Cari lettori,
primo appuntamento dell’anno con la rubrica del 17 del mese “L’angolo vintage”!
Oggi vi racconto due romanzi che ho letto in queste ultime settimane d’inverno; due storie nate dalla penna di due autori di cui vi ho già parlato più volte, Massimo Carlotto e Francesco Recami.
Si tratta di due narrazioni piuttosto particolari: in entrambi i libri i protagonisti sono dei personaggi che, in qualche modo, si sentono esclusi dalla società e vengono coinvolti loro malgrado in vicende surreali, grottesche, di sicuro non piacevoli. Ciò nonostante, i nostri protagonisti non si perdono d’animo e lottano per conservare quel poco che hanno, anche se la vita non è stata molto generosa con loro.
Sono due letture insolite, ma interessanti; ormai conoscete il mio parere sugli autori in questione, e spero che, tramite le mie recensioni, qualcuno di voi si sia almeno un po’ incuriosito. Analizziamo meglio insieme queste due letture!
La signora del martedì, di Massimo Carlotto
Il protagonista di questa storia è Bonamente Fanzago, un uomo che è stato piuttosto sfortunato fin dalla nascita: i suoi genitori, infatti, dei ricchi borghesi che avevano acquistato un terreno che un tempo era nobiliare, hanno pensato bene di dargli un nome aristocratico che ormai non ha più nessuno. Bonamente, però, già da ragazzo non aveva alcuna intenzione di seguire la carriera paterna o, più in generale, di avere un’esistenza ordinaria e conforme alle regole della società. Per questo motivo, ormai da quasi un ventennio il suo mondo è quello del cinema per adulti. Per lui sono stati anni relativamente sereni, ma a quarant’anni, dopo un ictus, la sua carriera si è fatta stentata, nessuno lo considera ed è giunto il momento di cambiare vita… ed egli non sa proprio che cosa fare.
Il centro della sua settimana è diventato l’incontro del martedì pomeriggio con una misteriosa signora, che si fa chiamare così proprio perché non vuole rivelare nulla di sé, nemmeno la sua vera identità. Per Bonamente ormai l’iniziale divertimento si è trasformato in un innamoramento vero e proprio, ma la donna è molto fredda con lui, e solo ogni tanto gli porta qualche liquore pregiato da condividere prima di andarsene.
Il piccolo regno dei due è la pensione Lisbona, un tempo ritrovo di personaggi singolari, ora, invece, quasi deserta. A gestirla è il signor Alfredo, un uomo anziano, sensibile e protettivo, che da sempre si sente donna e come tale si veste. Egli si fa aiutare soltanto da un’attempata coppia di domestici e considera Bonamente come una sorta di figlio adottivo, dal momento che l’uomo non ha una casa, ma vive lì in pianta stabile. Proprio per questo motivo, egli non ha in nessuna simpatia la “signora del martedì”, che considera intrigante e bugiarda. Teme che Bonamente lascerà la pensione e che il suo destino sarà una vecchiaia solitaria.
Un giorno in cui il signor Alfredo non riesce più a tacitare i propri sospetti decide di seguire la signora, e scopre che ella convive con un maturo avvocato, del quale sembra che sia l’amante. Questa rivelazione condurrà i nostri protagonisti ad un evento tragico, al quale ne seguiranno altri, in una terribile catena. I tre, per tentare di evitare un triste destino, dovranno ricorrere a tutte le loro risorse e fare scelte drammatiche.
Scegliere personaggi in qualche modo esclusi dalla società (ex carcerati, persone che sono cresciute in ambienti violenti, oppositori politici che hanno pagato cara la loro posizione…) è un classico di Massimo Carlotto. Nel caso de La signora del martedì, tuttavia, la scelta di tre personaggi così surreali è quasi emblematica. È come se l’autore volesse dirci: noi, che siamo più o meno tutti inseriti nella società, spesso evitiamo di guardare chi ha scelto un mestiere che non piace ai benpensanti, chi ha un sesso biologico ed uno che sente nella mente e nel cuore, chi ci tiene a restare un invisibile ed ha un ottimo motivo per farlo. Eppure, per quanto noi ci sforziamo di far finta di niente, queste persone esistono, ed hanno un’esistenza tremendamente difficile.
I nostri tre protagonisti, infatti, sono fin troppo spesso vittime di forze dell’ordine che cercano un facile capro espiatorio, giornalisti a caccia di scoop sulla pelle delle persone, approfittatori di ogni genere. Non sono stati amati nemmeno dalla loro famiglia d’origine; non hanno nessuno se non loro stessi, ed è per questo che finiranno col proteggersi a vicenda.
Nessuna lettura di Carlotto si può definire facile, nemmeno un romanzo così scorrevole e ricco di colpi di scena come questo. L’autore sembra inserire sempre qualche riferimento autobiografico quando parla di esclusi, perché lui stesso è stato in carcere per anni, prima di essere assolto alla fine di un lunghissimo processo. Sicuramente un romanzo di questo tipo invita il lettore ad una profonda riflessione.
Commedia nera n°3/ L’atroce delitto di via Lurcini, di Francesco Recami
A Firenze è ormai autunno inoltrato e per chi occupa la palazzina accanto alla stazione di Santa Maria Novella stanno per arrivare i momenti peggiori dell’anno.
Da tempo, ormai, l’edificio è diventato sede di una sorta di accampamento abusivo per disperati: stesi sul gelido pavimento del piano terra, infatti, ci sono senzatetto di ogni genere, italiani e stranieri, giovani fuggiti di casa e anziani senza più niente, persone affette da malattie psichiatriche che nessuno ha voluto ed altre che un tempo erano benestanti e felici ma hanno perso tutto.
Il “direttore” della struttura è un certo Franzes: nessuno sa il suo vero nome, anche se la sua vena amministrativa e vagamente imprenditoriale è innegabile. Ciò che è certo è che egli prende le decisioni per tutti, è dotato di una comoda e calda tenda (e quando può si scalda con alcool di pessima qualità) e fa pagare agli altri un affitto che, considerato che l’unica fonte di reddito è l’accattonaggio, è piuttosto caro.
Una mattina, però, dopo una delle sue ubriacature colossali, egli si sveglia tutto coperto di sangue, con in mano un coltellaccio e nessun ricordo della serata precedente. Egli rammenta solo di essersi aggregato a dei ragazzi che facevano confusione in un bar, e che tra loro c'era una donna dai vivaci capelli rossi. Con orrore, egli si rende conto di avere con sé proprio una parrucca dalla capigliatura di questo tipo.
L’orrore si moltiplica nel momento in cui il suo “vice” gli legge il giornale: proprio durante la nottata precedente, in via Lurcini, è stato rinvenuto il cadavere di una donna, una paziente oncologica che è stata trovata calva, senza alcuna traccia della sua parrucca rossa.
Franzes inizia a sospettare di aver commesso l’orribile delitto, ma non ne ha alcun ricordo. Mentre egli, sempre più disperato, cerca a modo suo di occultare le prove e di uscire “pulito” dall’atroce vicenda, la palazzina entra nel mirino di un coreografo di danza contemporanea, che vuole creare una performance proprio nello stabile, ingaggiando addirittura i senzatetto come attori…
Francesco Recami ha già raccontato più volte delle storie surreali, un po’ grottesche, che narrano una realtà al contrario rispetto a quella che solitamente si immagina. In quest’opera egli mette in scena un teatro dell’assurdo a tutti gli effetti, con poveri e disperati che per un giorno diventano attori, cantanti, ballerini. Certo, il risultato dei loro tentativi è davvero tragicomico; più però il lettore prosegue con la narrazione, più ha l’impressione che siano loro a fare la figura migliore. Sono gli altri ad essere messi alla berlina: i turisti stranieri che vanno a dormire nella palazzina per vivere il brivido di una “esperienza estrema”, e si lamentano pure se sparisce qualche loro oggetto di valore; i lavoratori dello spettacolo che accettano l’ingaggio per il cachet ma poi sono schifati anche solo all’idea di condividere il proprio spazio con chi non ha nulla; i ricchi annoiati, per cui la povertà disperata è solo lo spettacolo di un giorno.
Questo sfondo accompagna la disavventura di Franzes, un non-giallo crudelmente ironico, un classico dell’autore, che è facile ritrovare in altre sue storie, come, per esempio, quelle ormai piuttosto note della serie ambientata nella Casa di Ringhiera.
Inutile girarci troppo intorno: questo romanzo mette un bel po’ di tristezza, e lascia anche una certa amarezza, perché dipinge un incubo che, credo, appartiene a quasi tutti noi: quello dell’indigenza. Come sempre, però, Recami si dimostra acuto e colto, e tratta problematiche serie in modo tutt’altro che retorico o banale.
Sono certa che il libro non vi deluderà, specie se già avete avuto modo di apprezzare l’autore.
Ecco il mio contributo del mese a questa rubrica!
Fatemi sapere se conoscete questi autori, se i romanzi vi potrebbero interessare, se magari ne avete già letto uno (o entrambi).
Come sempre, vi invito a leggere i post delle altre colleghe blogger che hanno partecipato alla rubrica per il mese di gennaio (i blog sono indicati nel banner in alto).
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
Due autori che finora ho trascurato, purtroppo! Che il 2021 sia l'anno giusto? speriamo :-O
RispondiEliminaCiao Angela! Spero che riuscirai a leggere qualcosa di questi due autori, allora! 🤗
EliminaTu proponi sempre libri che non conosco, ma che mi sembrano interessanti
RispondiEliminaCiao! Spero che avrai occasione di leggerli, allora :-)
EliminaAltri due titoli che non conoscevo, mi incuriosisce particolarmente Carlotto
RispondiEliminaCiao Chiara! Allora, se riuscirai a leggerlo, fammi sapere se ti è piaciuto :-)
EliminaMolto belle le tue analisi, anche se sono testi che non conosco e non proprio di mio genere
RispondiEliminaCiao Floriana! Sono comunque contenta che ti sia piaciuto il post!
EliminaDolci ha scritto quello che volevo scrivere io ahahahahahahah
RispondiEliminaCiao! Contenta di proporvi cose nuove, allora :-)
EliminaMai letto nulla di questi autori ma entrambi i libri sembrano interessanti
RispondiEliminaCiao Erica! Spero che avrai occasione di conoscere meglio gli autori, allora :-)
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