domenica 17 novembre 2019

L'ANGOLO VINTAGE 2.0 - NOVEMBRE 2019





Cari lettori,
nuovo appuntamento del 17 del mese con la rubrica “L’angolo vintage”!

Questa volta vi consiglio due romanzi dello scrittore Gianrico Carofiglio, di cui sicuramente molti di voi avranno già sentito parlare, anche per la sua attività di magistrato. Uno di questi due romanzi fa parte di una serie, mentre il secondo è autoconclusivo e leggermente diverso dalle sue solite storie.
Ecco a voi la mia recensione!



AD OCCHI CHIUSI



Questo romanzo è la seconda indagine dell’avvocato pugliese Guido Guerrieri, un uomo di mezza età che vive e lavora a Bari e non è sempre ben visto dai suoi colleghi a causa della sua tendenza a difendere clienti “di poco conto”, come donne sole, extracomunitari, operai licenziati, che certo non gli fruttano una grossa parcella.

Dopo Testimone inconsapevole, questa è la sua seconda indagine. Egli riceve la visita di un suo vecchio amico poliziotto, il quale le presenta Suor Claudia, una monaca un po’ stravagante, in jeans e giubbotto di pelle, che con sguardo deciso ed atteggiamento pragmatico gli racconta di avere la responsabilità di una struttura per donne maltrattate e di star avendo un grosso problema con una delle persone di cui si occupa. 

Una delle ragazze, Martina Fumai, ha avuto una lunga e tormentata relazione con Gianluca Scianatico, un giovane medico appartenente alla “Bari che conta”, figlio di un personaggio importante della Corte d’Appello.

La vittima è stata minacciata, picchiata, molestata ed infine perseguitata dall’uomo, che non accettava di essere lasciato, ed ha tutte le ragioni per fargli causa. Tuttavia, come purtroppo, alle volte, accade, la sua parola conta poco contro quella del suo persecutore: quest’ultimo, infatti, è praticamente un intoccabile, perché è di buona società e tutti gli avvocati hanno paura di suo padre. Inoltre, il difensore di Scianatico è l’avvocato Dellisanti, un vero e proprio squalo che non esiterà a sminuire Martina nel corso del processo, facendo riferimento ai suoi disturbi alimentari ed all’esaurimento nervoso che ha avuto quando era in difficoltà con gli studi.


Nonostante i primi tentennamenti, Guerrieri finisce per accettare di costituirsi parte civile e di sostenere le ragioni di Martina. Insieme alla vittima ed a Suor Claudia, egli inizia a mettere insieme tutte le prove che riesce a trovare per dimostrare giuridicamente la colpevolezza dell’uomo. Dalla sua parte ci sono la polizia ed il giudice Alessandra Mantovani, ma qualche segreto non rivelato rischia di compromettere il suo operato.


Mi è capitato, anni fa, di leggere qualche altro giallo giudiziario di Gianrico Carofiglio. È stato un po’ di tempo fa; forse, addirittura, non avevo ancora aperto il blog. Chissà allora che non riesca a recuperarli inserendoli proprio in questa rubrica! 


Questo romanzo, in particolare, racconta un aspetto forse un po’ trascurato della lotta contro la violenza sulle donne. Già, perché è facile dire: “Denunciate!”. È anche abbastanza facile, se si conosce la persona in questione e le si vuole bene, accompagnarla a fare questa denuncia. Molto meno facile è tutto quello che viene dopo, perché sia la polizia che le autorità giudiziarie hanno bisogno di prove concrete per procedere. Inoltre, spesso queste donne, come Martina, sono sole, in difficoltà economiche e con qualche precedente scomodo, perciò spesso è difficile, per un avvocato, avere la meglio contro un collega ben prezzolato che difende un uomo potente.

Tutte queste problematiche sono raccontate molto bene da Gianrico Carofiglio, la cui scrittura è, a mio parere, sempre molto curata e piacevole al tempo stesso.



LA VERSIONE DI FENOGLIO



I protagonisti di questo romanzo sono due: Pietro Fenoglio, un carabiniere al quale manca pochissimo per andare in pensione, e Giulio, un ventenne che studia Giurisprudenza ed ha ancora le idee piuttosto confuse sul suo futuro.

Per motivi diversi (inevitabili acciacchi dell’età il primo, un incidente il secondo) essi si ritrovano nel medesimo centro di riabilitazione, e Bruna, una fisioterapista un po’ severa ed un po’ materna, assegna loro degli esercizi da fare insieme.
Tra una corsa ed un po’ di stretching, Pietro e Giulio iniziano a parlare delle loro rispettive esperienze e ben presto diventano amici.


Per Pietro, come giustamente recita il titolo, è l’occasione giusta per raccontare la sua “versione”, ovvero quello che gli è successo in tutti questi anni di pattuglia sulla strada. Egli racconta a Giulio, che spesso è incredulo, in quali e quanti modi un’indagine reale differisca da ciò che mostrano film e serie tv.

Quella che a poco a poco viene fuori è una vera e propria educazione umana: le prime lezioni che Pietro ha imparato sul campo, infatti, sono stati l’ascolto, la capacità di smascherare le bugie della gente (che mente soprattutto a se stessa), l’inserimento di un determinato fatto nel giusto contesto.


A poco a poco, questa insolita amicizia aiuta entrambi i protagonisti a vedere sotto un’altra luce degli aspetti della propria vita ai quali non avevano ancora pensato.
Giulio convince Pietro a dare un’opportunità a Bruna, che al poliziotto piace parecchio, anche se fatica ad ammetterlo.
Pietro, invece, mostra a Giulio che, anche se egli non ha alcuna intenzione di andare a lavorare nello studio del padre e di fare soldi per i suoi ricchi clienti, può comunque concludere gli studi legali ed intraprendere altre carriere, come per esempio quella da magistrato.


Di tutte le bellissime ed importanti lezioni che Carofiglio, tramite il personaggio di Pietro, ci dona nel corso di questa lettura così piacevole ed istruttiva, ce n’è una che mi è rimasta particolarmente impressa.
Quando Pietro è ancora un poliziotto assunto da poco, infatti, si ritrova, insieme ad un collega più esperto, a dover calmare una persona che sta per suicidarsi.
Il suo compagno, molto intelligente e sensibile, ascolta la disperazione dell’uomo, ed alla fine lo convince a non darsi fuoco. A volte, dunque, la chiave per evitare che accadano delle tragedie è ascoltare il dolore delle persone, senza mai minimizzarlo.
Credo che questa lezione mi sia rimasta impressa, tra tutte quelle del romanzo, perché, in effetti, poche cose mi fanno venire rabbia come ascoltare, per esempio in televisione, gli sfoghi di persone che hanno tutti i motivi per essere disperate, sia di tipo sociale che personale… e poi vedere il rappresentante delle istituzioni di turno che evita di dare una risposta concreta, oppure, addirittura, ride loro in faccia.
Credo che questo invito a restare umani di Gianrico Carofiglio sia estremamente attuale.




...come sempre, attendo il vostro parere!
Conoscete questo autore? Avete letto qualcuno dei suoi romanzi?
Vi ho incuriosito?
Ho anche scoperto che anni fa è stata fatta una fiction di Mediaset sui romanzi dell’avvocato Guerrieri. Voi l’avete vista?
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

7 commenti :

  1. Cara Silvia, credo che tu abbia scelto bene. una domenica leggendo fa bene.
    Ciao e buona domenica con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Ciao Tomaso! Eh sì, un po' di lettura alla domenica è d'obbligo! Specie in una giornata piovosa come oggi… buona domenica anche a te!

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  2. Di Carofiglio ho recentemente letto La regola dell'equilibrio, che mi è capitato in mano per caso. Mi è piaciuto tantissimo e quindi ho intenzione di leggerne altri. Inizierò con quelli di cui hai parlato nel tuo post.
    Buona serata :)

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    1. Ciao Andrea! Grazie per il consiglio, non ho ancora letto "La regola dell'equilibrio"! Buona serata :-)

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  3. ciao, questo autore ancora non lo conosco, ma vorrei farlo, mi hai dato qualche spunto, grazie mille

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    1. Ciao Chiara! Spero allora che questo autore ti piacerà :-)

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