giovedì 18 luglio 2024

LETTURE... SUL LAGO

 Due romanzi di Andrea Vitali e Rosa Teruzzi



Cari lettori,

per la nostra rubrica “Letture… a tema”, oggi, nel pieno mood vacanziero di luglio, facciamo un giretto sul lago!


Si tratta di una meta prediletta dei milanesi e dintorni come me per weekend, gite fuori porta e ponti. Come sapete, io frequento molto di più la rotta marittima e non sempre mi capita di andare, ma l’anno scorso ho fatto un giretto a Bellano, paese natio di uno dei due autori protagonisti di oggi, e la ricordo proprio come una bella giornata :-)


Oggi vi presento, per l’appunto, uno degli ultimi romanzi di Andrea Vitali, che come sempre racconta la sua Bellano di ieri e di oggi, e l’ultimissima disavventura della fiorista-detective Libera, nata dalla penna di Rosa Teruzzi, una protagonista che si divide tra l’amatissima Milano e Colico, il paese d’infanzia situato proprio sul lago.


Sono due romanzi che permettono un po’ di evasione ai lombardi – ma non solo – che sono ancora in città, e sono in formato abbastanza tascabile, quindi portabili per i vostri prossimi viaggi di luglio ed agosto!



Sua Eccellenza perde un pezzo, di Andrea Vitali


Bellano, anni ‘30. La città è, come tutta Italia, alle dipendenze del partito fascista, ma gli echi di guerra sono ben lontani. 

C’è, in particolare, un angolo bellanese dove si lavora in silenzio e nient’altro. Si tratta della panetteria gestita dai fratelli Venerando e Gualtiero Scaccola, tirati su con estrema severità dal padre ormai defunto, che portano avanti ogni giorno il loro lavoro con un’etica invidiabile. Se Venerando, però, sembra non avere problemi con questo stile di vita, Gualtiero inizia a porsi delle domande. Così, quando arriva una strana lettera da parte del sindacato dei panettieri a proposito di una gita da organizzare, egli si propone di fare una passeggiata fino in Comune per chiarire che sì, lui ed il fratello sono iscritti al partito, ma solo perché, per poter continuare a lavorare, non c’è altra scelta.


La passeggiata di Gualtiero ha due conseguenze. La prima è che l’uomo, che da anni non faceva che suddividersi tra casa al piano di sopra e bottega a quello di sotto, si ricorda che esiste un mondo fuori e finisce per fare la conoscenza di una simpatica cameriera, ragazza madre in difficoltà. La seconda è una sorta di effetto domino in Comune.


L’idea del sindacato dei panettieri di fare una gita a Bellano – gita che avrebbe dovuto venire organizzata dai fratelli Scaccola – diventa ben presto un affare municipale. Sindaco, giunta, messo comunale, in sinergia con i segretari di sezione del partito, vedono in questa giornata la possibilità concreta di riparare agli errori del passato. Già, perché ultimamente Bellano, tra tori senza corna di nome Benito che suscitano il terrore scappando dal recinto, equivoci generati da un imbranato portalettere, cerimonie per l’Epifania trasformatesi in momenti da cabaret e segretari di sezione mandati via a calci, non ha proprio dato lustro al partito.


Così i potenti del paese mobilitano tutti, dai negozianti agli insegnanti, per far sì che la gita dei panettieri con le loro signore sia indimenticabile. Addirittura si pensa di coinvolgere il Federale di Como, in modo da riabilitare definitivamente la fama di Bellano.


Per organizzare al meglio la sicurezza di un simile evento, viene coinvolta la locale caserma. Il maresciallo Maccadò e i suoi uomini, che tante – e stravaganti – ne hanno viste in questi ultimi anni bellanesi, sono così costretti a farsi carico anche di questa incombenza. Tra l’altro, ultimamente il maresciallo è preoccupato per il comportamento del carabiniere Beola, il più giovane ed inesperto di loro, che sembra avere una condotta poco conveniente con una signorina. Come già successo altre volte, al nostro protagonista toccherà risolvere sia l’inghippo pubblico che quello privato.



So di averlo già detto più di una volta, ma con Andrea Vitali è proprio il caso di dimenticare l’idea di romanzo storico come manierato, fatto di grandi gesti ed emozioni, un po’ polveroso. 


I personaggi della Bellano di cent’anni fa sono più che mai vivi e ci somigliano moltissimo: i commercianti che pensano al loro tran tran e non vogliono essere coinvolti in iniziative che non competono loro, le lungaggini burocratiche della pubblica amministrazione, i pettegolezzi che come in un telefono senza fili si amplificano e si distorcono, i personaggi che combinano un guaio dietro l’altro e poi vanno a riderne al bar, gli esponenti delle forze dell’ordine che la sera vorrebbero proprio stare a casa con le famiglie e vengono costretti ad uscire per la rogna – magari un po’ insignificante – di turno…


La sua commedia corale degli equivoci con qualche sfumatura di giallo è un genere ormai per lui consolidato e molto amato dai suoi lettori, ma in qualche modo egli riesce sempre a trovare un nuovo stratagemma, un nuovo assurdo sotterfugio che causa, come in un inevitabile effetto domino, tanti guai ai personaggi dei suoi romanzi.


Tra l’altro, egli non si è mai dichiarato politicamente impegnato – e io ho assistito a più di una presentazione, è difficile che si vada a parlare di temi caldi d’attualità o affini – ma devo dire che pochi autori riescono a mettere alla berlina il periodo del ventennio fascista come fa lui. Nei suoi romanzi i segretari di sezione fanno sempre delle fini imbarazzanti: niente di violento, solo dimissioni forzate dopo essersi messi in ridicolo davanti alla loro stessa comunità. L’impressione è che l’autore sia intimamente convinto che Bellano sia sempre stata antifascista, anche se con modalità inconsuete ed a volte del tutto involontarie.


Stavolta, per esempio, una massima autorità fascista, una personalità che chiunque conti a Bellano attende con impazienza, è in realtà più preoccupato dei capricci della moglie, della sua paura nel viaggiare e di far sistemare la sua dentiera vecchio stampo.


I “giallognoli” del commissario Maccadò e della sua squadra – come li definisce l’autore stesso – sono una garanzia per passare qualche ora di divertimento, leggero ma non superficiale. È un appuntamento a cui periodicamente torno volentieri!



La ballata dei padri infedeli, di Rosa Teruzzi


La fredda e piovosa estate del 2014 ha lasciato il posto ad un autunno certamente non caldo. Per Libera, però, c’è stato comunque il tempo per una vacanza.


È appena tornata dal suo soggiorno all’Isola d’Elba con Gabriele, il suo amore di sempre. La nascita della loro storia è stata osteggiata dal fatto che egli è stato il migliore amico del marito di Libera, ormai defunto da tempo, e che è tuttora il capo della figlia, Vittoria. Nonostante tanti impedimenti passati e presenti – Gabriele aspetta un figlio da una giovane collega con cui ha avuto una relazione – i due hanno deciso comunque di vivere il loro amore alla luce del sole e Libera si sente finalmente felice.


Ci sono, però, dei dubbi che la logorano. Innanzitutto, la corte del suo amico chef Furio non ha smesso di essere serrata: poco prima della partenza, ella si è vista recapitare un mazzo di rose rosse con la scritta Proviamoci!. Più diretto di così non avrebbe potuto essere…


Poi, Gabriele, commissario di polizia, è d’accordo con Vittoria nel pensare che Libera e la madre Iole non dovrebbero ficcare il naso in faccende investigative che non sono di loro competenza. La protagonista, però, ha visto la sua vita cambiare in pochi mesi: ha scoperto la verità sulla morte misteriosa della nonna Ribella, ha finalmente trovato gli assassini del marito, ha scoperto l’amicizia della giornalista Irene e del suo burbero capo, detto “Cagnaccio”… e fatica a rinunciare a tutto questo.


Iole, dal canto suo, è stranamente meno svagata del solito ed ultimamente sta indagando per delle motivazioni personali. È tornato in città da tempo Diego Capistrano, un suo vecchio amore, che potrebbe essere il padre di Libera. Il problema è che l’uomo si è reso protagonista di alcune rapine “alla Robin Hood” nei confronti di alcuni usurai, e trovarlo è come cercare di afferrare la nebbia.


A sorpresa, però, è proprio Capistrano a richiedere l’aiuto delle due “Miss Marple del Giambellino”, come vengono ormai soprannominate Libera e Iole. 


Nel palazzo di Milano dov’è nato e cresciuto c’è un suo “protetto”, un ragazzo adolescente molto sveglio ed in gamba, ma con una difficile situazione familiare. Il padre di origini nordafricane, Hamma, è scomparso nel nulla dopo essere entrato in un brutto giro di spaccio, ed alcuni indizi – comprese delle strisce di sangue nel luogo dov’è scomparso – farebbero pensare ad un omicidio. Non tutto, però, è come sembra.


Questa volta Libera e Iole devono agire con i piedi di piombo: non sono più di fronte a spose scappate dal marito, segreti di famiglia, poveracci che rubano per vendicarsi degli strozzini. Tutte cose con un’indubbia percentuale di rischio, ma meno difficili da gestire. In questo caso il pericolo è quello di pestare i piedi alla malavita vera e propria, ed il tutto per aiutare una persona che ha già precedenti penali e che potrebbe essere un loro stretto parente… oppure no. Insomma, è qualcosa che Gabriele vedrebbe come il fumo negli occhi, e forse per questo Libera è doppiamente prudente.


Come sempre, la casa sul lago a Colico, le passeggiate con la cagnolona Idra, le corse all’alba sul Naviglio si rivelano la chiave per schiarirsi le idee… ed avere illuminazioni impreviste e risolutive.



Esattamente come la serie di Vitali, anche quella di Rosa Teruzzi è per me un appuntamento fisso… e poi mi diverto a commentarla con la mia amica Francy, l’autrice del blog L’angolo di Ariel (se andate sul suo blog troverete di sicuro le sue recensioni a tutti i romanzi della serie, compreso questo).


Il mix di giallo e di romance, di amore per Milano ed evasione in mezzo alla natura, di risate e momenti più intensi è quello che ci ha conquistate di questa serie.


Sicuramente entrambe facciamo il tifo per lo chef Furio ed abbiamo la sgradevole sensazione che Gabriele nasconda qualcosa, ma a giudicare da questo romanzo, secondo me, le cose andranno ancora per le lunghe… Libera è stata innamorata del commissario troppo a lungo perché si dimentichi così in fretta di lui per un altro, anche se è un “altro” molto innamorato, simpatico, estroverso, che cucina per lei, la porta a ballare, manda rose rosse ed ha un fantastico cagnolone (no, non sono assolutamente di parte, come potete anche solo pensarlo?).


Con l’indagine questa volta si alza un po’ il tiro: come vedrete, Libera e le altre due donne della sua famiglia tireranno la corda fin troppo!


Un paio di colpi di scena alla fine del romanzo fanno intuire che la storia delle donne del Giambellino non si conclude certo qui! Che dire, questa è una nuova uscita di fine aprile… aspetteremo l’anno prossimo per sapere in quale altra avventura si cimenteranno!




Questo è il nostro “giro sul lago” di oggi… spero proprio che vi sia piaciuto!

Conoscete queste serie? Le avete lette? Che cosa ne pensate?

Fatemi un po’ sapere!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


2 commenti :

  1. Ciao Silvia, ti ringrazio per avermi nominata... è sempre molto divertente e piacevole commentare insieme i vari episodi della serie della Teruzzi e tifare per il cuoco Furio ;-)

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    1. Grazie a te! Speriamo che ci sia presto una nuova uscita...

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