Le donne di Euripide #3
Cari
lettori,
per
la nostra rubrica “Donne straordinarie”, nuovo appuntamento con
le tante figure femminili cantate da Euripide.
Nei
precedenti post vi ho parlato di Andromaca, l’infelice vedova di
Ettore che viene portata in Grecia e considerata con sospetto in
quanto straniera, e di Ecuba, la regina di Troia caduta in disgrazia
e destinata a ricordare il passato ed a piangere il presente.
Oggi
parliamo di Elena, la donna che è passata alla storia come la causa
della guerra tra Greci e Troiani.
Anche la tradizione letteraria
sembra concordare: in questo post, per esempio, vi mostro che cosa ne
pensava la poetessa greca Saffo.
Ho
scelto di raccontarvi il punto di vista di Euripide non solo perché
rientra nel progetto che ci sta accompagnando in questi mesi, ma
anche e soprattutto perché è originale ed inedito.
Prima
di conoscere trama e personaggi più nel dettaglio, è necessario
fare una premessa storica. Euripide, come già detto in altri post, è
l’ultimo dei tre più famosi tragediografi, e proprio per questo
motivo vive in un mondo diverso rispetto a quello dei suoi
predecessori.
La
guerra che Eschilo e Sofocle amavano raccontare (e paragonare a
quella di Troia) era quella greco-persiana: ancora una volta, dunque,
Oriente contro Occidente, una vittoria schiacciante e le città
greche unite contro un nemico comune.
Euripide,
invece, ha sotto gli occhi la guerra del Peloponneso, un conflitto
fratricida che vede Sparta ed Atene l’una contro l’altra. Il
poeta sente nel suo cuore che il suo popolo, un tempo così colto ed
evoluto, sta per autodistruggersi a causa della sua sete di potere.
Proprio
per questo motivo egli scrive questa tragedia, Elena, che
ribadisce in modo netto e deciso l’inutilità di tutte le guerre.
Considerati
i temi, ho deciso di dedicare questo post all’imminente festività
del 25 aprile. Credo che i classici abbiano ancora tanto da insegnarci, anche per quello che riguarda la storia recente e l'attualità. Spero che troviate azzeccata la scelta!
La
guerra è causata da motivazioni inconsistenti...come una nuvola
La
nostra protagonista, Elena, vive ormai da diciassette anni in Egitto.
Non ha mai visto Troia e si chiede da tempo se la guerra sia conclusa
e quale sia stato il destino della sua famiglia.
...proprio
così. La vera Elena non è mai scappata a Troia con Paride, non ha
mai causato un conflitto. Ella è stata invece rapita da Ermes, il
messaggero degli dei, che su ordine di Era l’ha portata da un
anziano e rispettoso re egizio, Proteo.
Sulla
nave troiana è salita una controfigura creata dagli dei:
un’immagine illusoria, che a tutti è sembrata la vera Elena, ma
che viene definita dal poeta stesso un fantasma o una nuvola.
La
metafora è chiarissima nella sua crudeltà: sono stati gli dei a
volere che la guerra si scatenasse, ed hanno creato un’illusione ad
hoc proprio per questo scopo. Gli uomini, accecati dalla loro stessa
ambizione, hanno inseguito una nuvola credendo che fosse una valida
motivazione per combattere.
Così,
anche Sparta ed Atene, al tempo in cui Euripide scrive, si sono
studiate per anni in cerca di qualche casus belli di relativa
importanza che giustificasse il loro desiderio di entrare in guerra
l’una contro l’altra.
Il poeta è categorico: anche questi
pretesti hanno la consistenza di un fantasma.
La
guerra distrugge i vincitori tanto quanto i vinti
In
un solo giorno, Elena, ormai rassegnata a vivere in Egitto, riceve
due visite davvero inattese.
La
prima è quella di Teucro, un guerriero greco, fratello dell’eroico
e sfortunato Aiace Telamonio.
Credendo di trovarsi davanti una donna
del luogo, che solo per un caso assomiglia ad Elena, egli racconta
alla protagonista le vicende relative alla caduta di Troia ed agli
sfortunati ritorni in patria dei greci.
La
seconda è quella tanto invocata di Menelao, suo marito, che è da
ben sette anni in viaggio per tornare a Sparta e che crede di avere
con sé la vera Elena (ma quella in barca con lui è la
controfigura).
Non appena i due coniugi si incontrano, la
falsa Elena si dissolve nel nulla, non senza aver rimproverato Greci
e Troiani per la loro folle cecità.
Teucro
e Menelao fanno parte della schiera dei vincitori, ma non lo
dimostrano affatto. Il loro fisico è provato, la loro mente è
scossa, sono più stanchi ed arrabbiati di quanto non fossero sotto
le mura di Troia.
Già
nel post dedicato ad Ecuba avevo scritto di come e quanto Euripide
condannasse l’espediente del cavallo di legno, da lui ritenuto
empio. È come se tutti i Greci “vincitori” fossero stati puniti
per aver sconfitto il nemico tramite un subdolo inganno.
La
guerra è portata avanti dai giovani senza rispetto per gli insegnamenti del passato
Menelao
ed Elena si sono appena ritrovati e vorrebbero riprendere il loro
viaggio, per poter così raggiungere finalmente Sparta.
C’è
però un ostacolo che potrebbe essere fatale per entrambi. L’anziano
re Proteo è morto da poco, ed il nuovo sovrano, il figlio
Teoclimeno, vorrebbe sposare Elena.
Quest’ultima,
per evitare nozze che non desidera, non risiede più nel palazzo
reale, ma si è costruita un piccolo giaciglio proprio presso la
tomba di Proteo, in modo da essere considerata “supplice” e
quindi intoccabile.
Elena
e Menelao provano a cercare un’alleata nella sorella di Teoclimeno,
la sacerdotessa Teonoe, e le fanno notare che la crudeltà e la
prepotenza del fratello disonorano il padre defunto, che ha voluto
bene ad Elena come a una figlia e l’ha protetta da ogni male.
Quello
che, fuor di metafora, Euripide sta cercando di dire al suo pubblico
è evidente: tutti i protagonisti della guerra del Peloponneso stanno
letteralmente calpestando le tombe dei caduti di Maratona, di Platea,
di Salamina, delle Termopili.
Il
fatto che Atene e Sparta si stiano facendo la guerra tra loro
equivale a disonorare la memoria di chi si è adoperato per una
Grecia unita ed al sicuro da nemici esterni.
La
guerra può essere scongiurata se si ascolta chi l’ha subita
Nel
corso di questa tragedia, la chiave risolutrice di ogni problema è
proprio la vera Elena.
È lei a convincere Teonoe a passare dalla sua
parte, lei ad inventare un piano che salvi lei e Menelao, lei a
persuadere Teoclimeno in modo che egli caschi nel tranello, lei ad
evitare il più possibile spargimenti di sangue.
Niente
male per una donna ritenuta da tutti una furia distruttrice, no?
L’ironia
di Euripide è palese.
Menelao
ed Elena fuggono con una nuova nave e con la benedizione dei fratelli
di lei, tramutati dagli dei in stelle dopo un triste destino
terrestre.
È
proprio chi ha subito di più, chi ha sofferto le maggiori
ingiustizie, a dare l’esempio agli altri affinché il ciclo della
violenza si chiuda.
È
come se Elena dicesse: un nome, una fama possono
sviare, ma una persona si giudica in base ai fatti, ed è a
questi che bisogna credere.
Questa
è ormai la terza tragedia euripidea che commento (quarta se
includiamo il mio post dedicato ad Ifigenia) e ogni volta rimango
stupita dalla sua capacità di trattare temi attuali in modo quasi
preoccupante.
Voi
che ne dite? Condividete i pensieri del poeta?
Conoscevate
questa versione che “rivaluta” positivamente Elena?
Fatemi
sapere! Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
Ciao Silvia, conoscevo questa tragedia solo di nome, non mi è mai capitato di approfondirla, perciò è stato molto interessante leggere la tua bella analisi, complimenti perchè è proprio ben strutturata! :-)
RispondiEliminaCiao! Io l'avevo "scoperta" ai tempi del corso di storia del teatro greco e latino. Mi è sembrato giusto riprenderla in questo percorso! :-)
EliminaCara Silvia, questo post dovrebbero leggerlo tutti, ce tanto da imparare.
RispondiEliminaCiao e buona serata con un forte abbraccio.
Tomaso
Ciao Tomaso! Grazie davvero per il tuo apprezzamento, buona giornata :-)
Eliminainteressantissima questa prospettiva approfondita che ci mostra una Elena che va ben oltre i "pregiudizi" e i luoghi comuni-1
RispondiEliminaCiao Angela! Anche io sono rimasta molto colpita leggendola per la prima volta, è davvero qualcosa di super originale! :-)
EliminaConoscevo la tragedia di Euripide per sommi capi; questo tuo articolo è la bella conferma di quanto i miti classici siano attuali e fecondi :)
RispondiEliminaLa guerra distrugge i vincitori tanto quanto i vinti; è un concetto che ritrovo a ogni pagina della mia lettura di questi giorni, La pelle di Malaparte.
Anche l'osservazione sull'ignoranza del passato e della memoria che genera mostri è attualissima, e tanto più lancinante in questo (quasi) 25 aprile del 2018, dove tutto vediamo fuorché alleanza e rispetto reciproco - tanto fra i cosiddetti governanti, quanto fra i comuni cittadini.
Quante nuvole costruite ad arte riescono ad aizzarci l'uno contro l'altro, ancora oggi :(
Ciao! Purtroppo non ho letto il libro di Malaparte che citi. Sono perfettamente d'accordo con tutto quello che hai scritto... Tante "nuvole" sono generate da ignoranza ed odio insensato, ed ognuno di noi dovrebbe fare il possibile per scacciarle via :-)
EliminaChi legge oppure ha studiato i classici, ha le chiavi di lettura per capire il mondo.
RispondiEliminaCiao Patrizia, e benvenuta! Io sosterrò sempre l'importanza dei classici. Il loro studio è un regalo eterno, che nessuno potrà mai portarci via :-)
EliminaCiao Silvia,
RispondiEliminache bella questa rivalutazione di Elena perchè è vero è da tutti definita come la donna che fece un sacco di danni, 10 anni per una guerra è davvero esagerato e invece viene mostrata diversamente e mi piace.
Complimenti per questo post non sapevo ci fosse qualcosa del genere e quanto amo leggere di queste cose!!
Ciao Susy! Anche io sono rimasta decisamente sorpresa! Anche la poetessa Saffo, comunque, è stata piuttosto indulgente con Elena :-)
EliminaMolto interessante!
RispondiEliminahttps://julesonthemoon.blogspot.it
Ciao e benvenuta! Passo a sbirciare il tuo blog :-)
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