I mondi di Antonia Pozzi #2
Cari lettori,
bentrovati al nostro secondo appuntamento con il nuovo progetto de “L’angolo della poesia” e i mondi di Antonia Pozzi!
In settembre abbiamo parlato del mare, un ambiente che la poetessa conosce meno di altri, ma che è per lei un luogo a volte di fantasia ed altre di sollievo.
Oggi, invece, proveremo a fare un viaggio immaginario in un luogo che era davvero la dimensione di Antonia Pozzi: la montagna. Dalle cime delle Dolomiti ai colli della casa di Pasturo (che per lei è un vero e proprio luogo dell’anima), dai boschi ai rifugi in mezzo alla neve, la poetessa si rivela una vera esperta di montagna. Leggendo questi componimenti, scoprirete che ella amava sia le scalate da vera alpinista che le più idilliache passeggiate trascorse a raccogliere fiori di campo. Oltre ai suoi genitori, che come lei amavano sia Pasturo che la montagna, due sono le persone con cui ha condiviso questa passione: il primo è Antonio Maria Cervi, il suo professore di latino e greco al Liceo Ginnasio Manzoni, al quale ella ha dedicato alcuni di questi componimenti con le iniziali A.M.C., anche se una vera e propria relazione non è mai stata confermata; il secondo è Emilio Comici, famoso alpinista di cui è stata prima allieva e poi amica.
Vi lascio alle poesie, sperando che vi piacciano tanto quanto quelle dedicate al mare!
Fuga
(Dipinto: Paesaggio, di Peter Mork Monsted)
ad A.M.C.
Anima, andiamo. Non ti sgomentare
di tanto freddo, e non guardare il lago,
s’esso ti fa pensare ad una piaga
livida e brulicante. Sì, le nubi
gravano sopra i pini ad incupirli.
Ma noi ci porteremo ove l’intrico
dei rami è tanto folto, che la pioggia
non giunge a inumidire il suolo: lieve,
tamburellando sulla volta scura,
essa accompagnerà il nostro cammino.
E noi calpesteremo il molle strato
d’aghi caduti e le ricciute macchie
di licheni e mirtilli; inciamperemo
nelle radici, disperate membra
brancicanti la terra; strettamente
ci addosseremo ai tronchi, per sostegno;
e fuggiremo. Con la piena forza
della carne e del cuore, fuggiremo:
lungi da questo velenoso mondo
che mi attira e respinge. E tu sarai,
nella pineta, a sera, l’ombra china
che custodisce: ed io per te soltanto,
sopra la dolce strada senza meta,
un’anima aggrappata al proprio amore.
Madonna di Campiglio, 11 agosto 1929
Dolomiti
(Dipinto: Open Valley Dolomites di John Singer Sargent)
Non monti, anime di monti sono
queste pallide guglie, irrigidite
in volontà d’ascesa. E noi strisciamo
sull’ignota fermezza: a palmo a palmo,
con l’arcuata tensione delle dita,
con la piatta aderenza delle membra,
guadagniamo la roccia; con la fame
dei predatori, issiamo sulla pietra
il nostro corpo molle; ebbri d’immenso,
inalberiamo sopra l’irta vetta
la nostra fragilezza ardente. In basso,
la roccia dura piange. Dalle nere,
profonde crepe, cola un freddo pianto
di gocce chiare: e subito sparisce
sotto i massi franati. Ma, lì intorno,
un azzurro fiorire di miosotidi
tradisce l’umidore ed un remoto
lamento s’ode, ch’è come il singhiozzo
rattenuto, incessante, della terra.
Madonna di Campiglio, 13 agosto 1929
La discesa
(Dipinto: L'amore alla fonte della vita, di Giovanni Segantini)
(ad A.M.C.)
Già, sulle crode, sono rifioriti
i perenni rosai crepuscolari.
Lontana, ormai, la malga abbandonata
fra i rododendri. Il vento delle gole
non geme più, mordendoci la nuca.
Sale l’umida calma del pineto.
I larici e gli abeti, con la vetta,
ruban la prima oscurità, su in cielo;
con le ricurve frangie, l’accompagnano
fin presso a terra: lì, piano, la versano
a fare viola il muschio ed i mirtilli,
a fare azzurri i sassi del sentiero.
Nel mio ricordo stanco, disperato,
tu ti frantumi d’ombra e di silenzio.
Madonna di Campiglio, 14 agosto 1929
Vertigine
(Antonia Pozzi in tenuta da alpinismo)
Afferrami alla vita,
uomo. La cengia è stretta.
E l’abisso è un risucchio spaventoso
che ci vuole assorbire.
Vedi: la falda erbosa, da cui balza
questo zampillo estatico di rupi,
somiglia a un camposanto sconfinato,
con le sue pietre bianche.
Io mi vorrei tuffare a capofitto
nella fluidità vertiginosa;
vorrei piombare sopra un duro masso
e sradicarlo e stritolarlo, io,
con le mie mani scarne;
strappare gli vorrei, siccome a croce
di cimitero, una parola sola
che mi desse la luce. E poi berrei
a golate gioiose il sangue mio.
Afferrami alla vita,
uomo. Passa la nebbia
e lambe e sperde l’incubo mio folle.
Tra poco la vedremo dipanarsi
sopra le valli: e noi saremo in vetta.
Afferrami alla vita. Oh, come dolci
i tuoi occhi esitanti,
i tuoi occhi di puro vetro azzurro!
Pasturo, 22 agosto 1929
Sogno nel bosco
(Dipinto: Autunno, di Gustave Courbet)
Sotto un abete
per tutto un giorno
dormire
e l’ultimo cielo veduto
sia in fondo all’intrico dei rami
lontano.
A sera
un capriolo
sbucando dal folto
disegni
di piccole orme
la neve
e all’alba
gli uccelli
impazziti
infiorino di canti il vento.
Io
sotto l’abete
in pace
come una cosa della terra,
come un ciuffo di eriche
arso dal gelo.
16 gennaio 1933
Acqua alpina
(Dipinto: Boccioli di primavera lungo un fiume serpeggiante, di Louis Aston Knight)
Gioia di cantare come te, torrente;
gioia di ridere
sentendo nella bocca i denti
bianchi come il tuo greto;
gioia d’essere nata
soltanto in un mattino di sole
tra le viole
di un pascolo;
d’aver scordato la notte
ed il morso dei ghiacci.
(Breil) – Pasturo, 12 agosto 1933
Attacco
(Dipinto: Montagna ghiacciata, di Leonid Afremov)
Come
chi avanti l’alba
da un rifugio montano esca
nell’ombra fredda – e si metta per l’erta
cullando col passo il penoso
sonno – fin che in cima alle ghiaie
la guida sciolga
dalla spalla la corda ed additi
sulla roccia – l’attacco -
gioia e sgomento
allora – ed il sole che sorge
lo colgono insieme -
così
quando sul tuo
cammino s’apra
una siepe – ed al cuore s’affacci
la strada nuova.
26 settembre 1933
Bontà inesausta
(Dipinto: Montagna viola, di Paul Cézanne)
Chi ti dice
bontà
della mia montagna? -
così bianca
sui boschi già biondi
d’autunno -
e qui nebbie leggere alitano
in cui sospesa
è la luce dei ragnateli -
della rugiada
sulle foglie morte -
mentre il terriccio accoglie
petali stanchi di ciclamini
e crochi, velati
di uno stesso pallore
roseo -
tu sana, venata di sole,
porti sul grembo
il cielo tutto azzurro -
chiami voli d’uccelli
alle tue mani
colme di vento -
Bontà
a cui beve il suo canto
il cuore
e di cantare non può più finire -
perché sei la sorgente che rifà
il sorso bevuto
ed il suo fondo
non si tocca mai.
Pasturo, 1 ottobre 1933
Ritorno serale
(Dipinto: Wheatfield con montagne sullo sfondo, di Vincent Van Gogh)
Giungere qui – tu lo vedi -
dopo un qualunque dolore
è veramente
tornare al nido, trovare
le ginocchia materne,
appoggiarvi la fronte -
mentre le rocce, in alto,
sui grandi libri rosei del tramonto
leggono ai boschi e alle case
le parole della pace -
mentre le stanche campane discordi
interrogano il silenzio – sui misteri
della sera, dei cimiteri
dischiusi, dell’inverno
che si avvicina -
ed il silenzio allarga,
impallidendo, le braccia -
trae nel suo manto le cose
e persuade
la quiete -
18 settembre 1933
Nevai
(Dipinto: Paesaggio d’inverno, di Paul Gauguin)
Io fui nel giorno alto che vive
oltre gli abeti,
io camminai sui campi e monti
di luce -
Traversai laghi morti – ed un segreto
canto mi sussurravano le onde
prigioniere -
passai su bianche rive, chiamando
a nome le genziane
sopite -
Io sognai nella neve di un’immensa
città di fiori
sepolta -
io fui sui monti
come un irto fiore -
e guardavo le rocce,
gli alti scogli
per i mari del vento -
e cantavo fra me di una remota
estate, che coi suoi amari
rododendri
m’avvampava nel sangue -
1 febbraio 1934
Sentiero
(Dipinto: Pomeriggio sulle Alpi, di Giovanni Segantini)
È bello camminare lungo il torrente:
non si sentono i passi, non sembra
di andare via.
Dall’alto del sentiero si vede la valle
e cime lontane ai margini
della pianura, come pallidi scogli
in riva a una rada – Si pensa
com’è bella, com’è dolce la terra
quando s’attarda a sognare
il suo tramonto
con lunghe ombre azzurre di monti
a lato – Si cammina lungo il torrente:
c’è un gran canto che assorda
la malinconia -
Breil, 9 agosto 1934
Tempo
(Dipinto: Paesaggio di montagna, di Lionel Constable)
I
Mentre tu dormi
le stagioni passano
sulla montagna.
La neve in alto
struggendosi dà vita
al vento:
dietro la casa il prato parla,
la luce
beve orme di pioggia sui sentieri.
Mentre tu dormi
anni di sole passano
fra le cime dei làrici
e le nubi.
28 maggio 1935
II
Io posso cogliere i mughetti
mentre tu dormi
perché so dove crescono.
E la mia vera casa
con le sue porte e le sue pietre
sia lontana,
né io più la ritrovi,
ma vada errando
pei boschi
eternamente -
mentre tu dormi
ed i mughetti crescono
senza tregua.
28 maggio 1935
Per Emilio Comici
(Ritratto di Emilio Comici)
Si spalancano laghi di stupore
a sera nei tuoi occhi
fra lumi e suoni:
s’aprono lenti fiori di follia
sull’acqua dell’anima, a specchio
della gran cima coronata di nuvole…
Il tuo sangue che sogna le pietre
è nella stanza
un favoloso silenzio.
Misurina, sera d’agosto 1938
Spero che abbiate apprezzato sia le poesie che i dipinti e le fotografie d’epoca che ho scelto di abbinare! Fatemi sapere quale componimento avete preferito: se vi sono piaciute di più le scalate o le passeggiate nel bosco, oppure se preferite la tranquillità di Pasturo…
Sono contenta che il post sul mare vi sia piaciuto, attendo i vostri pareri su questo!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
La scelta delle immagini è perfetta.
RispondiEliminaIo ho preferito "Sentiero", che mi ha ricordato la mia amatissima "Il sabato del villaggio" di Leopardi.
Ciao Claudia!In effetti questa poesia e quella di Leopardi hanno in comune una passeggiata e una sensazione di attesa... Sono contenta che le immagini ti piacciano!
EliminaCiao Silvia! Che belle immagini! :)
RispondiEliminaMi è piaciuta molto "Sogno nel bosco" come poesia! :)
Ciao Sara! "Sogno nel bosco" è un po' come una favola... sono contenta che il post ti sia piaciuto!
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