Storia di Elettra e della sua paziente attesa
Le donne della letteratura e la figura paterna #4
Cari lettori,
per la nostra rubrica
“Donne straordinarie”, oggi continuiamo a parlare delle figlie di Agamennone.
In questo post ho parlato di Ifigenia, la maggiore.
Oggi invece ho scelto di
concentrarmi su Elettra, la secondogenita, e sulla sua storia raccontata dal
tragico greco Sofocle.
Elettra si
sente ormai sola nel grande palazzo di Argo.
Sua sorella
Ifigenia è morta, o forse scomparsa per mano di Artemide, ormai da diversi
anni; suo fratello Oreste è stato spedito lontano in tenera età ed ancora non
ha fatto ritorno; ed il padre, tornato dalla guerra, è stato ucciso sulla
soglia dalla moglie Clitennestra, aiutata dall’amante Egisto.
Ad Elettra, così,
non restano altro che le consolazioni provenienti dall’altra sorella, Crisotèmide,
e dal coro della tragedia, costituito da fanciulle sue amiche: troppo poco per
i moti smisurati del suo animo.
Ed è in questa condizione di solitudine e disperazione che emergono i caratteri del
personaggio: Sofocle ha un debole per le figure eroiche, e, presentando Elettra
allo spettatore, lo fa capire molto bene!
Ella, innanzitutto,
ha la decisione ed il coraggio di essere rimasta l’unica a piangere il suo
defunto padre, denunciandone la morte vergognosa e, a differenza di sua sorella
Crisotèmide, rifiutandosi di stare a tavola o di avere qualsiasi cosa a che
fare con la madre ed il suo amante.
La situazione subisce poi un brusco
cambiamento nel momento in cui giunge ad Argo la falsa notizia che Oreste,
unica speranza di vendetta per l’onore del padre, sia morto. A questo punto
Elettra, deprivata di ogni speranza, decide di compiere lei stessa quello che
suo fratello non è più in grado di fare, e, anche dopo l’arrivo di Oreste, lei
stessa resterà comunque la vera ideatrice della vendetta.
Ella, infatti, abbandona
quasi del tutto la sua condizione di donna e si avvicina molto, con le parole
ed i modi di fare, agli antichi eroi dell’Iliade:
una prova significativa dell’influenza che la figura paterna, anche dopo la
morte, esercita su di lei.
Perché oggi ci soffermiamo meglio su
questa eroina, a mio parere così interessante?
... perché il suo legame con il padre sembra essersi rafforzato anche dopo
la morte
Il caso di Elettra è peculiare anche se si considera il fatto che il suo
legame con il padre, dopo la morte di lui, non si è affievolito né tantomeno
spezzato, ma, al contrario, si è elevato a diventare una speciale affinità.
Infatti, noi troviamo pochissimo, all’interno della sterminata produzione
di mitologia greca, che riguardi il rapporto tra Agamennone ed Elettra prima
dell’assassinio, e questo per svariate ragioni: è data la precedenza alla
drammatica storia di Ifigenia, ella non è la primogenita, gli eventi narrati
prima della guerra di Troia la vedono comparire ragazzina e non ancora donna, e
così via.
Se invece consideriamo la produzione che narra gli eventi posteriori alla
morte di Agamennone, troviamo moltissimi esempi illustri e persino rifacimenti
quasi contemporanei.
Questa disparità di opere letterarie, coincidente con l’improvvisa presa di
posizione di Elettra a favore del padre, può trovare una sua spiegazione nel
fatto che probabilmente ella stessa è rimasta a tal punto stravolta e
meravigliata dalla morte paterna che solo allora realizza tutto l’attaccamento
che provava e che forse prima non era stata in grado di accettare e
comprendere. Quel che è certo è che Elettra non smette mai, e lo dichiara con
sicurezza fin dall’inizio della tragedia, di compiangere e di ricordare, con
toni patetici ed affettuosi, Agamennone.
Ella pensa,
a ragione, di essere rimasta l’unica a compiangere il padre, e fare ciò, per
lei, assume quasi le connotazioni di un dovere morale.
Ancora una
volta, dunque, come già successo con Ifigenia, il senso del dovere e della
morale si trasmette di padre in figlia con modalità spesso differenti, ma tutte
quante derivanti unicamente dal legame che sussiste tra le due figure.
Un legame
che non solo, dunque, rimane molto forte nonostante la morte si frapponga tra i
due personaggi, ma anche che dà la sensazione che Agamennone stesso, attraverso
le parole di Elettra, sia, in un certo senso, ancora vivo.
Come in
altre tragedie di Sofocle, vivi ed abitanti dell’Aldilà coesistono, come se
facessero parte della stessa realtà.
…perché
l’affronto subito dal padre le dona una nuova determinazione
Un elemento di grande rilevanza per delineare il personaggio di Elettra è
la sua sicurezza e determinazione in tutte le sue parole ed azioni, che diventa
ancora più forte nel momento in cui esse sono riferite ad Agamennone.
Ella, innanzitutto, nei confronti della vita prova solo un grandissimo
disprezzo, e, in pieno accordo con gli altri eroi di Sofocle (vi consiglio di
leggere Antigone o Aiace) la morte le sembra nulla, se
sopraggiunta a causa della fedeltà ai propri ideali.
Nella prima parte della tragedia, infatti, Crisotèmide avverte Elettra che
Egisto e Clitemnestra hanno intenzione di chiuderla in una buia stanza
sotterranea dove passerà il resto della sua vita, se ella non smette di
compiangere il padre, e che Egisto sta venendo a prenderla. Elettra, però,
replica fieramente alla sorella, e si mostra disponibile ad accettare il suo
destino.
Questo atteggiamento ci rimanda ai personaggi tutti d’un pezzo dell’Iliade.
Elettra, infatti, concepisce solo il suo ideale, e per esso è pronta ad
affrontare qualsiasi destino: come si intuisce, ella ereditato questa sua determinazione
dall’insegnamento stesso di Agamennone.
Secondo Sofocle, le ragazze che acquistano questa eredità paterna sono,
senza dubbio, donne forti e volitive.
Questa
grande forza e determinazione, però, è nel contempo anche il punto debole sia
del padre che della figlia.
Il notevole
senso morale che essi possiedono, infatti, se da un lato è stata e continua ad
essere la loro migliore difesa nei confronti del mondo esterno e dei loro
nemici ed una prova di indubbia integrità, li espone però al dolore ed alla
sofferenza più di tutti gli altri.
Agamennone, infatti, paga con la morte la
sua scelta di essere ligio al dovere di buon re; Elettra, dal canto suo,
conduce una vita sola e disperata, il cui unico conforto è nella vendetta,
peraltro postuma, e che dunque non realizzerà mai il suo più intimo desiderio
di essere ricongiunta al padre. In questo senso entrambi i personaggi assumono
una grande tragicità, costituita appunto da questa loro determinazione.
…perché
i suoi principi la portano a scegliere la memoria del padre anche a costo di
mettersi contro il resto della sua famiglia
Un ultimo aspetto significativo del legame che coinvolge Elettra ed il
padre defunto è il fatto che questa figura, agli occhi della fanciulla, sia
continuamente messa a confronto con le altre della sua famiglia.
Si tratta di
un paragone che vede indubbiamente Agamennone dominare su tutti gli altri,
qualsiasi altra persona della tragedia sia presa in considerazione.
Odio e
rancore profondo, innanzitutto, sono i sentimenti che Elettra prova nei confronti
della madre, accompagnati da un grande disprezzo per il suo amante.
Questi sentimenti che Elettra prova
sono poi destinati a tramutarsi in una feroce vendetta, la quale non sarà mai
rimpianta, nonostante tutte le sofferenze provate. Inevitabile è il confronto
con Agamennone: l’odio della figlia per la madre nasce dal fatto che è stata
deprivata del padre.
L’atteggiamento di Elettra non è
molto più positivo nei confronti della sorella Crisotèmide, che ritiene
inferiore a lei, debole e servile, e che tratta con rabbia diverse volte
all’interno della tragedia.
Peculiare è, infine, il rapporto fra
Elettra ed Oreste: i due fratelli, infatti, si cercano, piangono la reciproca
sorte, si riconoscono, si alleano e portano a termine il loro progetto, del
quale Elettra è ideatrice ed Oreste esecutore. Elettra si dimostra più volte
legata al fratello e lo sente vicino a lei; tuttavia, parte del suo
attaccamento ancora riconduce al suo pensiero ricorrente del padre.
Infatti, si
può facilmente notare come ella spesso pensi a lui anche semplicemente come
l’unico possibile discendente della famiglia in grado di portare a compimento i
progetti che lei stessa ha a lungo pensato di attuare. Elettra, dunque, riesce
solo ad essere una “figlia del padre”: tutto il resto della sua famiglia è
posto in funzione di questa sua tragica vocazione.
Mi sono chiesta a lungo
se inserire o no la figura di Elettra in questa raccolta.
Per quanto ella sia,
infatti, una delle figure femminili più interessanti della tragedia greca e,
insieme ad Antigone, l’eroina di Sofocle per eccellenza, è anche vero che è un
personaggio duro, difficile da comprendere per molti, forse lontano dalla
nostra sensibilità.
Se alcuni suoi
sentimenti, come l’attaccamento al padre o il disprezzo per l’amante della
madre che l’ha ucciso, sono assolutamente comprensibili, altri, come la sua
rigidità nei confronti della sorella ed il suo desiderio di vivere
costantemente nel lutto, sono difficili da capire.
Ho voluto però inserirla
per due motivi. Il primo è che trovo Elettra un esempio straordinario di forza
di volontà, costanza e determinazione. Il secondo è che, leggendo la sua storia,
si comprende appieno qual è la priorità degli eroi tragici greci: scegliere una
missione, qualcosa per cui si è destinati, ed andarvi incontro. La loro drammaticità consiste proprio in questo!
Fatemi sapere che cosa ne
pensate di queste mie riflessioni.
Grazie della lettura ed
al prossimo post J
Che post interessante Silvia.
RispondiEliminaI miti greci mi appassionano sempre tanto e quindi trovo tutto ciò che li riguarda sempre bello da leggere.
Penso che la figura di Elettra sia poco conosciuta perchè ricordiamo invece con maggiore attenzione la sorella maggiore perciò è giusto che tu abbia voluto darle spazio. Il legame che instaura col padre credo che non sarebbe così forte se lui non fosse morte e se da un lato è molto brutto, dall'altro è molto bello
Ciao Susy! Vero, probabilmente si dà più spazio ad Ifigenia... forse per questo io ho voluto approfondire meglio la figura di Elettra, sia nella Tesina di Maturità che nella prima delle 2 Tesi.
EliminaTra padre e figlia c'è un legame che paradossalmente è rafforzato dalla morte...credo che questo sia il più chiaro segnale della drammaticità del personaggio.