La nuova creazione del Balletto di Roma in scena al Carcano
Cari
lettori,
è
di nuovo il momento dei “Consigli per gli amanti della danza”!
Il
balletto di cui vi parlo oggi è l’ultima creazione di una
compagnia che ho già avuto occasione di apprezzare in altre
occasioni. Sto parlando del Balletto di Roma, già noto per
un’originale versione di Giulietta e Romeo ambientata in
Sicilia (della quale vi ho parlato qui) e per una rivisitazione di
Otello (a questo link la mia recensione).
Nel
corso di queste occasioni passate sono rimasta molto affascinata non
solo dall’abilità dei ballerini, ma anche dalla fantasia del
coreografo Fabrizio Monteverde. Questa volta l’opera letteraria che
viene reinventata tramite la danza non è una tragedia
shakespeariana, bensì una delle opere più note della letteratura
spagnola: Don Chisciotte.
La
storia raccontata
Se
nel romanzo il protagonista della storia, che si fa chiamare Don
Chisciotte, è un nobile spagnolo del XVI secolo affascinato dai
romanzi cavallereschi medievali, nel balletto è un ragazzo dei
nostri tempi. In scena, infatti, c’è la carcassa di una vecchia
auto, versione contemporanea dello scalcagnato destriero del
protagonista originale.
Come
il suo omonimo spagnolo, tuttavia, anche questo Don Chisciotte, che
inizia a mostrare i primi segni di follia (tenendosi la testa e
guardandosi attorno spaesato), è innamorato dei romanzi d’avventura,
che legge avidamente. Un giorno, il carretto con il suo piccolo
tesoro letterario rischia di essere portato via da un piccolo
proprietario terriero locale, Sancho Panza (qui interpretato da una
ballerina con un finto pancione). I due, dopo un breve scontro,
diventano curiosamente amici, e Don Chisciotte lo persuade a seguirlo
nelle sue cosiddette “avventure picaresche” nei territori
circostanti.
Purtroppo
per i nostri due eroi, però, non c’è proprio nulla da combattere:
i giganti dalle mille braccia che egli vede sono solo mulini a vento,
sulle rocce in riva al mare non c’è nessuna sirena, i burattini
che si muovono meccanicamente non sono certo dei demoni e non esiste
alcun esercito nemico, ma solo un gregge di pecore con il suo
pastore.
Nel corso delle sue stravaganti disavventure, Don Chisciotte
incontra anche l’amore (una contadinella del luogo ai suoi occhi
diventa una dama di nome Dulcinea) e purtroppo anche la morte (dovuta
ad una febbre contratta dopo esser stato ferito).
Don
Chisciotte, Sancho Panza, Dulcinea, la morte
Il
ballerino che interpreta il ruolo di Don Chisciotte ha, a mio parere,
una doppia abilità: egli ha la forza necessaria per essere il
porteur delle ballerine, ma possiede anche grande leggerezza
ed elasticità, al punto di essere sollevato senza problemi dai
colleghi uomini. La sua preparazione classica è evidente, ma, come
vedremo, egli prende parte anche a coreografie di altro genere.
Co-protagonista
è la ballerina che interpreta Sancho Panza. La scelta di una donna
per la parte di uno degli scudieri più famosi di tutti i tempi può
apparire inusuale, ma si rivela azzeccata osservando i numerosi passi
a due tra lei e Don Chisciotte. In molti di essi la ballerina, pur
danzando con grazia, cerca di conservare alcuni tratti “comici”
del personaggio tramite la postura di gambe e braccia.
Terza
ed ultima figura importante sulla scena è una ballerina che riveste
il duplice ruolo di Dulcinea e della morte e che si esibisce in due
importanti coreografie con Don Chisciotte.
Nella prima, con vestito e
calzettoni di lana, interpreta la parte della contadina che viene
vista dal cavaliere e che diventa, nella sua mente, la
re-incarnazione di tutte le dame medievali che popolano i suoi sogni.
Nella
seconda, con una tuta nera, simboleggia, a mio parere, sia la Follia
che la Morte: ella circonda Don Chisciotte, lo blandisce, lo insegue
ed inevitabilmente lo cattura tra le sue braccia.
Gli
“ostacoli” sul cammino del cavaliere
Intorno
ai ballerini che rivestono il ruolo di personaggi principali c’è
un gruppo di ballo che interpreta, di volta in volta, gli ostacoli
che si pongono di fronte al valoroso cavaliere ed al suo indomito
scudiero. Essi sono genericamente vestiti con tute di colore scuro,
ad indicare, secondo me, il loro ruolo di elementi neutri ed
inoffensivi agli occhi del mondo, ma anche la loro capacità di
diventare dei pericolosi mostri per Don Chisciotte.
L’interpretazione
più riconoscibile tra tutte è quella dei mulini a vento: le
ballerine, sulle spalle dei loro porteur, muovono gambe e
braccia in direzioni diverse, spaventando Don Chisciotte, che crede
di trovarsi di fronte a giganti multiformi.
Egli
rimane poi incantato dalle “sirene”, ballerine che prima lo
circondano in una sorta di flamenco, poi, in bilico sui tacchi alti,
lo attirano con sinuosi movimenti di braccia.
Ciò
che lo atterrisce maggiormente, però, sono i burattini, che si
avvicinano sempre più a lui battendo mani e piedi in perfetta
sincronia, assumendo, ai suoi occhi, l’aspetto di demoni che lo
tormentano.
Egli,
infine, insieme a Sancho Panza, tenta inutilmente di trafiggere delle
pecore, che per lui sono un pericoloso esercito nemico, e viene
colpito dal pastore con delle frecce che gli saranno fatali.
Un
solo balletto, moltissimi stili
Come
già detto, le coreografie di Fabrizio Monteverde stupiscono sempre
per la loro fantasia. Egli ha a disposizione dei ballerini classici,
ma, pur partendo da questa base, riesce ad inserire nelle sue
rappresentazioni tanti stili differenti.
Innanzitutto
il balletto è eseguito interamente senza scarpette a punta: i
ballerini sono scalzi, con calzettoni di lana, talvolta con le “mezze
punte” della danza moderna. Le movenze di gambe e braccia sono
tendenzialmente classiche, ma anche nelle coreografie più
tradizionali si può notare l’influsso dello stile modern jazz,
mentre la scelta di far danzare i ballerini non solo su musiche
tradizionali, ma anche su rumori di fondo e discorsi fatti a bassa
voce, è tipica del contemporaneo.
Le
due danze delle Sirene sono molto particolari: la prima è un omaggio
al flamenco (e le scarpe con il tacco delle ballerine, ad un certo
punto, vengono addirittura utilizzate come nacchere), la seconda è
una danza su zeppe altissime che lasciano pochissime libertà alle
gambe ma permettono una libera espressione della parte superiore del
corpo.
Molto
originale il balletto dei burattini-demoni, senza musica, scandito
dal battito delle mani e dei piedi: una scelta a metà strada tra il
tip tap e le danze irlandesi.
Le
scelte del coreografo, apparentemente stravaganti, sono in realtà
quasi filologiche. Anche nei balletti più tradizionali, come "Lo Schiaccianoci", il rigore classico è interrotto da alcuni
divertissement che, con il pretesto di introdurre danze
provenienti dalla Cina, dalla Russia o dall’India, presentano stili
differenti.
Le
creazioni del Balletto di Roma sembrano proprio seguire questa linea:
esse reinventano delle opere letterarie e, pur non tradendo la base
classica, presentano delle incursioni in altri generi.
Lo
spettacolo è rimasto al Teatro Carcano di Milano dal 29 gennaio al 2
febbraio! Sicuramente esso arriverà (o è già passato) in altre
città, prima tra tutte Roma, per ovvi motivi.
Conoscete
questa compagnia? Avete visto dei suoi balletti?
Vi
piace Don Chisciotte? Vi ho incuriosito?
Fatemi
sapere!
Grazie
per la lettura, al prossimo post :-)
Ma che bello!
RispondiEliminaInteressante e nuovo perchè, correggimi se sbaglio, questo personaggio non viene rappresentato spesso nei balletti dove leggo spesso sempre le stesse persone
Ciao Susy! ...esiste un balletto dedicato a Don Chisciotte, ma è proprio classico. Questo, invece, è davvero creativo e mescola stili diversi! Il coreografo di questa compagnia è molto innovativo :-)
EliminaUno spettacolo davvero innovativo per un personaggio affascinante. Ciao Silvia, buona settimana.
RispondiEliminasinforosa
Ciao Sinforosa! Don Chisciotte, a modo suo, affascina, su questo non c'è dubbio! Buon proseguimento di settimana :-)
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