Storytelling chronicles: luglio 2020
Cari
lettori,
bentornati
all’appuntamento mensile con la scrittura creativa e con la rubrica
“Storytelling chronicles”, ideata da Lara de “La nicchia
letteraria”!
Questo
è ormai il quinto mese in cui vi propongo un racconto inventato e
scritto da me. A marzo abbiamo parlato della figura del papà, ad aprile abbiamo
immaginato una storia per una foresta di giorno, a maggio abbiamo
lasciato tema libero con un’eventuale predilezione per la prima
persona, a giugno vi abbiamo accompagnato al mare.
Il
tema di luglio è, forse, un po’ più impegnativo: il nostro
compito, infatti, è stato quello di partire da un incipit creato da
Stephanie, una delle ragazze del gruppo. Trovate l’incipit in
corsivo e sottolineato all’inizio del mio racconto (anche se era
possibile sia la narrazione in prima che quella in terza persona).
La
mia storia si intitola Lo sconosciuto e spero che vi piacerà!
Mi sono resa conto, scrivendo, che, per la terza volta in pochi mesi,
vi porto in riva al mare… probabilmente è l’influsso
della bella stagione! Se avrete pazienza di seguirmi anche in autunno
e inverno, magari ci sposteremo insieme in città, in montagna sotto
la neve, sui colli per la vendemmia… chi lo sa! Vi lascio al
racconto...
Lo sconosciuto
Afferro
al volo il pezzo di carta stropicciata che il vento ha trascinato
fino ai piedi della panchina; acciuffato, lo apro e ne leggo il
contenuto. E nell’esatto istante in cui quella serie di lettere,
messa l’una dopo l’altra precisamente in quell’ordine,
attraversano i miei occhi e arrivano alla testa e da lì, in una
corsa impetuosa, dritte al cuore, il tempo si ferma.
Resto
a osservare quella frase in elegante corsivo per minuti interi, o
forse per mezza giornata. Non so quanto tempo sia passato da quando
sono lì, sola, su una panca di pietra che costeggia uno dei sentieri
sterrati che dividono in più sezioni il mio giardino. Sono
circondata da fiori dai colori vivaci che testimoniano l’arrivo
dell’estate; i grandi pini marittimi mi proteggono dal sole, che
filtra dove i rami sono meno fitti e rende la strada quasi dorata; il
dolce soffio di vento che ha portato con sé quel terribile biglietto
continua a trasportare, indifferente, il profumo del mare.
Io, però,
riesco solo a pensare: allora è così che deve finire.
*
* *
Sono
nata e cresciuta lontano da quest’isola, ma il mare è sempre stato
il mio elemento. La mia storia non è diversa da quella di tante
altre donne: un padre celebre e dalle tante ricchezze che però non
ha avuto tempo e modo di occuparsi di me, e una madre che mi ha
insegnato tutto quello che so, soprattutto il desiderio di
indipendenza. Così, quando l’età me l’ha permesso, ho potuto
sfruttare il buon nome e le sostanze di mio padre e mi sono stabilita
qui. Sono lontana da mia madre e dalle mie sorelle, ma loro hanno la possibilità di raggiungermi come e quando lo desiderano.
Ultimamente ho
avuto tanto bisogno di loro… specie quando mi sentivo sola anche se
ero in compagnia, una delle peggiori situazioni al mondo.
Su quest'isola
ho iniziato una nuova vita che ha sorpreso perfino me stessa. Mi sono
dedicata alla cultura, alla moda, alla tutela dell’ambiente e della
natura: tutte attività prevalentemente femminili, ma impossibili da
svolgere in autonomia da dove provengo. Qui le mie piccole attività
imprenditoriali sono molto apprezzate: in tanti mi hanno definito una
filantropa, una benefattrice.
In
città questa mia voglia di autonomia sarebbe stata malvista: per
quanto i nostri politici si ostinino a sgolarsi ripetendo le parole
democrazia e libertà durante i discorsi, per quanto
negli anni alcune lotte a favore della famiglia siano state vinte, le
donne, specie quelle dell’alta società, sono ancora considerate,
prima di tutto, mogli e madri.
Desideravo
soprattutto allontanarmi dal mio ambiente, quello dei più potenti:
un covo di donne tradite e rancorose, di uomini dediti soltanto ad
affari e piaceri, di figli illegittimi in cerca di riscatto e scalate
sociali, di nemici pericolosi e scelte dettate puramente
dall’interesse.
Anche
se il biglietto che continuo ad accartocciare tra le mani mi ricorda,
beffardo, che forse non si può mai fuggire davvero da quel che si è,
non posso negare che i primi anni sull'isola siano stati
meravigliosi. Lavoravo a quel che amavo, mi godevo i boschi e il
mare, la sera mi rilassavo con la mia musica preferita. Negli ultimi
tempi, però, qualcosa è cambiato.
*
* *
In
un giorno lontano, che però mi sembra ieri, stavo passeggiando lungo
la spiaggia. Il pomeriggio volgeva al termine, il sole stava
scomparendo oltre l’orizzonte, la luce arancione si rifletteva
sull’acqua. All’improvviso, un’onda insolitamente alta in
quella sera di bonaccia aveva restituito alla sabbia quello che
sembrava un tronco… che però, sorprendentemente, aveva iniziato a
muoversi. Ero corsa lì, spaventata e incuriosita, e mi ero resa
conto che si trattava di un uomo. Aveva un aspetto orribile: era
coperto di salsedine, la barba era lunga, i vestiti erano stracciati,
e, soprattutto, sembrava allo stremo delle forze. Avevo subito
chiamato i miei collaboratori perché lo portassero a casa mia e
facessero venire un medico.
Purtroppo
sapevo che prima o poi sarebbe successo: negli ultimi decenni, il
nostro splendido Mar Ionio, un tempo tramite di fiorenti commerci e
viaggi di piacere, è diventato la via di fuga privilegiata per tanti
poveracci che cercano fortuna altrove. Noi privilegiati che viviamo in
pace non ce ne rendiamo sempre conto, ma i conflitti di questi ultimi
anni sono stati sanguinosi e distruttivi, e questi disperati che ora
ci sembrano tutti uguali sono stati obbligati a lasciare lavori,
famiglie, magari posizioni che nel loro mondo erano importanti… ed
ora, avendo perso tutto a causa dell’ultima, terribile guerra, si
accontentano di un posto sicuro e di una vita precaria.
Dopo
pochi giorni, lo sconosciuto arrivato dal mare si era ripreso. Aveva
dimostrato subito di essere un uomo forte e avvezzo alle fatiche. Mi
aveva raccontato il suo lungo viaggio per arrivare fin qui: una
storia fatta di speranze disilluse, ostacoli insormontabili, amici
perduti per sempre. Guardava il mare con terrore, come se l’acqua
fosse per lui simbolo di pericolo, di morte.
*
* *
C’era
qualcosa in lui che mi affascinava. Non era particolarmente bello, ma
aveva un atteggiamento saggio e posato che mi infondeva tranquillità,
e gli occhi brillanti comunicavano una vivace intelligenza. Per la
prima volta nella mia vita mi ero ritrovata a non dormire pensando
alle sue parole, ad attendere l’orario dei pasti per vederlo, a
pensare con insolita urgenza ad un modo per farlo restare qui.
Poiché
ero sempre stata una delle personalità più in vista del luogo,
offrirgli un’occasione era stato molto semplice: lo avevo messo a
lavorare in una delle mie piccole attività, e gli avevo offerto una
casupola nel giardino di casa mia. Lui aveva accettato il mio aiuto,
ma aveva messo subito in chiaro che il suo soggiorno sarebbe stato
temporaneo.
Non
capivo il perché di tanta fretta, ma avevo immaginato che egli
avesse qualcosa, o qualcuno di importante a cui tornare. Con il
passare dei giorni, tra noi era nata una sorta di relazione, ma il
mio amore sembrava non dargli la felicità che cercava. Anche nei
nostri momenti più intimi era distratto, quasi triste.
Mi
aveva raccontato che proveniva da un piccolo Stato nel quale, in
tempi di pace, faceva una vita importante dal punto di vista pubblico
e agiata da quello privato. Più volte, rigirandomi nel letto,
ascoltando i richiami delle civette notturne, avevo pensato che gli
mancasse la vita che aveva condotto prima della guerra, ma in cuor
mio sapevo che non era tutto.
Una
sera, davanti al fuoco, mi aveva confessato la verità, quella che
ormai avevo intuito già da sola: c’era una moglie che lo aspettava
a casa. Ricordo che quella sera avevo provato una grande vergogna per
me stessa, perché mi ero ripromessa tante volte di non innamorarmi
mai di un uomo sposato, ma capivo che ormai era accaduto e non c’era
più niente da fare, se non, forse, tentare di dimenticarlo.
Finché
fosse rimasto qui con me, sarebbe stato impossibile scordarsi di lui.
La soluzione più saggia sarebbe stata fornirgli mezzi e sostanze per
ripartire.
Sì,
perché era proprio questo che il mio amato ospite desiderava
disperatamente fare: riprendere la via del mare, anche se mi aveva
ripetuto più volte che in acqua per lui c’erano solo terrore e
distruzione.
*
* *
Ora
che ripenso a questa dolorosa vicenda e sono consapevole che sta per
arrivare la fine, mi piacerebbe poter dire a me stessa che sono stata
matura e responsabile, ma non posso mentire, nemmeno davanti allo
specchio. Ho avuto paura. Ho temuto per la sua vita e per me. È
stato così che ho cercato in tutti i modi di tenerlo legato a me.
Delle
volte mi inventavo un problema riguardante le mie attività e gli chiedevo di occuparsene; altre volte ho provato a offrirgli una
posizione di responsabilità, ancora più importante di quella che
aveva nella sua città; altre ancora ho pianto, ho supplicato senza
ritegno, ho cercato di convincerlo che quello che avevamo fosse
amore.
Non
so quanto tempo sia passato da quando egli mi ha comunicato per la
prima volta la sua intenzione di andare via. Alcuni direbbero che è
molto, per me è sempre troppo poco. Lui è rimasto, ma è iniziato a
cambiare. L’uomo intelligente, sagace, intraprendente che avevo
conosciuto ha iniziato a scomparire. Giorno dopo giorno, egli è
diventato sempre più nervoso, malinconico, talvolta incline al
pianto.
Una
volta l’ho sentito sussurrare, rivolto alle onde: quest’isola
succhia via tutto quello che sono (1).
Anche
adesso che, non so come, ho trovato la forza di alzarmi dalla panca
di pietra nella boscaglia, mi ritrovo per l’ennesima volta a
fissare dall’alto lui… che, come al solito, al termine della
giornata, è venuto a salutare il mare.
Sebbene
io lo veda solo di spalle, riesco a indovinare i suoi pensieri.
Intuisco che ha nostalgia del passato, persino delle sue
disavventure, perché per un uomo di azione e di pensiero come lui
non c’è nulla di peggio dell’immobilità. So che gli mancano il
chiasso della politica, il caos delle strade trafficate, il fervore
della vita di città, anche se pare che a casa sua i conflitti non
siano finiti, anzi, si sia scatenata una sorta di guerrra civile.
Temo
che, più di tutto, desideri tornare dalla moglie, da quella donna
che io non conosco ma immagino così diversa da me: razionale come
lui, paziente, dedita alla vita matrimoniale e sociale. Magari, però,
mi sbaglio. Sapevo di essermi innamorata di un uomo difficile e pieno
di contraddizioni, ma pensavo di averlo capito… e invece non è
così.
Mentre
torno a casa, rifletto sul fatto che in ben pochi saprebbero
raccontare nel dettaglio in che cosa consista davvero vivere un amore
non ricambiato.
Vivo
in un’epoca in cui tutti si sentono artisti e vogliono comporre,
creare, cantare… eppure saranno in pochi a venire ricordati e,
secondo me, saranno coloro che riusciranno a definire con esattezza
questo tipo di amore.
Se
ripenso alla mia esperienza, mi verrebbe da dire che si tratta di una
delle prove più dure per l’essere umano.
Significa
guardarsi allo specchio e rendersi conto di essere stata un’illusa,
anche piuttosto patetica.
Ritrovarsi
a metà strada di un cammino senza che nessuno di atteso e di amato
ti dica: «Prendi la mia
mano, superiamo insieme questi ostacoli».
Restare
impietrita per notti intere, talmente sconvolta da quello che sta
capitando e desiderosa di proteggere il tuo cuore già in pezzi da
non riuscire nemmeno a piangere.
Avere
paura di quel che si è, che si fa, che si pensa, perché tutto
potrebbe non piacere a lui.
Arrivare
ad odiare persino il proprio cuore, così stanca e stufa di tutti
quegli inutili battiti (2).
Soprattutto,
però, ciò che fa più male è rendersi conto di non aver mai
davvero conosciuto la persona che ti sei ostinata ad amare. È così
anche per me: dopo tutto questo tempo, lui è ancora uno sconosciuto.
*
* *
Di
fronte al fuoco che ci ha scaldati tante volte, rigiro tra le mani
per l’ennesima volta il biglietto, il charasso levigato,
vergato in caratteri d’oro, che può provenire soltanto da dove
sono fuggita. Mi è stato portato da Zefiro, un vento che in estate
di solito si riposa e che invece stavolta si è scomodato apposta per
me.
Una sola frase campeggia al centro della missiva:
Calypso,
sarò da te domani mattina.
Hermes
E
così, le voci del mio folle amore devono essere arrivate fin lassù,
sull’Olimpo. Gli altri dei devono aver giudicato questo tempo
passato con lui come una follia. Vorrei tanto dire loro: quanto mi
fate ridere! Siete i sommi sacerdoti dell’ipocrisia. Se un dio
si avventa su una donna o si impone su qualche innocente giovinetta,
lo chiamate Fato. Se una dea si innamora di un mortale o porta un
uomo nel suo letto perdete le staffe in un terremoto di
disapprovazione. (3) Purtroppo, però, è inutile arrabbiarsi: in
cuor mio so che è così che deve finire.
Mi
affaccio alla finestra che dà sul giardino. Tra poco Odisseo
tornerà, ma non gli dirò subito addio. Stasera staremo ancora
insieme, vivrò per l’ultima volta l’illusione che sia per
sempre. Domani, quando mi avrà visto parlare con Hermes, lo capirà.
È un uomo astuto, ed a breve sarà anche di nuovo libero.
Ho
temuto tanto questo momento, ma, mentre respiro l’aria salmastra,
mi rendo conto di non sentire più il peso sul cuore che mi ha
accompagnato per troppo tempo.
Al contrario, mi sembra quasi di
essere sollevata.
Il
mio nome significa “colei che nasconde”, ma credo che sia giunto
il momento di smentire quel che ci si aspetta da me e di mostrarmi un
po’ di più.
Forse,
se lascio andare quello che credevo fosse amore, potrò ridare spazio
a tutto ciò che in questi lunghi anni è passato in secondo piano.
Potrò dare nuova forza alle mie attività, dedicarmi di più alla
musica e alla poesia, andare sulla spiaggia unicamente per diletto.
Potrò vedere di più mia madre e le mie sorelle, valorizzare i miei
collaboratori sull’isola, dedicare del tempo alle amicizie che ho
trascurato.
Forse
riuscirò davvero a ridare senso, pienezza e gioia al resto della mia
vita.
Una
vita immortale.
FINE
Alcune
precisazioni:
Con
questo racconto mi sono voluta cimentare per la prima volta in una
sorta di retelling. Ne esistono di tanti tipi, ed i più
quotati negli ultimi anni sono stati quelli ispirati o alle favole o
alla letteratura del XIX secolo. Mi stuzzicava l’idea di un
retelling mitologico che dimostrasse la grande attualità dei
classici greci, anche nel XXI secolo, ed è così che sono tornata ad
un mio vecchio amore: l’Odissea, o meglio, lo spettacolo Odyssey
di Bob Wilson, oggetto della mia Tesi della Magistrale.
Odyssey
è stata una rappresentazione di punta del 2013: ha girato i
teatri di tutto il mondo e nel mese di aprile è stata anche al
Piccolo Teatro di Milano (ed io l’ho vista lì). È una
reinvenzione contemporanea dell’Odissea: una versione molto
creativa, riflessiva ed ironica al tempo stesso. In uno dei primi
post del blog ve ne avevo parlato meglio (qui trovate il link), anche
se ci sarebbero tantissime cose da raccontare a proposito di questo
spettacolo (ma l’ho già fatto in altra sede…). L'immagine finale di Odisseo e Calypso è tratta proprio dalla rappresentazione.
La
sceneggiatura di Odyssey è tratta dall’omonimo testo che il
poeta Simon Armitage aveva inizialmente scritto per un programma
radio. Le frasi contrassegnate con i numeri 1 e 3 appartengono
proprio a questa sceneggiatura, alla quale ho voluto rendere omaggio.
La
frase n°2, invece, è una frase della canzone I don’t love you
dei My Chemical Romance. Quest’anno c’è stata la reunion e
non ho resistito!
Come
sempre, vi invito a seguire tutti i post contrassegnati dal banner
“Storytelling chronicles” di questo mese! Siete curiosi di
scoprire com’è stato interpretato dalle mie colleghe blogger
l’arrivo di questo bigliettino misterioso? Sono certa che sia io
che voi avremo delle sorprese…
Colgo
l’occasione per ringraziarvi tanto per tutti i bei commenti che
stanno ancora arrivando sotto il post del racconto di giugno, “Il
quadretto di pizzo”! Sono molto soddisfatta che il nostro piccolo
tour di Portofino e della Liguria del passato vi stia piacendo…
Grazie
ancora per la lettura, al prossimo post :-)
Cara Silvia, stupende tutte le foto, io sto sognando di essere.
RispondiEliminaCiao e buona giornata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Ciao Tomaso! Sono contenta che ti piacciano le foto... non sono mie ma mi sembravano adeguate al racconto! Buona giornata anche a te 🤗
EliminaAdoro questi post e non avevo mai sentito parlare di retelling.
RispondiEliminaÈ proprio vero che non si smette mai di imparare.
Complimenti per il racconto.
Ciao Claudia! Grazie, sono contenta che la storia ti sia piaciuta! Io ho scoperto dell'esistenza del retelling spulciando qua e là tra i blog... e poi ho scoperto che tra i vari sottogeneri c'è anche quello mitologico!
Eliminacomplimenti per il racconto. Brava. ciao
RispondiEliminaCiao Roby, grazie mille!! :-)
EliminaAdoro i retelling e adoro tutto ciò che si cela dietro i miti quindi questo racconto mi è piaciuto moltissimo.
RispondiEliminaPer tutta la lettura c'è questo alone di mistero, di so ma non so e quel modo di raccontare così poetico e delicato ha donato al racconto la giusta percezione del periodo e dell'atmosfera.
Molto brava.
Ciao Susy! Sapevo della tua passione per i retelling :-) Mi piaceva proprio l'idea di creare un alone di mistero: volevo che l'ambientazione classica risultasse alla fine, come "sorpresa". Sono contenta di esserci più o meno riuscita! Grazie mille :-)
EliminaCiao Silvia. Guarda tu cosa ti sei inventata partendo da quell'incipit! Racconto bello, dal sapore malinconico e con un sentore di mistero che mi ha accompagnata sino all'ultima riga. Sei stata molto brava a inserire qua e là minuscoli dettagli che non svelassero la sorpresa. Li ho apprezzati molto alla seconda lettura e ho dovuto ammettere che sei riuscita a "fregarmi". Ottimo lavoro, complimenti.
RispondiEliminaCiao Debora! Queste tue osservazioni mi rendono proprio felice perché io ho inserito quei dettagli proprio perché, ad una seconda lettura, il lettore dicesse: ah ecco!!
EliminaA dimostrazione che classico e contemporaneo sono meno lontani di quello che si potrebbe credere...
Grazie per i complimenti, comunque!
Ma ma ma quanto è bello questo racconto? Sono rimasta col fiato sospeso fino alla fine... senza capire chi fossero gli attori principali di un retelling super originale e ben fatto! Adoro l'Odissea e tutti i suoi "episodi" ma quello di Calypso l'ho sempre portato nel cuore. Devo ammettere che non conoscevo questa opera teatrale e mi hai molto incuriosita. Hai davvero saputo creare qualcosa di inatteso e piacevole, alla fine ho sorriso e ho pensato: "come ho fatto a non capirlo prima?" Perciò bravissima davvero, hai fatto centro contestualizzando un incipit molto difficile ;-) Alla prossima!
RispondiEliminaCiao Anne Louise! Per me l'incipit è stata un'idea abbastanza difficile da seguire... poi però è arrivata l'ispirazione! Sono contenta che sia stata una storia piacevole ed anche di averti fatto conoscere Odyssey. Anche per me l'episodio di Calypso è uno dei preferiti... infatti anche nella tesi avevo dedicato un approfondimento a parte a questo e ad altri due. Grazie mille per i complimenti!
EliminaMa ma ma quanto è bello questo racconto? Sono rimasta col fiato sospeso fino alla fine... senza capire chi fossero gli attori principali di un retelling super originale e ben fatto! Adoro l'Odissea e tutti i suoi "episodi" ma quello di Calypso l'ho sempre portato nel cuore. Devo ammettere che non conoscevo questa opera teatrale e mi hai molto incuriosita. Hai davvero saputo creare qualcosa di inatteso e piacevole, alla fine ho sorriso e ho pensato: "come ho fatto a non capirlo prima?" Perciò bravissima davvero, hai fatto centro contestualizzando un incipit molto difficile ;-) Alla prossima!
RispondiEliminaGrazie per questo nuovo viaggio in paesaggi così belli e ti meriti anche il mio amore per il fatto che hai usato la mitologia greca. Un lavoro ben fatto il tuo e la tua scrittura non può fare a meno di incantarmi ogni volta. Nemmeno io conoscevo l'opera teatrale e ti ringrazio per averlo citato. A presto e davvero complimenti ❤️
RispondiEliminaCiao Tany! Il viaggio di Ulisse per il Mediterraneo è costituito da tanti splendidi posti, alcuni dei quali sono proprio parte del nostro Sud Italia. Sono contenta che la mitologia greca sia ancora amata. Grazie mille per i complimenti!
EliminaCiao Federica! L'incipit comune è stata davvero una sfida per me, perché non avevo mai provato a cimentarmi in una "impresa" di questo genere. L'idea era proprio questa... far sembrare questa storia ambientata nella contemporaneità, mentre invece fa riferimento al mondo classico, che parla ancora a tutti noi. Grazie per le belle parole!
RispondiEliminaCiao. Ho letto il tuo racconto e ho immaginato uno scenario che poi non era quello vero. Un vero colpo di scena per me. Ho iniziato il racconto e non so per quale motivo ho pensato a una storia del presente, una donna, figlia di un uomo ricco, che scappa su una isola e cerca la sua felicità lì, che poi incontra un uomo portato dal mare. Pensavo ai tanti scenari di oggi, uomini che scappano dal loro paese per cercare qualcosa di meglio nel mondo. Quando sono arrivata alla parte in cui viene fuori Odisseo, Hermes e quindi il tutto si collega con la mitologia, mi sono un attimo fermata pensando di aver letto male. Non mi aspettavo quel finale, sono sincera. Mi ha stupito molto, complimenti.
RispondiEliminaCiao Christine! In effetti sono stata io ad "ingannarti" un po'... è solo che credo che l'Odissea, come le altre opere della classicità greca e latina,possa ancora parlare alla contemporaneità. Odisseo ed i suoi amici hanno tanto in comune con i migranti del XXI secolo, e gli dei greci hanno vizi e virtù della fascia più ricca della società occidentale. Da qui l'idea per il mio racconto.Sono contenta comunque di averti stupito in positivo!
EliminaMeraviglioso. Semplicemente meraviglioso.
RispondiEliminaSilvia di Silvia tra le righe.
Ciao Silvia, grazie mille!!!
EliminaCiao Silvia! Credo che il retelling ti sia uscito davvero alla grande. Sono veramente incantata da come sei riuscita a trovare, per l'incipit, uno sviluppo tanto bello quanto inatteso, perché fino alla fine del racconto non avevo colto il riferimento. Quando si svela, a mio avviso dona alla storia un tocco ancor più speciale, che lascia il lettore piacevolmente colpito. Sei stata davvero bravissima, ti faccio i miei complimenti! Stephi :)
RispondiEliminaCiao Stephi! Sono contenta che ti siano piaciuti sia la storia che il colpo di scena 😀 anche perché tu sei la creatrice nell'incipit! Grazie per le belle parole!
EliminaSai che, più leggevo questo racconto, più mi venivano in mente proprio Odisseo e Calipso? <3 È stato bellissimo trovarli davvero perché adoro la mitologia e vederla riproposta in un retelling è sempre una grande emozione *-*
RispondiEliminaSei stata molto brava, Silvia cara ^_^ L'idea straordinaria che hai avuto è stata resa ancora più magnifica dal tuo solito stile evocativo e musicale di cui, a ogni appuntamento della rubrica, mi invaghisco una volta di troppo :D Hai reso un bel tributo all'incipit scelto da Stephanie, complimenti <3
Ciao Lara! Ho seminato qua e là degli indizi per gli appassionati di mitologia, in effetti... mi fa piacere che tu li abbia colti! Grazie davvero per le belle parole sullo stile :-) Alla prossima!
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