martedì 2 maggio 2017

MANET E LA PARIGI MODERNA

A Palazzo Reale un percorso alla scoperta della Francia ottocentesca





Cari lettori,
come state? Spero che, nel corso dei recenti ponti, vi siate rilassati e divertiti. Purtroppo, dopo una splendida Pasqua che mi ha consentito di andare al mare, il Nord Italia è stato un po’ flagellato dal freddo e dal maltempo. Per me sono stati comunque giorni di relax, da dedicare alla famiglia ed agli amici.


Tuttavia mi sono resa conto che, dopo la mostra di Escher, non ho più dato spazio ai “Consigli artistici”; è stato così che venerdì mi sono ritrovata a Palazzo Reale a visitare la mostra dedicata a Manet e, più in generale, alla Francia nel corso del XIX secolo.

Visti i miei studi, i miei interessi e le materie che ho preferito nel corso degli anni di Università, mi sono sentita subito naturalmente attratta da questa esposizione e dalle tematiche che essa ha presentato. Vediamole meglio!



L’artista



Come l’audioguida della mostra si premura di ricordare più volte, Édouard Manet è l’autore di una vera e propria rivoluzione pittorica. Egli, infatti, si discosta dalla tecnica applicata dai pittori di quel periodo, che erano in cerca di una sperimentazione ma ancora piuttosto fedeli alla tradizione (come ad esempio Vermeer), per aprire la via alla scuola dei pittori impressionisti.

La mostra illustra con dovizia di particolari come molte delle sue opere (non solo le piuttosto conosciute e scandalose Olympia e Dejeuner sur l’herbe) siano state più volte escluse dalle esposizioni collettive, spesso soltanto a causa di una tecnica pittorica non molto gradita.

Ne è un esempio Il pifferaio, dipinto-simbolo di questa mostra, che ritrae un soggetto apparentemente innocente: un ragazzino che suona il flauto. L’utilizzo puro di vivaci colori primari, lo sguardo piuttosto sostenuto e la differenza appena accennata tra pavimento e parete di sfondo sono stati però considerati elementi troppo innovativi e l’opera ha avuto un’accoglienza tutt’altro che positiva.



Il rinnovamento architettonico di Parigi



In un post dedicato a quello che è forse il mio poeta preferito in assoluto, Charles Baudelaire, ho già parlato del fatto che, nel corso del XIX secolo, Parigi cambi volto completamente. 

Nei primi anni del 1800, infatti, essa è ancora una metropoli tentacolare, che ospita faticosamente migliaia di nuovi abitanti in case antiche e su infrastrutture di origine medioevale. Napoleone III commissiona dunque all’architetto Haussmann un rinnovamento radicale, ed è così che Parigi cambia faccia: compaiono per la prima volta lunghi e larghi viali, grandi palazzi in stile moderno, strutture in ferro e vetro destinate ad ospitare esposizioni universali.

La mostra, tramite una serie di tele e di disegni, presenta al visitatore tutti i passaggi di questo cambiamento, che ha portato sicuramente alla città più ricchezza e benessere ed ha scongiurato la diffusione di molti malesseri contagiosi, ma ha anche rivoluzionato alla radice la sua essenza. I pittori, come Manet o un primo, entusiasta Gauguin, sembrano essere favorevoli al progresso. Come la pensa invece Baudelaire? Leggete il mio post per scoprirlo :-)



La natura



C’è un tema che nemmeno i più acerrimi detrattori di Manet hanno potuto contestargli: la natura morta. Il modo di dipingere fiori e piccoli oggetti inanimati del pittore, infatti, desta l’interesse di molti suoi futuri imitatori e finisce per fare scuola.

Il fiore più amato da Manet sono le peonie, che diventano simbolo, ad un tempo, di ricchezza e di fragilità.

Come il visitatore facilmente intuisce, dipingere questi oggetti per il pittore è il miglior esercizio di stile possibile: egli si esercita, infatti, su entità di piccole dimensioni, come i fiori, per poter rendere con ancor più verisimiglianza alcune parti del corpo umano.

Un altro elemento naturale rappresentato con grande maestria è il mare: Manet, infatti, è stato mozzo da giovane, e, diventato vecchio, ripensa a quegli anni della sua vita e tenta di solcare nuovamente l’oceano con la sua arte.



Lo spettacolo



Manet si rivela al visitatore come un artista fortemente attratto da qualunque tipologia di spettacolo. Due forme di esibizione sembrano coinvolgerlo particolarmente: la corrida ed il balletto folkloristico spagnolo. Con ogni probabilità, ciò che suscita maggiormente il suo interesse è l’incredibile girandola di colori che questi spettacoli possono offrire. 

Un’ampia sezione della mostra è dedicata all’influenza della Spagna sul pittore, sia per quanto riguarda l’arte che per quello che concerne le tradizioni.

Non manca, però, un’area raffigurante i divertissements francesi più noti dell’epoca, dai balletti in scena all’Opéra alle feste mondane, dal teatro ai caffè, centro di incontri e di discussioni. In questa sezione della mostra il visitatore può trovare altri grandissimi nomi dell’arte francese del XIX secolo, come, per esempio, Degas e le sue celeberrime ballerine.



La figura della donna…piena di colori, in bianco, in nero



Manet e la sua cerchia rappresentano la figura femminile in tre vesti cromatiche diverse, dando ad ognuna di esse un significato ben definito.

La sezione dedicata alla Parigi mondana è ricca di ritratti di donne sontuosamente abbigliate, tra un lungo vestito giallo pieno di volant ed una gonna a fiori.

Tutt’altro tono hanno invece le ultime due sale dell’esposizione, dedicate alla donna in bianco e in nero.

La prima è la donna affascinante, quasi innocente, ritratta in vesti intime: Manet utilizza, infatti, questa tonalità per ritrarre la moglie in salotto, mentre ascolta il figlio che legge per lei.

La seconda, invece, è la donna del mistero, irresistibile e pericolosa, proprio come La passante di Baudelaire, poeta che ritorna con i suoi versi nel corso di tutta la mostra, come una sorta di alter ego poetico del pittore.



Berthe Morisot



Tra tutte le donne protagoniste di questa splendida mostra, una merita un posto d’onore: Berthe Morisot, moglie di Eugène, fratello di Manet. Ella non è solo una parente stretta del pittore, ma quasi una sua “versione” al femminile, nonché la prima e la più famosa delle donne impressioniste.

Il suo volto un po’ severo, con le grosse sopracciglia ed i tanti capelli bruni che lo incorniciano, si ripresenta periodicamente al visitatore della mostra, così come i suoi dipinti, di rara delicatezza.

Forse Manet è stato un po’ rivoluzionario anche nell’aver concesso ad una donna di condividere la sua ricerca pittorica, e non come modella o musa ispiratrice, bensì come artista sua pari.




Come avrete capito, l’esposizione, pur non essendo lunghissima da visitare, è incredibilmente ricca di concetti, temi, spunti culturali. Essa può soddisfare gli interessi di chi ama non solo l’arte, ma anche l’architettura, la danza, la poesia, la storia, e forse per questo motivo è stata così visitata.
Tutti voi avete comunque tempo di andare a dare un’occhiata fino al 2 luglio!
Qualcuno di voi è già stato? Che cosa ne pensate?
Fatemi sapere!
Grazie per la lettura ed al prossimo post :-)

6 commenti :

  1. Ciao Silvia! Purtroppo non ho approfondito molto le materie artistiche né al liceo e né all'università, quindi leggere questo tipo di post mi piace molto perché sono interessantissimi e colmano un po' le mie lacune.

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    1. Ciao Maria! Io non ho avuto proprio un'ottima preparazione al liceo...ho "recuperato" un bel po' all'Università, per fortuna! Comunque a Palazzo Reale, per fortuna, le audioguide sono comprese nel prezzo ed utilissime!

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  2. Purtroppo non vedrò questa mostra anche se sarebbe piaciuto, pure perché Manet ricordo bene,quando lo studiai a scuola (non approfonditamente, ahimè).
    Grazie per tutti i "tour culturali"che mi regali!
    Ciao Silvia :))

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    1. Ciao Angela!! Sono felicissima di regalarti tutti questi "tour culturali" :-)

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  3. Interessantissimo questo post!😊 Io ho fatto il liceo artistico e adoro l'arte e visitare le mostre. Questa mostra me la segno!😘 Grazie e buona giornata!😊

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    1. Ciao Vanessa! Spero proprio che riuscirai a visitare questa mostra, io te la consiglio di cuore!

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