Il balletto di Nureyev direttamente a casa su Rai 5
Cari lettori,
per iniziare febbraio al meglio, ho deciso di rispolverare la rubrica “Consigli… per gli amanti della danza”!
Speravo di poterlo fare con il racconto di uno spettacolo visto in presenza, ma, se tra ottobre e dicembre sono riuscita a tornare a teatro per un po’, in gennaio ho preferito non prendere mezzi sovraffollati – a causa della positività del personale – e raggiungere Milano città, per di più in un luogo chiuso.
Sono un po’ demoralizzata per questa situazione che continua a presentare alti e bassi, e so di non essere l’unica, ma fa male aver riafferrato per poco tempo qualcosa che ti era mancato così tanto e poi vederselo di nuovo strappare dalle mani. Per fortuna almeno la scuola di danza va avanti in presenza, seppur tra mascherine, distanziamenti e mille restrizioni.
Per consolarmi, una sera di queste ho girato su Rai 5 e mi sono dedicata ad un vero e proprio classico: il Don Chisciotte di Nureyev, reso immortale dall’interpretazione insieme a Carla Fracci alla Scala di Milano nel 1980. Ho visto che un’ultima replica è stata portata in scena proprio qualche mese fa, alla fine di ottobre, ma la proposta di Rai 5 risulta registrata prima dei DPCM del 2020, quindi non è l’ultimissima versione, anche se è di poco tempo fa.
Come sempre quando sono un po’ tesa o rattristata, non c’è nulla di meglio che perdermi nella danza: per un paio d’ore non penso ad altro che ai passi, alle musiche, ai possibili spunti per i balletti che prima o poi torneremo a portare in scena anche noi.
Senza ulteriori chiacchiere, passo alla recensione vera e propria dello spettacolo!
Don Chisciotte, Sancho Panza e mille altri personaggi
Potremmo dire che, in questo balletto, sono presenti due trame che si intrecciano tra di loro. La prima è la storia di Don Chisciotte, un anziano nobile affetto da un disturbo psicologico che lo porta a tramutare in realtà la sua immaginazione. Nel prologo del balletto, i servitori non sanno più come tenere a freno i suoi sogni di gloria, ma uno di loro più scaltro degli altri, Sancho Panza, ha un’idea: assecondarlo. Egli costruisce un’armatura con diversi pezzi di lamiera, la dona al suo padrone, ed ecco che quest’ultimo si immagina come il più brillante dei cavalieri medioevali, con lo stesso Sancho Panza a fargli da scudiero. I due affronteranno incredibili disavventure, come l’ormai emblematica lotta contro i mulini a vento, lo scontro con i gitani (la cui danza viene vista da Don Chisciotte come una sorta di provocazione), l’incanto della foresta delle Driadi (ninfe del bosco).
La storia che Cervantes racconta nel suo libro, e che viene riportata qui non proprio nel dettaglio ma comunque nella sua sua sostanza, è definita “picaresca”, ovvero una sorta di biografia romanzata in cui un fittizio protagonista racconta se stesso, dall’infanzia alla maturità. In questo caso, siamo a metà strada tra la commedia e l’avventura. Molti sono i riferimenti all’Orlando Furioso, il poema di Ariosto i cui cavalieri Don Chisciotte tenta invano di imitare; non mancano, però, degli omaggi al mondo classico, come, appunto, la presenza di ninfe e semidei.
Molto meno magica e più quotidiana è invece l’altra trama del balletto: la travagliata storia d’amore tra la bella e giovane Kitri ed il barbiere del paese, Basilio, che vorrebbe sposarla ma, secondo il padre di lei, non ha abbastanza soldi per farlo. La presenza di un ricco pretendente – ovviamente gradito all’avido genitore – complicherà il tutto.
Costumi e scenografie
Don Chisciotte è un balletto composto da un prologo e da tre atti, durante i quali si susseguono diverse splendide ambientazioni: la casa del nobiluomo, la piazza della città, il campo dei gitani, la spianata su cui sorgono i mulini a vento, la foresta incantata. Le scenografie sono incredibili, ma non avevo alcun dubbio su questo: un paio d’anni fa avevo visto su Rai 5 un altro balletto classico della Scala, La bella Addormentata (di cui vi avevo parlato qui) ed anche lì la riproduzione del castello e della foresta erano state eccezionali. La Scala è un orgoglio per noi milanesi!
Anche i costumi fanno la loro parte, perché Don Chisciotte e Sancho Panza sembrano davvero usciti dal libro. Le coreografie ambientate sulla piazza principale del paese sono un omaggio alla Spagna, tra musiche che ricordano il flamenco, toreri e pezzi spettacolari in cui le ballerine fanno lo slalom tra coltelli piantati a terra.
Personalmente ho apprezzato molto anche l’energia della danza gitana, tra mille colori e luci taglienti che ne esaltano le fantasie, e, per contrasto, la delicatezza delle coreografie e delle variazioni nella foresta incantata, un trionfo di verde chiaro ed altri colori pastello.
La danza secondo Nureyev
Come vi avevo già raccontato tempo fa recensendo La bella Addormentata, Rudolf Nureyev ha portato una vera e propria rivoluzione nel mondo della danza classica, soprattutto per quel che riguarda le parti maschili.
Prima di Nureyev, i ballerini – seppur con qualche eccezione – erano poco più che porteur: essi dovevano, in altre parole, sorreggere le evoluzioni delle ballerine, ed i generale fungere quasi da aiutanti per mettere in risalto i loro movimenti. Era un po’ come se non si volesse uscire dai tradizionali ruoli di uomo e donna: un forte sostegno l’uno, una leggiadra libellula l’altra. Con Nureyev, anche il ballerino si scopre leggero, aggraziato, capace di numeri pieni di leggerezza (e di infiniti fouettés…). Uomo e donna, così, sono alla pari e si sfidano sul palco in infiniti passi a due, proprio come fanno Kitri e Basil ripetute volte nel corso del balletto.
Diverso è ovviamente il ruolo di Don Chisciotte, interpretato in modo straordinario, tra passi di danza volutamente impacciati dentro all’armatura ed una recitazione muta d’altri tempi: egli ammira le ninfe, che si dimostrano in grado di compiere le loro coreografie senza l’ausilio di alcun porteur.
Don Chisciotte… danzato in tanti modi diversi
Vorrei raccontarvi un’ultima curiosità: mentre preparavo la recensione a questo post, mi sono resa conto che Don Chisciotte è uno dei soggetti più amati e versatili del mondo della danza.
La versione di cui vi ho parlato oggi è la più tradizionale ed al momento, purtroppo, non è su Rai Play, anche se da alcuni avvisi su Internet ho dedotto che è stato caricato per alcuni brevi periodi. Non è da escludere, però, che lo replichino su Rai 5!
Su Rai Play si trovano, invece, una versione del balletto di Roma ed una rielaborazione contemporanea dal titolo Don Q. Non ho visto nessuna delle due ma mi incuriosiscono!
In presenza, invece, ricordo di aver visto al Carcano, esattamente due anni fa, un interessante balletto dal titolo Io, Don Chisciotte: un vero e proprio mix di stili di danza diversi. Ve ne parlo meglio in questo post.
Insomma, la storia è sempre la stessa, ma quanto a versioni sul palco… ce n’è per tutti i gusti!
A me questo balletto è piaciuto molto… e voi che ne pensate?
Avete visto qualche versione di Don Chisciotte sul palco? Vi è piaciuta?
Spero di avervi incuriosito. In fondo anche avere teatro e danza a domicilio direttamente in tv è una grande fortuna, e forse, presa dal desiderio di tornare “in presenza”, l’ho un po’ sottovalutata. Se troverò qualcos’altro di bello in streaming, ve ne parlerò!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
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