...mancano quattro giorni all’estate!
Cari lettori,
dopo qualche mese di assenza torna su questo blog la rubrica “L’angolo vintage”!
Come ormai penso saprete, la rubrica si occupa di recensire romanzi che hanno qualcosa di vintage: o sono stati comprati mesi fa e lasciati a prendere polvere, o sono stati letti tempo addietro e non ancora recensiti perché un blog ha pur sempre tante rubriche. Comodo, no?
Questo mese c’è un incrocio di rubriche, perché il 17 giugno cade proprio nel mezzo del nostro speciale Summer countdown. Ho pensato di recensirvi due letture primaverili, rimaste “indietro” per varie ragioni – principalmente perché la primavera è stata ricca di mostre ed eventi da vedere a Milano – e che sono ambientati in estate. Si tratta però di una stagione estiva molto particolare: è sospesa tra la contemporaneità… e l’antichità classica. Voi sapete che, con un colpevole ritardo – e pure qui siamo in zona vintage… - ho scoperto i romanzi di Rick Riordan e le due serie di Percy Jackson e mi sono proprio appassionata alla lettura. Un paio d’anni fa ho letto la serie degli Dei dell’Olimpo, quest’inverno vi ho recensito i primi due volumi della serie degli Eroi.
Oggi vediamo insieme il terzo e quarto volume!
Il marchio di Atena
Il figlio di Nettuno si era concluso con un arrivo imprevisto al Campo Giove, il luogo di addestramento dei mezzosangue romani situato nel bel mezzo della California: i tre semidei greci Annabeth, Piper e Leo, in compagnia dell’ex pretore romano Jason e del coach Hedge – un satiro un po’ troppo innamorato del baseball e delle mazzate ma di buon cuore – sono arrivati a prelevare Percy a bordo della nave volante Argo II.
Il fatto che da secoli non ci siano buoni rapporti tra i greci ed i romani fa sì che ci siano pareri discostanti sull’accoglienza da tributare alla nave. C’è chi, come il sinistro augure Ottaviano – a proposito: ditemi che pure voi vi siete spezzati dal ridere ogni volta che squarta un orsetto di pezza invece delle viscere degli animali come una volta – vorrebbe addirittura attaccarli, e chi, come la co-pretore di Jason, Reyna, tenterebbe una giornata di tregua. Ma come secondo pretore ora c’è Percy, che Reyna vorrebbe disperatamente trattenere, e sulla nave c’è Annabeth, la fidanzata ufficiale, perduta e ritrovata. Mentre le due rivali si stanno ancora studiando, accade l’imprevedibile: Leo Valdez, posseduto da uno dei demoni di Gea, fa fuoco sul Campo Giove con le baliste della nave. Percy e Annabeth fanno a malapena in tempo a salire sulla nave evitando fendenti da tutte le parti, e con loro partono anche Hazel e Frank, i nuovi amici romani del protagonista.
I sei semidei a bordo – con l’unica eccezione del coach Hedge – sanno già da tempo di essere destinati a ricucire l’alleanza tra Greci e Romani al fine di combattere contro Gea ed i suoi giganti, e questa non è l’unica unione da rinsaldare: anche quella tra dèi e semidei è tanto essenziale quanto vacillante. Non sembra essere però il momento giusto: non solo Gea è riuscita a trovare uno stratagemma per innescare un nuovo litigio, ma al gruppo manca il settimo elemento designato dalla profezia. Si tratta di Nico Di Angelo, fratellastro di origini italiane di Hazel, che è stato intrappolato a Roma da due giganti, Efialte e Oto, dentro una giara nei meandri della terra, con pochi semi di melograno dell’Averno per sopravvivere (Nico è figlio di Ade). La liberazione deve avvenire entro un determinato giorno di luglio, o il ragazzo morirà.
Il compito che attende gli occupanti della nave è molto gravoso: essi dovranno attraversare sia America che Oceano Atlantico che Europa, affrontando centinaia di mostri marini, tutti gli scagnozzi che Gea ha disseminato per l’America, le colonne d’Ercole sorvegliate dal semidio più celebre e più assetato di vendetta, e soprattutto le insidie delle “antiche terre”, considerate pericolosissime per gli eroi.
Una del gruppo, inoltre, custodisce un segreto. Annabeth ha recentemente incontrato la madre, Atena, ma in forma romana, quella di Minerva, e l’ha trovata più delusa ed arrabbiata che mai. La madre le ha parlato duramente per la prima volta nella sua vita, le ha chiesto di “vendicarla” e le ha affidato un difficilissimo compito che ha già segnato la sconfitta di molti altri suoi figli: la ricerca di un non meglio definito tesoro perduto, che però è custodito nella Roma sotterranea da un’antichissima nemica della dea.
Il marchio di Atena è la chiave di volta della serie, il terzo dei cinque volumi che la compongono. La fase di presentazione di nuovi personaggi e situazioni è stata abbondante nei primi due romanzi; qui gli eventi iniziano a farsi intricati.
Tutti i romanzi di Rick Riordan sono, di fatto, storie di avventura e fantasia on the road, ma questa è la prima volta in cui si abbandona l’America e si sorvola l’Oceano per arrivare… praticamente a casa nostra, tra Roma e la Grecia, culla del mondo classico. Tra l’altro, facciamo pure che noi sorvoliamo, e nello specifico su quello che l’autore ha scritto della pizza italiana. Per il resto, devo dire che la rivisitazione creativa dell’Italia mi è molto piaciuta: super interessante l’idea dei mostri veneziani che creano un’atmosfera rarefatta e nebulosa, simpatiche le scimmie dispettose e ladruncole che hanno costruito il loro covo tra le torri di Bologna, azzeccate le ninfe che hanno cresciuto Zeus nascoste tra le ville romane, geniale il laboratorio di Archimede sotto il Pantheon e deliziosi “Audrey Hepburn e Gregory Peck” in giro per Roma, anche se ovviamente si tratta di due divinità.
Quanto alla misteriosa impresa che deve portare a termine Annabeth, sono sicura che chi come me è appassionato di mitologia pian piano capirà di che si tratta.
Ed il viaggio dei nostri amici non finisce qui…
La Casa di Ade
L’ultima missione non è finita bene per Percy ed Annabeth: i due sono precipitati nel Tartaro, la parte più pericolosa ed infida del regno di Ade, dove tutti i mostri prendono forma, sono imprigionati e talvolta riescono a liberarsi e salire nel mondo mortale per via di qualche volontà maligna.
La triste verità, purtroppo, è che non tutto il male viene per nuocere: i due sono precipitati per disgrazia, ma qualcuno del gruppo dei semidei avrebbe dovuto comunque fare quella fine. Una delle gesta più efferate e pericolose di Gea è stata infatti aprire le Porte della Morte, un luogo mitico sospeso tra un tempio dell’Epiro greco, il Necromanteion dell’Acheronte, ed il Tartaro. Da quando le porte sono aperte, i mostri distrutti si riformano in pochi secondi (e non nel giro di secoli come accadeva prima) e molti esseri umani crudeli, come Medea o il Re Mida, sono tornati in vita dopo essere stati istruiti a dovere da Gea.
Il compito del gruppo è tanto chiaro quanto complesso: richiudere le Porte della Morte, Percy e Annabeth dalla parte del Tartaro, gli altri dalla parte del tempio greco. Il tutto entro la fine di luglio, data di arrivo dei semidei romani, guidati da un agguerrito Ottaviano e da una recalcitrante Reyna, al campo greco. Inoltre il primo agosto, il giorno della festa della dea Spes (Speranza), è quello designato dalla profezia per il risveglio di Gea e l’attacco dei Giganti contro dèi e semidei.
Il romanzo si delinea su due piani. Da una parte a Percy e Annabeth tocca attraversare il più pericoloso dei luoghi, ed al lettore appare subito evidente che, per quanto i due siano disperati e pieni di angoscia, siano consapevoli di essere insieme e finalmente felici di questo, dopo tante separazioni e nonostante tutti gli ostacoli. Il viaggio attraverso il Tartaro è quasi metafisico: ci sono le maledizioni che i nemici di Percy gli hanno inflitto e che lo aspettano al varco, metafora dei rimorsi che un eroe deve portarsi dietro; ci sono divinità minori, antiche, abbandonate ed in attesa di essere considerate, persino da un nemico, ad indicare come l’umanità crei i suoi dèi e poi sia molto brava a distruggerli ed a dimenticarsene; ci sono persino un Titano buono ed un Gigante gentile che aiuteranno i nostri protagonisti, a riprova di come valga sempre la pena di superare il pregiudizio nei confronti del diverso, specie se si tratta di qualcuno che sta dall’altra parte di una barricata.
Gli altri componenti del gruppo proseguono il viaggio tra Roma e la Grecia, incontrando, come sempre, divinità e mostri d’ogni genere. Anche nel loro caso, però, l’impressione è che il viaggio compiuto sia soprattutto spirituale. Ognuno dei protagonisti, infatti, ritrova in se stesso il proprio nemico più pericoloso.
Jason deve fare i conti con il fatto che la permanenza al campo greco lo abbia profondamente cambiato: egli non si sente più il pretore romano tutto d’un pezzo che era, ma, al contrario, si vede come una persona a tutto tondo, che si rivede anche in tanti degli ideali dei greci. Nico Di Angelo, dopo tanti tentennamenti, smette di lottare contro di sé ed accetta la sua omosessualità. Hazel fa la pace in modo imprevisto con il genitore divino, Plutone, da lei sempre disprezzato perché rappresenta morte e denaro, i due tormenti della sua vita. Frank riconosce suo malgrado di essere nato per essere leader tra i romani, come figlio di Marte, e per la prima volta agisce di conseguenza. Piper smette di sottovalutare i suoi poteri da figlia di Afrodite e ne coglie finalmente la misteriosa potenza.
Chi fa il percorso più bello secondo me, però, è Leo, che ad un certo punto viene scagliato dai suoi nemici sull’isola di Ogigia. Le pagine che vedono protagonisti lui e Calipso sono un romance a sé stante dentro il libro, un idillio in cui ho adorato perdermi. Aggiungo che Calipso è uno dei personaggi della mitologia classica che ho sempre sentito più vicino (l’ho raccontata anche qui) e che è stata quasi una conferma vedere che tra tutti i personaggi dell’universo di Rick Riordan alla fine ha scelto quello che avrei scelto pure io.
Inutile girarci troppo intorno: La Casa di Ade è un piccolo capolavoro. Ho notato il salto di qualità persino rispetto ai volumi precedenti, che mi sono piaciuti tanto. Come vedete ho già inserito tante riflessioni nel raccontarvi la trama, perché è una storia che ne stimola tante. I protagonisti di questa storia sono pur sempre adolescenti, ma la loro crescita ha a che fare con così tante problematiche dell’età adulta che è impossibile per un lettore trentenne come me non ritrovarsi a pensarci sopra.
Aggiungo solo una sottolineatura.
Leggendo la serie degli Dèi dell’Olimpo, mi ero resa conto che ogni volume aveva un punto di riferimento di tipo mitologico: l’Odissea, l’Iliade, il mito di Dedalo, le fatiche di Ercole…
Questa volta la sensazione è che, oltre all’universo mitologico che è ovviamente il cuore della storia, i punti di riferimento siano anche quelli della storia americana. I primi due volumi nascondono tra le pagine una velata critica a come il governo degli Stati Uniti si sia comportato (male) nei confronti di ciò che è percepito come periferia, o vicini scomodi: il Messico nel primo libro, l’Alaska ed il Canada nel secondo.
Per questi due volumi, il riferimento chiarissimo è alla Guerra di Secessione. I semidei greci incarnano vizi e virtù dei Nordisti di ieri e dei Democratici di oggi, gli eroi romani quelli di Sudisti e Repubblicani. E proprio come nel mondo dei mortali, le due controparti non riescono a trovare un accordo e rischiano di portare con sé nella loro rovina tutto il loro mondo.
A questo punto non mi resta che leggere l’ultimo volume della serie. Finora mi sono ritrovata a rimandarne la lettura, prima perché sono arrivate tutte insieme tante novità che avevo prenotato in biblioteca, poi perché per due volte non l’ho trovato tra gli scaffali. Vediamo se sarà una lettura di questo primo scampolo d’estate casalinga o se finirà per essere un libro sotto l’ombrellone…
Questo è tutto sia per il mio “angolo vintage” che per il nostro conteggio verso l’estate, e spero che sia stato di vostro gradimento, anche se, tanto per cambiare, mi sono dilungata troppo!
Come sempre, vi invito a leggere anche i post delle altre partecipanti alla rubrica di questo mese.
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
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