.
Lì essi incontrano due persone: Bianca Marciani, studentessa di Storia dell’Arte, amica di Elena Contini, la fidanzata di Bruno, che egli non vede e sente da ormai troppo tempo, e Rinaldo Sant’Elia, un esponente di spicco del Comitato di Liberazione Nazionale (partigiano) che si è occupato di tutela dei Beni Artistici a livello locale. I due, insieme all’anziano professore di Bianca, rivelano ad Arcieri di aver fatto un’importante scoperta: l’opera di un celeberrimo artista si nasconderebbe nella metà occupata di Firenze, e sarebbe al centro di sporchi giochi di potere tra nazisti, fascisti e gruppi di servizi segreti.
Arcieri è inizialmente meravigliato, ma quando viene a sapere della morte misteriosa di un antiquario poco onesto, della scomparsa di un collezionista e dell’arresto di un ragazzo fascista che porta con sé delle foto inequivocabili (e che poi viene ovviamente ucciso in carcere al primo momento di “distrazione” delle guardie) si convince che c’è effettivamente un mistero.
Lui, Daniel Dunn, Bianca Marciani e Rinaldo Sant’Elia decidono di tentare un’impresa nella metà occupata di Firenze, passando attraverso il corridoio vasariano, un passaggio di origine rinascimentale all’interno degli Uffizi che conoscono solo gli italiani ed è controllato dai partigiani. Arcieri è consapevole che si tratta di una missione mortale, ma sa anche che è il suo dovere fermare questo genere di sporche trattative.
Il passaggio è una vera e propria spy story in cui la guerra da una parte, l’arte e la cultura dall’altra muovono le azioni dei personaggi. Nessuno di loro è al 100% chi dice di essere: ci sono sotterfugi, ricatti e contro-ricatti, alleanze inaspettate, colpi di scena sorprendenti.
È anche un romanzo molto descrittivo, e l’autore stupisce con la sua profonda conoscenza di Firenze e della situazione storica di quel tempo, che era… più che tragica, direi.
Un libro da leggere d’un fiato per quanto riguarda alcuni capitoli, con calma ed attenzione per quanto concerne altri. Il Capitano Bruno Arcieri sa essere sia l’agente segreto perfetto, impavido ed instancabile, che un uomo intelligente e riflessivo, dotato di grande sensibilità. Un personaggio che non ha paura di sbagliare e sporcarsi le mani ma non perde mai di vista i suoi nobili ideali ed obiettivi.
Come al solito, ora tocca a voi! Conoscete questi romanzi?
Avete mai sentito parlare del Colonnello Arcieri (magari nei romanzi di Vichi)?
Avete letto altro di Leonardo Gori?
Fatemi sapere!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
Che bella questa collaborazione tra scrittori che si citano o inseriscono i personaggi dell'altro nei propri libri.
RispondiEliminaMi fa pensare ai grandissimi della musica italiana che cantano le canzoni di Vasco Rossi, di Battiato ecc, senza alcuna competitività, ma con orgoglio e amicizia.
Per quanto riguarda, invece, le opere specifiche, a tuo contrario non amo i commissari, quindi passo.
Buon inizio di settimana. ;)
Ciao Claudia! è vero, anche i cantautori ogni tanto fanno cose simili :-) Buona settimana anche a te!
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