lunedì 1 marzo 2021

SEBASTIANO VASSALLI: STORIA ANTICA E CONTEMPORANEA

 Due romanzi dell'autore - Recensioni classiche #6



Cari lettori,

il post di oggi, a mio parere, potrebbe rientrare di diritto sia nelle “Letture...per autori” che ne “Il momento dei classici”.

Oggi, infatti, vi presento due romanzi di un importante autore del ‘900, studiato anche nelle scuole: Sebastiano Vassalli. Le due opere odierne sono, in un certo senso, entrambe storiche, ma con alcune sostanziali differenze.

Il Cigno racconta la Sicilia a cavallo tra il XIX ed il XX secolo, in un periodo di importanti cambiamenti. Un infinito numero è invece una storia di epoca classica che indaga i rapporti tra romani ed etruschi.

Vi lascio alle recensioni, sperando che i romanzi vi incuriosiscano!



Il cigno


Siamo a Palermo nel 1893, sul finire del XIX secolo. Il direttore del Banco di Sicilia, Emanuele Notarbartolo, un uomo onesto che ha sempre lavorato con dedizione, ha appena accettato di collaborare con la magistratura e le forze dell’ordine per un’inchiesta che riguarda proprio la banca. Egli, infatti, non ha potuto fare a meno di notare delle operazioni poco pulite compiute dal Consiglio, ed in particolare da Raffaele Palizzolo, detto “Il Cigno”, uno dei suoi esponenti di spicco. Una sera d’inverno, pochi giorni dopo aver accettato di testimoniare, egli prende un treno diretto a Palermo. Nel momento in cui si siede sul convoglio, però, egli nota alcuni loschi figuri che si avvicinano a lui, e comprende di essere in gravissimo pericolo. Prima che abbia anche solo il tempo per reagire, però, viene brutalmente ucciso.

I suoi assassini, sicari di Palizzolo, violenti e incolti, ben presto fanno a loro volta la stessa fine della loro vittima.


L’uccisione di Notarbartolo diventa così uno dei primi delitti di “mafia”, intesa non più come brigantaggio, com’era nei decenni immediatamente successivi all’Unità d’Italia, bensì come vera e propria organizzazione criminale, collusa con i poteri forti e con le istituzioni.


Il Cigno”, sentendosi al sicuro, ha anche l’ardire di festeggiare con un banchetto la morte del suo acerrimo nemico. Da lì in avanti, la sua ascesa sarà inarrestabile. Il suo potere, tuttavia, suscita invidie e rivalità dalle quali egli si dovrà guardare.



Il Cigno è un romanzo a metà strada tra il giallo e l’inchiesta. Sicuramente il delitto Notarbartolo è il cuore della storia, e l’autore racconta con molti dettagli il modo in cui l’insabbiamento da una parte e l’indagine dall’altra vengano gestite: l’eliminazione dei sicari, il tentativo di far passare l’uccisione di un uomo importante come una banale “questione di donne”, le varie modalità di screditare in modo postumo la vittima…


Il protagonista indiscusso, però, resta Raffaele Palizzolo, descritto come un ometto dall’aria piuttosto sgradevole e quasi in grado di passare inosservato, se necessario… ma abilissimo nell’agire dietro le quinte e manovrare i fili dei poteri forti come un esperto burattinaio. La sua voracità da caimano non si esplica soltanto tramite il suo ruolo chiave all’interno della malavita, ma anche nel privato, soprattutto nelle pagine che raccontano la sua relazione con una donna, Felicetta.


Sebastiano Vassalli non solo racconta il primo delitto di una “nuova mafia”, ma anche le fasi della carriera di uno dei suoi primordiali esponenti: l’ascesa, l’eliminazione fisica e morale dei nemici, la sopraffazione degli altri elementi del gruppo, i giochi di potere alle sue spalle, il declino.


Una storia piuttosto complessa da leggere, con uno stile un po’ lento, riflessivo e ricco di dettagli, ma sicuramente degna di essere considerata un classico del XX secolo.



Un infinito numero



Voce narrante di questo sorprendente romanzo storico è Timodemo, un uomo a cui la vita, almeno nei suoi primi anni, sembra non aver regalato niente: nato su un’isola greca, figlio di una prostituta che lo ha venduto ad un mercante di schiavi alla prima occasione, la sua unica fortuna è stata quella di non essere stato considerato adatto per i lavori di fatica e di essere stato istruito come magister. Per via di una serie di fortuite coincidenze, egli viene comprato dal giovane poeta Virgilio, che al tempo stava scrivendo la prima delle sue tre opere, Le Bucoliche, e diventa suo assistente e scrivano personale, nonché responsabile della sua vasta biblioteca.


Virgilio, come ci insegna anche la storia, ha due amici particolarmente importanti: il primo è Mecenate, collaboratore stretto dell’imperatore e fondatore di quello che ancora oggi viene ricordato come uno dei più prestigiosi circoli culturali dell’antichità; il secondo è proprio Augusto, il Principe.


Quest’ultimo desidera da tempo che il suo potere e quello dei suoi successori – dal momento che egli è a tutti gli effetti il primo imperatore – venga legittimato e celebrato da un poema grandioso sulle origini di Roma, ed ha già chiesto più volte a Virgilio di occuparsene.


Il poeta, però, nonostante le vigorose rassicurazioni dell’amico Mecenate, tentenna: egli si sente più un cantore della natura (come ha dimostrato con le Bucoliche e con le Georgiche) e teme che una simile opera finisca per essere ricordata come una “brutta copia” dei poemi omerici.


Egli, inoltre, sente il dovere morale di trovare, al di là di ogni possibile celebrazione, la verità storica: se è vero che i primi Romani erano degli esclusi dalla comunità etrusca, allora perché gli Etruschi non concepiscono nemmeno l’idea della scrittura, mentre a Roma si è sempre scritto, fin dai tempi più antichi? Potrebbe esserci qualcosa di vero nelle leggende che raccontano di un gruppo di Troiani sfuggiti alle guerra contro i greci ed approdati sulle coste del Lazio?


Per cercare di saperne di più, Virgilio, Mecenate e l’inseparabile Timodemo intraprendono un lungo viaggio in direzione di quel che rimane dell’Etruria. Una volta giunti sul luogo, essi trovano una civiltà ormai pervasa da uno spirito decadente, consapevole di essere destinata alla sopraffazione da parte dei Romani, ma anche orgogliosa, legata ad un’antica religione e sempre fieramente contraria all’arte della scrittura. La storia etrusca viene conservata e tramandata in tutt’altro modo… ed ai tre protagonisti non resta che scoprirlo.



Un infinito numero è stata una delle letture più belle dell’ultimo periodo, un romanzo sorprendente che ha toccato il mio cuore di classicista. Tanti sono i temi che vengono trattati, ma di sicuro i più importanti sono la fine della civiltà etrusca e la genesi dell’Eneide. Gli Etruschi restano ancora oggi un grande mistero della storia antica, oggetto di studi da parte di tanti accademici d’Italia e non solo. Le ragioni legate alla scomparsa di questa civiltà, di cui, di fatto, ci sono rimaste solo le ricche necropoli con i loro manufatti (o poco più), vengono esposte dall’autore con un lirismo sorprendente. Molto più concreta è invece la realtà dei fatti che hanno ispirato la storia dell’Eneide: non voglio anticipare troppo ma dico solo che, come forse avrete già intuito, il poema “indora” molte amare pillole, e forse per questo, nel romanzo come nella realtà, Virgilio aveva chiesto (invano) che alla sua morte esso fosse dato alle fiamme.


Specie se siete appassionati di letteratura e storia antica, mi auguro che anche voi vorrete intraprendere questo incredibile viaggio insieme a Virgilio, Mecenate e Timodemo. Sono certa che non resterete delusi!




Che ne dite? Vi è piaciuto questo doppio appuntamento con Vassalli?

Conoscete l’autore? Avete letto i suoi libri, magari a scuola?

Che ne pensate? Aspetto i vostri pareri!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

4 commenti :

  1. Ciao Silvia, ho letto "Un infinito numero" un'estate di tanti anni fa, come compito scolastico. Nonostante "l'obbligo" ricordo di aver letto il libro con molto piacere, trovandolo davvero una lettura da non farsi mancare, soprattutto a noi umaniste ;-)

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    1. Ciao Fra! Sono contenta che il libro sia piaciuto anche a te :-) Immagino che sia stata una lettura scolastica per te e per molti altri!

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  2. Ciao Silvia...lieta di conoscerti. Ho trovato interessanti i tuoi suggerimenti di lettura e ti seguirò. Buona giornata con un sorriso.

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    1. Ciao Vivì! Lieta di conoscerti, benvenuta! Sono contenta che il mio post ti sia piaciuto 😉

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