lunedì 29 luglio 2019

I PREFERITI DI LUGLIO 2019

Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese




Cari lettori,
siamo al termine di luglio e, com’è ormai consuetudine di ogni mese, è giunto il momento di riepilogare i miei preferiti, dai libri ai film, dalla musica alla poesia!



Il libro del mese




Nel corso di questi primi sei mesi vi ho presentato biografie, commedie, romanzi storici, gialli. 

Oggi invece vi parlo di una raccolta di racconti, Con in bocca il sapore del mondo di Fabio Stassi, un autore che ho conosciuto con alcuni racconti gialli contenuti nelle raccolte della Sellerio. Questo libro, edito dalla casa editrice indipendente Minimum Fax, è una serie di monologhi dai quali è stato tratto il programma L’attimo fuggente andato in onda nel 2018 su Rai 5.


Come forse si sarà intuito da quest’ultimo titolo, la protagonista di questi racconti è la poesia. Le voci narranti sono infatti dieci importantissimi poeti del XX secolo, che, di volta in volta, da un immaginario Aldilà, raccontano la loro vita, concentrandosi su alcuni episodi particolarmente importanti, citando le loro opere, lasciandosi andare ai ricordi e presentandosi anche con un po’ d’ironia.

Dino Campana è un solitario, ritenuto da tutti “un matto”, che ama la montagna e trova la sua felicità con Sibilla Aleramo.

Gabriele D’Annunzio è un sognatore le cui idee sono state travisate dalla politica del suo tempo, che ha costruito una casa-museo per ripararsi dal mondo.

Guido Gozzano è un giovane fragile che spesso si sente troppo leggero per le esigenze della società e troppo profondo per le frivolezze della stessa.

Umberto Saba è un uomo rifugiatosi in una bottega della sua Trieste, che per lui è molto più di una città.

Aldo Palazzeschi è un ironico provocatore che ha sempre voluto scrivere secondo le sue regole.

Vincenzo Cardarelli (l’autore della poesia del mese) è un vecchio stanco che si gode il mare in una stagione semideserta.

Giuseppe Ungaretti è l’uomo che ha dato la voce ad Odisseo, l’eroe che, come lui, ha girato il mondo e vissuto avventure e grandi tragedie.

Eugenio Montale è un tenore mancato che ha scelto di dedicarsi alla poesia ed alla letteratura e, alla fine della sua vita, si ritrova a dare da mangiare agli uccellini e ad osservare l’amatissimo paesaggio ligure.

Salvatore Quasimodo è un autore e traduttore che affida desideri e tormenti ai poeti antichi, con i quali instaura un dialogo immaginario.

Alda Merini, infine, è una donna che cerca disperatamente la lucidità perduta attraverso l’esercizio della scrittura.


Le mie citazioni preferite di questa raccolta sono tutte nelle storie in evidenza del mio profilo Instagram (seguitemi qui, se volete).



Il film del mese




Su consiglio di tanti miei conoscenti (e anche della mia “collega blogger” Claudia, che ringrazio moltissimo!) sono andata a vedere il live action di Aladdin, un grande classico che non ha davvero bisogno di presentazioni.


Credo che voi tutti conosciate l’affascinante storia dello straccione di Aghraba, paese immaginario del Medio Oriente, che vive di espedienti insieme alla scimmietta Abu e che, grazie al Genio ed alla sua lampada dei desideri, e nonostante il perfido consigliere Jafar, corona il suo sogno d’amore con la principessa Jasmine.

Ho apprezzato tantissimo, innanzitutto, il cast. Will Smith nel ruolo del Genio prometteva tanto divertimento già dalla locandina, ma si rivela anche al di sopra delle aspettative. Non conoscevo i giovani attori che hanno interpretato Aladdin e Jasmine, Mena Massoud e Naomi Scott, ed ho trovato le loro scene a due qualche volta romantiche, altre volte più drammatiche, altre ancora davvero divertenti.

Le canzoni sono le stesse del cartone animato, e questa colonna sonora, a mio parere, resta una delle migliori della Disney (così come quella del Re Leone, il cui live action uscirà a fine agosto).


Ciò che ho amato di più, però, è l’insieme delle scenografie e dei costumi: l’insieme di colori, danze e scene corali ha reso la pellicola molto simile ad un musical. Le due ore sono davvero volate.

Un perfetto film estivo per tutta la famiglia!



La musica del mese



Come ormai molti di voi sapranno, sono una fan della serie di libri di Alessia Gazzola, L’allieva, che racconta le disavventure lavorative e sentimentali di Alice, una specializzanda in Medicina Legale. In questo post ho recensito buona parte dei romanzi ed in questo ho parlato di altri due di questi libri.


Penso che molti di voi abbiano sentito parlare della fiction con Alessandra Mastronardi e Lino Guanciale, che ha fatto ottimi ascolti.

Forse non tutti, però, conoscono la band che ha creato la colonna sonora. In questi giorni ho rivisto qualche puntaeta della serie e mi sono chiesta chi avesse interpretato questi simpatici brani e se fosse possibile trovarli su Spotify.

Ho scoperto che si tratta di un duo di origini romane, i The Shalalas, per l’anagrafe Alex e Sara. Il loro primo disco, There are 3 Las in Shalalas, è la colonna sonora della prima stagione della serie. Credo che tutti i fan riconosceranno A week, la sigla della trasmissione. Altre canzoni di questo disco che sono state utilizzate come colonna sonora delle varie puntate sono le allegre Just for fun e Wonder, le simpatiche Dust e Changing, le più riflessive Car alarms e 8/11.





A quest’album ne è seguito un altro, Boom, i cui brani sono la colonna sonora della seconda stagione. Anche in questo caso, ci sono canzoni che creano un’atmosfera più divertente, come She could be, Love me tonight e Bucket list, ed altre più romantiche, come Nothing works at 5 o’ clock, che gli amanti della serie sicuramente riconosceranno.


Mi è capitato spesso, in questo periodo, di ascoltare questi due dischi, un po’ perché mi ricordano la storia di Alice, un po’ perché mi piace il loro stile fresco e spensierato, perfetto per l’estate!



La poesia del mese




Per il mese di luglio ho scelto un componimento di Vincenzo Cardarelli dal titolo Estiva, che illustra bene entrambi i volti della stagione: la libertà da una parte, la malinconia dall’altra.


Distesa estate,
stagione dei densi climi
dei grandi mattini
dell’albe senza rumore-
ci si risveglia come in un acquario-
dei giorni identici, astrali,
stagione la meno dolente
d’oscuramenti e di crisi,
felicità degli spazi,
nessuna promessa terrena
può dare pace al mio cuore
quanto la certezza di sole
che dal tuo cielo trabocca,
stagione estrema, che cadi
prostrata in riposi enormi,
dai oro ai più vasti sogni,
stagione che porti la luce
a distendere il tempo
di là dai confini del giorno,
e sembri mettere a volte
nell’ordine che procede
qualche cadenza dell’indugio eterno.
E ora, in queste mattine
così stanche
che ho smesso di chiedere e di sperare,
e tutto il giardino per me,
per il mio male sontuosamente,
penso agli amici che mai più rivedrò,
alle cose care che chi sono state,
alle amanti rifiutate,
ai miei giorni di sole...



Le foto del mese



La prima settimana di luglio il blog ha fatto una piccola pausa perché ho fatto una scappata al mare, nella mia solita Varazze. 
Mi sono goduta i primi bagni di stagione, ho preso un po’ di sole, mi sono riposata ed ho perfino cucinato un po’ di pesce fresco (cosa che non sempre si può fare in provincia di Milano!). 
Un inizio di stagione perfetto, prima di tornare per il solito periodo di agosto.




La sera di sabato 13 abbiamo festeggiato il trentesimo compleanno di una delle mie più care amiche, Mara. Siamo stati in un ristorante specializzato in pizza e dolci.

Io ho concluso la cena con questo semifreddo alla menta con crumble al cioccolato e scaglie di cioccolato bianco...molto buono!



Nel corso del mese ho passato un bel po’ di tempo nella mia casa “vecchia”, dove abitano ancora i miei e mio fratello. I motivi sono stati principalmente due:

1) Fare un po’ da dog-sitter a Otto (di cui parlo meglio in questa bella intervista) e da coniglio-sitter a Dora e Panna (ve le ho presentate in questo post);

2) Godermi il giardino, visto che da tre anni mi sono trasferita in un appartamento. 
Sono fioriti tutti i girasoli e sono davvero uno spettacolo!




Ecco il mio resoconto del mese di luglio.
Il vostro com’è stato? Siete già in ferie, ancora a casa, o come me avete fatto un “assaggio”?
Che cosa vi è piaciuto di più tra libri, film e canzoni?
Fatemi sapere!
Grazie per la lettura… ci rileggiamo ad inizio agosto e poi ci salutiamo per le vacanze!

giovedì 25 luglio 2019

ESTATE IN ROSA

Consigli di lettura romance per la stagione calda




Cari lettori,
per la nostra rubrica “Letture...a tema”, oggi facciamo un bel viaggio in tutte le sfumature del romance!

Chi segue il blog regolarmente sa che il genere che leggo di più in assoluto è il giallo, soprattutto quello nostrano. Tuttavia, mi piace variare e dare spazio anche ad altri generi, dallo storico alle biografie, dalle raccolte di racconti ai rosa.

Oggi approfondiamo proprio le “sfumature” di quest’ultimo genere: vi consiglio, infatti, cinque romanzi molto diversi tra loro, che però hanno come minimo comun denominatore il romance.


Ho scelto di parlarvene proprio ora che è luglio perché l’estate è forse il momento dell’anno in cui ho più voglia di leggere un bel romanzo rosa. Soprattutto se sono in spiaggia, preferisco fare una pausa da inchieste, crimini e stazioni di polizia… e quale posto migliore del mare per dedicarsi ad un po’ di romanticismo?

Ecco i miei consigli per l’estate 2019!



Romance nel senso di... ironia ed equivoci

L’amore è sempre in ritardo, di Anna Premoli



La protagonista di questa divertente commedia rosa è Alexandra Tyler, una ragazza newyorkese di ventisette anni che, pur essendo cresciuta in mezzo a letterati ed editori, ha sempre amato la scienza. 
Per questo motivo, dopo la laurea in Geologia, ella ha deciso di proseguire la carriera accademica e sta per completare il suo Dottorato con una Tesi sulle rocce montane del Colorado.

Alexandra è una ragazza vivace, estroversa, sempre allegra, dotata del senso pratico tipico degli scienziati. Nel corso degli anni di Università ha collezionato diverse avventure sentimentali, ma non è riuscita a legarsi a nessun uomo, e purtroppo sa anche il perché. 

Fin da quando era ragazzina, ella è innamorata di Norman Morrison, il migliore amico del suo fratello maggiore Aidan. Egli ha nove anni in più di lei ed è il suo opposto: rigido, sempre in completo elegante, un po’ troppo formale, riservato, silenzioso, un po’ “nerd della letteratura” come tutti quelli che studiano/lavorano in campo umanistico.

Norman frequenta da sempre la casa dei genitori di Alexandra ed Aidan, ma spesso l’atmosfera è tesa, perché la ragazza non riesce a dimenticare i suoi timidi approcci da adolescente nei confronti dell’uomo. È proprio quest’ultimo, appena prima della partenza di Alexandra per il Colorado, a proporle una tregua, in nome dell’età adulta ormai raggiunta da entrambi.


Alexandra prova a considerare Norman solo un amico e per questo motivo, qualche tempo dopo, la invita a raggiungerla in zona Aspen, insieme al fratello ed ai genitori, per festeggiare il suo compleanno. A causa di un piccolo problema familiare, però, egli si ritrova l’unico a condividere con Alexandra un weekend in una baita in montagna. Questo sarà solo l’inizio di una serie di equivoci che porterà entrambi i protagonisti a riscoprire la bellezza del primo amore.


L’amore è sempre in ritardo è in realtà il sequel di un altro romanzo, È solo una storia d’amore, che ha per protagonista proprio il fratello maggiore Aidan. Io non ero a conoscenza di questa serie ed ho letto solo questo libro senza alcun problema, perché si tratta comunque di storie indipendenti. 

Avevo già letto altri due romanzi della Premoli e confermo il mio piacere nel trovarmi di fronte ad una scrittura scorrevole e spesso ironica. Molte delle sue storie sono incentrate sull’idea degli “opposti che si attraggono”, ma credo che in questo caso la scelta sia particolarmente azzeccata, perché, se Norman insegna ad Alexandra a mettere la testa sulle spalle, lei è solare e, giorno dopo giorno, gli ha insegnato la gioia di vivere (anche se lui, nella migliore delle tradizioni, ci ha messo anni per ammetterlo).


Purtroppo, per esperienza diretta, penso che sia davvero difficile re-innamorarsi da adulte del ragazzino che ti è piaciuto dai 9 ai 18 anni. Il più delle volte si cresce in maniera completamente diversa ed è meglio lasciare determinate persone nel nostro passato, così come ce le ricordiamo. 
Almeno per una volta, però, questo libro ci permette di sognare!



Romance nel senso di… amore clandestino e grande Storia

L’amante della regina vergine, di Philippa Gregory



Inghilterra, 1558. La regina Elisabetta I, figlia di Enrico VIII Tudor e di Anna Bolena, viene incoronata, mentre, nel suo letto, Amy Robsart, moglie di Lord Dudley, il suo favorito, la maledice nel sonno.

Se noi ricordiamo questa sovrana come una delle più rilevanti del Regno Unito, forse la più importante in assoluto, questo romanzo ci mostra una verità molto più amara e difficile.


Nessun libro scolastico di storia nomina Amy Robsart: ella compare solo in dei trattati specifici. Eppure è stata proprio lei, nobildonna di campagna, a sposare Lord Robert Dudley e, con il suo matrimonio, a salvarne la reputazione. Egli, infatti, nel 1550 è un nobile decaduto che ha rischiato di morire subito dopo che suo padre è stato giustiziato per un complotto al fine di mettere sul trono Lady Jane Gray.

Solo otto anni dopo, grazie ad alcune circostanze politiche ed alla sua sfrenata ambizione, Lord Robert Dudley è diventato il favorito di Elisabetta I, che sale al trono dopo la morte della fragile sorellastra Anna.

Mentre la povera Amy, una persona dalla mentalità semplice ed un po’ antiquata, resta in qualche residenza di campagna, sempre più trascurata e sofferente, tra Robert ed Elisabetta il legame si fa sempre più stretto, prima dal punto di vista emotivo e poi anche da quello fisico. I due hanno in comune un passato molto difficile (entrambi sono stati ad un passo dall’esecuzione), ma questo non li ferma dal coltivare una sfrenata ambizione. Il desiderio di Dudley di diventare principe consorte è evidente e tutti a corte iniziano a trattarlo come tale. 


L’affaire della Regina, però, è tutt’altro che privato. Sir Robert, infatti, cerca di convincere Elisabetta a diventare il capo della Chiesa, in modo da conceder(gli) il divorzio, ma questa scelta porterebbe ad una guerra con la Scozia cattolica. L’equilibrio della corona è appeso ad un filo ed un matrimonio con un principe di Spagna o di Scozia renderebbe sicuro il potere di Elisabetta, ma quest’ultima mostra più volte il desiderio di sposarsi con un uomo comune (chissà chi) o non sposarsi affatto. Prima che questa storia d’amore porti alla rovina il regno, però, gli avversari di Dudley, capitanati dal capo dei consiglieri William Cecil, elaboreranno un piano diabolico.


Questo per me è il settimo appuntamento con Philippa Gregory, dopo la serie di cinque romanzi dedicata alla Guerra delle Due Rose (recensita qui) e il primo dei volumi della serie dei Tudor, Caterina, la prima moglie (del quale parlo qui).


Questo libro fa sempre parte della sezione “Tudor” e permette al lettore di conoscere una sovrana la cui figura è fatta di (grandi) luci e (grandissime) ombre. Non nascondo di aver provato maggior simpatia per altri personaggi della Gregory, come Lady Jacquetta o Lady Margareth, due delle protagoniste della serie sulla Guerra delle Due Rose. 

È difficile simpatizzare per Elisabetta e Sir Robert, che calpesterebbero letteralmente chiunque per la loro brama di potere, e la comprensibile paura di non essere all’altezza della giovane regina, nonché il desiderio di rivalsa dell’uomo, non sono giustificazioni sufficienti. L’unica persona con cui simpatizza davvero il lettore è Amy, una persona buona che finisce per essere una vittima.

Ma se i personaggi sono discutibili, le capacità di scrittura della Gregory sono indubbie, così come la sua capacità di farci fare un viaggio nella grande Storia.
Una lettura consigliata se vi appassiona il genere!



Romance nel senso di… diario di una rinascita

Per dieci minuti di Chiara Gamberale



Chiara Gamberale è un’autrice nota per aver scritto diversi romanzi dal tono romantico ed introspettivo, uno dei quali, Avrò cura di te, in collaborazione con Massimo Gramellini.

Poche persone, però, sanno che è stata anche a lungo curatrice di una rubrica su un settimanale. Essa si occupava sia di gastronomia che di famiglia, in modo del tutto originale. La Gamberale, infatti, dimostrando a mio parere tanta ironia ed apertura mentale, si “infiltrava” di volta in volta al pranzo domenicale di qualche famiglia, da quelle tradizionali a quelle allargate, da quelle formate e cresciute a Roma a quelle provenienti da tutti gli angoli del mondo.


Questo romanzo autobiografico, che è più che altro un diario, ha inizio nel momento in cui Chiara perde la sua rubrica, perché viene rimpiazzata dalla vincitrice dell’ultimo Grande Fratello, che, con ogni probabilità, parlerà delle sue improbabili tresche sentimentali. Nello stesso momento, un evento ancora più importante dà lo scossone definitivo alla sua vita: suo marito, nonché suo compagno di vita dal liceo, le chiede il divorzio senza nemmeno aspettare il suo ritorno da un viaggio di lavoro.

Chiara si sente come se non le fosse rimasto più nulla: ha soltanto una casa in centro che ha voluto il marito e che non sente affatto sua, un’idea per un nuovo romanzo che però al momento resta in un cassetto ed i familiari insieme agli amici più cari che però sono tutti in provincia e non può vedere sempre.


Dopo qualche mese di solitudine, arriva Dicembre, il mese di Natale, una festa che lei ha sempre detestato e che, di comune accordo con il marito, evitava, rifugiandosi negli angoli di mondo più lontani. È consapevole che quest’anno non potrà fare lo stesso, anche perché, qualora trovasse il coraggio di partire da sola, ogni dettaglio di un qualsiasi esotico viaggio le ricorderebbe il marito. 
Per questo motivo ella accetta una sfida che le propone il suo psicoterapeuta: ogni giorno, per soli dieci minuti, farà qualcosa di completamente nuovo, che non ha mai fatto prima.

All’inizio Chiara pensa che sarà davvero difficile trovare qualcosa di inedito per ben trentun giorni, ma ci mette poco a rendersi conto che ci sono moltissime piccole cose che, per qualche inspiegabile motivo, non ha mai fatto. È solo l’inizio di un percorso che la porterà a scrivere il suo nuovo romanzo (Due etti d’amore, grazie, uno dei suoi migliori, a mio parere), a comprendere quali siano le sue nuove priorità, ad iniziare nuove ed inaspettate avventure.


Ciò che ho maggiormente apprezzato di questa storia è il fatto che essa illustri con chiarezza e profondità al tempo stesso una questione sulla quale ultimamente mi è capitato di riflettere. 

Negli ultimi mesi, infatti, ho pensato parecchio all’idea di comfort zone e mi sono resa conto che quasi sempre le persone, a mio parere, fanno un errore, anche in buona fede, nel consigliare i loro cari che non vorrebbero mai uscirne. Spesso, infatti, capita di spingere le persone a compiere atti di un certo peso, come un cambiamento di casa o di lavoro, oppure un viaggio in paesi lontani.

Personalmente invece credo che queste “grandi imprese” siano solo l’ultima tappa di un lungo percorso. Tutti noi, come Chiara, se ci sentiamo un po’ troppo legati alla nostra comfort zone, dovremmo partire da quelle piccole cose che in effetti, pensandoci, non ci creerebbero ansia e preoccupazioni, magari ci piacerebbero anche...ma non abbiamo mai fatto, chissà perché. 
Piccole cose, come quelle che fa lei, dal provare un nuovo trattamento dall’estetista al cucinare nuovi piatti, dal tentativo di apprezzare l’arte contemporanea all’organizzazione di una festa nella propria casa nuova. 
Vale la pena tentare, no?



Romance nel senso di… letteratura, istruzione, grandi sogni condivisi

Dieci e lode di Sveva Casati Modignani



I due protagonisti di questa romantica storia sono Lorenzo e Fiamma, due quarantenni divorziati che abitano e lavorano a Milano.


Lui è un professore che dopo un’esperienza non troppo soddisfacente come insegnante di Filosofia in un prestigioso liceo ha deciso di sfruttare la sua seconda laurea ed ora è il titolare della cattedra di Geografia Economica presso il professionale Annibale Scalzi, un istituto frequentato prevalentemente da ragazzi che hanno difficoltà a studiare e rischiano di prendere una cattiva strada.


Lei è ormai da tanti anni al timone della Casa Editrice indipendente Il Meleto, fondata insieme all’amico di sempre Alberto, purtroppo deceduto in seguito ad un brutto incidente automobilistico.


I due si sono incontrati proprio grazie ad un libro, un trattato dal titolo La scuola intelligente che Lorenzo ha inviato alla Casa Editrice di Fiamma e che la donna ha pubblicato e promosso, ritenendolo un ottimo lavoro.

Nel passato di entrambi ci sono matrimoni difficili con persone che non li hanno davvero compresi, delusioni lavorative, tanta tenacia, desiderio di affermarsi e di seguire i propri sogni. 
Fiamma è resa felice ogni giorno dal suo amato papà e dalle figlie adolescenti, mentre tra gli affetti di Lorenzo ci sono la madre, il fratello, la domestica Minni ed i custodi della casa al lago. Tutti e due, infine, hanno una “famiglia allargata” di cui occuparsi: gli autori per lei, gli studenti per lui.


Sapete bene quanto io ami i romanzi di Sveva Casati Modignani, ai quali ho dedicato più di un post. In ognuno dei suoi libri, oltre, ovviamente, a raccontare l’intreccio romantico, ella esplora un settore professionale differente. Alcuni sono più classici, come la ristorazione (Qualcosa di buono, La vigna di Angelica), l’editoria (questo romanzo e Il cigno nero), la medicina (Disperatamente Giulia). Altri, come la lavorazione del corallo (Palazzo Sogliano) o l’ingegneria aerea (Come stelle cadenti), sono invece più insoliti, e trattati in maniera davvero interessante.

Nel caso di Dieci e lode, devo dire che ho sinceramente apprezzato il modo in cui ha raccontato l’universo dell’insegnamento, spesso bistrattato, considerato a torto uno dei più semplici, oggetto di considerazioni che forse potevano essere valide negli anni ‘80. L’autrice mostra invece di essere molto informata sui recenti sviluppi di questo difficile ambito lavorativo, e ciò mi ha fatto amare il libro ancora di più.



Romance nel senso di...amori difficili e misteri internazionali

La lettera d’amore, di Lucinda Riley



Joanna è una giovane reporter del Morning Mail di Londra che, dopo mesi e mesi di gavetta passati scrivendo articoli di gossip spicciolo, è riuscita finalmente a passare alla cronaca, anche se mondana. 

Uno dei suoi primi incarichi importanti è un articolo riguardante il funerale di Sir James Harrison, un famosissimo attore che da anni si era ritirato a vita privata.
Durante il funerale, però, Joanna si imbatte in Rose, una signora molto anziana e stanca, che, nel vedere un misterioso uomo in carrozzella tra i partecipanti alla funzione, trasale e le chiede di essere accompagnata a casa. La ragazza conduce l’anziana signora fino ad un appartamento fatiscente e poi torna al funerale, convinta che il piccolo incidente sia chiuso.

Pochi giorni dopo, però, Joanna riceve proprio da Rose una misteriosa lettera, accompagnata da un biglietto della signora, che le chiede di nascondere il carteggio, perché potrebbe essere molto pericoloso, ma, nelle mani giuste, potrebbe essere anche un eccezionale scoop. Joanna apre la lettera e sulle prime le sembra un’innocua missiva d’amore, ma l’identità di mittente e destinatario è molto confusa, perché ci sono soltanto dei soprannomi. 
Da brava giornalista, la ragazza tenta subito di risalire alla fonte, ma si accorge drammaticamente che è troppo tardi: Rose è morta, la sua casa è stata svuotata, persino il suo corpo è irreperibile.


Tutto quello che sa è che il carteggio proibito ha a che fare con Sir James Harrison, i cui unici eredi sono i nipoti: Zoe, attrice debuttante e madre single, gentile ed intelligente, con la quale fa subito amicizia; Marcus, l’irresponsabile fratello, che tenta senza successo di essere un produttore cinematografico ma finisce sempre per sperperare i suoi soldi in progetti fallimentari, alcool e divertimento.

Suo alleato nell’inchiesta è Simon, il suo migliore amico, che lei ritiene un semplice impiegato in un ufficio pubblico, ma è in realtà un membro di spicco dei Servizi britannici.

Quando anche l’appartamento di Joanna viene messo a soqquadro, e sia a lei che a Simon risulta evidente che i vandali erano alla ricerca della lettera, la ragazza inizia a comprendere di essere stata trascinata in una storia altamente pericolosa.

Tra segreti mai rivelati e rivelazioni rilasciate sul letto di morte, fughe in Irlanda per scoprire il passato di Sir James Harrison e vecchie case di famiglia in campagna dove Zoe può vivere il suo amore proibito, a poco a poco si insinua in Joanna il dubbio che lo scandalo che è stato insabbiato anni prima riguardi proprio la famiglia reale inglese.


Dopo più di anno, finalmente sono riuscita a leggere un nuovo romanzo di Lucinda Riley, un’autrice che avevo già apprezzato molto più volte. Questa storia è un misto di romance ed azione che, nonostante la lunghezza, si legge davvero d’un fiato. 

Personalmente trovo che gli intrecci raccontati da questa scrittrice lascino sempre il lettore con il fiato sospeso. Le sue protagoniste, poi, sono donne romantiche e coraggiose che spesso si ritrovano a prendere importanti decisioni per se stesse e per gli altri, ed affrontano con determinazione degli incredibili ostacoli.




Ecco le mie scelte “in rosa”!
Avete letto questi romanzi? Quale vi è piaciuto di più?
Conoscete queste autrici? Ce n’è qualcuna che vi incuriosisce maggiormente?
Aspetto, come sempre, un vostro parere!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


lunedì 22 luglio 2019

STORIE DI FANTASIA E DI MITOLOGIA

I PICCOLI POEMI IN PROSA   #5




Cari lettori,
per la nostra rubrica “Il momento dei classici”, quinto appuntamento con I piccoli poemi in prosa di Baudelaire. Dopo la presentazione dell'artista, Parigi e la societàla ricerca dell'ideale e gli antieroi del poeta, la sezione odierna è piuttosto fantasiosa.


Come nella terza sezione dell’opera, quella dedicata all’ideale, il poeta immagina situazioni fantastiche, alcune delle quali sono ispirate alla mitologia greca.

Dall’ebbrezza alla malinconia, dall’amore al lutto, il poeta, come un aedo della classicità, evoca con il solo potere della sua parola degli incredibili scenari, che ora cercheremo di approfondire insieme.



IL TIRSO



Il tirso è la rappresentazione della vostra evidente dualità, maestro potente e venerato, caro Baccante della Bellezza misteriosa ed appassionata. […]
Il bastone è la vostra volontà, dritta, ferma ed indistruttibile; i fiori sono la passeggiata della vostra fantasia intorno alla vostra volontà; è l’elemento femminile che esegue, intorno a quello maschile, le sue prestigiose piroette.”


Questo brano è dedicato a Franz Liszt, compositore e virtuoso del pianoforte molto importante nel panorama del XIX secolo. Baudelaire, che nella sua arte dimostra spesso di aver superato il romanticismo a favore di alcune tematiche che già anticipano il Novecento, in questo “piccolo poema” non nasconde la sua ammirazione per un musicista tipicamente romantico.

Come già fatto altre volte, egli sceglie di descrivere la musica dello stimato compositore utilizzando una metafora. Un oggetto che, a suo parere, la descrive bene è il tirso, un bastone ornato di fiori che utilizzavano i sacerdoti del mondo greco e romano. Esso è infatti composto da due elementi che sembrano tra loro contrapposti: il legno e la decorazione floreale. Entrambi, però, concorrono nella formazione di un manufatto unico, che, in tempi lontani, è stato addirittura ritenuto sacro.


Altrettanto sacra, per il poeta, è l’immortalità della musica di Liszt, che egli definisce cantore dell’eterno piacere e dell’angoscia eterna. Baudelaire lo saluta con questo piccolo poema, dovunque egli sia.



INEBRIATEVI



Bisogna essere sempre ebbri. È tutto lì: è l’unica questione.
Per non sentire l’orribile fardello del tempo che spezza le vostre spalle e vi spinge verso la terra, bisogna che vi inebriate senza tregua.
Ma di cosa? Di vino, di poesia o di virtù, a vostro piacere. Ma inebriatevi.”


La protagonista di questo breve poemetto è una vecchia e cara amica di Baudelaire: la sensazione di ebbrezza. Come già detto nei post precedenti, una delle più grandi paure del poeta è quella del tempo che fugge, senza più tornare, obbligando gli uomini a vivere ed a sottostare alla sua “dittatura”. 

L’unico modo per ribellarsi a quello che egli dipinge come un pesante destino è fuggire allontanando la propria mente dal mondo terreno e rifugiandosi in una sorta di “altrove ideale” (del quale abbiamo parlato nel terzo post).

In questo senso, gli alleati più cari del poeta sono la poesia e purtroppo l’alcool (per tacere di altre sostanze). Quanto alla virtù, essa rimane, nella sua mente, un obiettivo ancora da raggiungere, che però non esclude possa giovare a qualcun altro.



DI GIÀ!



Io soltanto ero triste, inconcepibilmente triste. Simile ad un prete che non sente
più il contatto con la sua divinità, io non potevo, senza una straziante amarezza,
staccarmi da questo mare così infinitamente variegato nella sua
stupefacente semplicità, e che sembrava contenere in sé e rappresentare
attraverso i suoi occhi, i suoi profili, le sue malattie ed i suoi sorrisi,
gli umori, le agonie e le estasi di tutte le anime che hanno vissuto, che vivono
e che vivranno!”


La voce narrante di questa struggente storia è un marinaio, che è ormai per mare da moltissimi giorni insieme ai suoi compagni. Essi non vedono l’ora di avvistare anche soltanto un piccolo lembo di terra; sono stufi di mangiare cibo salato, di vedere il sole che si tuffa nel mare, di venire sballottati a tutte le ore del giorno.

La terra, infine, compare, anche se non è ancora casa, bensì un luogo sconosciuto da esplorare. Tutti i marinai sono eccitati e pronti a mettere i piedi in terra.


Solo il protagonista, che è un alter ego del poeta, è preso da un incredibile sconforto. Egli, infatti, si sente al sicuro sull’acqua, che trova ad un tempo mutevole e rassicurante. 

La terra, a suo parere, è fortemente idealizzata dai suoi compagni di viaggio, ma è anche il luogo della realtà, con tutti i problemi, le preoccupazioni, le sopraffazioni. Soltanto restando sul mare, a suo parere, è possibile continuare a sognare e ad inseguire l’ideale.



LE FINESTRE



Quello che si può vedere al sole è sempre meno interessante rispetto a ciò che succede da dietro un vetro. In quel riquadro nero o luminoso si vive la vita, si sogna la vita, si soffre la vita.”

Il poeta compie una distinzione tra la possibilità di affacciarsi ad una finestra aperta durante una giornata di sole e quella di osservare la realtà durante la notte, tramite una finestra chiusa e la luce di una candela.

La seconda opzione è più congeniale al poeta, che attraverso la finestra vede passare, come su un palcoscenico, uomini e donne dei quali non sa nulla. La sua fantasia di scrittore entra in gioco ed egli può divertirsi a creare delle storie, anche immaginarie, per quei personaggi.


Non vi nascondo che questo piccolo poema mi ha fatto tornare in mente un incontro di qualche tempo fa con lo scrittore Maurizio De Giovanni, che ha affermato di aver inventato proprio in questo modo il personaggio di Sara



IL DESIDERIO DI DIPINGERE



L’uomo può essere infelice, ma è felice l’artista straziato dal desiderio!
Io sogno di dipingere colei che mi è apparsa così raramente e che è fuggita così veloce, come una bella cosa da rimpiangere che sta dietro il viaggiatore
tornato nella notte. Quanto tempo è passato da quando ella è scomparsa!”


Dopo una serie di componimenti dedicati ad altre tematiche, Baudelaire torna su uno dei temi che più ha trattato: l’amore/odio nei confronti della donna, descritta quasi sempre come un’entità sensuale e pericolosa.


La donna a cui egli si riferisce in questo piccolo poema è, con ogni probabilità, una ragazza dai capelli lunghi e neri, dalla pelle bianchissima e dalla bocca rossa. A giudicare dalla descrizione, si tratterebbe di una sorta di Biancaneve; le parole che utilizza il poeta, però, fanno pensare a tutto tranne che ad una principessa Disney.

Egli la dipinge tramite le parole, evocando un sole nero, una luna piena, l’antro rosso di un mostro. Il risvolto pericoloso della bellezza della donna è messo fortemente in risalto, ed ancora una volta al poeta non resta che soccombere.



I BENEFICI DELLA LUNA



Tu subirai eternamente gli effetti del mio bacio. Tu sarai bella alla mia maniera.
Tu amerai ciò che io amo e chi mi ama: l’acqua, le nuvole, il silenzio e la notte;
il mare immenso e verde; l’acqua informe e multiforme; il luogo dove non sarai;
l’amante che non conoscerai; i fiori mostruosi; i profumi che fanno delirare; i gatti che si addormentano sui pianoforti, e che gemono come le femmine,
con una voce roca e dolce!”


Questo brano sembra essere una naturale continuazione di quello precedente, dal momento che egli si sta rivolgendo alla donna amata. Ella, come lui, è una persona lunatica, inquieta, sempre in cerca di ciò che non ha, amante di tutto ciò che è bello e doloroso allo stesso tempo.


Il poeta immagina che la Luna, divinità silenziosa ed implacabile, abbia scelto la donna amata fin da bambina, rendendola, a tutti gli effetti, una sua protetta.
Se così non fosse, egli non sarebbe lì con lei in quel momento, provando un sentimento di adorazione nei suoi confronti.

Come già fatto in altri poemi in prosa, Baudelaire immagina le gesta delle divinità pagane appartenenti all’epoca classica. Afrodite è quella al quale egli si riferisce di più, invocandola e disprezzandola allo stesso tempo. 

In questo caso, invece, la protagonista è Artemide/la Luna, anche se la divinità descritta ha poco a che fare con la gemella cacciatrice di Apollo. Ella, con i suoi atteggiamenti ed i suoi discorsi, sembra invece la personificazione del Decadentismo, movimento letterario che spesso Baudelaire anticipa inconsapevolmente.



QUAL È QUELLA VERA?



Ho conosciuto una certa Benedicta, che riempiva l’atmosfera di ideale,
ed i cui occhi riprendevano un desiderio di grandezza, di bellezza, di gloria e di tutto ciò che fa credere all’immortalità...”


Questa “trilogia al femminile” si conclude con una storia davvero surreale, per niente estranea allo stile di Baudelaire. 

Il poeta racconta infatti di aver conosciuto una ragazza, una certa Benedicta, che corrispondeva in tutto e per tutto al suo ideale di donna. Purtroppo, ella è malata e, in breve tempo, viene a mancare.

Il poeta stesso contribuisce alla sepoltura della ragazza, aiutando gli addetti delle pompe funebri a rovesciare terra sopra la bara. Proprio in quel momento, però, egli si accorge della presenza di un’altra Benedicta, una ragazza uguale a quella morta, che afferma di essere lei “quella vera”.

Il poeta, terrorizzato dalla circostanza, indietreggia fino a restare incastrato nella terra che ha appena smosso, ritrovandosi così, a suo dire, incastrato nell’ideale.


La trovata macabra e piuttosto grottesca può lasciare esterrefatto chi non ha letto, per esempio, I fiori del male; tuttavia, basta la lettura di qualche poesia della raccolta per rendersi conto che, per Baudelaire, scherzare sulla morte è un modo per esorcizzarla, quasi per tenerla lontana. 
Allo stesso tempo, egli, con questa storia tutt’altro che realistica, vuole sottolineare la vacuità del tanto desiderato ideale, il quale spesso si scioglie come neve al sole per lasciare posto allo spleen, il male di vivere saldamente insediato nel cuore del poeta.




Che ne dite? Vi piace questa sezione dell’opera così creativa?
Che cosa ne pensate del progetto finora?
Spero che continuiate ad apprezzare questi post un po’ più “tecnici” e letterari… personalmente mi piace molto scriverli!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)