Cari lettori,
benvenuti all'appuntamento di ottobre con "L'angolo vintage"!
Oggi ci concentriamo sul giallo e vi propongo due storie thriller/crime di autori che avete già sentito nominare più volte su questi schermi. Il primo è di Leonardo Gori, il creatore del Colonnello Arcieri (ne parlo qua). Il secondo è il nuovo romanzo della serie di Cristina Rava di cui vi ho parlato quest'estate.
Vi lascio alle recensioni!
Quella vecchia storia, di Leonardo Gori
Sono arrivati gli anni ‘70 e l’ex Colonnello Bruno Arcieri è un uomo nuovo: ha chiuso sia con l’Arma che con il suo secondo e più importante lavoro, quello nei Servizi.
Da qualche anno è tornato nella sua Firenze e, in seguito a varie peripezie e disavventure, ha conosciuto i ragazzi di una Comune che, a modo loro, sono diventati una sorta di nuova famiglia. Con loro ha aperto una trattoria dove potersi dedicare al mestiere che ha scoperto in tarda età, quello di cuoco, affiancato dal bravissimo e misterioso Max. Sembra aver fatto la pace anche con le sue difficoltà sentimentali: durante una sua fuga a Parigi, anni prima, ha conosciuto Marie, una donna che lavorava in un cinema e che ha deciso di anticipare di qualche anno la pensione per seguirlo in Italia.
La trattoria, partita come un locale alla buona, è stata rinnovata e sistemata, ed è pronta per l’inaugurazione. La sera prima, però, qualcuno entra nella cucina e la distrugge, provocando danni agli elettrodomestici, agli utensili, al cibo. Arcieri e i suoi, già sconvolti dal terribile atto di vandalismo, rimangono scioccati quando scoprono che al di sotto del frigorifero divelto c’è il cadavere di un uomo.
Le indagini degli inquirenti portano subito all’identificazione della vittima: si tratta di un uomo che negli ultimi anni risiedeva a Milano, e che però ha un passato molto oscuro, da picchiatore fascista che nel tempo si è ripulito. Il Colonnello Arcieri, che durante la guerra è stato fedele ai badogliani ed ha avuto più volte scontri con fascisti e nazisti, comincia a temere di essere il vero obiettivo della distruzione della trattoria. È probabile, infatti, che un gruppo di nostalgici della Repubblica di Salò, rifugiatisi da tempo a Milano, sia arrivato a Firenze per una spedizione punitiva dopo molti anni, ed uno di essi sia rimasto inavvertitamente schiacciato sotto il frigorifero. I motivi politici sono gli unici che può addurre Arcieri, dal momento che i nomi degli appartenenti al gruppo non gli fanno venire in mente nessuna vendetta personale.
Il passato, tuttavia, non lo preoccupa quanto il presente: chiunque fossero gli amici della vittima, hanno portato via Max, che non si trova da nessuna parte. Le uniche testimoni del fatto sembrano essere le inquiline del palazzo di fronte: un’anziana nobildonna che gioca a carte tutta la notte con le sue amiche e la sua nipote Chantal, una ragazza spaventata che nasconde un segreto. Forse non sono le persone più attendibili per ricostruire un rapimento, ma Arcieri ha un paio di assi nella manica per cercare di scoprire cosa è successo a Max.
Si tratta di due suoi vecchi amici/rivali, due fantasmi che sono sopravvissuti al suo stesso passato, anche se con molte più difficoltà di lui. La prima è Nanette, una donna che per tutta la vita ha dovuto lottare per sopravvivere ed ha finito per fare la spia “alle dipendenze” di Arcieri. Il secondo è “Daniele” (nome di fantasia), attuale compagno di Nanette e personaggio ambiguo che è stato a fianco del Colonnello in più di una disavventura, anche se le sue simpatie politiche sono molto diverse da quelle del nostro protagonista.
Mentre la paziente Marie ed i poveri ragazzi della Comune cercano di ricostruire la trattoria, ed il loro amico Maresciallo cerca di fare luce su identità e motivazioni del gruppo di picchiatori, Arcieri e Daniele partono per Milano, pronti per un viaggio pieno di pericoli, ma anche per capire che cosa è successo a Max e perché.
...ci risiamo, eh? Torno sempre con piacere ai romanzi di Leonardo Gori che hanno per protagonista il Capitano/Colonnello Arcieri, ed ho perso il conto di quante volte questo pover’uomo abbia cercato di godersi la “pensione” (che poi è un secondo lavoro come cuoco, visto che non sa stare con le mani in mano) ed invece non ci sia riuscito. Il passato di Arcieri torna sempre a bussare alla porta, e lo fa anche piuttosto prepotentemente. D’altra parte, se così non facesse, non ci sarebbero i romanzi, no?
Le storie di Arcieri non sono mai dei gialli tradizionali. È vero, spesso si parte da un assassinio o un rapimento, ma poi la storia non si dipana mai come quella di un poliziesco standard, con indagini, testimoni ed intuizioni. Solitamente si entra nei territori dei thriller e della spy story, con scene d’azione, pagine che ti tolgono il fiato e personaggi dei quali non ti puoi mai fidare fino in fondo. Il Colonnello ha ormai settant’anni ma non molla il colpo: l’ho lasciato a gennaio del ‘70 che correva nella neve con ferita da arma da fuoco e lo ritrovo ad aprile dello stesso anno che si muove in una Milano sotterranea e pericolosa.
Ammetto che, se non mi stufa il lato avventuroso del Colonnello, quello romantico ed affettivo continua a lasciarmi un po’ perplessa. Marie è la donna ideale per Arcieri, è una bravissima persona fin troppo comprensiva, eppure in ogni romanzo deve spuntare fuori la dannatissima pagina di rimpianto per Elena, il suo amore di gioventù, e, spoiler: è un personaggio che io non sopporto. Ho provato compassione per lei solo nei primissimi volumi, perché ella più di tutti ha sofferto la guerra, essendo ebrea. Se la reazione però dev’essere passare alla vendetta, al braccio violento dei Servizi del suo paese d’origine ed a dimenticare quel che è stata… beh, insomma. È ovvio che Arcieri non la dimentichi perché, in qualche senso, la trova simile a lui, ed è attratto dal suo lato pericoloso. Così come sotto sotto egli è sempre stato attratto da Nanette, anche se si ostina a considerarla “amica”. Vi confesso che io sotto sotto spero che nel prossimo romanzo Marie si ribelli e gli faccia prendere una bella scuffia, così lui finalmente capisce che dare per scontata una brava donna solo perché è tale non è una buona idea.
Anche dal punto di vista delle amicizie mi è sembrato che una vecchia volpe come lui fosse troppo ottimista: fidarsi di Daniele, un vecchio fascista, ancora e ancora, dopo tutto quello che è successo, considerando che c’è anche di mezzo Nanette? Accogliere Max a braccia aperte, ben consapevole dei trascorsi un po’ troppo a destra, e poi stupirsi se qualcuno che un tempo era vicino a lui lo considera un traditore e viene a cercarlo?
Insomma, forse Arcieri non sta perdendo colpi nel corpo, ma qualcuno nello spirito sì. E credo che sia qualcosa di voluto dall’autore, dal momento che, anche se il nostro protagonista non lo sa, egli sta per andare incontro ad un vero e proprio giudizio.
Quella vecchia storia non finisce qui. Un paio di colpi di scena finali fanno intendere un seguito. Ed io sinceramente non saprei dire che sensazione mi ha lasciato questo volume. Come lettrice/blogger, una delle cose che apprezzo di più di questa serie è il fatto che la divisione tra “buoni” e “cattivi” non sia così nitida, e che anche il protagonista ne abbia molte sulla coscienza. Forse per questo, però, dal punto di vista emotivo sono rimasta un po’ delusa, perché Arcieri inizia a sembrarmi stanco e sfiduciato, e si rende conto troppo a posteriori di non aver trattato delle persone come meritavano e di averne sottovalutate altre. Forse il prossimo volume completerà meglio la vicenda e permetterà a noi lettori fedeli del Colonnello di sentirci più soddisfatti.
Il sale sulla ferita, di Cristina Rava
La dottoressa Ardelia Spinola, medico legale, non ha avuto il più facile dei Natali. Andava tutto bene, almeno finché non ha sorpreso i suoi due più cari amici, l’ex fidanzato Bartolomeo Rebaudengo – commissario in pensione di cui è ancora gelosa – e Norma Picolit, una pianista a cui è legata da un doloroso passato… stretti in un abbraccio.
Tornata a casa in fretta e furia, convinta di non potersi più fidare di nessuno, comprende ben presto di aver preso un abbaglio. Sentiti entrambi gli amici, capisce di aver equivocato un banale abbraccio di auguri natalizi e si rende conto di essere in una fase difficile della sua vita, un momento in cui, nonostante le cose vadano molto meglio che in passato, ella si ostina a “voler stare male”. Sta ancora rimuginando su questa sua difficoltà personale quando riceve una telefonata da Arturo Granero, un erborista con cui ha avuto una lunga relazione, conclusasi in modo burrascoso pochi mesi prima. L’uomo è evasivo: ammette di avere un problema e di fidarsi solo di lei per via del legame che li ha uniti, ma è anche reticente. Ardelia, non sapendo che cosa consigliargli, finisce con il dirgli semplicemente che lei c’è e che si risentiranno più avanti.
Pochi giorni dopo, però, Ardelia viene convocata per un’autopsia a casa di Davide Drusi, un noto imprenditore ligure. Appena arrivata sul luogo del delitto, si rende conto di due verità sconcertanti. La prima è che Drusi assomiglia molto, fisicamente, ad Arturo. La seconda è che il cadavere nella piscina è proprio quello dell’erborista.
Ardelia, sconvolta, affida l’autopsia ad un collega e va subito in cerca di Bartolomeo Rebaudengo, che, da bravo commissario in pensione, l’ha già assistita in altri casi difficili. Egli, come già fatto in passato, promette ad Ardelia che cercheranno insieme la verità, anche se ufficialmente non fanno parte degli inquirenti.
Le indagini si concentrano su un vicino litigioso, misantropo e solitario, che già in passato aveva litigato più volte con Drusi. Pochi giorni dopo la morte di Arturo, l’uomo viene trovato impiccato nella sua stessa cantina, apparentemente suicida, con una carabina da caccia ed un biglietto di scuse sul tavolo accanto. La dinamica sembra chiara: il vicino voleva uccidere Drusi, ha sparato con la carabina ad Arturo, si è reso conto troppo tardi della somiglianza e del tragico errore e si è ucciso per i sensi di colpa.
Ardelia, però, non riesce a dimenticare l’ultima telefonata che le ha fatto Arturo ed è convinta che l’ex fidanzato nascondesse qualcosa. La presenza al funerale di alcune importanti personalità appartenenti ad una casa farmaceutica svizzera la mette sull’attenti: perché queste persone avevano a che fare con Arturo, che aveva scelto la strada della Medicina naturale? Quale losco affare potrebbe esserci dietro?
Mentre Ardelia tenta di dare giustizia ad Arturo, un uomo misterioso con cui l’amore non è mai riuscito a decollare ma che l’ha sempre stimata, qualche sentimento finisce. E qualcun altro ritorna.
Il sale sulla ferita è il terzo volume che ha per protagonista il medico legale Ardelia Spinola, dopo Il pozzo della discordia e Il tessitore. La donna è il classico personaggio “che non sa stare fuori dai guai”, però devo dire che in questo caso non si può non comprendere. La storia d’amore con Arturo, per quanto sconclusionata e senza futuro, è stata importante per lei… che ad un certo punto della sua vita è fuggita dalle due persone che più contano per lei, ovvero Bartolomeo Rebaudengo e Norma Picolit.
Questo romanzo, a mio parere, segna una svolta, il momento in cui Ardelia, che ha pur sempre un carattere duro e difficile, inizia a fare i conti con se stessa. Nel caso non si fosse ancora capito, finalmente si riaccende la fiamma tra lei e Bartolomeo. Io personalmente avevo sempre pensato che lui fosse ancora innamorato di lei e che la lasciasse semplicemente libera di fare le sue esperienze, il suo percorso, rivestendo il ruolo di amico. Ardelia ci ha messo un po’ di più a capirlo, ma va bene lo stesso…
Fa la pace con il passato anche Norma Picolit, che comprende che Ardelia è ancora innamorata di Rebaudengo e decide di andare avanti. La conoscenza casuale di Serafina, una ragazza cieca che si dichiara grande fan della pianista, è l’inizio di una relazione che in poco tempo diventa molto importante per lei. Recensendo gli scorsi volumi vi avevo confessato le mie perplessità sul personaggio di Norma, che, dopo dei trascorsi tremendi, tra ospedali psichiatrici e precedenti penali, torna un po’ troppo presto nella società, come se niente fosse. Sarà per questo che Serafina non mi ha mai convinto: era un po’ troppo arrendevole, un po’ troppo “non parliamo del passato, hai sofferto tanto”. E infatti credo proprio che l’avvicinamento della ragazza a Norma sarà il caso clou del prossimo romanzo…
Una storia molto intensa, come si sarà capito. Tuttavia, l’ambientazione un po’ piemontese e un po’ ligure, la presenza di luoghi del cuore per chi come me bazzica quelle zone, i tanti momenti di amicizia e convivialità davanti ad un buon piatto rendono questa serie sempre più “di conforto”.
Vediamo cosa ci aspetta nella prossima puntata!
Questa settimana partecipiamo solo in due, quindi andate a dare un'occhiata anche al post di Chiara, "La lettrice sulle nuvole"! Nel frattempo fatemi sapere se conoscete questi romanzi e se vi sono piaciuti.
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
ciao, non conoscevo entrambi, mi incuriosisce soprattutto il primo, anche se dovrei recuperare l'ordine giusto
RispondiEliminaCiao Chiara! Fammi sapere se leggi qualcosa di Arcieri, allora :-)
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