Spazio Scrittura Creativa: ottobre 2023
Cari lettori,
benvenuti all’appuntamento di ottobre con la rubrica “Spazio Scrittura Creativa”!
Ottobre è il mese di Halloween e questa settimana, come già fatto nel post di lunedì, vi avevo promesso di essere un po’ “spooky”. Ho considerato soprattutto l’opzione fanfiction/omaggio ed ho valutato un paio di alternative, ma non volevo essere troppo cliché. Così, come già fatto durante l’ottobre di qualche anno fa, invece che puntare su ciò che fa paura a tutti – o a tanti -, ho scelto qualcosa che ha turbato me.
La storia che leggerete è un omaggio ad un film e ad un romanzo: Emily di Frances O’ Connor, che ho recensito in questo post, e quindi, di conseguenza, Cime tempestose di Emily Brontë.
Le atmosfere cupe del romanticismo anglosassone mi sono sembrate adeguate! Spero di aver fatto una buona scelta :-)
Disegnare cuori sulla firma
Mi siedo e ti vedo leggere con la testa bassa
Mi sveglio e ti guardo respirare con gli occhi chiusi
Mi siedo e ti guardo
Noto tutto quello che fai o non fai…
Yorkshire, XIX secolo
La pioggia ottobrina sferzava la brughiera. L’acqua scendeva a gelide secchiate e la porta gli si era chiusa quasi sul naso. Il reverendo William Weightman rinunciò all’idea della passeggiata e si sedette sulla panca all’ingresso del suo appartamento.
Quante volte un tempo simile non era stato un problema, anzi, era stato un motivo in più per uscire. Con Emily, niente era più facile che ritrovarsi a correre ridendo tra gli arbusti in fiore spazzati dalla pioggia, mettendo un piede in fallo in una pozza piena di fango e poi rialzandosi come se niente fosse, più fradici e più felici di prima.
Era accaduto fino a pochi mesi prima, eppure sembrava un’altra vita.
Una nuova fitta al petto lo colpì all’improvviso. Negli ultimi giorni si erano intervallate ad un ritmo sempre più breve. William cercò di fare un respiro profondo, ma si sentiva come se tutta l’aria fosse stata risucchiata dai suoi polmoni.
Non poteva più negare a se stesso la verità. La sera prima aveva sputato sangue. I sintomi sembravano quelli della consunzione, ma non si poteva escludere un virus tropicale arrivato con qualche nave. Se anche Emily fosse tornata, non avrebbe più potuto lanciarsi con lei in mezzo alla tempesta.
Due giovani ridenti si inseguono per la brughiera. Sono sfacciati, impudenti. Erano due bambini irriverenti, ora sono due adulti che destano scandalo. Per tutti sono fratello e sorella, ma un occhio attento – ed un cuore vanamente innamorato – sa bene che sono molto di più. Sono cresciuti insieme, ma questo non basta a spiegare la loro connessione di anime. Sono loro due contro il mondo e, quando la loro rabbia si propaga, essi portano chiunque con sé nel loro impeto di distruzione.
Gli appunti di Emily lo tormentavano. Che fosse prima di addormentarsi o camminando nell’aria fresca del mattino, non c’era giorno in cui William non ricordasse quelle righe vergate d’impulso sul quaderno di lei.
Sapeva da dove ella aveva preso l’ispirazione. Il suo rapporto con il fratello era esclusivo, quasi morboso. Agli occhi di tanti, Branwell era la rovina di Emily, che si era sempre comportata in modo così virtuoso sotto la guida dell’assennata sorella Charlotte. E William sapeva che, alle sue spalle, i due avevano riso molto di lei. Almeno finché qualcosa non era cambiato.
Avrebbero dovuto essere solo delle lezioni di francese. Sarebbe bastato osservare Emily mentre scriveva, seguirla mentre leggeva, spronarla a fare conversazione restando su argomenti sicuri. Invece quelle ore stentate, ricavate tra una Messa ed un impegno in parrocchia, erano diventate tutto il suo mondo. E l’anticamera dell’Inferno.
* * *
Tu pensi che io stia bene
ma che faresti se io
mi liberassi e ci lasciassi andare in rovina
prendessi questo pugnale in me e lo rimuovessi
assumessi su di me il tuo peso e poi lo perdessi
credimi, lo potrei fare
Il delirio non gli consentiva più di qualche ora di requie. William, ormai a letto per quasi tutto il giorno, assistito dal medico e dalle donne caritatevoli della parrocchia, lottava per sopravvivere. Il sonno e la veglia si alternavano ormai da giorni con un ritmo crudele ed egli, un tempo avvezzo ad apprezzare il vento sul viso e la brina che scricchiolava sotto i suoi piedi, ormai non riusciva più a distinguere il giorno dalla notte.
La sua piccola casa accanto alla chiesa era un costante viavai di persone, ma William non era più quello di un tempo. Le brillanti discussioni con il reverendo Brontë si erano trasformate in conversazioni stentate. Non udiva nemmeno le chiacchiere di circostanza delle sue solerti visitatrici.
Erano i fantasmi i suoi nuovi e sempre più vivi interlocutori. Lo chiamavano, lo volevano con sé. Sua madre, che si era spenta troppo presto. Suo padre, che lo guardava con orgoglio, osservando compiaciuto i suoi abiti talari, prima di salutarlo per sempre. Il suo amico d’infanzia Patrick, annegato in un fiume a quattordici anni.
Uno più di tutti lo inseguiva. Quello di una persona lontana, ormai forse cambiata per sempre, viva – in quella versione – solo nei suoi ricordi.
Entra leggera nella stanza, spalancando tutte le finestre e facendo entrare il buio pericoloso della notte. Indossa una maschera bianca, ricordo di un gioco di mesi prima. Un gioco leggero trasformatosi in qualcosa di sconvolgente, come tutto quello che lo riguarda.
“Chi sei?”
“Tu sai chi sono.”
“Emily?”
“Ricordi ancora il mio nome? Credevo l’avessi dimenticato.”
“Come potrei dimenticarlo?”
“Volevi dimenticare tutto quello che c’è in me di profondamente sbagliato.”
“L’unico a sbagliare ero io!”
“Non ti ascolto più, William. Sai dove sto andando. Lontano da te.”
“Emily! Perdonami! Emily!”
William non riusciva nemmeno a capire dov’era: era ancora sveglio nel suo letto, si era addormentato o stava per avere un’altra crisi? Sapeva solo che si stava finalmente avvicinando a lei.
* * *
Se è tutto nella mia mente dimmi ora
Dimmi se ho sbagliato in qualche modo
So che il mio amore dovrebbe essere celebrato
ma tu lo tolleri
Tutt’intorno era buio, troppo buio.
La nebbia avvolgeva le case e sprofondava tra le frasche. Era la serata ideale per i delinquenti e gli assassini, ed Emily lo sapeva, ma non poteva fare a meno di perseverare in quella sua abitudine. Le passeggiate notturne le schiarivano la mente, davano forma e corpo ai suoi appunti sparsi, che aumentavano di numero ogni giorno e, tutti insieme, stavano iniziando a formare un quaderno sempre più alto.
La casa dei Linton era luminosa come una lanterna notturna. E lei era una falena affamata di curiosità e di ricordi. Ma il rito che tanto divertiva lei e suo fratello non aveva più alcun senso senza di lui.
Ridere della noiosa quotidianità di una famiglia borghese. Venire beccati nell’atto di spiare. Correre nel buio, cercando di andare più veloce dei cani. Senza Branwell sarebbe inciampata e caduta. Le belve l’avrebbero aggredita. Forse si sarebbe fatta male ad una gamba.
Una giovane donna dai capelli neri sta seduta sul divano di una casa elegante. Il suo piede destro è poggiato su una pila di cuscini. Un uomo alto e biondo la scruta con preoccupazione. La ragazza si è slogata una gamba correndo, ma il medico della famiglia Linton arriverà presto. L’uomo davanti a lei è pedante e un po’ noioso, ma sa sempre come prendersi cura di lei al meglio.
Il romanzo si stava scrivendo davanti ai suoi occhi. Era in un angolo della mente, in attesa di essere scritto non solo con l’immaginazione ma anche con carta e penna.
La storia di una donna, Catherine, che si sarebbe costantemente divisa tra due uomini. Uno con il suo stesso carattere impetuoso e passionale, con una certa noncuranza delle regole ed un’eccessiva attrazione verso il proibito. Un ragazzo, poi diventato uomo, fin troppo simile a Branwell. Il suo amatissimo fratello che ormai giaceva nel letto tutto il giorno, sospeso tra la vita e la morte, ben conscio di aver peggiorato la sua debolezza di polmoni esagerando con l’alcool e con l’oppio.
L’altro personaggio maschile, creato da lei in quei giorni, aveva solo il cognome dei Linton. Per il resto, era William. Il povero William, che aveva fatto in tempo a salutarla solo in sogno, lasciandola con il dubbio che si fosse pentito per averla trattata… come aveva fatto.
Per averle fatto credere di essere diverso, per averla fatta sentire una donna piena di intelligenza e di talento e poi averla svalutata con crudeltà. Per averla guardata come se di lei le importasse qualcosa.
Non era servito cercare di essere come lui avrebbe voluto. Non aveva avuto importanza metterlo a conoscenza dei suoi più grandi segreti, del suo desiderio di diventare scrittrice, delle sue poesie più intime. Qualsiasi cosa avesse fatto per essere vicina a lui le si era ritorta contro. La serietà che tanto amava in lui si era convertita in freddezza, la morale che sperava avrebbe guidato entrambi era servita solo a giudicare lei (con una bigotteria dalla quale lei pensava di essersi liberata già da tempo) e la complicità che avevano condiviso si era squagliata come neve al sole, lasciando il retrogusto amaro dell’illusione.
Non le restava altro che quello che aveva sempre amato più di tutto: la scrittura.
* * *
Mentre tu eri là fuori a costruire altri mondi
dov’ero io?
Dov’era l’uomo che avrebbe lanciato coperte sul mio filo spinato?
Ti ho reso il mio tempio, il mio murale, il mio cielo
ora supplico per delle note a pie’ di pagina
nella storia della tua vita
disegnando cuori nella mia firma
occupando sempre troppo spazio o tempo…
Il destino sa essere tristemente beffardo. Emily lo aveva sempre saputo, e la vita glielo aveva insegnato crudelmente. Forse per questo non si era stupita di ammalarsi giovane come William, di avere la stessa debolezza di polmoni di Branwell. I due uomini della sua vita la volevano con sé di nuovo.
Catherine morirà. Lascerà questa terra nel suo letto dopo una vita di tormenti e peregrinazioni. Il suo spirito sarà a lungo inquieto, ma il suo corpo verrà pianto. Da Heathcliff, che non può stare senza la sua anima. Da Linton, che sente di non averla mai davvero capita fino in fondo. Dal padre di Emily, che le ha voluto bene solo quando ha raggiunto il successo con Cime Tempestose. Dalla sorella Charlotte, che solo ora che la vedrà morire avrà il coraggio di raccogliere il testimone della scrittura.
Nella sofferenza della malattia, Emily non capiva più che cosa fosse sogno e che cosa fosse realtà. Che cosa facesse parte del suo romanzo e che cosa della sua vita, e se mai questo fosse stato davvero importante. Ella sapeva bene di aver firmato Cime Tempestose sia con la sua penna che con il suo cuore. Aveva tirato fuori l’inchiostro dal suo sangue pulsante, lo aveva reso morbido con le sue lacrime, l’aveva messo su carta con il suo sudore e le sue notti insonni.
Si ritrovò a pensare che nella sua vita c’era stata una grande stranezza. Per anni ed anni aveva avuto la sensazione di essere una persona scomoda, di troppo. Una ragazza ribelle che occupava sempre gli spazi ed i tempi non richiesti, che non riusciva ad essere un’insegnante appassionata come Charlotte, che doveva essere “indirizzata” in qualche modo perché altrimenti avrebbe preso una brutta strada. Una donna che veniva compresa davvero solo dal fratello più selvaggio di lei e che da tutti gli altri era trattata come una bambina sciocca. Nessuna delle figure che le avevano dato un esempio facendo sfoggio di paternalismo si era mai resa conto davvero di quanto lei non avesse cercato disperatamente indipendenza, bensì approvazione. Nessuno si era reso conto di quanto sentirsi “tollerata” l’avesse lacerata dentro.
Ma la scrittura, il romanzo, il successo di Cime Tempestose le avevano consentito di prendersi il suo spazio ed il suo tempo. Non le importava più di essere scomoda, perché quello era il suo ruolo nel mondo. E l’avrebbe rivendicato anche dopo la morte.
FINE
Eccoci di ritorno dal nostro tuffo nella brughiera inglese!
Chi ha visto il film avrà notato che la linea narrativa principale è ispirata proprio ad esso. Le parti in corsivo grassetto sono ispirate a Cime tempestose.
Il testo che inaugura ogni paragrafo è di Tolerate it di Taylor Swift, che trovate a questo link. Pensate che questa era una delle sue canzoni che mi piaceva di meno… almeno finché la vita non mi ha fatto riflettere su quello che racconta.
Spero che il romanticismo inglese sia stato abbastanza spooky per i vostri gusti!
Fatemi sapere che ne pensate.
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
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