Le donne di Euripide #5
Cari
lettori,
nuovo
post dedicato alle “Donne straordinarie” raccontate dal
drammaturgo Euripide.
Abbiamo già parlato quattro volte di eroine
tragiche greche su questo blog (sei, se si considerano anche Ifigenia ed Elettra). Tutte le protagoniste dei post precedenti, nonostante
qualche ombra ed incertezza, sono figure sostanzialmente positive.
Andromaca è una vedova che ha sopportato dolori grandissimi, subisce un
ennesimo torto anche dopo la fine della guerra e nonostante tutto
comprende che non è mai una buona idea rispondere al male con altro
male.
Ecuba è una regina detronizzata ed in rovina che assiste impotente al
crollo del suo mondo ma cerca comunque di essere una figura materna
per chi ha bisogno di lei.
Elena è vittima di un grave pregiudizio per una colpa che non ha commesso
e cerca in ogni modo di riscattarsi, riuscendoci grazie alla sua
astuzia ed alla sua perseveranza.
Alcesti,
infine, è un’ “eroina per caso” che si sacrifica in nome della
sua famiglia.
Il
post di oggi è stato di stesura molto più complessa, dal momento
che mi sono finalmente decisa ad affrontare una figura tra le più
difficili da analizzare: Medea.
La
tragedia dedicata a questa donna è tra le più famose e, allo stesso
tempo, tra le più discusse. Credo che anche chi non è appassionato
di letteratura classica e/o di teatro abbia sentito nominare almeno
una volta la storia di colei che, tradita dal marito, ha ucciso i
figli di entrambi per vendicarsi.
Gli
studi di epica del biennio delle superiori mi avevano condotto a
considerare Medea come la donna crudele per antonomasia. Per questo
motivo, quando, al triennio, ho letto la tragedia euripidea, sono
rimasta molto colpita.
Il drammaturgo, infatti, pur riconoscendo che
il gesto di Medea è un abominio senza alcuna giustificazione, compie
una sorta di indagine e fa comprendere al lettore/spettatore i
fattori che hanno spinto una mente già fragile a compiere una simile
azione.
Abbiamo
già visto in altre tragedie come Euripide racconti solo
apparentemente l’età omerica e quella del mito, ma voglia in
realtà denunciare alcune gravi situazioni sociali e politiche del
suo tempo.
Questa tragedia non fa eccezione, anzi, a differenza di
tanti drammi euripidei “a lieto fine”, lascia dietro di sé una
grande amarezza.
La
straniera con una cultura diversa
Il
mito della conquista del Vello d’Oro, che è l’antefatto di
questa tragedia, racconta la storia di Giasone che, alla guida degli
Argonauti, riesce a recuperare il mitico trofeo grazie all’aiuto di
una principessa locale, Medea, che egli riporta con sé in patria.
Medea
si è innamorata a tal punto di Giasone da rinnegare la sua stessa
famiglia e favorire persino la morte del fratello in modo che gli
Argonauti possano fuggire.
Ella
ha fatto tutto questo per sentirsi accettata nel mondo occidentale
che ella sta per raggiungere, ma, quando arriva a Corinto, i suoi
nuovi concittadini la ignorano e sussurrano alle sue spalle frasi
piene di rabbia e di pregiudizi.
Euripide
è molto chiaro nei suoi intenti: la prima causa del progressivo
isolamento e della rabbia di Medea è l’atteggiamento apertamente
razzista dei Greci, che si ritengono tanto democratici tra di loro,
ma che trattano male stranieri di passaggio, meteci e servi, e
malissimo chi appartiene ad altre culture e prova ad integrarsi.
Nel
caso di Medea, le malelingue sono aggravate dal fatto che molte
persone la ritengano a priori una cattiva moglie e madre, solo e
soltanto a causa delle sue origini.
All’inizio della tragedia, ella
fa perfino fatica ad uscire di casa, e si presenta sulla porta del
suo palazzo solo dopo essere stata sollecitata dalle poche donne
corinzie che le sono amiche (e che costituiscono il coro della
tragedia).
La
moglie ripudiata e messa in secondo piano
Nonostante
le offese gratuite e la poca considerazione da parte degli abitanti
di Corinto, ciò che davvero ferisce Medea è constatare come
Giasone, da marito inizialmente devoto (più per gratitudine che per
un reale sentimento), cambi idea nei suoi confronti con grande
opportunismo.
A Giasone non basta essere diventato l’eroe della
città: vuole esserne, a tutti i costi, il re. Per questo motivo,
tenendo ovviamente all’oscuro la sua prima moglie, egli stringe un
accordo con il sovrano Creonte, che gli promette in sposa la figlia
Euridice.
Ancora
una volta, quello che stupisce maggiormente il lettore/spettatore è
l’incredibile prepotenza con la quale i diritti di Medea vengono
calpestati: ella è la moglie legittima ed i figli di Giasone sono
stati riconosciuti dal padre, e, se fosse una donna greca,
l’atteggiamento del suo quasi ex marito sarebbe pubblicamente
considerato un’empietà.
Dal momento che, però, Medea è una donna
straniera, e soprattutto non ha una famiglia d’origine che possa
accampare diritti, la sua unione con Giasone viene immediatamente
dichiarata nulla. Persino Creonte si permette di sbeffeggiarla,
invitandola ad essere “umile” e ordinandole di lasciare quella
che, fino al giorno prima, era casa sua.
Medea
chiede ed ottiene un giorno di tempo, che sarà fatale per tanti
personaggi della tragedia.
La
strega pericolosa
Fin
dai poemi epici dedicati agli Argonauti, Medea viene ritratta come
una donna esperta di arti magiche, in grado di creare pozioni,
incantare oggetti e compiere incantesimi.
È
proprio di queste armi che Medea si serve per compiere la sua
vendetta.
Ella, infatti, prepara un diadema ed un velo avvelenati e
li consegna ai suoi stessi figli, affinché li portino
all’inconsapevole Euridice. Quest’ultima, che viene descritta
come una giovane ragazza ingenua e vanitosa (in stridente contrasto
con la complessità della mente della protagonista), non considera la
provenienza di un simile regalo ed indossa subito i doni.
L’effetto,
purtroppo, è immediato: sia il diadema che il velo prendono fuoco.
Euridice muore tra atroci tormenti e con lei Creonte, che ha tentato
in ogni modo di salvarla ma è stato avvolto dalle fiamme a sua
volta.
L’espediente
della magia consente ad Euripide di muovere un’altra critica nei
confronti della società greca, che si sente tanto sicura di sé ma
non comprende di essere ormai attorniata dai suoi nemici, che sono
senz’altro diversi da lei ma non per questo da sottovalutare.
Se
erano stati i Troiani a cascare nel trucco greco del cavallo di
legno, in questa tragedia sono proprio i Greci a sottovalutare
l’astuzia di Medea.
La
donna diventata mostro
Nel
momento in cui Medea consegna ai figli i doni stregati, è
consapevole del fatto che essi sono diventati pericolosi testimoni
della sua vendetta.
Ella, inoltre, sa bene, in fondo al suo cuore,
che Giasone ama i ragazzi, anche se li ha ripudiati per ragioni di
convenienza.
Sono questi i motivi che la spingono alla sua terribile
decisione.
L’uccisione
dei figli, come tutti i gesti “osceni” (ovvero così cruenti da
non poter avvenire sul palcoscenico) viene raccontata a Giasone da un
messaggero.
Medea fugge in direzione di Atene, dove sa di avere un
conoscente che le ha già offerto ospitalità.
All’uomo non resta
che constatare quanto gli sia costato caro il desiderio di essere
sovrano.
Medea
è un personaggio con il quale è decisamente impossibile
simpatizzare: ella crede all’amore in modo astratto e piuttosto
infantile (ed alcuni poemi epici latini la descrivono proprio come
una ragazzina) ed è in parte artefice della sua rovina interrompendo
i suoi rapporti con la famiglia d’origine e lasciando casa sua.
Tuttavia, Euripide sembra sottintendere che, in un altro contesto,
almeno l’orrendo assassinio dei figli si sarebbe potuto evitare.
Medea è diventata un mostro, ma la città di Corinto l’ha plasmata
con le sue mani, così come la società greca, al tempo del
drammaturgo, sta contribuendo alla creazione dei suoi nemici.
Il
personaggio di cui ho parlato oggi è piuttosto controverso, e
proprio per questo motivo ci tengo moltissimo a conoscere il vostro
parere!
Conoscete
questa tragedia? Siete d’accordo con le mie riflessioni...o no?
Fatemi
sapere!
Grazie
per la lettura, al prossimo post :-)
Cara Silvia, leggo sempre molto volentieri i tuoi post, anzitutto perché scritti benissimo e poi perché hai il dono della sintesi e del rendere semplici storie complesse, un dono prezioso per chi insegna o vorrebbe farlo.
RispondiEliminaOra, venendo alla storia di Medea, che già conoscevo, ma superficialmente, è sempre molto interessante visualizzare un evento/storia dai vari punti di vista e tu lo hai fatto egregiamente e per questo ti ringrazio. Un prezioso e bel post, complimenti.
sinforosa
Ciao Sinforosa! Grazie per le bellissime parole, mi fanno davvero piacere! Buon weekend 😀
EliminaLeggerò anch'io medea, purtroppo non conosco bene il personaggio (solo a grandi linee) quindi il tuo post è utile, in vista di una prossima lettura :)
RispondiEliminaCiao Angela! Contenta di esserti stata utile 😀
EliminaAmo Arthur Rimbaud.
RispondiEliminaCiao.
Ciao! Anche a me piace molto :-)
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