Tre romanzi del commissario Soneri
Cari
lettori,
oggi,
per la nostra rubrica “Letture… per autori”, vi parlo
nuovamente di Valerio Varesi, creatore del personaggio del
commissario Soneri. In questo post vi avevo presentato due suoi
gialli, ambientati tra Parma e la Bassa del Po, raccontandovi quanto
mi avessero colpito sia per l’ambientazione che per le tematiche.
Oggi
vi propongo altri tre gialli, più “cittadini” rispetto ai
romanzi fluviali Il fiume delle nebbie e La casa del
comandante, protagonisti del post di qualche tempo fa.
Ognuno di
essi è caratterizzato da una tematica, un mondo con cui il
commissario Soneri si deve di volta in volta confrontare. A me sono
piaciuti molto, spero che interesseranno anche voi!
Il
cineclub del mistero
Il
cineclub “Minerva” è un ritrovo abituale per tanti appassionati
di pellicole gialle che amano ancora il cinema in vecchio stile. Lì
vengono proiettati molti film poco conosciuti, spesso vecchi di
qualche anno, e talvolta si organizzano delle serate in cui si
omaggiano proprio i classici del genere. Una sera come tante, Beppe,
l’assistente dei proprietari, che si occupa della proiezione e di
mantenere pulito il teatro, scende in platea alla fine dello
spettacolo e trova un uomo nelle prime file che sembra addormentato.
Prova inutilmente a scuoterlo, ma si rende conto, con suo grande
orrore, che egli è morto.
Anche
se l’uomo sembra essere deceduto per un infarto, la polizia viene
comunque convocata per accertamenti. Soneri, sulle prime, tende a
pensare ad una morte naturale, ma un esame autoptico rivela un
avvelenamento.
Il veleno non è nel cibo e l’unica opzione è che
qualcuno gli abbia fatto un’iniezione letale mentre era dentro al
cinema, ma il medico non riesce a trovare il punto del corpo in cui
essa è stata praticata. Grazie ad un’intuizione del commissario
Soneri, il medico comprende che essa è stata fatta in un grosso
livido della schiena, il che porta a due dirette conseguenze:
l’assassino conosceva benissimo il corpo della vittima ed è molto
esperto di iniezioni, perché l’uomo non ha urlato per la sorpresa
ed il dolore, anzi, probabilmente non se n’è nemmeno reso conto.
La
vittima, Palmieri, era un assiduo frequentatore del cineclub: non si
perdeva una pellicola, anzi, a detta di tanti, a volte saltava
persino la cena pur di essere presente. Ancor più del cinema, però,
egli era legato ad un circolo di amanti del giallo, “Il
Fotogramma”, che si appoggia al cinema Minerva per una sua inusuale
attività: creare dei veri e propri misteri e sfidare gli altri
appartenenti al circolo a risolverli.
Soneri, che affronta le
indagini per lavoro e non sopporta chi “gioca” a fare il
detective, inizia ad interrogare gli amici di Palmieri, e si rende
conto che essi prendono molto sul serio questo loro gioco di ruolo:
il presidente ha affittato una villa fuori città, alcuni attori
interpretano con abilità le vittime e gli indagati, i partecipanti
del club che vengono sfidati a risolvere i misteri ci mettono giorni,
lasciando perdere il loro lavoro e gli impegni di altra natura. I
gialli che inventava Palmieri erano in assoluto i più complessi, e
tanti sono rimasti irrisolti.
Qualcosa
suggerisce al commissario che la pista giusta potrebbe essere proprio
questo club del mistero, perché chi è così ossessionato dal mondo
dei polizieschi, secondo lui, prima o poi subisce la tentazione di
passare dalla finzione alla realtà. Questa, però, non è l’unica
pista, perché ci sono altri due personaggi che lo insospettiscono
molto.
Il primo è Lora Recanati, una donna con cui Palmieri aveva
una relazione, già vedova di un primo marito, in apparenza
sfortunata e sconfortata ma in realtà piuttosto reticente e
misteriosa con il commissario. Il secondo è Manfred Stork, un
giovane uomo che lavorava con Palmieri, che ha preso il posto del
padre senza averne le capacità e dissipa tutto il suo denaro per i
suoi molti vizi: egli odiava la vittima e sembra non fare nulla per
nasconderlo.
Il
cineclub del mistero è forse il
giallo più “filosofico” di Valerio Varesi: il commissario
Soneri, infatti, si trova a dover riflettere molto su ciò che è
reale, ovvero l’indagine che sta conducendo, e ciò che invece è
solo un tentativo di trasportare la letteratura poliziesca nella
realtà. Il confine sembra più che mai labile, soprattutto
considerato che le trame di alcune pellicole riprodotte al cineclub
si ripetono in modo inquietante nel momento in cui indaga. Soneri
discute queste tematiche con i compagni di avventura di sempre (la
fidanzata avvocato Angela, il suo braccio destro Juvara, il capo
della scientifica Nanetti) e con un nuovo amico, un rigattiere che
nel retro del negozio gli offre sempre affettati, formaggi e vini di
prima qualità.
Questo
romanzo è tra quelli riproposti in versione televisiva nella fiction
Nebbie e delitti, ma
in modo molto libero: l’ambientazione cinematografica resta, ma i
personaggi sono altri.
Il
commissario Soneri e la strategia della lucertola
Sono
ben tre le indagini che il commissario Soneri deve affrontare in
questo romanzo.
La prima è un curioso episodio avvenuto fuori città: su indicazione di
Angela egli si ritrova a camminare in campagna, sull’argine del
fiume, in mezzo alla neve, perché una vecchia amica della sua
compagna afferma di aver sentito più volte il trillo insistente di
un cellulare. Egli, in effetti, trova un apparecchio di ultima
generazione sulle rive del fiume, ma non capisce chi dovrebbe
disfarsi di un oggetto così di valore e perché. Durante le sue
perlustrazioni notturne, egli conosce un personaggio interessante: ad
una prima occhiata sembra un tranquillo signore con il suo
cane, ed il commissario scambia con lui qualche chiacchiera di
cortesia, ma si rende conto ben presto che l’uomo conosce meglio di
lui la zona. Egli è un abile falsario che riproduce opere di pittori
famosi per gli arricchiti di vecchia generazione, in quanto sostiene
che quelli della nuova non provino nemmeno a fare sfoggio di una
finta cultura, ma si vantino addirittura della loro ignoranza. Il
commissario visita più volte il suo appartamento e da lui apprende
molto a proposito di alcune dinamiche interne alla Giunta ed al
Consiglio comunale di Parma.
La seconda è la sparizione da una casa di riposo di un anziano signore
incapace di intendere e di volere che, non si sa come, è riuscito ad
aprire una scala antincendio che usavano solo gli infermieri per
andare a fumare, è uscito all’esterno della struttura, si è
ritrovato a passare la notte al gelo e si suppone che sia fuggito nel
migliore dei casi, morto assiderato nel peggiore.
La terza è la più misteriosa ed inquietante: mentre Soneri ed i suoi
affondano nella nebbia e nel nevischio misto a fango, il Sindaco di
Parma, un giovanotto brillante e spregiudicato che è diventato in
pochi anni il “volto nuovo” dei soliti vecchi maneggioni, è
andato in una rinomata località sciistica insieme a dei ragazzi
extracomunitari che abitualmente vivono in una comunità del luogo.
Potrebbe sembrare l’ennesimo atto di “beneficenza” volto solo a
farsi pubblicità, ma ad un certo punto il Sindaco sparisce.
I
tre filoni d’indagine, anche se non sembra, sono collegati tra di
loro. Ognuno di essi contribuisce a delineare il quadro di una Giunta
corrotta e di un’Amministrazione comunale collusa con la
criminalità. Commerci poco leciti, trasporto di droga, eliminazione
di testimoni compromettenti: sembra che tutto sia consentito ai nomi
più importanti della politica parmigiana. Con uno di essi, Ugolini,
altro ospite fisso del falsario, Soneri ha degli importanti confronti
a proposito di svariati temi, come la politica, l’etica ed altre
questioni filosofiche. Osservando gli occhi del suo rivale,
infiammati dalla prepotenza ed annebbiati da alcool e droghe, Soneri
si rende conto di avere a che fare con un nemico composto da più
unità, che, proprio come la lucertola, lascia indietro la sua coda
(ovvero le persone che, pur appartenendo a questa catena, sono più
deboli ed esposte) per proteggere il corpo e soprattutto la testa
(chi detiene davvero il potere).
La
strategia della lucertola è un
romanzo dettagliato e riflessivo, nello stile di Valerio Varesi, che,
proprio come gli altri libri dell’autore, pone al centro
dell’attenzione un tema particolare con cui il commissario Soneri è
costretto a confrontarsi. Stavolta, a differenza de Il
cineclub del mistero, non c’è
molta filosofia sull’idea stessa di indagine e di poliziesco, bensì
un problema molto concreto e sempre più di attualità: le
amministrazioni comunali, realtà che solo nel Secondo Dopoguerra erano semplici unioni di cittadini più volonterosi e più
influenti degli altri e che, decennio dopo decennio, si sono sempre
più corrotte, giungendo a fare affari con la malavita ed a gestire
in prima persona loschi traffici. I personaggi che incontra Soneri
nel corso del romanzo, primo tra tutti lo spavaldo Ugolini, sono
simboli della spregiudicatezza di chi finge di fare gli interessi di
un paese ormai indifferente, se non compiacente, ma in realtà curano
semplicemente i propri affari.
Il
commissario, di fronte a questo desolante scenario, è deluso,
arrabbiato, spesso sconfortato, ma, grazie alla sua abilità e
determinazione, riuscirà a comprendere come si siano svolti davvero
i fatti.
Il
commissario Soneri e la legge del Corano
Parma,
un tempo città piuttosto “rossa” di pensiero, improntata
all’accoglienza ed alla comunione dei beni, è cambiata. In alcuni
quartieri, essa è diventata multietnica, e l’integrazione
non è sempre riuscita così bene: spesso odio e paura si rivelano
più forti di qualunque tentativo di accoglienza.
Il
commissario Soneri, mentre fa le sue consuete ronde lavorative serali
e notturne, si accorge con amarezza di non essere più l’unico a
farlo: ci sono altri gruppi non autorizzati, prevalentemente
appartenenti al centro destra della città, che si sono arrogati il
diritto di far rispettare le regole e girano in gruppo di notte, in
teoria per mantenere l’ordine e proteggere i loro quartieri, in
pratica per incutere un po’ di paura, soprattutto agli immigrati.
Soneri fatica a tollerare questi gruppi, sia per i metodi, sia perché
la loro esistenza testimonia il fatto che tante persone non si
sentono più rassicurate dalle forze dell’ordine che lui
rappresenta.
Un
giorno egli viene convocato perché un giovane ragazzo tunisino,
Kalimi, che viveva in Italia da un po’ e lavorava saltuariamente
come porta pizze, è stato trovato assassinato nella casa del suo
coinquilino, Gilberto Forlai, un uomo italiano di oltre settant’anni
diventato cieco da ormai diverso tempo. Mentre Kalimi veniva ucciso,
l’uomo era alla stazione, dove tutti lo conoscono, per un suo
abituale passatempo: ascoltare l’arrivo dei treni. La casa di
Gilberto e Kalimi era misera, sporca, molto povera, ma Soneri,
ascoltando l’uomo addolorato per la perdita del ragazzo, capisce di
nutrire un grande rispetto per lui, e resta molto affascinato dalla
sua storia.
Poco
tempo dopo, un altro ragazzo nordafricano, Jassine Jella, che era
rimasto ferito in una rissa fuori da un bar e che era
inspiegabilmente scappato dall’ospedale in pessime condizioni di
salute, viene trovato morto, forse suicida, in un casolare di un
paesino di montagna, Tizzano, appena fuori Parma.
Nei
giorni successivi a queste due morti diversi ragazzi della comunità
nordafricana già noti alle forze dell’ordine come spacciatori o
ladruncoli vengono portati all’ospedale dopo essere stati
accoltellati alle gambe o nei glutei. I colleghi di Soneri iniziano a
sospettare che ci sia una guerra tra bande per il controllo del
mercato della droga, ma il commissario è convinto che questi
accoltellamenti siano fatti ad hoc per confondere le acque: a
detta dei testimoni, infatti, Kalimi e Jella erano spaventati e
disperati prima di morire, mentre i ragazzi feriti, oltre ai reati
per cui sono già noti, sembrano non avere poi molto da nascondere.
Che cosa, dunque, si cela realmente dietro la morte dei due?
Il
tema chiave de Il commissario Soneri e la legge del Corano è
il confronto tra il mondo europeo e cristiano e le comunità
musulmane provenienti da altri stati. Purtroppo, persino in una
regione piuttosto aperta e storicamente non conservatrice come
l’Emilia Romagna l’integrazione tra questi due mondi è difficile
e portatrice di tanta diffidenza e mille paure. Soneri stesso si deve
confrontare con chi ostacola un sereno clima di accoglienza, come
certi professori e sedicenti filosofi italiani che insistono ancora
sull’importanza della “razza ariana”, oppure degli Imam che si
sentono padroni anche se sono ospiti di un altro Stato. Non è
davvero facile trattare un simile tema senza trasformare un romanzo
in un saggio politico e senza inserire luoghi comuni e cliché, ma la
scrittura sapiente di Valerio Varesi, ancora una volta, affascina e
convince.
In
questo romanzo, comunque, il commissario deve affrontare anche
un’altra sventura, personale e tragicomica: il colesterolo troppo
alto. Come già raccontato nel primo post in cui vi ho parlato di
Soneri, egli è un amante della tipica cucina emiliana: gnocco
fritto, affettati, anolini al prosciutto crudo, formaggi tipici,
arrosti, vino rosso…
Dopo aver visto le sue ultime analisi, però,
la compagna Angela prende la decisione di aiutarlo (leggi:
obbligarlo) a mettersi a dieta, e così il commissario dovrà
confrontarsi con quello che per lui è un nemico davvero temibile: la
cucina vegana!
Risate garantite…
Come
al solito, tocca a voi! Avete letto questi romanzi? Che ne pensate?
Conoscete
Valerio Varesi o qualche altra sua opera?
Personalmente
ho “conosciuto” il commissario Soneri quasi per caso, ma sono
contentissima di averlo fatto e non escludo che leggerò qualche
altra sua avventura.
Fatemi
sapere che ne pensate!
Grazie
per la lettura, al prossimo post :-)
Cara Silvia, io ti lascio il mio caloroso saluto...
RispondiEliminaCiao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Ciao Tomaso! I tuoi saluti sono sempre una bella sorpresa, buona serata anche a te 🥰
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