giovedì 30 gennaio 2020

I PREFERITI DI GENNAIO 2020

Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese



Cari lettori,
primo appuntamento dell’anno con i “Preferiti del mese”! Ecco tutto quello che mi è piaciuto in gennaio, dai libri ai film, dalla musica alla poesia!



Il libro del mese


Il romanzo che vi consiglio per il mese di gennaio appartiene ad una serie della quale ho già parlato ne L’angolo vintage di qualche mese fa: quella di Dario Crapanzano che ha per protagonista il commissario Arrigoni, responsabile della questura di Milano, zona Porta Venezia, tra la fine degli anni ‘40 e l’inizio dei ‘50.

Arrigoni e l’omicidio nel bosco è il primo romanzo della serie in cui Mario Arrigoni deve lasciare la sua amata Milano e condurre un’indagine altrove. 

È ormai il 1953, la Guerra è alle spalle, l’Italia è stata lentamente ricostruita. Le grandi città sono ricche di servizi ed infrastrutture, mentre nei paesini di provincia la situazione è ancora piuttosto arretrata. Per questo motivo, per garantire almeno la sicurezza dei cittadini, gli alti comandi della polizia, di comune accordo con i carabinieri, decidono di formare un’unità speciale che, in caso di delitti commessi in zone periferiche della provincia lombarda, dovrà recarsi sul luogo ed indagare in trasferta.

Come capo di quest’unità speciale viene nominato proprio Arrigoni, il quale, sulle prime, sembra tentennare, ma poi, attratto dall’aumento di stipendio (che potrebbe consentirgli di regalare qualcosa di più alle “sue donne”, la moglie Lucia e la figlia Claudia), dalla curiosità nei confronti della provincia (che non ha mai conosciuto bene) e dalla prospettiva di lavorare con il fidato ed entusiasta agente Di Pasquale, accetta.


Dopo poche settimane, egli si ritrova a partire con il giovane sottoposto alla volta di Arbizzone Varesino, un luogo incantevole tra lago Maggiore e montagna. Nel bosco vicino al paese è stato trovato il cadavere di un uomo di cinquant’anni, noto alla cittadinanza locale per più di un motivo. 

Innanzitutto, egli era un ricco imprenditore edile, ma quest’attività non gli rendeva tanto quanto la sua attività di usuraio, ben nota in paese. Sono anche sospetti i rapporti poco chiari che, specie nel corso della sua gioventù, egli ha intrattenuto con i tanti contrabbandieri che partono dalla zona per arrivare illegalmente in Svizzera. Persino la vita privata era fonte di chiacchiere: egli, infatti, era sposato con una giovanissima donna.

Una volta giunti in albergo, il giovane Di Pasquale, che si diverte a comportarsi da donnaiolo, fa subito amicizia con una cameriera che è una vecchia amica della moglie della vittima. Arrigoni, nel frattempo, cerca di scoprire di più relativamente al contrabbando ed all’usura.


Come sempre, i romanzi di Dario Crapanzano risultano molto godibili sia dal punto dello stile narrativo, apparentemente semplice ma curato, con una piacevole vena d’ironia, sia per la ricostruzione storica. L’attenzione che mette l’autore nel descrivere la Milano anni ‘50, la situazione dei piccoli paesini di provincia, i ricordi della guerra di alcuni personaggi, le consuetudini del tempo, persino tanti gustosi piatti tipici è davvero notevole.

In mezzo a tanti protagonisti di serie di gialli piuttosto malinconici e tormentati – che pure mi piacciono molto! - Arrigoni è un uomo semplice, ottimista, gioviale, amante (senza esagerare) dei piaceri della vita e della tavola. 

Una lettura davvero scorrevole, per un caldo inverno… tra una polenta con uova fritte ed uno spezzatino!



Il film del mese


Sono andata a vedere Piccole donne di Greta Gerwig con più di una perplessità. La versione del ‘49 di Mervyn LeRoy è il mio film preferito fin da quando ero piccola, ed ammetto che mi sarebbe dispiaciuto vedere il mio classico del cuore che in qualche modo veniva “bistrattato”. La visione di questa pellicola, tuttavia, ha spazzato via ogni mio dubbio.


La storia delle quattro sorelle March, Meg, Jo, Beth ed Amy, figlie di un pastore protestante partito per prestare servizio ai soldati in guerra, che vivono insieme alla madre ed alla governante e fanno amicizia con la ricca famiglia Lawrence è fedele ai romanzi, ma raccontata con un taglio del tutto originale e mai visto in nessun’altra trasposizione dell’opera. Le vicende di Piccole donne e Piccole donne crescono, infatti, sono raccontate contemporaneamente e collegate l’una all’altra per mezzo di tematiche o immagini affini: il ballo, il Natale, le disavventure di Beth, lo sguardo di Jo alla finestra…


Da una parte, dunque, l’adolescenza delle sorelle March, caratterizzata da una grande allegria (al di là di tutte le difficoltà) e dai sogni in grande: Meg, il suo desiderio di entrare nell’alta società, la gioia provata incontrando John Brooke; Jo, i suoi primi drammi teatrali e la sua amicizia con Laurie; i capricci di Amy ed il suo amore per l’arte; l’affetto che lega Beth al signor Lawrence. I colori utilizzati per queste scene sono caldi, quasi dorati, e si fa un uso abbondante di fiori ed abiti dai colori pastello.

Dall’altra, invece, la prima giovinezza delle “piccole donne” e lo scontro con la realtà, a volte cruda e difficile: la nuova famiglia di Meg ed i suoi tentativi di far quadrare i conti di famiglia; Jo a New York, tra un lavoro come maestra, la pubblicazione dei suoi primi scritti e l’incontro con il professore; Amy a Parigi con la capricciosa zia March e con Laurie, da lei mai dimenticato; la malattia di Beth. Queste scene, a differenza delle altre, sono molto più semplici e spoglie, e la luce è fredda.


Non sono solo la gestione dell’intreccio e la fotografia ad essere magistrali.

Ci sono le tematiche principali dell’opera (tra cui la condizione femminile, il riconoscimento della scrittura e dell’arte come lavori a tutti gli effetti, la ricerca del vero amore) trattate in modo coraggioso e nettamente moderno rispetto alle precedenti trasposizioni.

C’è l’impeccabile recitazione, tra inevitabili conferme (Meryl Streep/zia March, Laura Dern/la madre), graditi re-incontri (Emma Watson/Meg, Timothée Chalamet/Laurie), scoperte niente male (Florence Pugh/Amy, Eliza Scanlen/Beth) ed un’incredibile rivelazione (Saoirse Ronan/Jo).

Ci sono, infine, i meravigliosi personaggi creati da Louisa May Alcott, che prendono vita nel corso di un film che consiglio davvero a tutti.



La musica del mese


Nel corso del mese di Dicembre sono andata a vedere Frozen II, uno dei film Disney più attesi del 2019. So che la pellicola ha suscitato opinioni contrastanti: so che alcuni fan sono rimasti delusi dalla trama e dalla caratterizzazione dei personaggi.


Personalmente ho apprezzato tantissimo il film, soprattutto perché l’ho trovata una storia interpretabile a più livelli: alcune delle tematiche trattate, a mio parere, non sono affatto per bambini, soprattutto se si prendono in considerazione i testi delle canzoni, che io trovo bellissime e che mi sono ritrovata a cantare più volte nelle ultime settimane.


Le mie preferite sono due. Una è Il fiume del passato, un brano che la madre di Anna ed Elsa canta alle due principesse quando sono bambine e che si rivelerà cruciale per lo svolgimento della storia. 
In questa canzone si fa riferimento ad un magico fiume, che nel cartone animato effettivamente esiste, ma che, fuor di metafora, è un riferimento al potere della memoria e dei ricordi. Il concetto di “perdere qualcosa che si ha amato ed in quel momento ritrovarlo” è, a mio parere, un riferimento al lutto ed al posto che le persone scomparse avranno sempre nel nostro cuore.


C’è un fiume, porta in sé,
quel che è stato, quel che più non c’è…
La memoria del passato lì un rifugio ha trovato.


L’acqua è una madre che
sa il passato, può rispondere.
Perdi ciò che tu hai più amato,
è allora che lo avrai trovato.


Tutt’altro tono ha Qualcosa che non cambia mai, allegro brano corale in apertura del film, che però, nella sua apparente allegria e semplicità, nasconde degli insegnamenti importanti anche per gli adulti.


Che venti inquieti, un dubbio ormai
in mente ce l’ho, che mi chiama,
annuncia cambiamenti ed io non so
se sono pronta, lo cristallizzerei,
quel che vedo è proprio perfetto
adesso non lo cambierei…

Il tempo trasforma un po’ tutto
e invecchiare non è affatto brutto
diciamo grazie al Fato per quello che ci dà
Cambia tutto ma qualche cosa non cambierà
vola il tempo e il futuro è un’incognita
il passato sai è passato ormai
resta un ricordo in noi
...Cambia tutto ma
il mio posto è accanto a voi.



La poesia del mese


Per il mese di gennaio ho scelto una poesia di Salvatore Quasimodo dal titolo Antico inverno, che, con poche parole, riesce a ricreare perfettamente l’atmosfera di questi mesi gelidi.


Desiderio delle tue mani chiare
nella penombra della fiamma:
sapevano di rovere e di rose;
di morte. Antico inverno.
Cercavano il miglio gli uccelli
ed erano subito di neve;
così le parole.
Un po’ di sole, una raggera d’angelo,
e poi la nebbia; e gli alberi,
e noi fatti d’aria al mattino.



Le foto del mese


Durante lo scorso autunno ho deciso di partecipare al concorso letterario “Liberi di scrivere”, organizzato dalla biblioteca civica di Carugate, nella mia zona. Il tema proposto per quest’edizione era quello del Tempo, ed io ho inviato alla commissione un racconto dal titolo Il 2 Ottobre, dedicato alla Festa dei Nonni. 

Il pomeriggio di sabato 11 gennaio c’è stata la premiazione… ed eccomi in mezzo ad alcuni dei concorrenti! Non sono arrivata tra i finalisti, ma è stato bello essere parte di questo evento sempre più noto!



Dopo un Capodanno “a passo di danza” (qui la recensione del balletto che ho visto insieme ad un’amica), dal 2 al 6 gennaio sono stata a Varazze, nella mia “seconda casa”. Ho fatto delle lunghe passeggiate, sia diurne che serali, tra le luminarie… e, in occasione dell’Epifania, ho fatto una foto con la Stella Cometa!


Una mattina di gennaio tra sole e mare. Niente male quest’inverno, vero?




Che mi raccontate? Cosa vi è piaciuto nel corso di questo gennaio?
Come state in questo periodo? Per me gennaio è stato un mese molto pieno ed abbastanza impegnativo, e se questo è solo l’inizio del 2020… beh, c’è da prepararsi!
Aspetto i vostri commenti!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

lunedì 27 gennaio 2020

LE PIÙ BELLE CANZONI CONTRO LA GUERRA

Per una Giornata della Memoria… in musica




Cari lettori,
oggi è il 27 gennaio ed è la Giornata della Memoria. In altri anni vi ho proposto classici, romanzipoesie a tema. Quest’anno, per i nostri “Consigli musicali”, ho pensato di proporvi alcune delle più belle e famose canzoni contro la guerra.

Sicuramente ne conoscerete molte, ma, in occasione di questa ricorrenza così importante, credo che sia doveroso riascoltarle!



Civil War, Guns’n’Roses


Guardate i vostri giovani uomini che combattono
Guardate le vostre donne che piangono
Guardate i vostri giovani uomini che muoiono
Così come hanno sempre fatto prima

Guardate l’odio che stiamo alimentando
Guardate la paura che stiamo nutrendo
Guardate le vite che stiamo conducendo
Come abbiamo sempre fatto prima…

E non ho bisogno della tua guerra civile
Nutre il ricco mentre seppellisce il povero
La tua fame di potere vende i soldati
in una sorta di supermercato per umani
non è bello, non ho bisogno della tua guerra civile!



Sunday Bloody Sunday, U2


Non posso credere alle notizie di oggi
non posso chiudere i miei occhi e far andare via tutto
per quanto? Per quanto dovremo cantare questa canzone? Per quanto?
Perché stanotte, possiamo essere tutt’uno, stanotte…

Bottiglie rotte sotto i piedi dei bambini
Corpi accasciati alla fine del vicolo cieco
ma non seguirò la chiamata alla battaglia,
mi fa incollare la schiena contro il muro…

...e la battaglia è appena cominciata,
ci sono molti dispersi, ma ditemi, chi ha vinto?



Imagine, John Lennon


Immagina che non ci siano paesi, non è difficile
niente per cui uccidere o morire
e nemmeno la religione

Immagina tutte le persone che vivono la vita in pace…

Potresti dire che sono un sognatore, ma non sono l’unico
Spero che un giorno ti unirai a noi
ed il mondo sarà come un’unica anima



Blowin’ in the wind, Bob Dylan


Per quante volte un uomo dovrà guardare in alto
prima che possa vedere il cielo?
Quante orecchie deve avere una persona
prima di sentir piangere le persone?
E quante morti ci vorranno finché egli capisca
che sono morte troppe persone?
La risposta, amici miei, soffia nel vento…



La guerra di Piero, Fabrizio De André


Dormi sepolto in un campo di grano,
non è la rosa, non è il tulipano,
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi,
ma sono mille papaveri rossi…

Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente…

Così dicevi ed era d’inverno
e come gli altri verso l’Inferno
te ne vai triste come chi deve
il vento ti sputa in faccia la neve…



Auschwitz, Francesco Guccini & I Nomadi


Io mi chiedo come può un uomo
Uccidere un suo fratello
Eppure siamo a milioni
In polvere qui nel vento
In polvere qui nel vento

Ancora tuona il cannone
Ancora non è contento
Di sangue la belva umana
E ancora ci porta il vento
E ancora ci porta il vento

Io chiedo quando sarà
Che l’uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà
E il vento si poserà




The Green Fields of France, Dropkick Murphys


Il sole sta brillando sui verdi campi di Francia
Il vento caldo soffia gentilmente ed i papaveri rossi danzano
Le trincee sono svanite lungo il confine
Ora non ci sono gas, filo spinato, fucili che sparano,
Ma qui, in questo cimitero che è ancora terra di nessuno
Le innumerevoli croci bianche stanno come mute testimoni
Della cieca indifferenza dell’uomo verso un altro uomo
Ed un’intera generazione è stata mandata al macello e condannata…

E non posso fare a meno di chiedermi, caro Willy McBride,
Tutti quelli che stanno qui sanno perché sono morti?
Ci avete davvero creduto quando vi hanno raccontato della Causa?
Hai davvero creduto che questa guerra avrebbe fatto finire altre guerre?
Ebbene, la sofferenza, il dolore, la gloria, la vergogna,
L’uccidere ed il morire, tutto è stato fatto invano...
Oh, Willy McBride, è accaduto di nuovo,
e di nuovo, e di nuovo, e di nuovo, e di nuovo!



Generale, Francesco Guccini


Generale, la guerra è finita,
il nemico è scappato, è vinto, è battuto,
dietro la collina non c’è più nessuno,
solo aghi di pino, e silenzio, e funghi,
buoni da mangiare, buoni da seccare,
da farci il sugo quando viene Natale,
quando i bambini piangono
e a dormire non ci vogliono andare…

Generale, queste cinque stelle,
queste cinque lacrime sulla mia pelle,
che senso hanno dentro al rumore di questo treno
che è mezzo vuoto e mezzo pieno
e va veloce verso il ritorno
tra due minuti è quasi giorno, è quasi casa, è quasi amore.



C’era un ragazzo che come me, Gianni Morandi


C’era un ragazzo che come me
amava i Beatles e i Rolling Stone
girava il mondo, veniva da
gli Stati Uniti d’America…

Cantava: viva la libertà!
Ma ricevette una lettera
la sua chitarra mi regalò,
fu richiamato in America…

M’han detto: va’ nel Vietnam
e spara ai Viet Cong…



Holiday, Green Day


Sento il suono della pioggia che cade
che viene giù come una fiamma dell’Apocalisse,

una vergogna, quelli che sono morti senza nome

Sento i cani che ringhiano senza controllo
seguendo un inno chiamato “Fede e miseria”
e sanguinano, la compagnia oggi ha perso la guerra…

Mi sforzo di sognare e di essere diversa dalle vuote bugie,
questa è l’alba del resto delle nostre vite… in vacanza!




Conoscete queste canzoni? Quali vi piacciono maggiormente?
Quella che forse amo di più, lo confesso, è quella dei Dropkick Murphys, una delle mie preferite dai tempi del liceo.
Ne avete altre da consigliarmi su questo tema?
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)