giovedì 4 febbraio 2021

DESIDERIO DI NATURA

 I mondi di Antonia Pozzi #5





Cari lettori,

nuovo appuntamento mensile con “L’angolo della poesia” ed i tanti mondi di Antonia Pozzi! Siamo ormai al quinto post dedicato alla poetessa lombarda, e, dopo aver parlato di mare, montagnacrescita e amore, oggi ci concentriamo su una tematica che le era molto cara: il mondo della natura.


Già nei post precedenti, specie quelli dedicati al mare ed alla montagna, abbiamo avuto occasione di leggere tanti versi in cui la poetessa descriveva le meraviglie della natura. Ho ritenuto però opportuno dedicare una sezione a parte alle composizioni che parlano più nel dettaglio di fioriture, primavera, boschi, tramonti, paesaggi.


Trovo che queste poesie, tra tutte quelle di Antonia Pozzi, siano quelle che fanno maggiormente volare con la fantasia… quindi vi lascio alla lettura, sperando che inviti a sognare anche voi!



Mascherata di peschi


(Dipinto: “Bouquet di fiori", di Edouard Manet)


Stanotte i peschi

si son passati la parola

per mascherarsi capricciosamente

e stamattina son sbucati da ogni muro,

pavoneggiandosi,

come bimbette che in un giorno di festa

si fossero annodate le treccioline striminzite

con dei bei nastri rosa, sfarfallanti.


Sorrento, 2 aprile 1929



Vento


(Dipinto: “Colpo di vento”, di John William Waterhouse)


(ad A.M.C.)


Il vento s’accanisce a sgomberare

una via azzurra e madida pel sole:

le nubi fanno ala, riluttanti,

con occhiatacce livide. Qui in basso,

l’erba folta si torce e si rovescia

in brividi d’argento; io sono immersa

nell’erba sino alle ginocchia: vedo

i brividi lanciarsi verso me; li sento

fluire nel mio sangue, pazzi, insani;

assottigliarsi tutti ansiosamente

in un fremito solo che ha il tuo nome.


Milano, 28 maggio 1929



Canto selvaggio


(Dipinto: “Ciclamini”)


Ho gridato di gioia, nel tramonto.

Cercavo i ciclamini fra i rovai:

ero salita ai piedi di una roccia

gonfia e rugosa, rotta di cespugli.

Sul prato crivellato di macigni,

sul capo biondo delle margherite,

sui miei capelli, sul mio collo nudo,

dal cielo alto si sfaldava il vento.

Ho gridato di gioia, nel discendere.

Ho adorato la forza irta e selvaggia

che fa le mie ginocchia avide al balzo;

la forza ignota e vergine, che tende

me come un arco nella corsa certa.

Tutta la via sapeva di ciclami;

i prati illanguidivano nell’ombra,

frementi ancora di carezze d’oro.

Lontano, in un triangolo di verde,

il sole s’attardava. Avrei voluto

scattare, in uno slancio, a quella luce;

e sdraiarmi nel sole, e denudarmi,

perché il morente dio s’abbeverasse

del mio sangue. Poi restare, a notte,

stesa nel prato, con le vene vuote:

le stelle – a lapidare imbestialite

la mia carne disseccata, morta.


Pasturo, 17 luglio 1929



Tramonto

(Dipinto: “La Senna a Bougival in inverno”, di Alfred Sisley)


Fili neri di pioppi -

fili neri di nubi

sul cielo rosso -

e questa prima erba

libera dalla neve

chiara

che fa pensare alle primavera

e guardare

se ad una svolta

nascano le primule -

Ma il ghiaccio inazzurra i sentieri -

la nebbia addormenta i fossati -

un lento pallore devasta

i colori del cielo -

Scende la notte -

nessun fiore è nato -

è inverno – anima -

è inverno.


S.Martino – Milano, 10 gennaio 1933



Settembre


(Dipinto: “Autunno 1884", di Claude Monet)


Boschi miei

che le nuvole del settembre

lente percorrono

mentre le prime foglie

crollano giù dai rami

e adunano umidore per i sentieri

intanto che nel cielo

gli alberi si denudano -

così come di sera

quando cadono le ombre

giù dalle cime

s’incupisce la terra

e in alto si rivelano

i disegni dei monti

e delle stelle -

miei boschi

vi è tanta pace

in questa vostra muta

rovina

che in pace ora alla mia

rovina penso

e sono come chi

stia sulla riva di un lago

e guardi miti le cose

rispecchiate nell’acqua -


8 settembre 1933



In sogno


(Dipinto: "Giardino a fiori", Gustav Klimt)


Silenzio – grotte

di bianco cristallo

scavo

alle fiabe -


sul pianto il cuore trascorre -

sul lago celeste

con occhi grandi – cigliati

di glicine -


28 settembre 1933



Desiderio di cose leggere


(Dipinto: La regata all’Argenteuil, di Claude Monet)


Giuncheto lieve biondo

come un campo di spighe

presso il lago celeste


e le case di un’isola lontana

color di vela

pronte a salpare -


Desiderio di cose leggere

nel cuore che pesa

come pietra

dentro una barca -


Ma giungerà una sera

a queste rive

l’anima liberata:

senza piegare i giunchi

senza muovere l’acqua o l’aria

salperà – con le case

dell’isola lontana,

per un’alta scogliera

di stelle -


1 febbraio 1934



Bellezza


(Dipinto: “Arearea”, di Paul Gauguin)


Ti do me stessa,

le mie notti insonni,

i lunghi sorsi

di cielo e stelle – bevuti

sulle montagne,

la brezza dei mari percorsi

verso albe remote.


Ti do me stessa,

il sole vergine dei miei mattini

su favolose rive

tra superstiti colonne

e ulivi e spighe.


Ti do me stessa,

i meriggi

sul ciglio delle cascate,

i tramonti

ai piedi delle statue, sulle colline,

fra tronchi di cipressi animati

di nidi -


E tu accogli la mia meraviglia

di creatura,

il mio tremito di stelo

vivo nel cerchio

degli orizzonti,

piegato al vento

limpido – della bellezza:

e tu lascia ch’io guardi questi occhi

che Dio ti ha dati,

così densi di cielo -

profondi come secoli di luce

inabissati al di là

delle vette -


4 dicembre 1934



Luci libere


(Dipinto: “Tramonto sul fiume”, di Albert Bierstadt)


È un sole bianco che intenerisce

sui monumenti le donne di bronzo.


Vorresti sparire alle case, destarti

ove trascinano lenti carri

sbarre di ferro verso la campagna -


ché là pei fossi infuriano bambini

nell’acqua, all’aurora

e vi crollano immagini di pioppi.


Noi, per seguir la danza

di un vecchio organo

correremmo nel vento gli stradali…


A cuore scalzo

e con laceri pesi

di gioia.


27 gennaio 1938



Mattino


(Dipinto: Paesaggio di parco con montagna in cima, di Gustav Klimt)


In riva al lago azzurro della vita

son corpi le nuvole bianche

dei figli carnosi del sole:


già l’ombra è alle spalle, catena

di monti sommersi.


E a noi petali freschi di rosa

infioran la mensa e son boschi

interi e verdi di castani smossi

nel vento delle chiome:


odi giunger gli uccelli?


Essi non hanno paura

dei nostri volti e delle nostre vesti

perché come polpa di frutto

siamo nati nell’umida terra.


Pasturo, 10 luglio 1938




Come al solito, attendo le vostre impressioni!

Che cosa pensate di queste poesie? Quali avete preferito?

Che ne dite di questo percorso, ormai arrivato al quinto appuntamento?

Inizio a ringraziare tutti voi che siete arrivati in fondo a questo post, che continuate a leggere, a commentare ed a mostrare entusiasmo.

Al prossimo post :-)

2 commenti :

  1. Belli questi versi bucolici.
    Trasmettono molta serenità.
    E splendide anche le immagini che hai scelto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Claudia! Sono contenta che ti piacciano sia post che immagini :-)

      Elimina