I mondi di Antonia Pozzi #6
Cari lettori,
nuovo post dedicato al nostro “Angolo della poesia” ed alla poetessa lombarda Antonia Pozzi! Nei precedenti post abbiamo visitato insieme a lei il mare, le sue amate montagne e le meraviglie della natura, e ci siamo confidati con lei a proposito della crescita e dell’amore.
Oggi torniamo a parlare di elementi naturali, ed in particolare di qualcosa che era molto caro ad Antonia Pozzi: il cielo. La volta celeste è stata descritta da lei in modi così accurati e suggestivi che il titolo del film a lei dedicato è proprio Il cielo in me, come potete vedere nell’immagine di inizio post.
Voi avete visto questo film? Che cosa ne pensate? Io non ancora, anche se sarei curiosa!
I cieli preferiti di Antonia Pozzi sono sempre quelli di montagna, oppure quelli che incorniciano luoghi selvaggi, ma la poetessa riesce a descrivere con grande delicatezza anche i cieli tempestosi o metaforici.
Presentimenti di azzurro
(Dipinto: Studio di nuvole a cumuli, di John Constable)
Stamattina
sono rimasta tanto alla finestra
a riguardare il cielo:
non c’era nessun velo
di nebbia, ma una decisa tela grigiolina.
Le nuvole parevan ritagliate
ed ingommate
l’une sull’altre, strette;
carnose, a sfumature nette.
E mi sembrava
che a saettar là dentro a capofitto
con un bel volo dritto
non mi sarei dovuta sperdere
per strade sinuose
in nebulosità fumose,
ma che sarei dovuta riuscire
dall’altra parte, immediatamente,
in un azzurro fresco, veemente.
E poi me ne sarei tornata
con calma strascicata
palpeggiandomi guardinga e gelosa
l’anima rugiadosa.
Milano, 13 aprile 1929
Tramonto corrucciato
(Dipinto: Il seminatore, di Vincent Van Gogh)
Il sole
chino sul grembo della montagna
con tensione
grifagna
sembrava un occhio stupefatto d’arancione
cigliato
di raggi a lame vivide
sotto un sopracciglio corrucciato
di nubi livide.
Milano, 14 aprile 1929
Lampi
(Dipinto: La tempesta, di Jan van Goyen)
Stanotte un sussultante cielo
malato di nuvole nere
acuisce a sprazzi vividi
il mio desiderio insonne
e lo fa duro e lucente
come una lama d’acciaio.
S.Margherita, 23 giugno 1929
Sera d’aprile
(Dipinto: Ninfee e nuvole, di Claude Monet)
Batte la luna soavemente
di là dai vetri
sul mio vaso di primule:
senza vederla la penso
come una grande primula anch’essa,
stupita,
sola,
nel prato azzurro del cielo.
Milano, 1 aprile 1931
Notturno
(Dipinto: Chiaro di luna, di Alfons Mucha)
Curva tu suoni
ed il tuo canto è un albero d’argento
nel silenzio oscuro -
Limpido nasce
dal tuo labbro – il profilo
delle vette – nel buio -
Muoiono le tue note
come gocce assorbite dalla terra -
Le nebbie sopra gli abissi
percorse dal vento
sollevano il suono spento
nel cielo
(Breil, luglio 1933) – Pasturo, 22 agosto 1933
Ricongiungimento
(Dipinto: Panorama di mare con ampio cielo, di Eugène Boudin)
Se io capissi
quel che vuole dire
- non vederti più -
credo che la mia vita
qui – finirebbe.
Ma per me la terra
è soltanto la zolla che calpesto
e l’altra
che calpesti tu:
il resto
è aria
in cui – zattere sciolte – navighiamo
a incontrarci.
Nel cielo limpido infatti
sorgono a volte piccole nubi
fili di lana
o piume – distanti -
e chi guarda di lì a pochi istanti
vede una nuvola sola
che si allontana.
Sole d’ottobre
(Dipinto: Autunno, di Frederic Church)
Felci grandi
e garofani selvaggi
sotto i castani -
mentre il vento scioglie
l’un dopo l’altro
i nodi rossi e biondi
alla veste di foglie
del sole -
e il sole in quella
brucia
della sua bianca
bellezza
come un fragile corpo
nudo -
Riconciliazione
(Dipinto: La pergola rosa, della Blackhurst House)
La luna è vitrea e lieve
ancora, nel vasto tramonto.
Perché non uscire
di qui? Perché non portare
laggiù, nelle strade, la mia
nostalgia dei monti perduti,
tradurla in amore
pel mondo
che amai?
Già troppo soffersero
del mio rancore
le cose: e vivere non si può
a lungo
se silenziosamente piangono
le cose, su di noi.
Stasera, stasera,
quando i volti degli uomini
saran macchie d’ombra e non più -
quando le case
al sommo
sole vivranno di luce -
io troverò me stessa
nel vecchio mondo
e profondo
sarà l’abbraccio
delle cose con me.
Riconteremo i fili
che legano i miei occhi
agli occhi illuminati delle vie,
riconteremo i passi
per cui l’anima versa
la sua sete di strade
sopra la buia terra -
Forse le cose
perdoneranno ancora -
forse, facendo
delle gran braccia arco
su me,
pergolati di sogni stenderanno
domani sovra il mio
solitario meriggio.
3 novembre 1933
Il cielo in me
(Dipinto: Paesaggio con cielo tempestoso, di Vincent Van Gogh)
Io non devo scordare
che il cielo
fu in me.
Tu
eri il cielo in me,
che non parlavi
mai del mio volto, ma solo
quand’io parlavo di Dio
mi toccavi la fronte
con lievi dita e dicevi:
- Sei più bella così, quando pensi
le cose buone -
Tu
eri il cielo in me,
che non mi amavi per la mia persona
ma per quel seme
di bene
che dormiva in me.
E se l’angoscia delle cose a un lungo
pianto mi costringeva,
tu con forti dita
mi asciugavi le lacrime e dicevi:
- Come potrai domani esser la mamma
del nostro bimbo, se ora piangi così? -
Tu
eri il cielo in me,
che non mi amavi
per la mia vita
ma per l’altra vita
che poteva destarsi
in me.
Tu
eri il cielo in me
il gran sole che muta
in foglie trasparenti le zolle
e chi volle colpirti
vide uscirsi di mano
uccelli
anzi che pietre
- uccelli -
e le lor piume scrivevano in cielo
vivo il tuo nome
come nei miracoli
antichi.
Io non devo scordare
che il cielo
fu in me.
E quando per le strade – avanti
che sia sera – m’aggiro
ancora voglio
essere una finestra che cammina,
aperta, col suo lembo
di azzurro che la colma.
Ancora voglio
che s’oda a stormo battere il mio cuore
in alto
come un nido di campane.
E che le cose oscure della terra
non abbiano potere
altro – su di me,
che quello di martelli lievi
a scandere
sulla nudità cerula dell’anima
solo
il tuo nome.
11 novembre 1933
Giunti al sesto post di questo progetto, è giunto il momento di fare un piccolo bilancio. Antonia Pozzi ci accompagnerà ancora per due post (presumibilmente, uno ad aprile ed uno a maggio), e poi la dovremo salutare. Non parleremo più di osservazione della natura, ma tratteremo qualche tema più intimo e/o le relazioni della poetessa (oltre a quelle amorose). L’entusiasmo che mostrate di volta in volta per questo progetto è il “carburante” più efficace per portarlo a termine nel migliore dei modi!
Fatemi sapere se la tematica del cielo vi è piaciuta e quali componimenti avete preferito. Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
Articolo molto bello e intenso, complimenti a tutti, un saluto Angelo.
RispondiEliminaCiao Angelo! Grazie mille, sono contenta che ti sia piaciuto il post :-)
EliminaBellissime, malinconiche, struggenti.
RispondiEliminaSebbene scegliere non sia semplice, dico Riconciliazione.
Riconteremo i fili
che legano i miei occhi
agli occhi illuminati delle vie,
riconteremo i passi
per cui l’anima versa
la sua sete di strade
sopra la buia terra
Bello anche il dipinto che accosti 🙂
Ciao Angela! Anche a me piace tanto Riconciliazione 😉🤗
EliminaGrandissima poetessa!
RispondiEliminaSaluti a presto.
Ciao! Sono contenta che piaccia anche a te :-) A presto!
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