lunedì 21 ottobre 2024

MUNCH - IL GRIDO INTERIORE

 Un tour della mostra a Palazzo Reale




Cari lettori,

come promesso, dopo aver visto e commentato insieme l’esposizione di Valerio Adami, dedichiamo un post dei nostri “Consigli artistici” alla mostra di Edvard Munch a Palazzo Reale!


Munch è noto come “l’artista dell’Urlo” e questa sua opera sembra costituire la summa della sua attività artistica: esiste in versione poster, tazza, ombrello, persino emoji. Tutti la conoscono, è quasi una Gioconda nordica. Eppure l’universo di Munch è molto, molto più ampio.


Nemmeno io me l’aspettavo, ma questa è sicuramente l’esposizione più grande tra tutte quelle che ho visto nel 2024 – e per mia fortuna ne ho viste un po’ - e penso una delle più ampie che io abbia mai visitato in generale.


Attraversare questo lungo percorso è stata una vera e propria formazione per me: ho scoperto un artista che purtroppo la nostra società contemporanea sta banalizzando, perché anche lo stesso Urlo, una volta conosciuto il resto della sua produzione artistica, assume un significato profondo, al di là dell’icona che è diventato.


Cercherò di raccontarvi al meglio tutto quello che ho appreso, anche se, come vedrete, c’è parecchia carne al fuoco…



La drammatica storia familiare



Edvard Munch, nato e vissuto in Norvegia tra il 1863 e il 1944, ha avuto una storia familiare intensa e travagliata. I lutti hanno funestato la sua infanzia e la sua giovinezza: prima la madre, poi una sorella in tenerissima età, infine il padre, a cui era molto legato, scomparso mentre egli era distante per lavoro. Ci sono sue opere d’ispirazione familiare che richiamano proprio l’atmosfera che c’è in una casa quando nella stanza accanto c’è un moribondo, e parenti ed amici si raccolgono in preghiera e in attesa. Egli si ritrae sempre di lato, in una posizione di osservatore, come a ribadire quanto prendere parte a questi eventi drammatici sia stato determinante nella sua vita e nella sua arte.



Un nemico ancora più costante della morte è la malattia fisica: sia lui che i fratelli e sorelle superstiti sono continuamente tormentati dalla minaccia della tubercolosi, malattia alla quale sono evidentemente predisposti per via familiare. Ci sono delle sue pagine di diario davvero toccanti, in cui egli descrive quale incubo fosse per tutti trovare macchie di sangue sul fazzoletto, o come importanti giornate di festa siano trascorse al capezzale di questo o quel familiare malato.




Una sorella a cui egli è particolarmente legato, e che egli ritrae in una tela intitolata Malinconia, è stata invece affetta per tutta la vita da una seria depressione. Ricoverata più volte in strutture psichiatriche, che al tempo miravano più a nascondere il malato dal mondo che a curarlo, ella non viene mai abbandonata dal fratello, che prova un dolore crescente nel vedere lo sguardo della donna sempre più vuoto.




Oltre ai familiari, Munch ritrae più volte anche se stesso: giovane e di belle speranze, in posizione defilata, come protagonista di tele dal forte significato metaforico. Solo verso la fine della sua vita egli arriva ad una serena accettazione del fatto che il tempo è trascorso e che la malattia presto prenderà anche lui, dipingendo un Autoritratto tra il letto e l’orologio.



Amici, amori, società



Anche Munch, come tanti altri artisti, frequenta in gioventù un circolo di filosofi, letterati, pittori che aiuta a farsi strada nell’ambiente degli intellettuali ed a riconoscersi in persone simili a lui. Proprio a questi personaggi egli dedica dei quadri corali del suo primo periodo.




Una tela che mi piace particolarmente, perché testimone di collegamenti emozionanti tra mondi artistici differenti, è questo bozzetto per la scenografia del dramma Fantasmi di Ibsen. In questo caso, pittura e teatro si incontrano.




Il rapporto di Edvard Munch con le donne che ama è complesso ed altalenante. Forse è per questo che, in quadri come Madonna, egli sembra richiamare Maria, ma finisce per proporre un’iconografia che è a tutti gli effetti quella della Maddalena, e delle donne di facili costumi in generale.




L’ossessione per le figure femminili dai lunghi capelli rossi, quasi aranciati, nasce insieme alla sua tormentatissima relazione con una donna di nome Tulla Larsen. Dopo anni di tira e molla, un giorno, al culmine di un litigio, ella spara al pittore, ferendolo ad una mano (e, come dice l’audio guida con tono imperturbabile, “pose bruscamente fine alla loro relazione”, e vorrei ben vedere). Poi se ne va, sposando un altro artista, e Munch ne muore, fisicamente per il dolore della ferita, e soprattutto spiritualmente. La morte di Marat è una tela che ritrae proprio la disperazione dell’abbandono, che assume i contorni di un assassinio.




Per quanto Munch resti legato tutta la vita alla sua Oslo/Christiania, la passione per i viaggi non gli manca. Parigi e Berlino sono due città importanti per la sua vita artistica, ed anche la nostra Roma ha un posto nel suo cuore. Molto bella è una sua tela che ritrae il cimitero romano dove è sepolto lo zio, di professione storico.



Paesaggi cittadini, campagnoli, metafisici



Anche la paesaggistica è molto presente nella produzione artistica di Munch, ed ha una sua evoluzione nel tempo. In gioventù egli è molto ancorato alla realtà ed alla sua città natale. I protagonisti, in questo periodo, sono gli scorci cittadini, dalle vie più importanti al romantico parco.




Più in là, l’artista attraversa una fase in cui la protagonista è invece la campagna, con una serie di opere che noi oggi definiremmo testimonianze “di vita lenta”: il lavoro nei campi, gli animali attaccati al carro, i boschi che circondano le aree coltivate. Il falciatore è sicuramente una delle opere più rappresentative di questo filone.




Quando gli viene richiesto di abbellire con le sue opere alcune aule dell’Università di Christiania, egli sperimenta un nuovo tipo di pittura paesaggistica: quella ideale, dai pochi tratti essenziali e dal profondo significato metaforico. Purtroppo queste sue opere sono state meno capite di altre e non particolarmente apprezzate. A distanza di un secolo, invece, risulta chiaro quanto Munch sia riuscito ad anticipare i tempi in materia di tendenze pittoriche.




Anche negli ultimi anni della sua vita egli non smette di dipingere paesaggi: inverni innevati, notti stellate, ragazze su un ponte di campagna. Sarà proprio per poter ritrarre un’alba gelida che egli si prenderà l’influenza che lo stroncherà.



Il grido interiore



Fin qui abbiamo ritratto una vita piena, anche se con alti e bassi: familiari perduti troppo presto ma con cui c’è stato un rapporto autentico, circoli di intellettuali, viaggi, vita nella natura, amicizie, donne amate anche se non sempre con successo, persino un incidente che sarebbe potuto andare molto peggio.


Edvard Munch, però, non sta bene, per tutto il corso della sua vita. Malattia e morte bussano alla sua porta fin dalla più tenera età; lo spettro della depressione della sorella lo tormenta; l’abbandono violento della donna amata mette una pietra tombale sulla sua vaga aspirazione di sposarsi; la sua condizione di artista dalla spiccata sensibilità lo fa sentire spesso diverso dagli altri. Mi ha colpito una sua pagina di diario che, per certi versi, mi ha ricordato Il battello ebbro di Rimbaud. Proprio come la nave protagonista della poesia, egli ha “visto troppo”, e non può più tornare a vivere nel mondo della gente comune.




In una tela intitolata Visione egli esplicita questa sua sensazione. Tutt’intorno alla persona ritratta c’è un’atmosfera di rarefatta serenità: il laghetto, il cigno, i colori pastello. Eppure la protagonista di questo quadro, l’alter ego femminile del pittore, non riesce a vedere altro che il suo tormento. E di lei è visibile solo la testa, quasi tutto il corpo non esistesse più, come se contasse solo questa mente che galleggia ma non vuole morire, che pesa come un macigno ma resta attaccata alla vita e non va a fondo.




È da questo tormento che nasce il “grido interiore”, il senso di smarrimento che si tramuta in una paura esistenziale, rappresentato perfettamente ne L’Urlo. La mostra espone una sua litografia, ma non gli originali, che sono tutti molto fragili e sono già stati soggetto di numerosi furti.


Edvard Munch non si arrende al suo male di vivere: nei primi del ‘900, dopo la sparatoria, si fa ricoverare presso la clinica di un medico suo amico per “problemi nervosi”. Il soggiorno gli è di grande aiuto: elimina i suoi problemi di dipendenza da alcool ed altre sostanze e gli consente di poter trascorrere altri decenni della sua vita in uno stato tutto sommato discreto. La malinconia, però, è parte di lui, e lo accompagnerà per tutta la vita.





La mostra resterà a Palazzo Reale fino al 26 gennaio, quindi avete ancora un bel po’ di tempo a disposizione per fare un giretto, comprese le vacanze di Natale!

Secondo me vale davvero la pena di conoscere meglio questo grande artista…

Fatemi sapere se ci siete stati, se vi è piaciuta, se passerete prossimamente!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


giovedì 17 ottobre 2024

L'ANGOLO VINTAGE 2.0 - OTTOBRE 2024

 



Cari lettori,

appuntamento del mese di ottobre con la rubrica “L’angolo vintage”!


Siamo in piena spooky season e forse vi aspettereste qualche lettura inquietante, in linea con il periodo (arriverà tra un paio di post, non dubitate), ma per oggi ho pensato, fedele allo spirito della rubrica, di smaltire due titoli che, se ve li raccontassi più in là, suonerebbero decisamente troppo fuori stagione.


Sto parlando della dilogia Summer della scrittrice italiana Elisa Sabatinelli, una coppia di romance piuttosto originali ed arrivati a casa mia in modo del tutto insolito. Potete non crederci, ma li ho vinti alla pesca di beneficenza che si svolge ogni anno a Varazze il 24 agosto, in onore di San Bartolomeo, il santo patrono. Ho estratto due buoni per un libro e mi sono stati proposti praticamente tutti romance o storie con protagoniste femminili, così ho preso addirittura questa dilogia.


Poi però ho pensato che recensirvi questi romanzi – incentrati sull’idea di un’estate speciale – una volta passato Halloween, o, peggio, a ridosso di Natale, avrebbe fatto un po’ troppo “effetto nostalgia”, così ho pensato di sfruttare lo spazio di oggi: metà ottobre, un ultimo saluto ai mesi caldi, una sorta di “ottobrata” prima di immergerci in un cambio definitivo di orario, luce e stagione.


Vediamo insieme ognuno dei due volumi!



Sulla mia pelle



Lavinia ha ventisei anni, vive a Barcellona e si sente molto persa ed anche un po’ sola. L’ultimo anno della sua vita non è stato facile. Prima ella ha scoperto che il padre, mai conosciuto, è stato il fautore di uno dei regali più importanti della sua vita: il violino che è stato al centro dei suoi anni di studio. Questa scoperta, avvenuta nel momento sbagliato, l’ha agitata così tanto da farle fare un pessimo esame di ammissione alla Scuola Superiore di Musica della Catalogna, dove si era candidata per un master, e farle abbandonare la musica, almeno per il momento. Infine, il suo unico genitore, l’unica vera persona di famiglia della sua vita, la madre, è morta per un brutto male.


Lavinia deve affrontare un’altra prova: sta per iniziare l’estate ed ella ha appena ritirato dal centro di analisi una busta che contiene quello che potrebbe essere un amaro verdetto, la conferma che anche lei soffre della medesima malattia della madre. La nostra protagonista sente di aver sopportato troppo negli ultimi tempi, e non ce la fa più. Così, invece di tornare a casa, va in quella della madre e trova quasi per caso un suo diario, testimonianza di un viaggio in Italia di anni prima, ricchissimo di cartoline, appunti, ricordi. Quasi senza volerlo, Lavinia commette un piccolo “atto mancato”, come si direbbe in psicologia: abbandona busta e chiavi della casa materna sul tavolo del salotto e si chiude la porta dietro di sé tenendo in mano solo il diario.


Lavinia è molto istintiva ed emotiva e prende quel gesto come un segno: anche per lei è giunto il momento di passare l’estate in giro per l’Italia, proprio come aveva fatto sua madre molti anni prima. Il tempo di una cena con gli amici di sempre, che sono l’unica famiglia che gli resta, un saluto imbarazzato all’ex fidanzato Pau, che da tempo ha preso una strada diversa, ed ha inizio la sua avventura.



La prima tappa della vacanza della nostra protagonista è Ravello, un paesino vicino a Napoli molto suggestivo. Lì ella ha un incontro-scontro con Claudio, un violinista di fama che era stato tra i suoi esaminatori durante l’audizione e che le aveva consigliato di imparare a “contenere le sue emozioni”. L’incontro potrebbe essere molto più intimo del previsto, e sta per diventarlo, ma una telefonata imprevista interrompe tutto. Lavinia si sveglia sola in una camera d’albergo, senza più Claudio ma con un violino pregiatissimo che egli ha lasciato come (impegnativo) regalo e che ella non vuole per nessuna ragione. Tuttavia, è fuori discussione abbandonare un oggetto così costoso, così alla ragazza tocca aggiungerlo ai suoi bagagli, e magari iniziare a fare la pace con la musica.


Il viaggio di Lavinia è ancora lungo: le Alpi ed i suoi tortuosi sentieri; San Gimignano e tutta la sua storia; Firenze e le splendide colline circostanti; Milano e la sua vivacità. Tutti luoghi che resteranno nel cuore della protagonista, anche e soprattutto per degli incontri che riaccenderanno il suo desiderio e la sua voglia di mettersi in gioco. E l’estate è ancora lunga…



Sulla mia pelle viene presentato in quarta di copertina come un romanzo erotico, il che all’inizio non mi aveva convinto molto. Non sono una grande fan delle storie in cui la componente eros prende il sopravvento su quella romance, perché mi sembra che il rischio di ripetitività sia piuttosto alto. Come dice una mia amica, una volta che hai descritto quella cosa in tre o quattro modi diversi, sempre quella è…


Devo dire però che questa storia è un po’ sui generis. Certo, nel corso di questa lunga ed imprevedibile vacanza Lavinia vive delle esperienze sessuali con uomini, con donne, anche con più persone, ma non si tratta mai di scene particolarmente lunghe, né volgari. Per il resto, la storia è una sorta di contemporary romance, sottogenere “rinascita della protagonista”, che prima di partire ha preso decisamente troppe porte in faccia, e, in prospettiva di iniziare un eventuale percorso terapeutico, ha bisogno di godersi quella che potrebbe essere l’ultima vera estate di libertà, almeno per un lungo periodo.


Nel complesso è una lettura carina: stile semplice ma non trascurato, piacevoli descrizioni di tanti bei posti italiani, una trama romance che si inizia ad intuire (perché, come immaginerete, con Claudio non è certo finita qui).


Unica critica oggettiva che mi sento di fare: stiamo pur sempre parlando di una ragazza che va all’estero da sola. Ora, è anche vero che Lavinia è descritta come una di quelle persone che vivono alla giornata e non prenotano niente, ma un conto è non essere paranoici come sarei io, un altro è non adottare quelle basilari misure di sicurezza che purtroppo una donna sola – specie in viaggio – deve ben conoscere. Si pecca un po’ di mancanza di realismo, perché, come vi ho già detto in occasione di altri post, a tutti piacerebbe credere di vivere in un bel mondo e di potersi fidare di qualunque essere umano si incontra sulla strada, ma sappiamo bene che purtroppo non è così. In particolare, da sola in autostop con due uomini sconosciuti, in piena notte, verso una villa spersa tra i colli fuori Firenze, mai, neanche morta, neanche per un milione di dollari. Ok, per Lavinia c’è un “lieto fine”, mettiamola così, ma in quel momento io ho avuto paura per lei.


Comunque, visto che la nostra protagonista è stata sufficientemente spericolata da portare a termine la prima parte della sua estate avventurosa, vediamo che cosa ci riserva la seconda parte…!



Dritto al cuore



Sulla mia pelle è terminato con un ultimo cliffhanger: dopo un viaggio in treno Firenze-Milano piuttosto movimentato (potete immaginare in che senso), Lavinia e Claudio si sono ritrovati, anche se quest’ultimo non ha affatto voluto riprendersi il suo violino.


La coppia appena rinata sta per separarsi di nuovo, perché Lavinia ha una piccola – forse grande – missione da compiere in Sardegna. Claudio, però, pochi minuti dopo averla lasciata, torna indietro e le chiede di stare un po’ a Milano con lui, a casa sua, per conoscersi meglio. Lavinia, che inizia a provare dei sentimenti per l’uomo e non può più negarlo, accetta.


Come la protagonista scoprirà giorno dopo giorno, Milano in estate è molto diversa da altre località di vacanza: non è il luogo dove si ammassa, ma è il posto da cui la gente fugge perché il lavoro diminuisce o si ferma. Claudio è un fine conoscitore della città e porta Lavinia alla scoperta di tutte quelle dimensioni che solo in estate si possono vivere con tranquillità: ristoranti dove si può stare a cena tutta la sera senza la frenesia dei soliti weekend milanesi, musica dal vivo, serate danzanti, piscine in mezzo al verde che aiutano a combattere il caldo… Sarebbe quasi un idillio, se le solite telefonate impreviste non rendessero nuovamente Claudio brusco e nervoso. È evidente che egli nasconda un segreto a Lavinia, forse una donna con la quale ha una relazione tira e molla e che non si decide a lasciare.


Lavinia si sente ancora una volta delusa e ferita: ella comprende che non ci si può fidare del tutto di Claudio, che c’è un suo lato che nonostante tutto rimane in ombra, e che è inutile continuare ad inseguirlo ogni volta che il suo “segreto” si fa vivo al telefono e lo reclama.


Così ella decide nuovamente di partire, e stavolta molto meno liberamente di prima.


La prima delle missioni che deve compiere è a Carloforte, in Sardegna, luogo considerato da sua madre come uno dei più importanti della sua vita, almeno stando a quel che ha scritto sul suo diario. Lì c’è la casa sul mare di un certo Giuseppe, un professore di musica che… potrebbe essere il padre che ella non ha mai conosciuto.


La seconda è un’iniziativa di Lavinia: dopo essere rimasta scottata da Claudio, ella sente di doversi chiarire in ambito sentimentale, di chiudere tutte le porte che pensa di aver lasciato, almeno in parte, aperte. Quando ha incontrato Pau a Barcellona dopo tanto tempo, durante la sua cena di saluto agli amici, egli le ha detto di essere tornato solo per pochi giorni e che gran parte della sua vita è a Parigi, dove svolge la professione di gioielliere. Lavinia, turbata dagli ultimi eventi, decide di scappare nella capitale francese e di chiarire una volta per tutte perché con Pau non ha funzionato. L’uomo, però, si sente ancora attratto da lei, e la vecchia fiamma ben presto si riaccende.



Dritto al cuore secondo me si allontana decisamente dalla strada dell’erotismo, dalla quale Sulla mia pelle entrava ed usciva. Qualche scena passionale non manca, ma in questo secondo volume si va in altre due direzioni.


La prima è la storia tra Claudio e Lavinia, che sta iniziando ad assumere a tutti gli effetti i contorni di una relazione tormentata. La protagonista non si sbaglia: un segreto c’è, ed è anche piuttosto pesante, ma la sorprenderà, ed in qualche modo la farà sentire vicina a lui.


La seconda è la ricerca disperata, da parte di Lavinia, di quella che alla fine è la sua identità, le sue origini, quello che potrebbe essere il suo futuro (per quanto a rischio). La ricerca del padre mai conosciuto diventa in questo volume importantissima… una chiave di volta, per dirlo proprio in termini musicali.


Rispetto al primo volume ho trovato dei miglioramenti di trama: la storia è più coesa, meno dispersiva, ed i personaggi “di una notte” scompaiono, a favore di altri che, ognuno a suo modo, si rivelano importanti. Anche lo stile è, a mio parere, ancora più scorrevole.


Purtroppo anche qui non posso esimermi dal fare una piccola critica. Quando scoprirete che cosa Lavinia potrebbe avere ereditato dalla madre, sono sicura che vi cascheranno le braccia, proprio come è successo a me. Io ero arciconvinta che si trattasse di una patologia ereditaria e degenerativa dai tempi lunghi, e che quindi la scelta di godersi al massimo e lontano da casa un’estate ancora al 100% della propria mobilità ed autonomia fosse perfettamente coerente. E invece no… si tratta di una malattia contro la quale bisogna intervenire subito: specie per i giovani, anche tre mesi possono essere fatali. In questo modo, ancora una volta, si pecca di poco realismo, non trovate? Credo che l’autrice avrebbe potuto semplicemente cambiare tipo di patologia ed avrebbe evitato questo scivolone che a me sembra un po’ grosso.


Comunque consiglio questa serie a chi vuole una storia leggera… magari per la prossima estate!




Ecco il mio “angolo vintage” di questo mese, e purtroppo per chi, come me, ogni tanto ripensa alla spiaggia con nostalgia, ci tocca proprio salutare i mesi caldi.

Ma davanti a noi c’è la spooky season e tante altre festività!

Fatemi sapere se conoscete questa serie o questa autrice e se questi romanzi vi hanno incuriosito.

Come al solito, date un’occhiata anche ai post delle altre colleghe blogger che hanno partecipato alla rubrica questo mese! A questo giro siamo solo in due, quindi non perdetevi il post di Floriana... 

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


lunedì 14 ottobre 2024

L’AUTUNNO È NELL’ARIA… BOOKTAG

Romanzi e caratteristiche dell'autunno




Cari lettori,

non è ottobre senza un bel TAG a tema “Libri e autunno”!


Quello di oggi è tradotto dall’inglese, ed in particolare dal blog "Lala's Book Reviews". I colori dell’autunno, le attività tipiche del periodo e Halloween che si avvicina saranno i protagonisti delle mie scelte di lettura odierne!


Fatemi sapere che cosa ne pensate…



Un romanzo con i colori dell'autunno


(Arancio, giallo, rosso)


La settima luna di Piergiorgio Pulixi presenta una copertina proprio con questi colori!


Il vicequestore Vito Strega sta vivendo un momento positivo della sua carriera: dopo la chiusura di un caso difficile, è nata ufficialmente una nuova squadra contro i crimini seriali coordinata da lui. Per festeggiare, egli porta tutti in una bellissima villa in Sardegna.


Purtroppo però la vacanza viene bruscamente interrotta da un terribile ritrovamento avvenuto in zona Ticino: una ragazza scomparsa da tempo uccisa in modo cruento e rituale. Il guaio è che ci sono troppe somiglianze con un caso che hanno affrontato in passato le collaboratrici di Strega.


È quasi come se il serial killer stesse chiamando a sé il vicequestore…


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Scelta delle zucche


Cibo preferito in un romanzo


Le specialità siciliane contenute nei romanzi di Vanina Guarrasi, poliziotta nata dalla penna di Cristina Cassar Scalia, sono davvero innumerevoli!


Dal classico abbinamento granita e brioche alla rosticceria salata catanese, dai primi piatti sfiziosi alle specialità di pesce, c’è davvero l’imbarazzo della scelta!


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Persa in un campo di mais


Un romanzo in cui ti sei persa perché davvero bello


La casa di Ade, quarto romanzo della serie di Rick Riordan Percy Jackson e gli eroi dell’Olimpo, inizia con un colpo di scena drammatico: Percy e Annabeth si sono sacrificati per il resto del gruppo e sono precipitati insieme nel Tartaro. Il loro compito è chiudere il pericoloso passaggio che Gea ha aperto tra il mondo terreno e quello di Ade.


Il resto del gruppo sta andando in Epiro con la nave volante per aiutare gli amici “dall’altro lato”. Il tutto deve avvenire entro il 1 agosto, quando Gea attaccherà gli dèi e gli eroi dell’Olimpo.


Due dei nostri eroi attraversano il Tartaro, gli altri cinque le “antiche terre”, tra Roma e la Grecia. Ma il loro viaggio sarà soprattutto spirituale e li renderà più pronti allo scontro finale.


Ho letto anche Il sangue dell’Olimpo e ve ne parlerò presto, ma devo ammettere che, per quanto mi sia piaciuto, non mi ha trascinato come La casa di Ade, che per me è un piccolo capolavoro.


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Gli uccelli volano a Sud


Quale romanzo deludente ti ha fatto venir voglia di fuggire


Lena e la tempesta di Alessia Gazzola si presenta in quarta di copertina come una sorta di commedia, riflessiva sì, ma tutto sommato leggera: la storia di una trentenne insoddisfatta e un po’ in fuga che torna nella casa al mare di famiglia per fare i conti con il passato e trova un nuovo amore.


Peccato che dopo poche pagine il “segreto” di Lena si riveli un vero e proprio dramma della cui natura sarebbe stato bene avvisare il lettore, almeno in parte.


Tematiche delicate trattate con superficialità e colpevolizzazione della vittima, stile troppo semplice per un argomento troppo complesso, dettagli poco realistici ed una protagonista con cui è veramente difficile empatizzare hanno reso la lettura incredibilmente difficile.


Non è una lettura proprio recentissima, ma la ricordo ancora tra le mie delusioni più cocenti.


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Maglioni


Un romanzo che ti fa felice


L’ora di greco di Han Kang mi ha portato in un mondo magico di persone che amano i classici e, a modo loro, fanno rivivere una “lingua morta”.


È estate a Seoul e presso il centro di studi linguistici ci sono le ultime lezioni di greco antico prima della pausa per ferie. Il professore, molto appassionato della materia, ha trovato la sua pace in Corea dopo molti anni che si è dovuto dividere tra Oriente e Germania, ma ora deve affrontare una nuova difficoltà: una malattia lo sta portando a perdere la vista.


Tra i pochi alunni del suo corso c’è una signora misteriosa, che però mostra una grande tenacia nell’apprendimento. Si tratta di una donna che a sua volta si è dedicata a lungo all’insegnamento, ma dopo aver divorziato ed aver perduto la custodia del figlio si è ritrovata di fronte a un vecchio fantasma: il mutismo selettivo.


Il greco antico, tra la sua complessa grammatica e le idee di Platone, costituirà un ponte ideale tra i due protagonisti.


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Storia di fantasmi


Un romanzo spaventoso


Tra le ultime letture, sicuramente Madre d’ossa di Ilaria Tuti è stata la più inquietante.


Il commissario Teresa Battaglia non è più quella che era: ormai i segni della sua malattia, l’Alzheimer precoce, sono impossibili da nascondere anche al resto della squadra. Un giorno, però, l’ispettore Marini viene convocato proprio da Teresa in un bosco della zona: lì la donna ha ritrovato il cadavere di un ragazzo. Il caso viene archiviato come suicidio, ma la famiglia della vittima sembra nascondere troppi segreti agli inquirenti.


Giorno dopo giorno, alcuni elementi delle vecchie indagini di Teresa tornano a galla nel modo più imprevisto: sembra che qualcuno dalle intenzioni malvagie chiami a sé la donna. La commissaria non è più lucida (non sempre, almeno) ma a modo suo riesce ancora ad essere una guida per la sua squadra.


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Gatto nero


Animale domestico preferito tra quelli dei romanzi


Il cagnolino co – protagonista di Amo la mia vita di Sophie Kinsella è super simpatico!


Il romanzo racconta la storia di Ava, una trentenne tutta buonumore e creatività: la sua famiglia è costituita da tre amiche del cuore e dal suo Beagle combinaguai, il suo lavoro ufficiale è costantemente accompagnato da un milione di hobbies in continuo cambiamento e la sua casa è un campionario di stranezze ed antichità.


Quando la passione per la scrittura la conduce in Puglia, ella conosce Matt, un ragazzo piuttosto misterioso, e se ne innamora. I due, essendo entrambi di Londra, decidono di tornare insieme dal viaggio e di provare a far funzionare la loro storia appena nata.


Peccato che la vita vera non sia una vacanza, e che i due si conoscano decisamente troppo poco!


Ava è una delle protagoniste della Kinsella in cui mi sono più rivista, e la sua storia è, a mio parere, molto istruttiva. Gli episodi divertenti sono moltissimi e comprendono anche l’amico a quattro zampe!


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Demoni


Antagonista preferito



Il vecchio che leggeva romanzi d’amore di Luis Sepùlveda è la storia dell’anziano Antonio José Bolivar, che vive insieme agli indigeni shuar dell’Amazzonia.


Egli è costretto dal gretto sindaco del suo paese ad una lotta contro il feroce tigrillo. Quella che dovrebbe essere un’orribile belva si rivela però un animale dai tratti quasi umani, a sua volta custode di un “segreto”. Forse, al di là di quello che nel romanzo è tecnicamente l’antagonista, il vero nemico è un altro…


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Triste mietitore


Un personaggio che vuoi morto!


Piani inclinati di Eleonora Carta è un thriller ambientato in Sardegna. Un mattino, quasi per caso, Daniele Fois, uno schivo ispettore della Forestale, mentre sta facendo trekking con la sua cagnolona trova il corpo di un bambino disperso da giorni.


A questa morte segue il rapimento di un altro minore. Temendo un ritorno dell’Anonima Sequestri, gli inquirenti chiedono rinforzi da Roma: Linda De Falco, ufficiale dei ROS con un passato misterioso.


Lei e Daniele Fois dovranno unire le forze per un caso molto complicato. E, per rispondere alla domanda del tag, sono certa che anche voi, non appena conoscerete l’antagonista di questa storia, lo odierete quanto me.


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Festa di Halloween


Da quale personaggio dei libri ti travestiresti?


Andrei sul classico e per Halloween mi vestirei da strega. Una di quelle simpatiche che in America – patria della festa – piacciono tanto, non come quelle poverette che sono state condannate in passato. Lo racconta anche Sebastiano Vassalli…


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Questi sono i miei consigli per l'autunno 2024! Come al solito ho cercato di inserire un po' di tutto, dal romance al giallo, dagli storici alla narrativa generale. 

Sentitevi liberi di replicare questo TAG sui vostri blog, o di dirmi la vostra nei commenti. Magari consigliatemi qualcosa di generi che frequento di meno e che sono perfetti per la spooky season, tipo il fantasy o l'horror... fatemi sapere! 

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)