lunedì 21 febbraio 2022

IL PEGGIOR SAN VALENTINO DI SEMPRE

 Storytelling Chronicles: febbraio 2022




Cari lettori,

benvenuti all’appuntamento di febbraio con la rubrica di scrittura creativa “Storytelling Chronicles”!

Il 2022 è iniziato con una piccola variazione: invece del consueto racconto, insieme alla nostra amministratrice Lara abbiamo pensato di condividere un post con i nostri buoni propositi (specie in merito a lettura e scrittura), che trovate in questo post.


Per febbraio abbiamo invece deciso di ripartire appieno con i nostri racconti, e così abbiamo puntato su una tematica coerente con il mese dell’amore. Lara ci ha chiesto di pensare ad una persona cara (partner, familiare, amico, anche noi stessi) e poi creare un racconto utilizzando come elementi il carattere e/o le passioni del nostro destinatario ideale.


Il tema scelto e la vicinanza di San Valentino mi hanno spinto a proseguire la mini-serie romance di Betty ed Enrico. Sarei dell’idea di renderla una tetralogia con un racconto per ogni stagione, quindi oggi vi propongo la terza tappa, quella invernale. Trovate quella estiva, Ricominciare, a questo link, e quella autunnale, L’unica verità che conosco, in questo post.


Questo racconto è dedicato con tanto affetto alla mia amica Mara ed a tutti i momenti in cui c’è stata per me.


Vi lascio con Il peggior San Valentino di sempre, buona lettura :-)



Il peggior San Valentino di sempre


Okay, niente panico. Niente panico.

È solo un biglietto d’ingresso. Uno sciocco, misero, insignificante biglietto d’ingresso. Al palazzetto del ghiaccio, lo so. Un luogo che detesto, e lui lo sa. Ma su, dai, che cosa vuoi che sia? Ci sarà andato con qualcuno dei suoi colleghi. O colleghe? Dio, che tormento. Vorrei non essere così… ma sì, diciamolo pure. Insopportabilmente gelosa.



È solo colpa di Enrico se oggi mi sento in questo modo. Oh, non che abbia combinato qualcosa di imperdonabile. Niente che io non abbia ancora scoperto, perlomeno.

Al momento, la sua unica colpa è quella di essere un tremendo sciattone. Io glielo dicevo da settimane: il tuo bolide ha bisogno di un bel bagnetto. E lui mi rispondeva sempre che ci avrebbe pensato.

Ci ho provato in tutti i modi!

Enrico, guarda che tra un po’ ti scrivono sul cofano ‘Lavami’.” “Ma sì, ci penserò.”

Enrico, non è un po’ tardi per lasciare il muschio del presepe?” “Ma sì, ci penserò.”

Enrico, questo non è più grigio, è color fango.” Indovinate un po’ la risposta?


Insomma, dopo quasi quattro mesi di – tormentata? Vi dirò, temevo peggio - relazione ho iniziato a rendermi conto che rimandare tutto ciò che è da casalingo e vagamente noioso è uno dei difetti del mio fidanzato. Così ho preso in mano la situazione, le chiavi di casa sua che ho accettato con molta riluttanza e paura un mesetto fa, quelle della macchina, secchio e stracci, e ho deciso di fare di testa mia.


Divertiti, Betty” è stato l’ironico commento di Enrico, accompagnato dalla sua solita faccia da schiaffi, prima di uscire di casa sollevato e leggero come una piuma. Se ne stava andando al giornale in pieno sabato, eppure mi è parso più felice di lavorare che di stare qui ad occuparsi dell’automobile con me.


Per Enrico la macchina è solo un mezzo: basta che lo porti a destinazione, e va bene così. Io non sono d’accordo: sono una vera e propria cultrice dell’auto, anzi, di questo tipo di auto. Sì, perché, vedete, la vecchia utilitaria è più di un mezzo di trasporto: è una vecchia amica. Lei ti capisce: sa quando sei arrabbiata e prenderai un dosso con troppa energia, quando hai un’alzata d’ingegno artistica e quindi aggiungerai qualche graffito creativo ai suoi parafanghi, quando sei triste ed hai voglia di vagare senza meta insieme a lei e ad una compilation di Sanremo 2001, quando ti devi rilassare ed allora che c’è di meglio che farle un bel bagnetto?


Ecco perché sono qui, con il giubbotto ed i guanti più vecchi che ho, a strofinare con detergenti ed acqua troppo fredda per un giorno di febbraio l’incrollabile bolide di Enrico. Per me quest’automobile ha un valore affettivo aggiunto: è quella sulla quale io, il mio attuale fidanzato ed i nostri amici Francy e Giorgio siamo andati in ottobre a fare quel fantastico weekend nel Monferrato durante il quale io e lui ci siamo baciati per la prima volta.


Oddio, fantastico. A parte la baita al gelo. Le ore di camminata. Il campeggio. Quei terribili bagni chimici. La volpe dispettosa che è sfrecciata in mezzo al pantano e poi tra le mie gambe. Lo ammetto, non sono una grande fan delle vacanze un po’ all’avventura, ma ciò che conta è il risultato, no?


Io ed Enrico stiamo alla grande. Tra un bisticcio e l’altro. Fatta eccezione per dei biglietti sospetti del palaghiaccio. Ecco, lo sapevo, il rovello non mi lascerà più per tutto il resto della giornata.


* * *


Forse farei bene a non pensare niente. Ad ascoltare le canzoni della playlist Romanticismo che ho creato io sulla app di Spotify del mio cellulare ed a far andare soltanto le mani pulendo. È solo che sono così stanca. A scuola siamo in fase di transizione tra i due quadrimestri, ieri stavo per addormentarmi nella vasca da bagno (ok, come ogni venerdì sera, ma più profondamente del solito), sono tremendamente stufa di questo freddo inverno ed allo stesso tempo non ho ancora avuto l’illuminazione per il racconto di febbraio sul mio sito.


Tra due giorni è San Valentino e mi piacerebbe tanto fare qualcosa di carino. Anche se è lunedì, anche se è una festa commerciale, anche se Enrico probabilmente lo detesta. In effetti non gliel’ho mai chiesto esplicitamente. Però insomma, lui è Enrico, l’uomo che legge solo saggistica e storia contemporanea, che ascolta vecchio rock, che in tv si rilassa con le repliche di Boris. Non proprio un tipo dai gusti romantici. Anche se, fin da quando ci siamo conosciuti, lui ha sempre mostrato di apprezzare la mia tendenza a leggere ed a scrivere rosa, a differenza di quel vendifumo del mio ex Flavio.


Rettifico: forse San Valentino gli piace. Forse con un’altra?

Okay, Elisabetta, smettila. È del tutto irrazionale.

Vorrei soltanto non averlo sentito fare quella lunga telefonata con la sua nuova collega Gloria, qualche sera fa. Sì, parlavano solo di lavoro. Ma lo hanno fatto per più di un’ora, dannazione. Nessuna persona di buonsenso parlerebbe delle possibili riforme elettorali per più di dieci minuti, dai. Nessuno che non sia un conduttore di talk show in seconda serata, almeno. E Gloria decisamente non ne ha l’aspetto. Sì, ho cercato i suoi profili Facebook ed Instagram, non ho resistito. Me ne sono pentita cinque secondi dopo.

Non so cosa mi abbia sconvolto di più. Forse i capelli lunghi, biondo chiaro, fini fini: si può discutere quanto si vuole sul fatto che gli uomini preferiscano capigliature ribelli, ma prima o poi a tutti piacciono i capelli in stile Barbie. Oppure, ancor di più, gli occhi azzurrissimi e quel sorriso aperto. Ma ciò che mi ha fatto davvero provare una fitta intercostale è il fatto che i suoi scatti testimoniano tanti, forse troppi punti in comune con Enrico: vacanze a New York (città che il mio fidanzato sogna da anni e che sicuramente vedrà con i suoi amici perché io mediamente non vado oltre la Costa Azzurra), serate nei locali, birre e sigarette in contemporanea.

Maledetta curiosità! Quei fotogrammi mi hanno fatto rigirare nel letto fino a notte fonda, ed anche ora, a distanza di giorni, mi provocano un tuffo al cuore.

Io so che Enrico tiene davvero alla nostra relazione. Una parte di me lo sa: lui mi ha cercata, voluta, sostenuta. Mi sta anche aiutando a realizzare il sogno di scrivere. Ma un’altra parte, quella che proprio non riesco a mettere a tacere, si chiede: con un’anima gemella così a disposizione, perché ostinarsi con una come me, in tutto e per tutto diversa da lui?


* * *


La macchina di Enrico è uno splendore, ed io, dopo un parcheggio di fortuna nel suo garage, una camminata verso casa nel freddo, una cenetta casalinga con Francy ed una tisana bollente, sono sdraiata con la mia amica per il mio appuntamento del sabato sera: C’è posta per te.


Enrico non uscirà dal giornale prima delle dieci (ed io sto cercando di non figurarmi Gloria in una delle sue luccicanti tenute da sera) e Giorgio è a calcetto. Io e Francy ci stiamo godendo la nostra serata al femminile, compreso il programma tv che entrambi i nostri uomini detestano, e sto giusto per alzarmi a prendere una copertina aggiuntiva quando squilla il telefono.


Ciao Betty. Volevo dirti soltanto di salutare Francy e di non consumare tutti i fazzoletti.”

In che senso, scusa, Enrico?”

Mi sposto in camera per non disturbare Francy. Ho la sensazione che, a breve, mi ritroverò ad alzare la voce.

Dai, lo sappiamo entrambi che alla prima busta aperta piangi, alla seconda singhiozzi, alla terza inizi ad accasciarti sui cuscini ed alla quarta tu e Francy state ronfando dalle due parti del divano.”

Odio quando ha ragione.

E poi come fai a sapere che c’è Francy e che stiamo guardando C’è Posta per te?

Lo sento ridere. “Giorgio è a calcetto, e poi… dai, ti conosco.”

Odio ancora di più quando non fa neanche il minimo sforzo per avere ragione. È come se sapesse tutto di me, ormai.

Mi conosci e non perdi occasione di prendermi in giro. Fin da quando ci siamo conosciuti!”

Eh sì. La strada che si era rotta ci ha condotti insieme.

Per un attimo resto senza parole.

Solo ieri gli ho girato il video di The Joker and the Queen, la nuova canzone di Taylor Swift ed Ed Sheeran. Pensavo che, dopo avermi risposto “Carina!”, se ne sarebbe dimenticato nel giro di cinque minuti. Ed invece non solo l’ha ascoltata con attenzione, ma ora mi cita pure il testo. Non posso crederci!

Sai com’è” gli rispondo. “Sono stata ingannata prima, quindi ho tenuto le mie carte nascoste nel mio giubbotto infallibile” continuo a citare la canzone.

Per un momento so che entrambi stiamo pensando a quella fava del mio ex fidanzato, come lo chiama sempre Francy. Poi lo sento nuovamente ridere.

Beh dai, immagino di aver smascherato il tuo bluff, modestamente. Hai da fare lunedì sera?”


* * *


Okay, niente panico. Niente panico.

In fondo, se tanta gente si diverte a pattinare, un motivo ci sarà, no?

Non c’è alcuna ragione per cui io mi faccia prendere dal panico ed inizi a sudare sotto la pianta dei piedi. Perché il ghiaccio deve essere così dannatamente scivoloso? Lo detesto!

Enrico mi guarda conciliante: “Betty, dovresti vedere la tua faccia!”

Piantala, tu!” lo rimbecco. “Tu e le tue idee assurde!”


Eppure era iniziato tutto così bene. Sabato sera, dopo che ci siamo salutati, sono tornata in salotto da Francy con un sorriso estatico e le ho raccontato tutto. Nemmeno lei poteva credere che Enrico il cinico avesse dei programmi per San Valentino. Programmi riservatissimi, tra l’altro.


Ho passato ieri e oggi su una sorta di nuvola ed ho pure messo degli abiti nuovi: pantaloni eleganti ed un bel maglione rosa antico, che a San Valentino è un colore perfetto. Ho pure perso tempo a sistemare i boccoli ed a truccarmi come si deve, ed ora delle gocce gelate di condensa stanno colando sulla mia testa e sulle mie guance.


Perché, perché?” lo guardo appesa alla balaustra con entrambe le mani, fissando con terrore la lastra di ghiaccio.

“…...tu la domenica mi lasci sempre sola? Andiamo Betty, era sabato, e poi dovevo lavorare, non ero mica allo stadio” mi canzona lui, a braccia incrociate sul ghiaccio, con il suo solito sorriso ironico.

Non ho voglia di scherzare!” rispondo, sull’orlo di una crisi isterica. “Che cosa ti ha fatto svegliare la mattina pensando: wow, la mia fidanzata odia il palazzetto del ghiaccio, ce la porto per San Valentino?”

In tutta risposta, lui si avvicina a larghe falcate, appoggiandosi alla balaustra di fianco a me. La cosa non mi piace. Ha lo stesso sguardo di quando ci eravamo conosciuti da poco e mi studiava da lontano per trafiggermi con qualche battuta pungente delle sue.

Sai, Betty. Ho pensato parecchio al nostro primo San Valentino. Non volevo essere banale. E quale modo migliore di farsi ricordare… se non proporti quello che detesti?”

Lo guardo a metà tra l’indignato e lo stupefatto. Non può dire sul serio.

Ammetterai che mesi fa detestavi anche me, e adesso… Chissà, magari con il pattinaggio sarà lo stesso!” prosegue con quel tono di chi sa benissimo di essere irritante.

Certo, come no. Io, amante di quelle maledette lame sul ghiaccio. Spoiler: né ora né mai.



Coraggio, vieni fino a qui!”

Enrico ha abbandonato l’aria ironica ed ora mi sorride incoraggiante, ma io non riesco a muovere un muscolo. La balaustra è il mio rifugio sicuro, non posso certo abbandonarlo e lanciarmi nell’ignoto.

Prova solo a fare un piccolo movimento alla volta.” mi ripete Enrico, paziente. Maledetti occhi azzurri sorridenti. Mi fregano sempre, e lui lo sa.

Con grandissima cautela, stacco piano una mano guantata dalla balaustra, poi un’altra. Ora, il punto è che io non so che diavolo fare. Come si scivola sul ghiaccio? Ci sarà pure una tecnica. Ma io non la conosco. Quindi?

Ho pochi secondi per decidere, ma alla fine la risolvo. Cammino. Un passo dopo l’altro, ondeggiando come se fossi ubriaca, spostando un piede prima da una parte e poi da un’altra. Mi sento come se mi avessero infilato degli pneumatici facendomeli passare dalla testa, tra collo e gambe, ed io dovessi camminarci senza cadere. A giudicare dalla faccia di Enrico, anche lui sta pensando la stessa cosa, ma stranamente non si lascia sfuggire una delle sue solite frasi tranchant.


Mi sembra che sia passata un’era geologica da quando mi sono staccata dalla balaustra, ma finalmente riesco ad afferrare la mano di Enrico.

Brava, Betty” mi dice subito. Mi sta guardando con insolito orgoglio. “Anche se sembravi la mamma dell’omino Michelin.” Ah ecco, appunto.


* * *


Tra una camminata da pinguino ed un’altra, in qualche modo sono riuscita a sopravvivere al palazzetto del ghiaccio. Non sono mai caduta di sedere (...okay, non è proprio vero. Una volta sola. Ma piano.) e ci siamo fatti anche qualche inaspettata risata. E in più Enrico ha ammesso di essere già passato di lì qualche giorno prima, ma da solo. “Volevo vedere se c’erano abbastanza balaustre per te, sai com’è, un chilometro di ringhiera mi pareva il minimo.”

Lo dice scherzando, tanto per cambiare, ma il pensiero che abbia preparato in anticipo il nostro sconclusionato San Valentino mi fa venire le lacrime agli occhi.


Alla fine della nostra oretta sui pattini, pensavo che Enrico l’avrebbe fatta finita con le sue stravaganze e che ci saremmo rilassati con una cenetta degna di questo nome, ma, a quanto pare, le sorprese non sono ancora finite.


Così ora siamo in uno dei bar interni al multisala del nostro paese, a condividere la cena romantica più stramba di sempre: pop corn e barrette al caramello salato. In perfetto stile Enrico, io invece lo trovo del tutto contro natura.

Al di là dei pop corn che sono praticamente cotone commestibile, ma il caramello salato? Non dovrebbe essere una cosa dolce? Io mi chiedo chi abbia partorito una simile idea. Chiunque sia, scommetto che è amico di Enrico.

Allora, con che cosa mi torturerai stavolta?” tento di sondare il terreno mentre addento l’innaturale barretta.

Betty, non hai alcuna fiducia in me?” mi risponde con tono fintamente bonario.

Guarda che non nutro alcuna speranza sul fatto che tu mi porti a vedere una commedia romantica.”

Ma certo che no, da Natale ad oggi ne abbiamo già viste tre, che giorno speciale sarebbe?”

E come ti sbagli! “E quindi? Non dirmi che hai puntato quel documentario sulle elezioni presidenziali da Washington ad oggi, perché sappi che tra tre minuti dormirò, ed allora come potrai tormentarmi?”

Le labbra di Enrico si schiudono in un lento sorriso. “Oh, sapevo che l’avresti detto.” E con un cenno della testa indica la locandina alle nostre spalle.



Posso accettare tutto, ma questo no!

Pattinare sul ghiaccio è una sana attività fisica, anche se la aborro. E poi, anche su Instagram c’è pieno di dietisti che consigliano il cheat day con cibo spazzatura dopo tante giornate di insalatone ed avocado toast.

Però un film di fantascienza no, va proprio oltre i miei limiti di comprensione.

Enrico ha visto tutti i classici del genere, li trova rilassanti e divertenti. A quanto pare non poteva perdersi nemmeno questa nuova uscita.

Io invece ho provato a leggere qualche romanzo, per entrare a poco a poco nell’atmosfera, ma ogni volta che ci provavo chiudevo le pagine con uno scatto secco e mille domande. Non ho mai nutrito grandi speranze sull’esistenza degli alieni: già il fatto che noi siamo i soli abitanti del Sistema Solare non depone a favore delle tesi di tanti scrittori di fantascienza. Ma poi, ammesso e non concesso che esistano, perché dovrebbero essere verdi, bitorzoluti e con gli occhi grandi? Non potrebbero semplicemente assomigliare a noi e passare le giornate nei loro uffici marziani, oppure essere ancora ad una sorta di Età della Pietra ed imparare l’allevamento dei bovini e delle carote venusiane? E poi perché dovrebbero essere così aggressivi ed invaderci? Se davvero possono muoversi con le navicelle spaziali, siamo sicuri che non si accontenterebbero di una vacanza sulla costiera amalfitana? E soprattutto, che ha il pianeta Terra da offrire loro, a parte foreste disboscate, speculazione edilizia, oceani pieni di liquami?

Per dirlo con parole non mie, ai posteri l’ardua sentenza. Tanto avrò due ore e mezza per scoprirlo.


* * *


Mille esplosioni e duemila lotte intergalattiche dopo, sono pienamente convinta che questo sia stato il San Valentino più strano della mia vita.

La prossima volta andiamo a vedere Animali fantastici” borbotto ad Enrico mentre stiamo uscendo dalla sala.

Vuoi vendicarti con quasi tre ore di bacchette magiche, castelli in Scozia e draghi sputafuoco? Beh, me lo sono meritato” risponde.

All’improvviso sento il bisogno di ridere, e ridere forte.

Mi piego proprio nel bel mezzo del corridoio del multisala, mentre la gente intorno a noi butta sacchetti di patatine nei bidoni, mi scarta e mi guarda come se fossi pazza.

Che… giornata… senza capo… né coda.” balbetto tra una risata ed un’altra.

Enrico non ride. Mi sembra incredibilmente serio.

Ti avevo promesso che sarebbe stato un San Valentino memorabile.”

Ha ragione, lo è stato. Tra mille imprevisti, come qualsiasi cosa da ottobre a questa parte. Ma in questo momento non ricordo di essere mai stata più felice. Tra una scivolata sul ghiaccio ed un film di alieni, credo di aver capito che al ragazzo di cui mi sto innamorando non dispiace affatto che io sia così diversa da lui. Anzi, scherza su tutto ciò che non abbiamo in comune. Non mi cambierebbe mai: me lo ha dimostrato più volte, anche se a modo suo.

Sai, Enrico” gli dico prendendolo per mano, colta da un’ispirazione improvvisa “Credo proprio che il mio racconto di febbraio sarà dedicato ai peggiori San Valentino di sempre. O forse ai migliori. Potremmo scriverlo a quattro mani. Tu che ne dici?”

Dico che potremmo intitolarlo Il burlone e la regina” mi risponde lui con il sorriso da furfante che adoro, accompagnandomi fuori dal cinema.


E so che pensi che ciò che rende un uomo un re

sia l’oro, un palazzo ed anelli di diamanti,

ma quando mi sono chiusa in me stessa,

tu hai visto il meglio in me

...il burlone e la regina.



FINE



Anche oggi mi sono un po’ dilungata, ma, come successo le altre due volte, è come se Betty ed Enrico scrivessero la loro storia da soli! Il personaggio di Betty era nato con la duplice funzione di omaggiare la Kinsella e di fare autoironia su alcune mie nevrosi e fissazioni, ma ha finito col vivere di vita propria e suggerirmi continuamente nuove idee. Anche Enrico si sta rivelando più variegato e ricco di sorprese di come l’ho immaginato all’inizio, e credo che abbia ancora qualcosa da raccontarmi!

Non so ancora quale dei mesi primaverili ospiterà la quarta e credo ultima tappa di questa storia – molto dipenderà dalle tematiche della rubrica – ma vi terrò aggiornati!

Nel frattempo fatemi sapere che ne pensate di questo San Valentino sconclusionato!

Trovate il video di The Joker and the Queen a questo link.

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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