Cari
lettori,
nuovo
appuntamento del 17 del mese con la rubrica “L’angolo vintage”!
Questa
volta vi consiglio due romanzi dello scrittore Gianrico Carofiglio,
di cui sicuramente molti di voi avranno già sentito parlare, anche
per la sua attività di magistrato. Uno di questi due romanzi fa
parte di una serie, mentre il secondo è autoconclusivo e leggermente
diverso dalle sue solite storie.
Ecco
a voi la mia recensione!
AD
OCCHI CHIUSI
Questo
romanzo è la seconda indagine dell’avvocato pugliese Guido
Guerrieri, un uomo di mezza età che vive e lavora a Bari e
non è sempre ben visto dai suoi colleghi a causa della sua tendenza
a difendere clienti “di poco conto”, come donne sole,
extracomunitari, operai licenziati, che certo non gli fruttano una
grossa parcella.
Dopo
Testimone
inconsapevole,
questa è la sua seconda indagine. Egli riceve la visita di un suo
vecchio amico poliziotto, il quale le presenta Suor Claudia, una
monaca un po’ stravagante, in jeans e giubbotto di pelle, che con
sguardo deciso ed atteggiamento pragmatico gli racconta di avere la
responsabilità di una struttura per donne maltrattate e di star
avendo un grosso problema con una delle persone di cui si occupa.
Una
delle ragazze, Martina Fumai, ha avuto una lunga e tormentata
relazione con Gianluca Scianatico, un giovane medico appartenente
alla “Bari che conta”, figlio di un personaggio importante della
Corte d’Appello.
La
vittima è stata minacciata, picchiata, molestata ed infine
perseguitata dall’uomo, che non accettava di essere lasciato, ed ha
tutte le ragioni per fargli causa. Tuttavia, come purtroppo, alle
volte, accade, la sua parola conta poco contro quella del suo
persecutore: quest’ultimo, infatti, è praticamente un intoccabile,
perché è di buona società e tutti gli avvocati hanno paura di suo
padre. Inoltre, il difensore di Scianatico è l’avvocato
Dellisanti, un vero e proprio squalo che non esiterà a sminuire
Martina nel corso del processo, facendo riferimento ai suoi disturbi
alimentari ed all’esaurimento nervoso che ha avuto quando era in
difficoltà con gli studi.
Nonostante
i primi tentennamenti, Guerrieri finisce per accettare di costituirsi
parte civile e di sostenere le ragioni di Martina. Insieme alla
vittima ed a Suor Claudia, egli inizia a mettere insieme tutte le
prove che riesce a trovare per dimostrare giuridicamente la
colpevolezza dell’uomo. Dalla sua parte ci sono la polizia ed il
giudice Alessandra Mantovani, ma qualche segreto non rivelato rischia
di compromettere il suo
operato.
Mi
è capitato, anni fa, di leggere qualche altro giallo giudiziario di
Gianrico Carofiglio. È stato un po’ di tempo fa; forse,
addirittura, non avevo ancora aperto il blog. Chissà allora che non
riesca a recuperarli inserendoli proprio in questa rubrica!
Questo
romanzo, in particolare, racconta un aspetto forse un po’
trascurato della lotta contro la violenza sulle donne. Già, perché
è facile dire: “Denunciate!”. È anche abbastanza facile, se si
conosce la persona in questione e le si vuole bene, accompagnarla a
fare questa denuncia. Molto meno facile è tutto quello che viene
dopo, perché sia la polizia che le autorità giudiziarie hanno
bisogno di prove concrete per procedere. Inoltre, spesso queste
donne, come Martina, sono sole, in difficoltà economiche e con
qualche precedente scomodo, perciò spesso è difficile, per un
avvocato, avere la meglio contro un collega ben prezzolato che
difende un uomo potente.
Tutte
queste problematiche sono raccontate molto bene da Gianrico
Carofiglio, la cui scrittura è, a mio parere, sempre molto curata e
piacevole al tempo stesso.
LA
VERSIONE DI FENOGLIO
I
protagonisti di questo romanzo sono due: Pietro Fenoglio, un
carabiniere al quale manca pochissimo per andare in pensione, e
Giulio, un ventenne che studia Giurisprudenza ed ha ancora le idee
piuttosto confuse sul suo futuro.
Per
motivi diversi (inevitabili acciacchi dell’età il primo, un
incidente il secondo) essi si ritrovano nel medesimo centro di
riabilitazione, e Bruna, una fisioterapista un po’ severa ed un po’
materna, assegna loro degli esercizi da fare insieme.
Tra
una corsa ed un po’ di stretching, Pietro e Giulio iniziano a
parlare delle loro rispettive esperienze e ben presto diventano
amici.
Per
Pietro, come giustamente recita il titolo, è l’occasione giusta
per raccontare la sua “versione”, ovvero quello che gli è
successo in tutti questi anni di pattuglia sulla strada. Egli
racconta a Giulio, che spesso è incredulo, in quali e quanti modi
un’indagine reale differisca da
ciò che mostrano film e serie tv.
Quella
che a poco a poco viene fuori è una vera e propria educazione
umana: le prime
lezioni che Pietro ha imparato sul campo, infatti, sono stati
l’ascolto, la capacità di smascherare le bugie della gente (che
mente soprattutto a se stessa), l’inserimento di un determinato
fatto nel giusto contesto.
A
poco a poco, questa insolita amicizia aiuta entrambi i protagonisti a
vedere sotto un’altra luce degli aspetti della propria vita ai
quali non avevano ancora pensato.
Giulio
convince Pietro a dare un’opportunità a Bruna, che al poliziotto
piace parecchio, anche se fatica ad ammetterlo.
Pietro,
invece, mostra a Giulio che, anche se egli non ha alcuna intenzione
di andare a lavorare nello studio del padre e di fare soldi per i
suoi ricchi clienti, può comunque concludere gli studi legali ed
intraprendere altre carriere, come per esempio quella da magistrato.
Di
tutte le bellissime ed importanti lezioni che Carofiglio, tramite
il personaggio di Pietro, ci dona nel corso di questa lettura così
piacevole ed istruttiva, ce n’è una che mi è rimasta
particolarmente impressa.
Quando
Pietro è ancora un poliziotto assunto da poco, infatti, si ritrova,
insieme ad un collega più esperto, a dover calmare una persona che
sta per suicidarsi.
Il
suo compagno, molto intelligente e sensibile, ascolta la disperazione
dell’uomo, ed alla fine lo convince a non darsi fuoco. A volte,
dunque, la chiave per evitare che accadano delle tragedie è
ascoltare il dolore delle persone, senza mai minimizzarlo.
Credo
che questa lezione mi sia rimasta impressa, tra tutte quelle del
romanzo, perché, in effetti, poche cose mi fanno venire rabbia come
ascoltare, per esempio in televisione, gli sfoghi di persone che
hanno tutti i motivi per essere disperate, sia di tipo sociale che
personale… e poi vedere il rappresentante delle istituzioni di
turno che evita di dare una risposta concreta, oppure, addirittura,
ride loro in faccia.
Credo
che questo invito a restare
umani di Gianrico
Carofiglio sia estremamente attuale.
...come
sempre, attendo il vostro parere!
Conoscete
questo autore? Avete letto qualcuno dei suoi romanzi?
Vi
ho incuriosito?
Ho
anche scoperto che anni fa è stata fatta una fiction di Mediaset sui
romanzi dell’avvocato Guerrieri. Voi l’avete vista?
Grazie
per la lettura, al prossimo post :-)
Cara Silvia, credo che tu abbia scelto bene. una domenica leggendo fa bene.
RispondiEliminaCiao e buona domenica con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Ciao Tomaso! Eh sì, un po' di lettura alla domenica è d'obbligo! Specie in una giornata piovosa come oggi… buona domenica anche a te!
EliminaDi Carofiglio ho recentemente letto La regola dell'equilibrio, che mi è capitato in mano per caso. Mi è piaciuto tantissimo e quindi ho intenzione di leggerne altri. Inizierò con quelli di cui hai parlato nel tuo post.
RispondiEliminaBuona serata :)
Ciao Andrea! Grazie per il consiglio, non ho ancora letto "La regola dell'equilibrio"! Buona serata :-)
EliminaBuona serata a te :)
Eliminaciao, questo autore ancora non lo conosco, ma vorrei farlo, mi hai dato qualche spunto, grazie mille
RispondiEliminaCiao Chiara! Spero allora che questo autore ti piacerà :-)
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