A Palazzo Reale un percorso alla scoperta della Francia ottocentesca
Cari
lettori,
come
state? Spero che, nel corso dei recenti ponti, vi siate rilassati e divertiti.
Purtroppo, dopo una splendida Pasqua che mi ha consentito di andare al mare, il
Nord Italia è stato un po’ flagellato dal freddo e dal maltempo. Per me sono
stati comunque giorni di relax, da dedicare alla famiglia ed agli amici.
Tuttavia
mi sono resa conto che, dopo la mostra di Escher, non ho più dato spazio
ai “Consigli artistici”; è stato così che venerdì mi sono ritrovata a Palazzo
Reale a visitare la mostra dedicata a Manet e, più in generale, alla Francia
nel corso del XIX secolo.
Visti
i miei studi, i miei interessi e le materie che ho preferito nel corso degli
anni di Università, mi sono sentita subito naturalmente attratta da questa
esposizione e dalle tematiche che essa ha presentato. Vediamole meglio!
L’artista
Come
l’audioguida della mostra si premura di ricordare più volte, Édouard
Manet è l’autore di una vera e propria rivoluzione pittorica. Egli, infatti, si
discosta dalla tecnica applicata dai pittori di quel periodo, che erano in
cerca di una sperimentazione ma ancora piuttosto fedeli alla tradizione (come
ad esempio Vermeer), per aprire la via alla scuola dei pittori impressionisti.
La
mostra illustra con dovizia di particolari come molte delle sue opere (non solo
le piuttosto conosciute e scandalose Olympia
e Dejeuner sur l’herbe) siano
state più volte escluse dalle esposizioni collettive, spesso soltanto a causa
di una tecnica pittorica non molto gradita.
Ne
è un esempio Il pifferaio,
dipinto-simbolo di questa mostra, che ritrae un soggetto apparentemente
innocente: un ragazzino che suona il flauto. L’utilizzo puro di vivaci colori primari,
lo sguardo piuttosto sostenuto e la differenza appena accennata tra pavimento e
parete di sfondo sono stati però considerati elementi troppo innovativi e
l’opera ha avuto un’accoglienza tutt’altro che positiva.
Il rinnovamento
architettonico di Parigi
In
un post dedicato a quello che è forse il mio poeta preferito in assoluto, Charles Baudelaire, ho già parlato del fatto che, nel corso del XIX
secolo, Parigi cambi volto completamente.
Nei primi anni del 1800, infatti,
essa è ancora una metropoli tentacolare, che ospita faticosamente migliaia di
nuovi abitanti in case antiche e su infrastrutture di origine medioevale. Napoleone
III commissiona dunque all’architetto Haussmann un rinnovamento radicale, ed è
così che Parigi cambia faccia: compaiono per la prima volta lunghi e larghi
viali, grandi palazzi in stile moderno, strutture in ferro e vetro destinate ad
ospitare esposizioni universali.
La
mostra, tramite una serie di tele e di disegni, presenta al visitatore tutti i
passaggi di questo cambiamento, che ha portato sicuramente alla città più
ricchezza e benessere ed ha scongiurato la diffusione di molti malesseri
contagiosi, ma ha anche rivoluzionato alla radice la sua essenza. I pittori,
come Manet o un primo, entusiasta Gauguin, sembrano essere favorevoli al
progresso. Come la pensa invece Baudelaire? Leggete il mio post per scoprirlo
:-)
La natura
C’è
un tema che nemmeno i più acerrimi detrattori di Manet hanno potuto
contestargli: la natura morta. Il modo di dipingere fiori e piccoli oggetti
inanimati del pittore, infatti, desta l’interesse di molti suoi futuri imitatori e
finisce per fare scuola.
Il
fiore più amato da Manet sono le peonie, che diventano simbolo, ad un tempo, di
ricchezza e di fragilità.
Come
il visitatore facilmente intuisce, dipingere questi oggetti per il pittore è il
miglior esercizio di stile possibile: egli si esercita, infatti, su entità di
piccole dimensioni, come i fiori, per poter rendere con ancor più
verisimiglianza alcune parti del corpo umano.
Un
altro elemento naturale rappresentato con grande maestria è il mare: Manet,
infatti, è stato mozzo da giovane, e, diventato vecchio, ripensa a quegli anni
della sua vita e tenta di solcare nuovamente l’oceano con la sua arte.
Lo spettacolo
Manet
si rivela al visitatore come un artista fortemente attratto da qualunque
tipologia di spettacolo. Due forme di esibizione sembrano coinvolgerlo
particolarmente: la corrida ed il balletto folkloristico spagnolo. Con ogni
probabilità, ciò che suscita maggiormente il suo interesse è l’incredibile
girandola di colori che questi spettacoli possono offrire.
Un’ampia sezione
della mostra è dedicata all’influenza della Spagna sul pittore, sia per quanto
riguarda l’arte che per quello che concerne le tradizioni.
Non
manca, però, un’area raffigurante i divertissements
francesi più noti dell’epoca, dai balletti in scena all’Opéra alle feste
mondane, dal teatro ai caffè, centro di incontri e di discussioni. In questa
sezione della mostra il visitatore può trovare altri grandissimi nomi dell’arte
francese del XIX secolo, come, per esempio, Degas e le sue celeberrime
ballerine.
La figura della donna…piena
di colori, in bianco, in nero
Manet
e la sua cerchia rappresentano la figura femminile in tre vesti cromatiche
diverse, dando ad ognuna di esse un significato ben definito.
La
sezione dedicata alla Parigi mondana è ricca di ritratti di donne sontuosamente
abbigliate, tra un lungo vestito giallo pieno di volant ed una gonna a fiori.
Tutt’altro
tono hanno invece le ultime due sale dell’esposizione, dedicate alla donna in bianco e in nero.
La
prima è la donna affascinante, quasi innocente, ritratta in vesti intime: Manet
utilizza, infatti, questa tonalità per ritrarre la moglie in salotto, mentre
ascolta il figlio che legge per lei.
La
seconda, invece, è la donna del mistero, irresistibile e pericolosa, proprio
come La passante di Baudelaire, poeta
che ritorna con i suoi versi nel corso di tutta la mostra, come una sorta di
alter ego poetico del pittore.
Berthe Morisot
Tra
tutte le donne protagoniste di questa splendida mostra, una merita un posto d’onore:
Berthe Morisot, moglie di Eugène, fratello di Manet. Ella non è solo una
parente stretta del pittore, ma quasi una sua “versione” al femminile, nonché
la prima e la più famosa delle donne impressioniste.
Il
suo volto un po’ severo, con le grosse sopracciglia ed i tanti capelli bruni
che lo incorniciano, si ripresenta periodicamente al visitatore della mostra,
così come i suoi dipinti, di rara delicatezza.
Forse
Manet è stato un po’ rivoluzionario anche nell’aver concesso ad una donna di
condividere la sua ricerca pittorica, e non come modella o musa ispiratrice,
bensì come artista sua pari.
Come
avrete capito, l’esposizione, pur non essendo lunghissima da visitare, è
incredibilmente ricca di concetti, temi, spunti culturali. Essa può soddisfare
gli interessi di chi ama non solo l’arte, ma anche l’architettura, la danza, la
poesia, la storia, e forse per questo motivo è stata così visitata.
Tutti
voi avete comunque tempo di andare a dare un’occhiata fino al 2 luglio!
Qualcuno
di voi è già stato? Che cosa ne pensate?
Fatemi
sapere!
Grazie
per la lettura ed al prossimo post :-)
Ciao Silvia! Purtroppo non ho approfondito molto le materie artistiche né al liceo e né all'università, quindi leggere questo tipo di post mi piace molto perché sono interessantissimi e colmano un po' le mie lacune.
RispondiEliminaCiao Maria! Io non ho avuto proprio un'ottima preparazione al liceo...ho "recuperato" un bel po' all'Università, per fortuna! Comunque a Palazzo Reale, per fortuna, le audioguide sono comprese nel prezzo ed utilissime!
EliminaPurtroppo non vedrò questa mostra anche se sarebbe piaciuto, pure perché Manet ricordo bene,quando lo studiai a scuola (non approfonditamente, ahimè).
RispondiEliminaGrazie per tutti i "tour culturali"che mi regali!
Ciao Silvia :))
Ciao Angela!! Sono felicissima di regalarti tutti questi "tour culturali" :-)
EliminaInteressantissimo questo post!😊 Io ho fatto il liceo artistico e adoro l'arte e visitare le mostre. Questa mostra me la segno!😘 Grazie e buona giornata!😊
RispondiEliminaCiao Vanessa! Spero proprio che riuscirai a visitare questa mostra, io te la consiglio di cuore!
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