Storytelling Chronicles: luglio 2021
Cari lettori,
benvenuti all’appuntamento di luglio con la rubrica di scrittura creativa “Storytelling Chronicles”!
Il tema del mese è molto particolare. Ognuno di noi partecipanti ha dovuto ispirarsi ad un autore tra i suoi preferiti, ad una sua opera e ad un personaggio amato, traendo da questi dati il genere del proprio racconto, il tipo di narrazione ed il protagonista (in termini di genere e orientamento sessuale).
Dopo aver cambiato idea un po’ di volte, perché gli autori che mi piacciono sono davvero troppi, ho deciso che per l’estate sarebbe stato carino proporvi una storia leggera e divertente ed ho puntato su Sophie Kinsella. Ecco a voi, quindi, il mio primo esperimento con il chick lit, in prima persona e con una ragazza trentenne etero come protagonista.
La mia storia si intitola Ricominciare ed è ambientata ai giorni nostri lungo il litorale toscano. Scriverla è stato inaspettatamente facile, soprattutto perché mi sono resa conto che, per tanti versi, questo racconto è stato un modo per prendere in giro me stessa e un po’ di mie nevrosi (chi mi conosce un po’ meglio lo capirà subito).
Buona lettura, spero di strapparvi una risata!
Ricominciare
Okay, niente panico. Niente panico. In fondo è solo una… macchia. Una piccola, insignificante macchia. Che importanza ha che non sia andata via con il borotalco? Il mio solito spray antimacchia è finito, ecco tutto. Lo ricomprerò domani. E nel frattempo nessuno se ne accorgerà.
Sto ancora fissando inorridita la striscia che separa due dei fiori del mio vestito, prova inconfutabile di un gelato al cioccolato del giorno prima, quando suona il telefono.
“Eli, sei pronta? Sono sotto casa!”
Anche oggi la mia migliore amica Francesca si è dimostrata più puntuale di me. Non mi resta che prendere la borsa, chiudere casa e scendere, sperando che l’effettiva grandezza della macchia sia solo una mia illusione.
“Ma che hai sul vestito?”
Illusione vana.
“Il solito, Francy… ho finito l’antimacchia.”
Francy mi squadra il vestito con aria critica. Poi sorride.
“Sì, beh, che importanza ha?” replica. “Non penso che nessuno ci farà troppo caso.”
Io invece temo che qualcuno lo farà eccome. E non un qualcuno qualunque. Magari, però, oggi non ci sarà. Ho avuto abbastanza sfortuna per stasera, no?
Spoiler: evidentemente no.
Non appena arriviamo al bar, noto subito un po’ di nostri amici su dei tavolini all’aperto, pronti ad ordinare l’aperitivo. In realtà non sono proprio amici nostri; sono la storica compagnia di Giorgio, il nuovo fidanzato di Francy. Non sempre la accompagno alle loro serate, ma qualche volta mi capita, perché ci sono delle ragazze davvero alla mano. In realtà sono tutti piuttosto simpatici. Tutti tranne Enrico, ovvio. Ho conosciuto il gruppo di Giorgio circa tre mesi fa, e da tre mesi meno un giorno provo un’insopprimibile antipatia per Enrico. O meglio: non è proprio corretto.
La prima volta che l’ho visto ho pensato che fosse intelligente, divertente, a tratti simpatico. Almeno con gli altri, insomma, visto che a me non aveva detto una parola. E poi, tutto ad un tratto, ha deciso che gli ero antipatica. In breve, ha cominciato lui. E so che è una frase degna dei miei bambini ed io dovrei essere la maestra, ma davvero non so in che altro modo descrivere l’atteggiamento che ha con me.
Ora, per esempio. Se ne sta comodo comodo sulla sua sedia, con una camicia a maniche corte che di sicuro spopolerà tra i pensionati alle Canarie, a chiudere del tabacco dentro una cartina ed a fissarmi al di là degli occhiali. Conosco quel suo silenzio da osservatore: di solito è preambolo di qualche battuta delle sue.
Non ho ancora finito di salutare tutti, quando mi rendo conto che io e Francy siamo le ultime arrivate e che gli unici due posti liberi sono proprio in mezzo tra Giorgio ed Enrico. A malincuore mi rendo conto che non posso frappormi tra la sua amica e il suo ragazzo: sono ancora in quella fase da “luna di miele” in cui vogliono stare sempre appiccicati, mi spiego?
Ecco il perché di quel sorrisetto divertito sulle labbra di Enrico.
Non appena mi siedo al posto incriminato, il mio tentativo di ignorarlo dura circa cinque secondi, cioè il tempo esatto che intercorre tra me che scosto la sedia e lui che, senza neanche dire “ciao”, esordisce con: “Wow Betty, che hai combinato? Hai festeggiato col gelato la fine della scuola?”
Due cose odio: che mi si chiami Betty, come l’ironico nomignolo attribuito alla mia regale omonima, e che mi si tratti come una bambina. Ah, odio pure il fumo, e lui mi sta appestando, e lo sa. Dopo una sessione di training autogeno di altri tre secondi, opto per far scivolare la provocazione.
“Sì, esatto. Mi piaceva l’idea di dare da mangiare il gelato al vestito, aveva fame anche lui, sai com’è.”
“Una reginetta come te?” Ancora questo riferimento. Neanche mi interessano, i reali inglesi. Alzo lo sguardo su di lui e noto che si sta divertendo; si accontenta di poco. “Che cosa prende stasera Sua Maestà? Un bel the all’inglese deteinato con pupazzetto in omaggio?”
Oh, insomma. È successo solo una volta. Lo sanno tutti che la teina fa male e poi non si dorme. E il the deteinato non è solo un prodotto per bambini, o almeno non dovrebbe esserlo. Se esplode il caldo e la pressione cala, cosa c’è di meglio di un po’ di zuccheri? Lo dice anche la pubblicità.
“Mi sa che prenderò uno spritz” rispondo cauta, in un estremo tentativo di autocontrollo.
“Ah brava, ottima scelta” ribatte lui in tono improvvisamente casuale. “Io prenderò la seconda birra, ne ho già bevuta una mentre vi aspettavo. Almeno ho potuto scroccare qualche patatina. Non ho pranzato.”
Emetto uno sbuffo che potrebbe somigliare ad un “Bah.” Non capirò mai certe pessime abitudini alimentari. E credo che Enrico l’abbia intuito, perché i suoi occhi chiarissimi brillano sotto le lenti.
“Che c’è, principessa? Non mangi grassi? Siamo ad un aperitivo, eh. Vuoi ordinare qualcosa di dietetico?”
“Ma no!” replico, incapace di trattenermi oltre. “Solo che… come fai a campare così? A sentire te, sopravvivi con drink, patatine, panini, birra, pastasciutta alle due di notte. E poi quel tuo viziaccio. Mischiare sigarette alla birra, puah. Non abbiamo più vent’anni. Tra dieci avrai già il fegato a pezzi!”
“Aaah, capisco. E tu che cosa suggerisci? Una dieta eco-compatibile? Mi controllerai come fai con i tuoi bambini? E se faccio i capricci perché non mangio i broccoli?”
Quest’ultima spassosa battuta è accompagnata da qualche educata risatina, tipica di chi vorrebbe trattenersi ma questa volta non ce l’ha proprio fatta. Mi rendo conto che non solo la nostra conversazione è stata ascoltata, ma anche che è stata oggetto di intrattenimento per il resto del tavolo. Ma perché questo ragazzo riesce sempre, e con tanto successo, ad avere l’ultima parola ed a farmi imbestialire?
* * *
Per fortuna il momento di imbarazzo termina con l’arrivo degli abbondanti vassoi di stuzzichini che accompagnano il nostro aperitivo. Checché ne dica il mio “amico” (virgolette necessarie) del posto accanto, sono affamata e per nulla propensa a limitarmi.
Semplicemente, certe abitudini sono dure a morire. Soprattutto quando sono state fatte per amore, nello specifico per Flavio, il mio ex fidanzato. Credo che le sue intenzioni fossero buone, non fraintendetemi. In fondo uno stile di vita sano fa bene a tutti, e se la scienza ce lo ha permesso, perché non avere un’idea più precisa di quel che mangiamo? È solo che… tutti quei conti a proposito delle calorie. Le proteine separate dai carboidrati. I borbottii quando mangiavo un piatto di pasta a cena. Lo yoga che doveva essere praticato proprio alle sette del mattino.
Ma la cosa peggiore erano quei terribili weekend negli eremi di lusso. Mi chiedo ancora oggi che cosa possa spingere delle persone che hanno la fortuna di potersi permettere qualche sfizio in più - tipo Flavio, appunto, con il suo lavoro in banca - a spendere cifre astronomiche per andare sul cocuzzolo di una montagna dimenticata dal mondo, a farsi maltrattare da brusche inservienti in completo bianco che ti sequestrano il telefono, ti servono del pinzimonio spacciandolo per un pasto vero e ti impongono ore di silenzio. Però su amache bio di vimini e lino, eh. Che idiozia. Se volete il mio parere, niente a che vedere con la sedia di metallo in sala maestri a fine giornata, quando l’istituto diventa silenzioso, tutti scappano via e tu puoi concederti una veloce merenda prima di andartene.
“Eli, ti sei incantata?” La voce di Paola, una delle ragazze del gruppo, mi riscuote.
Maledizione, perché penso ancora a quello? La nostra storia è finita sei mesi fa. Sei mesi in cui ho riscoperto l’impareggiabile sapore del panino con la finocchiona e i sabati sera caotici nel mezzo dei locali. Perché ci sto ancora pensando?
“Tu cosa ne dici del concorso letterario appena uscito? Hai visto i manifesti del Comune? Io ci sono passata davanti ieri. Mi sei venuta in mente tu. Non hai un sito di racconti o qualcosa del genere?” prosegue Paola con gentilezza, informandomi di tutta una parte del discorso che devo essermi persa mentre rimuginavo e mangiavo.
Comunque sì, ho visto i manifesti. Ed avevo un sito di racconti, fino a qualche tempo fa. Poi, si sa. Il lavoro. La vita adulta. I trent’anni. I weekend in cui mi è stato strappato il computer da sotto il naso.
“Sì, esatto. Ho un sito. Ma sono due anni che non lo aggiorno, ormai.”
“Ma no dai! E perché?” replica Paola accorata.
“Perché quella fava del suo ex fidanzato non le lasciava mai il tempo per fare quello che voleva, ecco perché” si intromette Francy, poggiando con rabbia il suo drink sul tavolo.
“Ma no dai, Francy, che esagerazione!” ribatto debolmente.
“Esagerazione un corno! Tu hai talento. E te l’ho detto più volte.”
“Penso che la prima a crederci dovrebbe essere Betty. I complimenti degli altri purtroppo servono a poco” fa una voce alla mia sinistra. E come ti sbagli?
“Scusa, cosa intendi dire?” chiedo ad Enrico, piuttosto scocciata. Possibile che non riesca mai, mai a farsi gli affari propri? E ancora mi chiama Betty?
“Intendo dire che io ogni due per tre parlo di scrittura, pezzi da consegnare, dibattiti su quello che scrivo, e non ho mai sentito una tua opinione. Se questo mondo ti interessa, perché non ne parli? Perché non fai sentire la tua voce?”
Ecco un’altra delle fissazioni del mio compagno di tavolo. Che ne pensi? Mi chiede in continuazione e per i motivi più disparati. Ti hanno già dato la loro opinione in dieci, ribatto spesso. Sì, ma io voglio sentire cosa ne pensi tu… è la sua invariabile risposta. Che noia.
“Guarda... ti accontento subito. Vuoi sapere che cosa ne penso? Penso che per te sia facile parlare di scrittura. Lavori in un giornale, consegni pezzi nottetempo, hai delle opinioni politiche molto forti. Con una mano scrivi articoli che fanno indignare tutti i conservatori d’Italia e con l’altra racimoli like con i tuoi tweet al vetriolo!”
“Sì, questo sono io, più o meno, e ti ringrazio per le tue parole così lusinghiere” replica con un odioso ghigno. “Ma per te, come stanno le cose?”
“Per me è… difficile.” Dico rivolta al pavimento. Alzo lo sguardo e mi rendo conto che mi sta scrutando e che non sorride più. “Okay, va bene. Lasciamo stare. Altro giro di birra?”
* * *
Il mare, il sole, la spiaggia! C’è qualcosa di meglio in luglio?
Ci sarebbe sì: la totale assenza di pensieri, come sarebbe giusto se abiti in una cittadina di mare e puoi approfittare dell’ombrellone stagionale di famiglia. Invece sono qui, che do le spalle al centro storico di Marina di Carrara, tengo la testa sotto un ombrellone celeste (credo) che ha visto estati migliori e non faccio che ripensare alla discussione di sabato scorso.
La mattinata è splendida e forse tuffarmi un po’ mi aiuterebbe a schiarirmi le idee. Adoro stare seduta nell’acqua bassa e rilassarmi. Se solo non continuassi a pensare… oh, insomma, Eli, basta. Non si può continuamente pensare al proprio blocco dello scrittore, no? O invece sì?
Il fatto è che a me è sempre piaciuto inventare storie. Ho iniziato con le favole e le rielaborazioni dei classici che propongo sempre ai bambini, e poi sono passata alle poesie ed ai racconti veri e propri. Ho un debole per le storie rosa, per i racconti d’amore, specie per il cosiddetto chick lit, che mescola romanticismo e ironia.
Ed è vero che con Flavio eravamo sempre impegnati a fare palestra o quei dannati ritiri spirituali, ma non era solo questo. Lui ha sempre detestato “quel genere di lettura”, come lo definiva. Sospirava rassegnato e alzava gli occhi al cielo ogni volta che mi vedeva con un romanzo della Kinsella in mano. Lui leggeva i libri da economisti che non devono chiedere mai, avete presente? Quelle biografie romanzate in cui un piccolo fiammiferaio, con due cavi, un computer ed un garage, crea dal nulla una start up di successo. Oddio, non che fossero così male rispetto agli altri, quei terrificanti manuali di auto aiuto del genere se vuoi puoi.
Me lo ripeteva in continuazione: tutto ciò che ti distrae ostacola la tua volontà! Devi puntare dritta all’obiettivo!
Già, grande idea. Peccato che tra le “distrazioni”, secondo lui, ci fosse anche il mio sito. Non che me lo abbia mai detto chiaramente, eh. Però, tra un commento e l’altro… oh, beh, lo ha fatto ampiamente capire. E così ho iniziato a sentire la sua vocina pedante nella mia testa ogni volta che mi accostavo al computer per scrivere. Provavo a concentrarmi, a lasciar scorrere i miei pensieri sulla carta, a creare situazioni divertenti per i miei personaggi, ma mi distraevo continuamente. Si era insinuato in me una sorta di senso di colpa: all’improvviso tutto quanto era diventato più importante dello scrivere. Più produttivo, per usare le esatte parole della vocina pedante.
Ho persino provato a leggere uno di quei manuali che Flavio aveva definito rivoluzionari. Credo che sia ancora a casa mia. Dovrei averlo sepolto da qualche parte, ma non so dove. Ho pure provato a cercarlo, ma non l'ho trovato. In compenso ho recuperato sciarpa, maglietta, canottiera e calzoncini della Fiorentina, che avevo cacciato in un remoto cassetto quando il mio ex fidanzato aveva definito il calcio “uno sport primitivo”. Not bad for a girl with no talent.
In verità, da sabato ad oggi, ci sono state un paio di serate in cui ho dato un’occhiata furtiva ad un racconto che non ho mai pubblicato. È l’ultimo che avevo provato a scrivere, prima di desistere definitivamente. Si intitola Ricominciare ed è la storia di un incontro inaspettato nella cornice di Parigi, tra giri in bicicletta lungo la Senna, serate all’Opéra in abito rosa, macarons multicolori e cartoline scritte al parco. Sarebbe perfetto per il concorso letterario, visto che il tema è proprio l’Europa. Mi ero ispirata al video di Begin again di Taylor Swift e quando avevo chiuso il computer avevo avuto la sensazione di aver appena attraversato un sogno.
E, indovina indovinello, qual era stato il commento di Flavio? “Amore, ma dai, come sei tenera.” A ripensarci adesso… no, meglio di no. Meglio fare dei respiri profondi.
* * *
Sono appena tornata al mio ombrellone quando noto che in terza fila c’è Enrico che mi saluta con la mano. Se ne sta tutto solo con una maglietta floreale che deve aver riscosso un grande successo negli anni ‘80 e la protezione totale sul naso. È l’ultima persona che si vorrebbe incontrare quando si sta riflettendo sul blocco dello scrittore, ma ormai mi sto macerando nel dubbio da giorni, che ho da perdere?
“Ciao” lo saluto, avvicinandomi cautamente. “Che ci fai qua?”
“Lavoro nel weekend e giornata libera in settimana” mi risponde, insolitamente quieto. Ma come? Niente Betty? Niente occhiate ironiche? “Siediti, dai, non stare in piedi.” Ah, ecco dov’era il trucchetto.
Ancora mezza avvolta nell’asciugamano di spugna, mi siedo sull’altra sdraio. È una mattinata davvero splendida. Scaglie di sole si riflettono sul mare. I gabbiani si rincorrono richiamandosi. A luglio in settimana c’è davvero poca gente. Perché diavolo l’essere più logorroico del pianeta se ne sta zitto, adesso?
“Che cos’è, il gioco del silenzio?” dico alla fine, stupendomi della mia stessa ironia.
Stai a vedere che andando con lo zoppo si impara a zoppicare?
“No, scusami.” Scusami? “Da qualche giorno vorrei parlarti di una questione, ma ci sto pensando su bene. Ci facciamo portare un caffè?”
“Decaffeinato per me, grazie” acconsento, chiedendomi che diavolo abbia in mente.
“Allora, di che cosa vorresti parlarmi?”
“Di sabato sera. Di quando non hai voluto spiegarmi perché per te scrivere è difficile. Tranquilla” si affretta ad aggiungere vedendo le mie sopracciglia scattare verso l’alto “non voglio saperlo. Però peccato. Ho dato un’occhiata al tuo sito. Le tue storie sono graffianti.”
Tranquilla? È stato posseduto dagli alieni?
Ci metto qualche secondo in più a realizzare che non solo si è preso la briga di guardare il mio sito, ma che quello che ho scritto gli è piaciuto.
Va beh, è uno scherzo.
“Non prendermi in giro, per favore” replico amaramente. All’improvviso non ho più voglia di ridere.
“Ma non lo sto facendo!” ribatte lui tra lo stupito e il faceto. Poi vede la mia faccia e cambia espressione. “Non lo sto facendo” ripete. “Che te ne importa di me? O di chiunque? Dovresti chiederti: che cosa ne penso io dei miei racconti?”
Accidenti, che domanda difficile. Perché deve sempre rigirare il dito nella piaga?
“Mi piaceva scriverli, sai? Ogni volta che mi avvicinavo al computer, mi sembrava che intorno a me si creasse come… un magico silenzio. Mi immergevo nel mondo dei miei sogni e, se prima di iniziare avevo passato una brutta giornata ed avevo un groviglio nero che mi serrava il petto, quando chiudevo il pc era tutto passato. Ridevo, piangevo, sognavo, viaggiavo davanti allo schermo. Mi manca tanto.”
Ecco, appunto. Ho in me talmente tante emozioni represse che mi sono ritrovata a confidarmi con un quasi sconosciuto al quale sono pure abbastanza antipatica. Non so da dove mi siano uscite queste parole, forse da un angolo del cuore che ho tenuto chiuso a chiave per troppo tempo. Solo ora che le ho pronunciate mi rendo conto che è davvero quel che ho sempre pensato.
Ora la pagherò con una bella battuta sarcastica, me lo sento.
Solo che non arriva. Enrico sorride, ma non ha la sua solita aria ironica. Sembra… incoraggiante? Dovrei preoccuparmi?
“E se la pensi così, perché non hai più scritto?”
“Mi sono fatta influenzare… dalle compagnie sbagliate.”
“Stiamo sempre parlando di quella fava del tuo ex fidanzato, vero?”
“Non sono affari tuoi” borbotto con tono scontroso per fargli capire che non è proprio aria.
“No, in effetti no” replica annuendo con decisione “ma mettila così: hai perso lui, ma non hai perso tutto. Hai un lavoro che ami, la tua amica Francy che ti vuole molto bene, e soprattutto hai la tua libertà e la tua voglia di scrivere che è rimasta intatta. Anzi, da quando è uscito il concorso letterario è proprio tornata in te con prepotenza, o sbaglio?”
Sono attonita. Ok, quest’uomo non è un mostro di simpatia, ma è un ottimo osservatore. E mi ha capito davvero bene.
“Sì, è proprio così” ammetto, sentendo un sorriso che sorge spontaneo.
“E allora… ti sei già data tutte le motivazioni da sola. Io a che ti servo? Al massimo puoi ispirarti a me per creare un super cattivo. E guarda che ci tengo, eh!”
* * *
La serata è insolitamente rosa. Il sole al tramonto, mescolandosi con le nuvole basse che sono arrivate verso sera, ha invaso il mio studio.
Lo considero di buon auspicio: anche la storia a cui ho pensato tutto il giorno ha i toni del lilla.
Come quasi sempre mi succede le sere d’estate, ho fatto tardi e devo preparare la cena, ma prima devo fare una cosa importantissima. Aggiungo la mia firma alla mail che ho appena terminato di scrivere e clic, invio!
È fatta. Sono ufficialmente una delle partecipanti al concorso letterario del mio Comune. Ricominciare sarà il primo dei miei racconti che verrà letto da una vera e propria giuria. E non ho intenzione di fermarmi qui: da settimana prossima voglio iniziare a lavorare a qualcosa di nuovo, perché il sito è rimasto fermo troppo tempo.
Mentre chiudo il pc mi sento serena come non lo ero da tempo, perché questa volta so che lo riaprirò molto presto. Per l’ennesima volta penso a quant’è vera la frase che mi ha detto ieri Enrico in riva al mare: io sapevo già di voler ricominciare a scrivere. Mi mancava solo una piccola spinta per convincermi al cento per cento. Davvero curioso che sia arrivata proprio da Enrico. Forse non è poi così insopportabile come sembra. Ma ho la sensazione di avere davanti a me un bel po’ di giorni per conoscerlo meglio.
Ho passato gli ultimi otto mesi
pensando che tutto quel che fa sempre l’amore
è infrangere, bruciare e finire,
ma un mercoledì, in un caffè, ho visto tutto ricominciare.
FINE
Alcune precisazioni:
1) La citazione iniziale (“Okay. Niente panico. Niente panico”) è l’incipit di tutti i romanzi della serie I love shopping. Sono sicura che qualcuno l’ha riconosciuta…
2) I bisticci a proposito delle abitudini alimentari sono un omaggio a Candice e Ed, due personaggi de La compagna di scuola, un libro che adoro e che Sophie Kinsella ha firmato col suo vero nome, Madeleine Wickham. La loro storia è davvero tutta da leggere!
3) Il video di Taylor Swift Begin again è a questo link. I versi che concludono il racconto sono tratti proprio dal ritornello della canzone.
Vi ringrazio per aver letto fin qui!
Sono sempre un po’ dubbiosa nell’accostarmi al romance ed ai suoi sottogeneri, perché credo che sia un genere piuttosto insidioso da scrivere: le idee arrivano con relativa facilità, ma poi è difficile renderle davvero bene su carta. Per questo motivo sono curiosa di leggere i vostri commenti e le vostre osservazioni.
Vi invito, come al solito, a leggere gli altri post del mese contrassegnati dal banner Storytelling Chronicles. Se non erro sono già usciti altri due racconti, uno ispirato da Julia Quinn di Bridgerton ed un altro da Nicholas Sparks… così potrete esplorare altre sfumature di rosa!
Grazie ancora per la lettura, al prossimo post :-)
Ma che carino Silvia!
RispondiEliminaPenso che tu abbia fatto benissimo ad accostarti a un genere che leggi ma che non hai mai scritto, anzi secondo me proprio perchè ti piace hai molti imput a cui fare da riferimento e il risultato finale è ottimo davvero.
Mi è piaciuto tanto e in tutta sincerità non si nota nemmeno che sia la tua prima volta visto che scorre che è una bellezza e si legge benissimo.
Mi è piaciuto perchè come tutti i libri della Kinsella per quanto sia comico e divertente poi ha una morale e la nostra protagonista alla fine ha trovato se stessa.
Niente panico sì è vero ho pensato subito a quella serie e tu sei stata bravissima a metterla in pratica, brava, brava.
Ciao Susy! Grazie mille per tutte le belle parole, sono contenta che tu abbia trovato la storia così "agile" da leggere anche se era il mio primo esperimento con il chick lit :-) Eh sì, alla fine Elisabetta (o Betty, se preferiamo) ha ritrovato la sua passione ed il coraggio di essere libera ogni giorno, anche nelle piccole cose. "Niente panico" era una citazione troppo bella, non ho resistito! Grazie ancora :-)
EliminaCiao. Complimenti per aver scelto un genere nuovo e per averlo affrontato nel miglior dei modi direi. Ho letto anche gli altri racconti e posso dire che avete tutte raccontato l'amore in una sfumatura diversa: chi più divertente, chi un po' più drammatica. Il tuo racconto è molto scorrevole e mi è piaciuto molto. Mi sono ritrovata un paio di volte a pensarla proprio come la tua protagonista sulla scrittura: scrivo storie e le metto su un blog che tuttavia non mostro praticamente mai. Capisco quindi i sentimenti e i pensieri della tua protagonista, sono molto realistici.
RispondiEliminaComplimenti ancora,
A presto
Ciao Christine! Vero, l'amore è andato per la maggiore questo mese! Io stavolta ho scelto l'opzione più leggera e divertente. Con questa storia, come vi dicevo, ho voluto prendere in giro soprattutto qualche mia fissazione, ma immagino che altre di noi si siano riviste nei dubbi come scrittrici in erba. Grazie per le belle parole :-)
EliminaBello, bello, complimenti. Adoro la Kinsella, la sua ironia e il suo umorismo essi riuscita perfettamente a renderlo in questa storia. Mi piacciono molto i dialoghi graffianti e quel sogno da realizzare che è poi un po' anche il nostro
RispondiEliminaCiao Giusy! Sono contenta di aver trovato un'altra fan della Kinsella, siamo in tanti mi sa :-) Grazie per i "dialoghi graffianti", era un po' quello che speravo di realizzare!
EliminaCiao Fede! Spero che presto leggerai qualcosa della Kinsella, allora :-) Eh, il blocco dello scrittore è una brutta bestia! Io stessa che ho sempre curato il blog in modo abbastanza regolare in questi sei anni ho avuto però dei momenti "top e flop" per quanto riguarda la scrittura creativa! Non è da escludere che scriverò altre storie chick lit... al momento non so che combinare per settembre, quindi si vedrà!
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