"Lisistrata" di Aristofane è in scena al Teatro Carcano
Cari
lettori,
avrete
già capito, leggendo alcuni miei post precedenti, che il mio amore
per gli spettacoli classici è davvero grande.
Si tratta di una
passione che mi accompagna dai primi anni dell'Università, e che mi
ha portato a studiare in modo molto approfondito questo mondo, e, in
particolare, il suo lato tragico.
Tuttavia,
ho sempre avuto il desiderio di conoscere meglio non solo le tragedie
greche, ma anche le commedie.
È
per questo motivo che, nel momento in cui lo spettacolo Lisistrata
di Aristofane è arrivato al Teatro Carcano di Milano, ho deciso di
non lasciarmi sfuggire l'occasione. La serata è stata molto
piacevole e la rappresentazione assolutamente all'altezza delle mie
aspettative.
Ecco
tutti i motivi per cui, secondo me, Lisistrata è uno
spettacolo davvero imperdibile!
Il
regista ama il teatro e lo farà amare anche a voi!
Essendo
andata la sera della prima, mercoledì 4 maggio, non sono rimasta
sorpresa nel vedere Stefano Artissunch, il regista, in mezzo al
pubblico.
Egli,
però, invece di limitarsi a salutare le persone che conosceva, ha
tenuto una sorta di piccolo “pre-spettacolo”
con la platea, scherzando
sulla durata della rappresentazione, chiedendo come fosse andata la
giornata, indagando su quali fossero i giornalisti o i recensori tra
il pubblico.
Ho
trovato molto simpatica l'idea di andare a conoscere gli spettatori
prima dello spettacolo. Non solo, infatti, l'atmosfera si è fatta
subito più rilassata, ma è stata apprezzata la spontaneità del
regista, che dimostra di provare un grande amore per il teatro e di
avere veramente a cuore il suo pubblico.
Lisistrata
rivisita completamente il
concetto di “donna”.
Sulla
scena c'è una bravissima prima attrice, Gaia De Laurentiis.
Ma ci
sono anche due attori che le fanno da spalla, curiosamente vestiti
con una gonna bianca e pronti a mimare, in più occasioni, voci
femminili.
Tutt'intorno ai tre attori, infine, ci sono delle bambole
a grandezza naturale, disposte uniformemente su una piattaforma (che
rappresenta un'acropoli). Alcune di esse sono immobili per quasi
tutta la rappresentazione, mentre ad altre viene data voce e
movimento grazie ai due attori di cui ho parlato prima.
È
così che Gaia De Laurentiis si ritrova ad essere l'unica donna sulla
scena nel senso più tradizionale del termine, ma, al tempo stesso,
per tutto lo spettacolo non fa altro che interagire con altre donne. Originale, no?
Lisistrata
fa ridere un po'
amaramente delle debolezze umane.
Gli
uomini sono perennemente in guerra, le loro famiglie vengono
trascurate e la Grecia rischia di cadere in una profonda crisi.
L'idea
di Lisistrata, donna come molte altre, è semplice, ma geniale:
poiché le donne vengono considerate importanti dagli uomini solo
quando dormono con loro, l'unico modo di attirare la loro attenzione
è abbandonare la casa, occupare l'acropoli e non accompagnarsi più
a loro in nessun
modo.
Lo
spettacolo mostra in modo ironico, pungente e straordinariamente
efficace come questo provvedimento riduca ben presto alla
disperazione i “poveri” uomini, così pronti a ripetere che le
donne non valgono niente, ma poi incapaci di badare ai propri figli,
di restarsene soli a casa e di vivere serenamente senza una compagnia
femminile.
Per
quanto questo spettacolo sia ambientato secoli, anzi, millenni fa, lo
spettatore non può allontanare la sensazione che la situazione
descritta sia ancora qualche volta attuale, e che le differenze tra i
sessi non siano ancora del tutto appianate.
Lisistrata
fa riflettere sulla
guerra in modo molto poetico.
Anche
se Lisistrata sa di stare portando avanti una giusta causa, non può
fare a meno di sentirsi fiaccata dalla lotta. Anche lei ha un marito
in guerra e negli ultimi anni le famiglie della sua città hanno
conosciuto tanto dolore.
Il
regista sceglie una via molto originale per far sentire allo
spettatore gli orrori della guerra: egli, infatti, dà vita a due
scene molto poetiche.
Nella
prima, alla fine del primo tempo, Lisistrata è in cima all'acropoli
ed il suo vestito bianco, grazie all'aiuto degli altri attori,
diventa un lungo telo che, a poco a poco, abbraccia tutta la scena
sottostante, come se l'intenzione della donna fosse quella di
proteggere la città grazie alla sua idea.
Nella
seconda, alla fine dello spettacolo, le donne-bambole vengono
spogliate, e finiscono con l'assomigliare curiosamente alle croci di
un cimitero, mentre un narratore legge alcune lettere scritte da
soldati nel XX secolo.
Il
messaggio è chiaro: i conflitti non cessano mai di ripetersi, i
sentimenti di chi va in guerra sono gli stessi sia nel V secolo a.C.
che nel 1900 e, nonostante il coraggio di donne come Lisistrata, la
pace rimane ancora un obiettivo molto lontano.
Lisistrata
è molto di più di una
commedia.
Aristofane scrive commedie: tutti i libri di letteratura greca del
mondo lo affermano con sicurezza.
Tuttavia,
nel momento in cui lo spettatore ha la fortuna di assistere a
rappresentazioni delle sue opere, così lontane ma, allo stesso
tempo, così attuali, ha l'impressione che ci sia molto di più.
Certo,
Lisistrata è
una commedia e nessuno può negarlo, soprattutto perché l'ironia
talvolta sfacciata ci spinge a ridere molto spesso.
È
anche, però, una satira politica e di costume, nemmeno troppo
benevola.
È
una drammatica e dolorosa rappresentazione sulle sorti dell'uomo.
È
il testamento spirituale di un autore che, tra tante battute triviali
e scene che ci fanno sorridere, vuole darci un avvertimento ed
insegnarci ad essere, almeno un po', come la protagonista di questo
romanzo: pronti ad andare contro le regole che ci sono imposte ed a
rompere gli schemi per avere una vita migliore e più giusta.
Lo
spettacolo resterà in scena a Milano fino al 15 maggio!
Spero
che la mia recensione vi abbia incuriosito almeno un po'; anche se
così non fosse, però, vi consiglio di cuore di acquistare un
biglietto.
Ovviamente
sono anche curiosa di leggere i pareri di chi, come me, ha già visto
lo spettacolo!
Grazie
mille per la lettura ed al prossimo post :-)
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