Il quarto e quinto capitolo della saga di Lucinda Riley
Cari lettori,
per la nostra rubrica “Letture...per autori”, continuiamo a parlare di Lucinda Riley e dell’emozionante saga de Le sette sorelle. La storia delle sei (più una?) ragazze adottate dal generoso magnate Pa’ Salt, morto in circostanze misteriose lasciando alle figlie delle indicazioni per fare una ricerca sulle loro origini, continua a stupirmi ed a farmi passare ore in una piacevolissima lettura. Man mano che procedo nell’ultimare i volumi della saga, emergono sempre più elementi relativi alla storia che è il “filo conduttore della serie”, quella che risponde alle due fondamentali domande: chi era (è?) davvero Pa’ Salt? Perché la settima sorella, Merope, non è mai arrivata? Capitolo dopo capitolo, inoltre, compaiono sempre più elementi mitologici adattati in chiave contemporanea: non solo le protagoniste sono ispirate al mito delle Pleiadi, le sette madri della Terra, e il loro padre adottivo ricalca la figura di Atlante, ma compaiono anche degli altri personaggi, e delle nuove tematiche.
L’anno scorso, in un vecchio post della rubrica “Preferiti del mese”, vi avevo parlato della storia di Maia, la maggiore delle sette sorelle, una riservata traduttrice che non ha mai lasciato Atlantis, la casa che divideva con le altre ragazze e con Pa’ Salt, ma che, grazie alle indicazioni che le ha lasciato il defunto padre, vive un’incredibile avventura in Brasile, sulle tracce della sua bisnonna Izabela e degli artisti ed architetti che, negli anni ‘20 del XX secolo, hanno costruito la statua del Cristo Redentore di Rio.
In un post più recente, invece, vi ho presentato le storie di altre due sorelle. La prima è l’estroversa velista Alcyone, detta Ally, che dopo aver affrontato un grande dolore riscopre il suo primo amore, la musica classica, ed intraprende un viaggio in Norvegia, riportando alla luce la storia di Anna, una sua trisavola, nonché famosa soprano. La seconda, che forse al momento è la mia preferita, è Asterope, detta Star, la più misteriosa delle sorelle, che sembra essere cresciuta all’ombra della sua invadente gemella CeCe. Star, dotata di un grande talento per le materie umanistiche, la cucina ed il giardinaggio, troverà la sua dimensione nella campagna inglese, frequentando i discendenti di Flora McNichol, una disegnatrice e naturalista che, secondo le indicazioni di Pa’ Salt, sembra avere a che fare con lei e con le sue origini.
Le due sorelle di cui vi parlo oggi sono invece Caeleno, detta CeCe, e Taygete, detta Tiggy. Le ho trovate un po’ più diverse da me rispetto alle tre maggiori, sicuramente più lontane dal mio modo di vivere e di pensare, ma ciò non significa che non abbia apprezzato la lettura. La stessa Lucinda Riley, nelle sue introduzioni ai romanzi, afferma che le sei sorelle D’Aplièse sono così diverse tra di loro che sicuramente ogni lettore ne sentirà più vicine alcune e più lontane altre, ne avrà una preferita ed una che non riuscirà a comprendere fino in fondo.
Se dovessi giudicare in base a quello che ho letto, potrei dire che, al momento, la sorella più vicina a me è Star, seguita a poca distanza da Maia… ma devo ancora leggere il romanzo dedicato ad Electra (La ragazza del sole) e ovviamente l’ultimo, che tutti noi fan stiamo aspettando! Vi lascio a CeCe e Tiggy…
La ragazza delle perle
Caeleno, detta CeCe, la quarta delle sorelle D’Aplièse, è sempre sembrata a tutti una ragazza sicura di sé e perfino un po’ dispotica, ma, all’inizio del romanzo, ella sta vivendo una profonda crisi personale. CeCe ha sempre vissuto in simbiosi con la sua “gemella di fatto” Star, che ha solo tre mesi in più di lei: con lei ha girato il mondo per anni, con lei ha preso casa a Londra, con lei ha immaginato di convivere mentre frequentava l’Istituto d’Arte. Nulla è andato come CeCe aveva previsto: Star, che non ha mai apprezzato il loro lussuoso appartamento nella City, è andata a vivere e lavorare in campagna insieme alle persone che ha “ritrovato” grazie alle indicazioni di Pa’ Salt, e CeCe si trova costretta ad ammettere una scomoda verità: tra loro due, la più forte, anche se non sembra, è Star.
CeCe continua ad essere tormentata dagli incubi notturni che l’avevano costretta a dormire con Star fin da quando era piccola, ma ora è sola. In più, ella ha sempre sofferto di complessi di inferiorità a causa della sua dislessia, e non si trova per niente bene al college, dove sente che il suo spirito artistico è imbrigliato e gli insegnanti non apprezzano i suoi sforzi. Un giorno in cui è particolarmente frastornata decide di aprire la lettera di Pa’ Salt e di leggere le indicazioni che egli le ha lasciato. Scoprire il luogo delle sue origini la lascia esterrefatta: si tratta dell’Australia, uno dei pochissimi luoghi al mondo che non ha mai visitato a causa della sua fobia dei ragni.
Dopo qualche tentennamento, CeCe decide di lasciare il college e partire, non prima però di una “pausa di riflessione” in occasione delle vacanze di Natale, che decide di trascorrere in Thailandia, su una delle sue isole preferite. Proprio lì incontra un uomo, Ace, che, se da un lato sembra quasi un principe contemporaneo (bello, ricco, gentile, intelligente, simpatico) dall’altro nasconde qualcosa, come un mistero doloroso (e infatti si fa chiamare con un soprannome di fantasia). CeCe ha una breve avventura con lui, ma sa che il suo viaggio non è terminato, e così si reca in Australia.
Lì conosce una ragazza del luogo, Chrissie, che lavora all’aeroporto ma ha studiato arte contemporanea all’Università. Insieme a lei, che è di origini aborigene, ricostruisce la storia di una donna, Katherine (Kitty) McBride, della quale Pa’ Salt le ha parlato, e che potrebbe essere una sua antenata.
La storia di Kitty ha dell’incredibile: nata all’inizio del Novecento in un paesino della Scozia, figlia di un pastore protestante che non l’ha mai davvero amata, si ritrova ancora adolescente ad emigrare in Australia per assistere come dama di compagnia un’importante parrocchiana del padre. Lì è ospite dei Mercer, un’importantissima famiglia specializzata nella coltivazione e nella vendita di perle. Kitty si ritrova ben presto oggetto delle attenzioni di entrambi i gemelli Mercer: il serio e quieto Andrew e l’allegro e sfrontato Drummond. Con loro andrà a Broome, unico avamposto cittadino in una zona selvaggia dell’Australia, e si troverà a gestire l’impero della famiglia Mercer. Tuttavia, la maledizione di una leggendaria perla rosata pende su di lei e sui suoi cari…
La ragazza delle perle è un romanzo che ho letto con un po’ più di lentezza rispetto al precedente La ragazza nell’ombra, che avevo davvero divorato. CeCe è, come ho già detto, una sorella piuttosto diversa da me: non tanto come carattere, perché si rivela molto più fragile e profonda di quello che potrebbe pensare il lettore (agli occhi delle altre sorelle sembra persino un po’ prepotente), bensì per quanto riguarda le scelte sentimentali e l’attitudine a viaggiare. In materia amorosa, posso solo svelare che CeCe, da artista qual è, ha una personalità complessa, e credo che molti lettori resteranno sorpresi dalle sue scelte. Personalmente, invece, essendo tutto tranne che una viaggiatrice, mi ha colpito molto la sua adattabilità nel visitare luoghi lontani. Questo è, ora come ora, il romanzo più “esotico” della serie di Lucinda Riley: i luoghi descritti sono davvero incredibili (soprattutto per una come me, che considera “avventura” il viaggio in Spagna di nove anni fa). Tra bellissime spiagge thailandesi e l’entroterra incontaminato dell’Australia (che sembra un po’ il Far West, a tratti) c’è davvero da sognare!
Anche Kitty è un personaggio complesso, con luci ed ombre, proprio come CeCe, e nella sua storia non mancheranno colpi di scena e grandi dolori. Io l’ho trovata un po’ dura, ma anche forte e coraggiosa.
La caratteristica che però mi ha conquistato di più di questo capitolo della storia è la tematica dell’arte e, più in generale, del “processo creativo”. CeCe è una cittadina del mondo che ha in sé sangue inglese, tedesco, aborigeno e giapponese, e come tale abbraccia tantissimi stili artistici contemporanei, il che la rende refrattaria allo studio canonico dell’arte. Insieme ad alcune persone speciali che troverà in Australia, ella capirà che cosa può considerarsi ispirazione per lei, e ritroverà la sua Musa. Ci sono riflessioni davvero interessanti sulla mente degli artisti e dei creativi in generale… sono sicura che le apprezzerete!
In foto (scattata da me) oltre al libro: una collana di perle (fintissime, io non sono stata ancora corteggiata da un gemello Mercer), una penna-bambolina thailandese e una piccola roccia di ametista, che simboleggia il paesaggio montuoso e variegato dell'Australia.
La ragazza della Luna
Sono passati ormai sei mesi dalla morte di Pa’ Salt e Taygete, detta Tiggy, la quinta sorella D’Aplièse, ha rivoluzionato completamente la sua vita. A soli ventisei anni, dopo una laurea in Zoologia, ha ottenuto un incarico in un prestigioso laboratorio, ma ben presto ha capito che la vita al chiuso la soffocava. Così, ella ha iniziato una nuova vita in Scozia, occupandosi di tutela faunistica in alcune tenute all’aperto. Per un po’ di mesi ha aiutato un’anziana signora prima del suo pensionamento, ma da poco tempo è impiegata nella tenuta di Kinnaird, un luogo splendido, ma purtroppo pieno di problemi.
Da un lato, ella si trova bene, perché il suo collega guardacaccia Cal è una persona gentile, il luogo è splendido e la varietà faunistica incredibile (si sospetta che ci sia perfino un cervo bianco); dall’altro è preoccupata, perché la tenuta è andata in eredità ad un uomo, Charlie, che lavora tutto il giorno come cardiochirurgo, ed ella ha l’impressione che non ci sia molta cura per il luogo, che i dipendenti siano un po’ lasciati a se stessi e che i fondi manchino. Inoltre, ella si sente attratta da Charlie, ma nega a se stessa i suoi sentimenti, perché l’uomo è più grande di lei, sposato con una donna intrattabile e con una figlia adolescente, Zara, che però si attacca curiosamente a Tiggy e mostra un grande interesse per gli animali. La situazione si complica ulteriormente quando alla tenuta arriva un uomo, Zed Eszu, tanto ricco e potente quanto arrogante ed invadente, che inizia ripetutamente ad infastidire la ragazza. Tiggy non è solo stufa delle sue avances, ma anche un po’ inquietata, perché sia Maia che Electra conoscono Zed e non lo ritengono una brava persona.
Sentendosi confusa a proposito del suo futuro, Tiggy decide, come le sue sorelle prima di lei, di andare in cerca delle sue origini. È un anziano custode della tenuta, di nome Chilly e di origini rom, a riconoscerla come una donna del suo popolo, anzi, come una bruja, una potente maga e veggente. Con sua grande sorpresa, ella scopre che Pa’ Salt, a differenza di quello che ha fatto con le sue sorelle, l’ha portata ad Atlantis “su commissione”: è stata una sua parente, una donna andalusa di nome Angelina, ad affidargli la neonata Tiggy ed a chiedergli di farla tornare in Spagna in età adulta.
Grazie ai racconti di Chilly, Tiggy scopre la storia di Lucìa, sua nonna, nata a Granada all’inizio del Novecento, nelle caverne di Sacromonte, dove, ai tempi, era alloggiata la popolazione rom. Lucìa, che trascorre l’infanzia in mezzo alle ristrettezze, con tre fratelli maggiori che danno non pochi grattacapi alla madre Maria, ha un grande dono: il duende, ovvero la Musa della danza e della musica.
Per mezzo del padre José, chitarrista in cerca di riscatto, si esibisce per la prima volta a dieci anni, e in brevissimo tempo diventa una vera artista del flamenco. La sua esistenza è quella di un’artista: con José viaggia per la Spagna, incontra il chitarrista Meñique che sarà suo compagno per tanti anni, è costretta a lasciare la nazione a causa della Guerra Civile e della dittatura di Franco, e riesce, infine, a conquistare anche l’America con il suo talento.
La ragazza della luna è (per ora) l’ultimo volume che ho letto della saga, ed ha suscitato in me delle emozioni contrastanti. Tiggy è un personaggio un po’ lontano da me, forse ancora più di CeCe, con la quale, almeno, condivido il punto di vista sulle attività artistiche. Tiggy è una scienziata, un’appassionata animalista vegana ed una persona molto spirituale, che “sente” avvenimenti e situazioni in un modo che potremmo definire soltanto soprannaturale. Io ho sempre guardato con un po’ di scetticismo a queste tematiche spirituali, e mi meraviglia che una scienziata (che dovrebbe essere molto più razionale di noi fantasiose umaniste) sia invece così propensa a praticare persino dei vecchi rituali o delle maledizioni. Tuttavia, devo ammettere che, nonostante tutto, il personaggio di Tiggy funziona: la sua particolarità è proprio quella di essere spaccata tra un lato da biologa, amante della natura e degli animali, ed uno da bruja, tra sogno e fantasia. Non è stato facile comprenderla, ma Lucinda Riley ti porta sempre ad amare i suoi personaggi.
Tutt’altro discorso per Lucìa, che ho amato senza se e senza ma, non solo perché è una ballerina (e conoscete il mio rapporto con la danza), ma anche perché è passionale, istintiva, piena di risorse, non si arrende mai ed ha sempre “fame” di migliorarsi. Inoltre, l’ambientazione andalusa mi ha riportato con il cuore al viaggio spagnolo di cui vi ho parlato qualche riga fa: sono tornata con la fantasia in posti meravigliosi che non potrò mai dimenticare.
Questi capitoli della saga de Le sette sorelle avvicinano un po’ di più il lettore a quello che dev’essere “il sugo della storia”: CeCe vede nel cielo la stella di Merope, insolitamente brillante, come se si stesse avvicinando a loro (o come se in Australia fosse più vicina a loro?); Tiggy scopre alcune stanze ad Atlantis di cui Pa’ Salt non le aveva mai parlato; si delinea sempre più il ruolo di villain di Zed Eszu, che altro non è che la versione in chiave contemporanea di Zeus, il re degli dei, che aveva più volte insidiato le Pleiadi. Non so voi, ma io sono sempre più curiosa!
In foto (scattata da me) oltre al libro: una ballerina in legno dipinto e un gatto rosso, che ricorda gli esemplari selvatici di cui si occupa Tiggy nella tenuta.
Ecco i miei pensieri a proposito di CeCe e Tiggy!
Voi che mi raccontate? Avete letto questi volumi della serie?
Quali avete preferito? Se invece non li conoscete, vi sto un po’ incuriosendo?
Attendo un vostro parere!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
Ciao Silvia, dei due romanzi ho letto solo "La ragazza delle perle" e condivido il tuo parere, mentre "La ragazza della luna" mi manca ma conto di leggerla appena potrò, anche perchè anch'io sono sempre più incuriosita da questa bellissima saga :-)
RispondiEliminaCiao! Avevo letto la tua recensione de "La ragazza delle perle", e so che per molti versi la pensi come me. Spero che riuscirai a leggere presto "La ragazza della Luna"! :-)
EliminaCome sai, seguo questa saga, che mi sta piacendo molto.
RispondiEliminaTra tutti finora ho preferito il primo e La ragazza nell ombra, anche se in generale mi sono piaciute tutte le storie :)
Ciao Angela! A quanto pare abbiamo gli stessi gusti, visto che condividiamo i preferiti :-)
EliminaDa come ne parli e ne parlano Ariel e Angela deve essere una saga davvero piacevole e interessante. Grazie Silvia.
RispondiEliminasinforosa
Ciao Sinforosa! Spero che, se vorrai leggerla, piacerà anche a te :-)
EliminaCiao Silvia! Io purtroppo questa saga non l'ho ancora iniziata. C'è sempre un testo che lo precede. Me la consigli?
RispondiEliminaCiao Diletta! Io te la consiglio tanto, è davvero una delle più belle saghe che ho letto... e mi mancano ancora due volumi (uno deve ancora uscire, in realtà)!
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