giovedì 25 maggio 2023

LE DISAVVENTURE DEL MONTEROSSI

 Due romanzi di Alessandro Robecchi




Cari lettori,

oggi ritorna la nostra rubrica “Letture… per autore”, e con essa Alessandro Robecchi, uno degli autori più conosciuti della casa editrice Sellerio!


Vi ho parlato già altre volte di questo scrittore, ma forse non tutti sanno che il personaggio principale nato dalla sua penna è Carlo Monterossi, un milanese di mezza età che è diventato autore televisivo di successo dopo aver creato Crazy love, un programma di attualità sugli amori disperati e sulle storie più lacrimevoli che possano raccontare gli italiani. Il problema è che ben presto Carlo ha iniziato a detestare la sua creatura ed il suo lavoro in generale, rifugiandosi sempre più nel suo attico extralusso, dove però hanno presto iniziato ad accadere tante cose strane.


Oggi vi racconto uno dei primi romanzi che lo vedono protagonista, Dove sei stanotte, ed uno degli ultimi, I cerchi nell’acqua!



Dove sei stanotte


Il 2015 è arrivato da qualche mese e Milano è in preda ad una grande frenesia per l’Expo, quell’evento che molti frequentano non sapendo esattamente perché e quale sia il loro ruolo, ma l’importante è esserci, camminare tra le installazioni insieme alla gente che conta, avere un drink gratis, assaporare appieno l’atmosfera tra moda e design.


Quanto a Carlo Monterossi, egli ha appena scoperto che esiste una cosa più insopportabile dei tassisti che, in buona fede, continuano a chiedergli: “Lei è qui per l’Expo, dottore?”. Quella cosa è dare una festa a casa sua. Da ore egli sta vagando sconsolato tra salotto ed attico mentre amici degli amici (perlopiù gente mai vista) devastano la cucina che la sua governante Katrina pulisce ogni giorno con amore e consumano le sue lussuose bottiglie di vino, il suo compare investigatore Oscar Falcone fa un po’ troppo il brillante con una signora sposata ed una sua vecchia fiamma lo tampina chiedendogli ripetutamente un favore ma senza spiegargli di che cosa si tratti esattamente.


La mattina dopo, l’uragano dei visitatori è passato, ma c’è comunque qualcosa che non va: un giovanotto di origini orientali che, ben vestito e con una botta in testa, se ne sta seduto sul suo divano in stato confusionale. Il ragazzo non ricorda bene che cosa gli sia successo, ma ha come il vago ricordo di aver appena fatto qualcosa di non proprio legale: Carlo, non sapendo bene che fare, convoca Oscar, che a sua volta fa arrivare un medico che terrà la bocca chiusa. Poi esce con l’amico, lasciando il suo ospite alle cure di Katrina.


Poche ore dopo, però, la situazione precipita. Carlo torna a casa e trova Katrina legata e terrorizzata in portineria, casa sua completamente sottosopra e – cosa che lo lascia agghiacciato – il cadavere del suo ormai ex ospite nel bagagliaio della sua auto.



Carlo è paralizzato dalla paura e non sa cosa sia peggio tra l’eventuale ritorno a casa sua degli assassini del ragazzo e la possibilità di non passare più nemmeno un minuto a casa sua, perché la polizia lo incriminerà per omicidio.


È Oscar a prendere in mano la situazione, proponendogli di scappare. In pochi minuti, grazie ai molteplici contatti dell’amico, Carlo si trova all’improvviso con dei capelli che non sono i suoi, degli occhiali che non ha mai portato e dei vestiti un po’ troppo sportivi per i suoi gusti, in un appartamento del quartiere Corvetto.


Lì egli inizia a condividere la sua quotidianità con una coppia sudamericana piuttosto in là con gli anni. Lui è silenziosa, ama gli scacchi, le letture, la musica. Lei è piuttosto burbera e cucina pietanze non proprio leggere. Entrambi, però, coltivano una loro personale idea di Resistencia, ricevendo in casa loro tanti dei loro connazionali, ma anche semplicemente persone in difficoltà, e cercando di aiutarli come possono. Tra i tanti disperati in cerca di aiuto c’è anche Maria, una ragazza giovane e molto bella per la quale Carlo inizia subito a provare un sentimento.



Dove sei stanotte è la storia di due diverse facce di Milano.


Da una parte ci sono gli eventi di design, i “sistemi di seduta” (che nel resto del mondo sono semplicemente sedie), le feste a cui non si può proprio mancare, il denaro che fa girare altro denaro. È un mondo che tanti immaginano come “tipico milanese”; un mondo in cui è normale che degli studenti un po’ troppo idealisti si mettano nei guai pur di andare contro a qualche archistar ed un killer fuoriuscito da una non meglio precisata "azienda" (forse i Servizi) si metta a disposizione di un privato per qualche squallido affare.


Dall’altra ci sono i disperati arrivati nella grande città (o anche soltanto in Italia) per un lavoro qualunque, che vivono in condomini che sembrano formicai e sono così abituati alla sopraffazione del prossimo che si sono rassegnati e pensano soltanto a sopravvivere. Anche se tanti milanesi si ostinano a non vederlo, anche questo mondo è tipico della loro (per me anche un po’ nostra) città, ed in questo persino un diritto, come ottenere un passaporto, può essere causa di un sopruso da parte di qualche disonesto.


Tra questi due mondi milanesi si muovono due “coppie”. La prima è quella dei protagonisti, Carlo ed Oscar, il ricco autore televisivo e l’investigatore pieno di risorse. La seconda è quella dei due poliziotti che portano avanti le indagini: il vice sovrintendente Ghezzi, prossimo alla pensione, ed il più giovane Carella, ancora affamato di rabbia e di giustizia.


Ricordo anche che Dove sei stanotte è stato oggetto di una discussione durante una live di Alessandro Robecchi, una delle tante che erano state fatte durante il lockdown di tre anni fa. Tanti suoi lettori gli avevano chiesto di saperne di più di Maria, la donna che ha rappresentato per il Monterossi un amore purtroppo non eterno ma intenso. Ricordo che Robecchi aveva parlato del sentimento per Maria come qualcosa che ha un po’ “rimbambito” il protagonista, un amore che gli ha dato coraggio ma che è anche rimasto confinato nella parentesi di vita che gli è toccata in sorte. Più avanti, con Bianca, egli imparerà a costruire una relazione solida, anche se continuerà a non prendersi troppo sul serio.



I cerchi nell’acqua


Il titolo del nostro post di oggi mette al centro dell’attenzione il Monterossi, ma in questo libro il nostro autore televisivo di successo è solo parte della cornice.


All’inizio del romanzo Carlo Monterossi e la sua compagna e collega Bianca Ballesi invitano a cena il sovrintendente Tarcisio Ghezzi e la moglie Rosa. Dopo una serata a base di prelibatezze cucinate da Katrina, le due donne iniziano a legare, mentre Ghezzi e il Monterossi si spostano in un salottino, perché il poliziotto ha qualcosa da raccontare al nostro protagonista.


Ha inizio così una storia raccontata da due diversi punti di vista: quello di Ghezzi, appunto, e quello del suo inseparabile collega Carella, che stavolta, però, ha qualcosa da nascondere.


L’inossidabile Ghezzi, qualche mese prima, è stato contattato da una signora che proviene dal suo passato. Si tratta della Franca, una donna che, pur continuando a fare la prostituta anche in tarda età, è anche sempre stata la compagna del Salina, un poco di buono che vive di truffe e furtarelli e che il Ghezzi aveva arrestato quando entrambi erano giovani.

Franca è molto preoccupata, perché il Salina, dopo averle inviato un SMS ambiguo e sgrammaticato in cui le diceva di “aver visto qualcosa che non doveva, forse” è sparito dalla circolazione, e non risponde più nemmeno al telefono. Ghezzi è restio nel farsi trascinare in una storia che non lo riguarda, ma sente di doverlo al vecchio se stesso, quello per cui incastrare il Salina ed avere comunque il suo rispetto era stato un grande traguardo di una carriera incipiente.


Carella è in ferie per ben due settimane, ma tutti lo conoscono e nessuno crede che sia alle Maldive. Infatti egli è sulle tracce di Alessio Vinciguerra, un uomo appena uscito dal carcere, sfruttatore di prostitute e responsabile del pestaggio di una delle ragazze che dipendevano da lui. Carella vuole vendicare L, una sua giovane amica che ha assistito al pestaggio perché vicina di casa della vittima, ha voluto testimoniare per senso di giustizia ma poi è finita in ospedale a sua volta. Egli si sente in colpa per non essere riuscito a proteggere la sua preziosa testimone, alla quale è legato da un sentimento che non confessa nemmeno a se stesso, e non trova niente di meglio che rifugiarsi nella vendetta ed inseguire Vinciguerra sperando di incastrarlo.


Ghezzi indossa i panni del poliziotto giovane ed inesperto che non c’è più, Carella quello del delinquente che cerca il Vinciguerra come se fosse un suo amico.


Nel frattempo, la Questura si rompe la testa su un’altra indagine: l’assassinio del Crodi, un antiquario che aveva la sua bottega in zona Navigli, che a tutti risultava incensurato ed anzi stimato dai ricchi milanesi, e che è stato picchiato fino alla morte. I colleghi di Ghezzi e Carella non riescono a trovare il bandolo della matassa, e non immaginano che questa storia abbia a che fare con le vicende di cui si stanno occupando quei due di nascosto.



I cerchi nell’acqua è un romanzo anomalo di Robecchi: il Monterossi resta sullo sfondo, ma ciò non vuol dire che non sia importante, anzi, è considerato l’interlocutore ideale per la storia di Ghezzi e di Carella. Persino una persona come Carlo, che è capitato dentro a vicende assurde ed ha visto dei veri orrori, poi comunque, una volta finito, torna al suo attico superlusso, al suo lavoro in cui gli basta schioccare le dita per avere la completa attenzione della presentatrice del momento, alle sue sveglie comode con colazione preparata da Katrina. Quello che Ghezzi vuole dirgli è che lui non immagina come si possano sentire i tutori dell’ordine che ogni giorno devono immergersi in contesti di criminalità e disperazione ed imparare a ragionare come individui per cui ogni giorno la vita è sopraffazione, o sofferenza, o entrambe.


Ghezzi e Carella si sentono investiti dai “cerchi nell’acqua” del titolo. Quando un sasso cade in acqua, una piccolissima parte di fiume o mare viene schiacciata, ma tutt’intorno si creano dei cerchi che investono la porzione d’acqua che sta intorno. Fuor di metafora, quando avviene un delitto, c’è una vittima che perde la vita o quasi, ma ci sono tante altre persone che vengono investite: i cari della vittima, i testimoni capitati lì per caso, chi era con l’assassino in quel momento ma non aveva la sua medesima intenzione, ed infine gli inquirenti.


Questa volta lo stile di Robecchi non è caratterizzato dall’elegante ironia che è una cifra distintiva del Monterossi, ma ha un tono quasi noir. Per certi versi, questo romanzo mi ha ricordato quelli di Manzini che hanno Rocco Schiavone come protagonista: la figura del tutore dell’ordine, spesso un po’ troppo romanzata nei libri e soprattutto nelle fiction, viene spogliata di ogni idealizzazione. La realtà dura e cruda in cui vive la stragrande maggioranza dei poliziotti a volte presenta storie e scene così difficili da sopportare che ci sono seri rischi anche per la propria salute mentale. Di questo aveva parlato anche Roberto Centazzo in una delle sue storie della serie Squadra speciale Minestrina in brodo.




Ecco i miei pareri su questi due romanzi ambientati nel “mondo” di Alessandro Robecchi! Voi che ne dite? Li conoscete? Vi sono piaciuti?

Avete letto qualche altro episodio del Monterossi? Fatemi sapere che cosa ne pensate!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


lunedì 22 maggio 2023

SONO IL NUMERO NOVE

 Spazio Scrittura Creativa: maggio 2023




Cari lettori,

benvenuti all’appuntamento di maggio con la rubrica “Spazio Scrittura Creativa”!

Questo mese è da sempre particolarmente intenso per me, considerando che ho lavorato principalmente nelle scuole. Quest’anno non fa eccezione: burocrazia, ultimi giorni di scuola con qualche attività extra, e quasi ogni sera impegni a scuola di danza perché lo spettacolo è ormai imminente.


Proprio per questo motivo ho pensato di rilassarmi e risollevare gli animi (almeno il mio, spero anche il vostro) con un esperimento: un racconto umoristico!


Mi piace ridere con le persone, non delle persone, così, non sapendo bene su cosa orientarmi, ho puntato su quello che mi fa stare bene: la letteratura, ed in particolare la Commedia dantesca.


Beatrice e le altre donne raccontate da Dante sono già state protagoniste di un progetto letterario l’anno scorso (a questo link il post che ne riepiloga le varie tappe); un mio omaggio creativo alla Commedia, poi, c’è già stato due anni fa con questo racconto.


Evidentemente però non riesco a smettere di pensare al Sommo Poeta, al suo mondo ed alle meraviglie che ha creato: come scrivevo qualche settimana fa in un post di Instagram, ripensare all’amore puro di Dante per Beatrice mi ridona coraggio ogni volta che le cose non vanno come desidero dal punto di vista affettivo.


Oggi l’ho preso un po’ in giro… speriamo che non se la prenda troppo!



Sono il numero nove


Su, coraggio! È l'ora della nostra passeggiata!” Mi affaccio alla finestra, dall'ultimo piano del palazzo, giusto in tempo per vedere Maria, una delle mie due inseparabili compagne, che mi chiama e mi fa qualche cenno. Lo so, devo sbrigarmi!


Di solito non sono una ritardataria, ma questa mattina ho perso proprio la cognizione del tempo. Immagino che siano cose che capitano, quando si hanno diciott'anni. Il motivo che mi ha tenuto chiusa nella mia stanza per più tempo del previsto è semplice: come al solito, tutti i miei vestiti migliori sono stati sottratti dalla mia domestica di fiducia, Monna Gianna.


Non fraintendetemi, è una donna davvero deliziosa, mi ha cresciuto e non avrei potuto desiderare di meglio; ma ha solo una piccola, piccolissima fissa: la pulizia! Ogni volta che vede una microscopica macchiolina su uno dei miei abiti migliori, pensa che anche i vestiti appesi di fianco si siano sporcati, e porta a lavare tutto, lasciando il mio armadio disperatamente vuoto.


È un tale strazio aprire le ante e non trovare dentro quasi nulla! Soprattutto se, come oggi, mio padre mi ha permesso di fare un giro per Firenze con le mie due amiche. Per le ragazze della nostra età non ci sono tanti altri divertimenti, ed oggi mi serviva assolutamente quel nuovo vestito verde...ma pazienza, chissà che fine ha fatto. Ora ho solo cinque minuti, o Maria e Lisa se ne andranno da sole.

Impaziente, apro il cassettone al di sotto dell'armadio, sperando che non abbia subito anch'esso le razzie di Monna Gianna. Fortunatamente, dovrebbe esserci ancora qualcosa... sotto quell'enorme strato di biancheria intima. Sì, certo. Ottimismo!

Sudando e sbuffando (non è possibile che faccia già così caldo, non siamo nemmeno in estate!) estraggo dal cassettone quasi tutta la biancheria, che forma un mucchio disordinato ai piedi del mio letto. Ho quasi perso la speranza quando scorgo, sul fondo, un mio vecchio abito che non indosso da un bel po'. In realtà, è un po' corto, perché è dell'anno scorso, e mi arriva alle caviglie, e, ahimé, è completamente bianco, colore che, sinceramente, non è il mio preferito, ma...può andare. Lo provo e decido che sì, non sembra una camicia da notte indossata di giorno, come temevo. Ma forse ci vuole qualcosa per vivacizzarla un po'. Magari... la mia vecchia collana di pietre di fiume! Perché no? La trovo subito e provo a vedere che effetto fa con il vestito. Amo quella collana! Dieci bellissime pietre di fiume grigio chiaro, che sembrano quasi argento alla luce del sole, legate con uno spago bianco...


Beatrice!” La voce di Monna Gianna mi fa trasalire. Oh no, mi è caduta la collana! “Le tue amiche ti stanno aspettando, dai!” “...Sì, arrivo!” mi affretto a gridare, appiattita sul pavimento a recuperare la collana che, come prevedibile, è caduta sotto il letto. Nel momento in cui, trionfalmente, la recupero, ho però una brutta sorpresa: una delle pietre si è spaccata e non può più essere re-infilata sullo spago. Metto da parte la pietra rotta ed indosso ugualmente la collana. In fondo va bene così: per fortuna, era quella all'estremità sinistra. Anche con nove pietre, è bella lo stesso.



Finalmente mi decido ad uscire da camera mia, fuggo da Monna Gianna prima che noti l'ombra di un po' di polvere sul vestito immacolato e me lo strappi di dosso, e raggiungo le mie amiche, che, vista la giornata calda ed afosa, si sono rifugiate sotto il porticato. Decidiamo comunque di sfruttare la nostra mezza giornata di libertà, e, sfidando il sole cocente, ci dirigiamo nel centro di Firenze.


* * *


Mentre passeggio ed ascolto le mie amiche, che, una alla mia destra ed una alla mia sinistra, chiacchierano a ruota libera, non posso fare a meno di notare quanto sia bella la mia città.

Ah, il caos del Ponte Vecchio, con i carri che portano le merci più disparate e le botteghe sempre aperte!

Le piccole vie, con gli angoli più caratteristici, e i grandi viali, con la loro imponenza e magnificenza!

L'allegria delle persone vocianti lungo le strade, il rumore dell'acciottolato sconnesso sotto i piedi!

Quello storico monumento del centro, di fianco al quale è appollaiato un ragazzo minuto, con un naso enorme e vestito di rosso!

...Un momento, ma quello chi è?



Non ne ho idea, ad essere sincera. Però continua a guardarci. Anzi, no, guarda proprio me. E, al mio passaggio, l'ho visto chiaramente illuminarsi, come se gli si fosse acceso un lume sopra la testa. È evidente che mi conosce...ma io lo conosco? Magari l'ho già visto da qualche parte e non ricordo...è probabile. Sono una pessima fisionomista.

Decido di salutarlo, in fondo è educazione, giusto?


Alla vista del mio gesto, il ragazzo cambia espressione di nuovo. Adesso sembra come... scosso da una rivelazione, ecco. Un po' inquietante, in realtà.

Con mia sorpresa, vedo che viene verso di me. Forse mi vuole ricordare dove e quando ci siamo conosciuti. Speriamo, altrimenti finisco per fare una pessima figura.


Prima, però, che possa dire soltanto: “Salve, ma tu...?” lui inizia a parlare: “Miracolo! Ancora una volta, a nove anni di distanza!”

Sono un po' confusa: nove anni da che? Ma il tizio sembra non volermi dare retta, e continua imperterrito. “A nove anni, con il vestito rosso fuoco; ed ora, dopo nove anni, con un abito candido! Sublime simbologia!”

...Sublime simbologia? Come parla costui? E di che vestito rosso fuoco sta cianciando? Non starà mica parlando di... oh no.



Ora ricordo. Avrei preferito non farlo, però. Quando avevo nove anni, Monna Gianna aveva attraversato un periodo “colori accesi”. Andava in giro con un lungo abito a strisce gialle e viola e lo abbinava sempre ad un cappello color lavanda alto e con volant che, vi assicuro...va beh, lasciamo perdere. Comunque, quell'anno mi aveva comprato un vestito davvero tremendo. In teoria era rosso; in realtà era color “vomito di ubriaco” ed era tutto decorato con pesantissimi merletti che impedivano ogni movimento. Però a nove anni, si sa, non si hanno molti modi di opporsi ai propri genitori o tutori.

Comunque, mi pare di ricordare, in una passeggiata per Firenze, un ragazzino smunto e tutto naso che mi fissava...sì, con ogni probabilità era lui. Ma come fa a ricordarsi! Ci siamo visti una volta appena! Non pretenderà mica che me lo ricordi anche io...!
Ed ora chi lo ferma, questo?? Continua a blaterare!



...è evidente! È evidente! Il numero nove è ovunque! Anche le pietre della tua collana, quante sono? Nove!”

Questo è decisamente troppo. “Ma no” cerco bonariamente di zittirlo “le pietre erano dieci, solo che una è caduta...”

Ma certo! Chiara manifestazione della Trinità! Le pietre ora sono nove!” mi dice con un sorriso così ingenuo ed entusiasta che non so proprio più che cosa rispondergli.

Andiamocene.” sussurro in fretta alle mie amiche.


Quelle, più sorprese di me e sul punto di scoppiare a ridere, mi prendono a braccetto e mi portano via. Il ragazzo sconosciuto rimane lì a guardarmi mentre mi allontano, con un'espressione vagamente ebete e fin troppo esaltata per i miei gusti.

In fondo, potrei anche considerarlo un mio ammiratore. Ma non sono sicura di volerlo rivedere. Naso a parte, è troppo strano, e poi sembra che abbia la testa perennemente... non so... tra le nuvole, in Cielo, ecco.


* * *


Molti anni dopo, ed a moltissimi km di distanza…


Non ci posso credere. Perfino qui! Lo sconosciuto, che ormai tale non è più, perché so che si chiama Dante Alighieri, è arrivato perfino qui! Me lo ritrovo ovunque!



Sono passati moltissimi anni dal nostro primo incontro; sono uscita di casa, mi sono sposata – non con lui, non temete – , ho avuto molti anni di vita, più o meno felici, e poi purtroppo mi sono ammalata e sono finita qui... in Paradiso. Eh già. Detto così sembra forte, vero?

In realtà noi anime beate siamo sempre un po' affaccendate. Qualcuno di noi, a turno, deve occuparsi di scortare un'anima appena arrivata; a me, però, non era ancora giunto nessuno, fino ad adesso.


Così, quando Matelda, la ragazza che abita nel Paradiso Terrestre, mi ha contattato dicendomi: “Ti mando qualcuno di speciale, un giovane uomo! Pensa, è ancora vivo, è in visita! Ed ha chiesto proprio te! Una personcina davvero deliziosa, credimi!” io che cosa dovevo fare? Ho accettato!

Questa è l'ultima volta che mi fido di Matelda. In fondo, si sa, che cosa ci si può aspettare da un'allegra fanciulla che passa le giornate a cantare e cogliere fiori? Dopo un po', è ovvio che tenda a vedere la vita in rosa.


E così, eccomi qui, di spalle rispetto a Dante, il quale, incurante del carro fiorito, della festa tutt'intorno a lui e delle belle fanciulle che danzano al suo fianco, che fa? Piange. Ditemi voi. Ammetto di richiamarlo piuttosto bruscamente, ma, accidenti, un po' di vita! Quando si volta e mi vede, preso dall'estasi, grida: “Beatrice! La Teologia! Sublime miracolo!”

Cominciamo bene…



Dopo aver lasciato il Paradiso Terrestre, è arrivato il momento di salire al Paradiso vero e proprio. C'è solo un piccolo problema: io, anima beata, posso volare; Dante, con il suo corpo, no. È per questo che stanno per scendere due angeli, che lo terranno in braccio per portarlo su.

Prima ancora che possano arrivare, però, Dante chiude improvvisamente gli occhi e comincia a dire ossessivamente:

Oh no, non sono degno di guardare, non posso vedermi volare, è una cosa che va oltre le mie possibilità...”

Ma no, Dante...stanno arrivando gli angeli...”

Volare è una cosa che va oltre l'umano, non posso, non se ne può parlare, vado oltre a quello che posso anche solo pensare...”

Certo che, per non poterne parlare, sta blaterando parecchio!



I due angeli, da tempo fermi a guardarlo sbigottiti, mi lanciano un'occhiata interrogativa. Alzo le spalle, rassegnata, e loro iniziano a portarlo su. Certo che in molti anni non è cambiato di una virgola!

Durante tutto il volo cerco di convincere Dante a godersi il panorama, tento di persuaderlo a guardare almeno gli angeli (i quali, dispettosi, gli pizzicano anche il nasone) ma niente, lui continua a tenere gli occhi sbarrati ed a dire che si sente transumanare.

Pazienza, ci vuole pazienza.

In fondo, quanto ci vorrà per girare questi...oh no!, nove Cieli del Paradiso?


FINE




Che dite, ho spupazzato troppo il povero Dante?

Ogni tanto non posso fare a meno di immaginarmi una Beatrice un po’ esasperata dai voli pindarici del Sommo, che decisamente aveva una mente ed un cuore al di fuori dalla portata di tutti noi. Mi sono ispirata sia alla Vita Nova che alla Commedia, ed ho inserito nel racconto anche le illustrazioni di Gustavo Doré che impreziosiscono l'edizione che ho a casa.

Se siete arrivati fin qui, grazie di cuore per esservi prestati a questo – spero simpatico – esperimento! Fatemi sapere che cosa ne pensate, se vi va…

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


mercoledì 17 maggio 2023

L'ANGOLO VINTAGE 2.0 - MAGGIO 2023

 


Cari lettori,

benvenuti all’appuntamento del 17 del mese con “L’angolo vintage”!


Oggi, come già fatto più volte all’interno di questa rubrica, parliamo di gialli, ma in formato… ridotto. Questo aprile un po’ pieno di spostamenti (ve ne ho parlato meglio qui) ha fatto sì che le mie letture fossero in numero minore, o un po’ più brevi. Poco male, anzi, non so dirvi quanto nelle primavere del 2020 e del 2021 io abbia sognato di “leggere meno” piuttosto, ma di fare qualcosa di diverso dallo stare chiusa in casa…


Così ho pensato di proporvi una delle “Novelle Nere” della Rizzoli, una sorta di racconto lungo, ed una raccolta di estratti della collana Il Capitello.


Vi lascio alle recensioni, sperando che questo “format giallo” vi piaccia!



Dolce vita, dolce morte di Giancarlo De Cataldo


Siamo nel 1963 e Roma, la città più mondana del momento, con Cinecittà nel suo momento di massimo splendore, brilla di luci e di colori. Sono le tre del pomeriggio quando Marcello Montecchi, giornalista di costume, ancora a dormire con la fidanzata modella del periodo, viene svegliato da una telefonata. Il suo direttore gli chiede di precipitarsi in un palazzo non certo elegante come quelli dove passa le sue serate, perché lì è stata uccisa una ragazza che stava iniziando a fatica una carriera da attrice.


Quando Marcello arriva sul luogo, riconosce subito la ragazza uccisa: si tratta di Greta, una ragazza tedesca di soli ventitré anni. Con lei egli ha avuto una relazione breve e non molto impegnata, ma caratterizzata da confidenze sincere e momenti quasi di amicizia; la sua morte prematura ed in un bagno di sangue lo lascia sinceramente addolorato. Egli ripercorre più volte nella sua mente l’ultima volta che Greta è stata con lui in un bar: la ripensa così com’era, affamata, indigente, senza più quella luce di gioia e speranza che le animava gli occhi. Giorno dopo giorno, Marcello si rende conto di non riuscire a proseguire serenamente con la sua vita senza almeno tentare di capire chi ha spento il sorriso di Greta.


Tra un passato poco chiaro, uomini misteriosi che sono entrati ed usciti dal palazzo il giorno del delitto, i segreti della coinquilina di Greta e le frequentazioni della ragazza – dal dubbio passato politico, visto che la Seconda Guerra Mondiale non è finita da poi molti anni – le piste da seguire sono infinite, soprattutto per un non professionista.


Gli anni Sessanta scivolano nei Settanta, e poi arrivano gli Ottanta. Marcello cambierà giornale e poi professione, intreccerà relazioni destinate a durare poco e niente ed infine deciderà di sposarsi. Tuttavia il rovello per la morte di Greta, dopo che le indagini degli inquirenti si sono inabissate nel nulla, non lo abbandonerà più...



Giancarlo De Cataldo è un autore che è stato spesso protagonista di questo blog. In alcuni casi ve ne ho parlato in modo entusiastico, per esempio con la serie di Manrico Spinori, il PM appassionato di opera lirica, oppure con il romanzo La Svedese.

In altri casi – ben più rari, devo dire – vi ho confessato che da lui mi sarei aspettata anche di più. Ecco, devo ammettere che purtroppo stavolta rientriamo in questa casistica.


La quarta di copertina parla di un cold case reale degli anni ‘60 in Italia, di Dolce Vita (con un protagonista che non a caso si chiama Marcello), di Neorealismo. A me in realtà questa storia ha fatto venire in mente un po’ Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda, un po’ La grande bellezza… e, con tutto il rispetto – lo so, stiamo pur sempre parlando di un classico del Novecento e di un film pluripremiato – nessuna delle due cose è tra i miei preferiti.


Come Toni Servillo ne La grande bellezza, Marcello sembra aver chiaro ciò che non vuole: restare nel paese da cui proviene, farsi sistemare dal padre in qualche ufficio tranquillo, far fruttare la sua laurea umanistica insegnando. È altrettanto evidente, però, che non ha neanche le idee chiare su quello che vuole. 

Quello che maggiormente mi ha fatto arrabbiare del suo personaggio è proprio questo atteggiamento. Mi spiego meglio: in questi tempi di precarietà, tante persone – me compresa – si accontentano un po’, molto giustamente, delle proposte che ricevono, e spesso alla fine ne sono anche felici, perché le cose vanno bene, o comunque potrebbero andare molto peggio. 

Marcello invece vive in anni di boom economico, anni in cui ti davano un indeterminato con la terza media e potevi finire a dirigere una banca con Ragioneria, finisce per trovare una professione che gli fa fare veramente la bella vita, e che fa? Sciupa tutto! Il giornale forse sì, forse no, però voglio di più, però non voglio fare niente per tutto il giorno, però forse ho anche rotto le scatole; nelle relazioni amorose si fa letteralmente condurre dal vento, dal caso, basta non star solo con il proprio vuoto pneumatico interiore; frequenta gente che non gli piace, girovaga a caso tra posti notturni, si sente Baudelaire nei Piccoli poemi in prosa, e poi si lamenta pure se gli viene lo spleen. Certo, nell’ultimo capitolo l’autore fa capire che un personaggio così è stato costruito apposta, con un certo intento; però, credetemi, tante volte è davvero insopportabile.


In comune con il Pasticciaccio brutto, invece, ci sono sia la donna riversa nel sangue in una casa romana che, soprattutto, il caso che diventa labirintico, che presenta mille piste diverse, che sembra ampliarsi invece che risolversi. Un po’ meditazione alla Carlo Emilio Gadda, un po’ la ricerca affannosa operata, per esempio, dai personaggi di Ariosto. In entrambi i casi, i presupposti per il fallimento ci sono tutti.


Insomma, De Cataldo prende sempre e in generale consiglio anche questa storia, però stavolta atmosfere e personaggi non sono rientrati nelle mie corde.



Donne detective, AA. VV.


Forse qualcuno di voi ricorderà che l’anno scorso ho recensito per voi un’altra raccolta di estratti de Il Capitello, Stavolta si ride!, in un post di Carnevale. Si trattava di un volume pensato e preparato per le scuole, con un’introduzione al genere commedia piuttosto discorsiva e non troppo complessa, una serie di estratti da classici di ogni tempo ed opere di narrativa contemporanea, ed infine alcune proposte di attività didattiche.


Dopo mesi in cui l’altro volume di questa collezione se ne stava sul mio comodino, mi sono chiesta: ma a che serve, se no, la rubrica L’Angolo Vintage?

Eccomi qui, quindi, a raccontarvi com’è fatto Donne detective!



La prima parte del volume, esattamente come l’altro, è dedicata ad una lunga spiegazione, questa volta sul genere giallo. Vengono affrontati, in ordine, l’origine del vocabolo giallo utilizzato in riferimento ai polizieschi, le caratteristiche del genere, le differenze tra le varie figure di investigatori ed i metodi di indagine, la struttura e lo stile, il fumetto giallo, la storia e l’evoluzione del genere con tanti esempi famosi, ed infine la presentazione di alcune scrittrici di gialli. Devo dire che si tratta di un buon ripasso anche per gli adulti appassionati, ma è soprattutto una lettura preziosa per i ragazzi che si accostano al genere per le prime volte.



Quanto agli estratti, devo dire che sono rimasta molto, molto sorpresa, perché mi aspettavo scelte più tradizionali e non conoscevo affatto il frammento di letteratura dell’Ottocento che è stato selezionato per questa raccolta.



L’autrice ungherese Emmuska Orczy ci porta in Inghilterra con Lady Molly, una donna detective che dirige il Dipartimento femminile di Scotland Yard. La protagonista viene convocata in una delle tante ville nobiliari dell’epoca per risolvere il mistero della morte di una governante di origine indiana. Una serie di complicati legami familiari ed un’eredità contesa sembrano essere le chiavi del delitto.



Mary E. Wilkins Freeman, nata e vissuta in America tra il XIX e il XX secolo, racconta in prima persona la storia di Sarah Fairbanks, una ragazza del Midwest americano che lavora come insegnante, è soggetta ai voleri del padre dispotico e rinuncia persino al fidanzato per lui. Quando però il genitore viene trovato ucciso nella sua stanza ed ella si ritrova improvvisamente il grembiule in cucina sporco di sangue ed un’accusa sulla testa, dovrà fare di tutto per scagionarsi.



L’eroina dell’autrice irlandese Lillie Thomasina Meade è Florence Cusack, una “libera professionista” che collabora con Scotland Yard in modo indipendente. Suo aiutante, proprio come succede a Sherlock Holmes, è un dottore, il Dr Lonsdale, che è anche il narratore della storia. In questo caso, Florence gli porta una paziente molto speciale da visitare: una sua amica che sta per morire di crepacuore, a causa del marito che ha problemi con il gioco d’azzardo e probabilmente anche con la criminalità organizzata. Mentre il dottore si occupa della salute della moglie, Florence si occupa dei guai del marito…



L’ultima protagonista, nata dalla penna di Catherine Louisa Pirkis, è Loveday Brooke, la dipendente di un’agenzia investigativa privata. Una sua collaborazione con il poliziotto Griffith di Scotland Yard le darà la possibilità di entrare a contatto con una ricca famiglia nella cui casa accadono fatti molto strani.



L’ultima parte della raccolta, dopo qualche pagina di proposte didattiche, comprende una serie di brevi estratti gialli di vario genere. Prima i classici con Miss Marple, Sherlock Holmes, il commissario Maigret. Poi le narratrici contemporanee come Patricia Cornwell, Ellis Peters e Laura Mancinelli.



Nel complesso un ottimo excursus, interessante, ricco di “perle” poco conosciute e utile dal punto di vista didattico!




Ecco il mio “Angolo vintage” di maggio!

Come al solito, andate a dare un’occhiata anche agli altri partecipanti alla rubrica di questo mese, se vi va! Nel frattempo, fatemi sapere se conoscete questi libri e se vi sono piaciuti.

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


giovedì 11 maggio 2023

MENÙ DI PRIMAVERA… DI PESCE

 Idee per una cenetta di maggio



Cari lettori,

bentornati alla nostra rubrica “Menu e ricette”!


In marzo vi avevo già proposto un menù primaverile, dalla torta pasqualina al tiramisù con le fragole, con le portate principali a base di carne. Lo trovate a questo link.


Oggi invece vi do qualche idea per un menu primaverile… di pesce!


Se vi piacciono le ricette marittime, vi lascio anche i link a due post, uno dello scorso giugno ed uno dello scorso luglio.


Incredibile ma vero, sto imparando a cucinare il pesce, anche se in modo molto semplice e magari ripetitivo. Comunque accetto volentieri qualunque consiglio!


Passiamo al menu, dunque!



ANTIPASTO:

TORTA SALATA AGLI ASPARAGI


Ingredienti:


- 1 rotolo di pasta sfoglia integrale

- 500 gr di asparagi

- 100 gr di ricotta

- 2 Philadelphia piccoli alle erbe

- 2 uova



Preparazione:


- Lavare bene gli asparagi, tagliare via il pezzetto di base e tagliarli a tocchetti.

- Versarli in una ciotola.

- Aggiungere la ricotta, i Philadelphia e le uova intere.

- Mescolare bene.

- Srotolare la pasta sfoglia in una tortiera rotonda, bucherellare e versare il ripieno. Richiudere bene i bordi.

- Cuocere a 180° per circa 35 minuti.

- N.B. I Philadelphia alle erbe sono sostituibili con qualunque formaggio saporito vi piaccia. Per esempio, il brie sta molto bene con gli asparagi.



PRIMO PIATTO:

MACCHERONI ALLE SARDINE FRESCHE



Ingredienti a persona:


- 100 gr di maccheroncini integrali (io uso quelli della Conad ma penso che ci siano anche altre marche)

- Sale

- Circa 4 sardine grosse già pulite e aperte “a libro”

- Olio

- Cipolla surgelata

- Una decina di pomodorini (datterini/ciliegini, a piacere)

- A piacere: basilico fresco, oppure origano



Preparazione:


- Versare un filo d’olio in una padella antiaderente. Aggiungere un pochino di cipolla surgelata.

- Pulire bene le sardine, tagliare a pezzettini e versarle nella padella.

- Aggiungere i pomodorini a pezzi e far andare a fuoco basso.

- Intanto che il sugo cuoce, portare ad ebollizione una pentola di acqua salata, poi buttare i maccheroni.

- Far saltare la pasta al dente nel sughetto, aggiungere basilico o origano a piacere e servire.

- N.B.: se non vi piace la pasta integrale, questo condimento va benissimo anche con i classici spaghetti!



SECONDO PIATTO:

TONNO IN UMIDO CON POMODORINI



Ingredienti a persona:


- Un trancio di tonno

- Olio

- Misto per soffritto surgelato

- Una decina di pomodorini



Preparazione:


- Oliare una padella antiaderente ed aggiungere il misto per soffritto.

- Pulire bene il trancio di tonno e disporlo in padella.

- Iniziare a cuocere a fiamma bassa e nel frattempo tagliare i pomodorini.

- Aggiungere i pomodori in padella e completare la cottura.

- Servire quando il tonno è ben cotto ed i pomodorini un po’ caramellati.



DOLCE:

TORTA BUDINO



Ingredienti:


- Una busta di budino alla vaniglia

- Una busta di budino al cioccolato

- Due confezioni di latte da 500 ml

- Una confezione di biscotti secchi tipo “Oro Saiwa”

- Marsala o altro liquore a piacere



Preparazione


- Iniziare disponendo sul tavolo da lavoro una pirofila rettangolare, la confezione di biscotti ed un piatto fondo in cui, con un po’ di acqua, è stato allungato il Marsala o il liquore prescelto.

- Mettere due pentole su fuoco basso. Nella prima versare una delle due confezioni di latte e la busta di budino al cioccolato, nell’altra la confezione di latte restante e la busta di budino alla vaniglia.

- Mescolare bene finché la cottura del budino non è ultimata (solitamente dovrebbe bollire).

- Appoggiare le due pentole fumanti al tavolo da lavoro con i sottopentola.

- Comporre la torta budino: uno strato di biscotti immersi nel Marsala; uno strato di budino al cioccolato; un altro strato di biscotti e Marsala; uno strato di budino alla vaniglia.

- Aspettare che il budino non sia più fumante, poi lasciare riposare in frigo per qualche ora.

- Preparato il giorno prima è ancora meglio!




Ecco il mio menu primaverile di pesce!

Come avete visto non si tratta di ricette troppo complicate. Spero che siano abbastanza fattibili per tutti :-)

Fatemi sapere se qualche mia ricetta vi ha incuriosito e se avete preferito questo mio menù o quello di carne di marzo. Se vi va, scrivetemi nei commenti qualche vostra ricetta primaverile!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)