venerdì 10 gennaio 2020

VALORI DA TRAMANDARE, TRA SERIETÀ ED IRONIA

Lirici greci  #3




Cari lettori,
nuovo post dedicato al nostro “Angolo della poesia” e terzo capitolo del nostro “viaggio immaginario” nella lirica greca.

I primi due post sono stati dedicati ai canti della vittoria ed alla differenza tra impegno e disimpegno.


Oggi, invece, vorrei parlarvi di tre autori che, con le loro opere, presentano in modo molto efficace il sistema di valori del tempo. Uno di loro si riferisce ad un ragazzo giovane e gli insegna un corretto codice di regole non scritte per diventare un adulto ed un cittadino; un secondo, che già abbiamo conosciuto per quanto riguarda le tematiche sociali, oggi ci racconta argomenti più privati; l’ultimo, infine, è molto ironico e rivolge stravaganti preghiere agli dei e maledizioni contro gli amici che lo hanno tradito.



TEOGNIDE


Teognide è un poeta elegiaco e lirico che ha scritto alcuni importanti poemetti, dei quali ci sono arrivati soltanto alcuni frammenti.

La quasi totalità di essi è indirizzata a Cirno, un giovane con il quale egli aveva una relazione. Il poeta considera il ragazzo come il destinatario ideale di una serie di consigli che spaziano dal privato al pubblico, dall’impegno sociale alle amicizie, dall’amore per la patria all’oggettiva critica dei difetti della propria città.



1.

O Cirno, da me poeta sia posto un sigillo
a questi versi; e mai saranno di nascosto rubati,
ed essendovi del buono, nessuno li muterà in peggio.
Ognuno dirà: «Di Teognide il Megarese
son questi versi, famoso presso tutti gli uomini.»
Ma a tutti i cittadini certo non posso piacere;
e non deve stupire, o Polipaide; neppure Zeus
piace a tutti quando piove, o quando trattiene la pioggia.
Spinto dall’affetto, ti insegnerò, o Cirno, quelle cose,
che dai buoni ho appreso, ancora ragazzo.
Sii accorto: da opere turpi ed ingiuste
non trarre onori, distinzioni, o ricchezze.
Questo dunque sappi: non devi frequentare gli uomini
cattivi, ma stare sempre con i buoni:
con essi mangia e bevi: siedi con essi,
e cerca di piacere a loro, che hanno grande potenza.
Dai buoni apprenderai precetti buoni; se ai cattivi
ti mescoli, perderai anche il buon senso che hai.
Appreso questo, frequenta i buoni, e potrai un giorno dire
che agli amici io do consigli retti.


3.

Più di ogni cosa, la povertà soggioga l’uomo buono,
più della vecchiaia canuta, o Cirno, più della febbre.
Per fuggirla conviene gettarsi negli abissi del mare
profondo, o Cirno, giù da rupi scoscese.
Domato dalla povertà, nulla può l’uomo
né dire né fare: la sua lingua è legata.
Sulla terra e, ugualmente, sulla vasta distesa del mare
occorre, Cirno, creare una liberazione dalla dura povertà.
Per un uomo povero, o amato Cirno, è meglio essere morto
che vivere consunto dalla dura povertà.


5.

Rivolgi a tutti gli amici, o cuore, un animo duttile,
adeguando il tuo umore a quello di ognuno.
Assumi la natura di un polipo dalle molte pieghe,
che sembra a vedersi simile alla pietra cui aderisce.
Una volta, così assentisci; un’altra, divieni diverso di pelle:
l’abilità vale più dell’intransigenza.


7.

Giunsi una volta nella terra di Sicilia:
giunsi nella pianura dell’Eubea, ricca di viti;
e a Sparta, splendente città del fiume Eurota, che nutre canne.
Al mio arrivo, mi accoglievano tutti benevolmente,
ma nessuna gioia penetrò per questo nell’animo mio,
poiché nulla è più caro della propria patria.



ARCHILOCO


Archiloco è un poeta dalla vena piuttosto ironica che abbiamo già conosciuto nel primo post di questo progetto, quello dedicato ai canti di guerra.

Oggi, invece, vi presento delle liriche molto più intimiste, di argomento amoroso. Egli è uno dei primi poeti a scrivere apertamente delle sue sofferenze e difficoltà, e questa sua scelta farà scuola sia tra i lirici greci che tra quelli latini.



6.

Ella aveva un ramo di mirto, e un bel fiore
di rosa, e ne gioiva.

* * *

La chioma a lei
ombrava le spalle e la schiena.


7.

Glauco, guarda! I flutti sconvolgono fin dal profondo
il mare; sulle vette di Gire, ritto, si erge un nembo,
segno di tempesta: dall’inatteso coglie il timore.


10.

Cuore, mio cuore, turbato da affanni senza rimedio,
sorgi, difenditi, opponendo agli avversari
il petto; e negli scontri coi nemici poniti, saldo,
di fronte a loro; e non ti vantare davanti a tutti, se vinci;
vinto, non gemere, prostrato nella tua casa.
Ma gioisci delle gioie e soffri dei dolori
non troppo: apprendi la regola che gli uomini governa.


13.

Tale una brama d’amore, sotto il cuore avviluppatasi,
versò sugli occhi una densa nebbia,
e dal petto rapì i molli sensi.


14.

Infelice, nel desiderio io giaccio,
senza vita, per volere degli dèi da dolori tremendi
trafitto nelle ossa.



IPPONATTE


L’ultimo dei tre poeti odierni, Ipponatte, potrebbe essere definito un personaggio che fa satira. 

Nel primo dei due frammenti che vi presento, infatti, egli fa un’insolita richiesta a Hermes, dio protettore dei ladri e degli impostori, chiedendogli un abbigliamento adeguato per affrontare il freddo, ma non viene ascoltato dalla divinità, forse perché troppo onesto per essere protetto da lui.

Nel secondo, invece, egli invoca una maledizione per tutti gli ex amici che lo hanno tradito e maltrattato, augurando loro orribili sventure.


2.

Hermes, caro Hermes, Cillenio, rampollo di Maia,
t’invoco: ho un freddo cane
e batto i denti…

* * *

Da’ un mantello a Ipponatte, e una corta tunichetta,
sandaletti e babbucce; e di oro
sessanta stateri, da un’altra casa

* * *

A me tu non hai dato una tunica pesante,
riparo dal freddo d’inverno,
né con babbucce spesse mi copristi
i piedi, perché non mi scoppino i geloni.


7.

sbattuto dalle onde.
E in Salmidesso, nudo, lo accolgano
benevolmente i Traci
dall’alto ciuffo – di molti mali, qui, colmerà la misura,
mangiando il pane della schiavitù -
lui, irrigidito dal gelo. E fuor della schiuma
sia tutto coperto di alghe,
e batta i denti, come un cane
giacendo bocconi per lo sfinimento
lungo la battigia.
Questi mali vorrei incontrasse
chi m’offese, chi calpestò i giuramenti,
l’amico d’un tempo.




Con questo post concludiamo l’analisi della fase più antica della lirica greca. Nel prossimo affronteremo un vero “mostro sacro”, l’altro protagonista principale insieme a Saffo. Spero che questo viaggio nella classicità sia interessante, utile e piacevole per tutti.
Fatemi sapere quale di queste poesie vi è piaciuta di più e quale autore avete preferito finora!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

3 commenti :

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