Due libri dalla rassegna varazzina
Cari lettori,
iniziamo la settimana con le prime recensioni dopo la pausa per ferie ed il recap veloce delle letture estive (che trovate a questo link).
Il post di oggi fa parte delle nostre “Letture...a tema”, ed il filo conduttore è per me davvero interessante: la rassegna “Varazze Cult Fest - Parole al femminile” che si è tenuta a Varazze, la mia casetta estiva ligure. È stato un ciclo di sei incontri, tutti dedicati ad autrici che hanno appena pubblicato un libro, ognuna delle quali molto diversa dalle altre.
Sono riuscita a presenziare a quattro di questi incontri e devo dirvi che trovo sempre super rigenerante poter passare una serata a parlare di libri dopo una giornata di sole, mare e passeggiate. È come se tutto ciò che mi piace fosse racchiuso in un’unica giornata!
Una breve panoramica della rassegna, tanto per darvi un’idea. Gli incontri ai quali non ho potuto essere presente sono stati quello di Alessandra Selmi con La prima regina e quello di Erica Cassano con La grande sete. Poi c’è stata Lorenza Gentile con Tutto il bello che ci aspetta: ho ascoltato la sua presentazione, ma non ho letto il romanzo. Sono comunque tre titoli che mi incuriosiscono, quindi chissà, potrebbero finire su questi schermi più avanti.
Ho letto invece gli altri tre libri che sono stati presentati. Come le lucciole di Francesca Pongiluppi, ve lo anticipo già, sarà parte del post dei preferiti di settembre, perché credo che ci sia tanto da raccontare su questo romanzo. Oggi vi parlo invece di Racconti al faro di Susy Zappa e Degna sepoltura di Cristina Rava.
Vi accorgerete che si tratta due titoli accomunati certamente dalla mano di un’autrice e dall’amore per il mare (due mari ben diversi, per la verità), ma che per il resto stiamo parlando di due libri ben diversi, tutti da scoprire.
Senza altre chiacchiere, vi lascio alle recensioni!
“Racconti al faro – Memorie e leggende dell’isola di Batz”, di Susy Zappa
Bretagna, giorni nostri. In una terra battuta costantemente dal vento freddo e dal mare in tempesta, costellata da isole, il faro è sempre stato una costruzione fondamentale.
Senza il faro, i navigatori non saprebbero dove andare, e così non ci sarebbero pesca e turismo, non esisterebbero i fiorenti commerci che hanno consentito una vita più che dignitosa a tante persone, e soprattutto ogni bretone sarebbe molto più isolato.
È un tempo in cui la leggendaria figura del guardiano del faro viene sempre più sostituita da sistemi informatizzati ed automatici: non sono tante le persone che vogliono passare la loro vita su un’isoletta sperduta, circondati dal mare che è quasi sempre tempestoso, raggiungendo la civiltà solo per fare un po’ di spesa e commissioni ogni tanto e con l’orologio in mano, perché bisogna approfittare della bassa marea.
Eppure c’è ancora qualcuno, principalmente ex guardiani ormai anziani che sono in pensione ma desiderano comunque passare gli ultimi anni della loro vita al faro, perché ormai la loro vita è questa. Tra coloro che invece lavorano ancora c’è Yannick, il guardiano dell’isola di Batz, in compagnia del suo cane Tom.
Yannick ha la passione della lettura. Così, al termine di una giornata in cui ha scrutato il mare in cerca di eventuali naviganti da aiutare ed ha lavorato da operaio perché il faro ha costante bisogno di manutenzione, egli si ritira nelle sue stanze con Tom e legge le memorie dei guardiani che ci sono stati prima di lui, o le raccolte di leggende della zona, o ancora i libri storici sulla Bretagna. E quando riesce a tornare sulla terraferma, o a visitare le altre isole della zona, occupate da altri fari ed altrettanti colleghi, ritrova tutti i luoghi di cui si svolgono le vicende che legge ogni sera.
È questa la cornice narrativa per questo libro di non-fiction: potremmo associarlo ad una raccolta di racconti, ma sarebbe un po’ improprio. Ogni capitolo di Racconti al faro è incentrato, come dice il titolo, sulla storia o sulla leggenda: un particolare settore della storia locale, oppure racconti che si tramandano sia oralmente che per iscritto.
Un capitolo è dedicato a quello che è considerato il santo patrono di Batz ed ai miracoli che si dice abbia compiuto; un altro ha chi ha contribuito a rendere vitale l’isola, tra verde pubblico e monumenti; un altro ancora alle tradizioni della città di Roscoff, il paese di terraferma dove Yannick va a fare rifornimento.
E poi ci sono le storie di alcuni guardiani del faro che sono vissuti nel passato e sono diventati quasi mitici, le peculiarità degli attuali colleghi di Yannick, racconti di terribili naufragi e di salvataggi miracolosi, le imprese di chi secoli prima partiva dalla Bretagna per andare a pescare merluzzo al Nord e naturalmente le leggendarie scorribande di pirati e corsari. Ogni capitolo, anche il più ricco di leggende, mantiene comunque una forte impronta storica.
L’autrice Susy Zappa, che è in parte italiana ed in parte bretone, conosce moltissimo questa terra così particolare, che legalmente appartiene alla Francia ma che ha in comune molto di più con i paesi nordici. Durante la presentazione sono stati trasmessi alcuni video dei luoghi della Bretagna, e soprattutto dei fari: ella stessa ha avuto un permesso speciale ed ha soggiornato per un mese in uno di essi, provando a fare la vita che facevano i guardiani anni fa. Non è stato facile; personalmente l’ho trovata una donna davvero coraggiosa.
Racconti al faro non è l’unico libro che Susy Zappa ha scritto sulla Bretagna e sul suo piccolo mondo, ma io ammetto che non la conoscevo.
È stata davvero una scoperta interessante!
Degna sepoltura, di Cristina Rava
La coppia composta dal commissario in pensione Bartolomeo Rebaudengo, piemontese, e dal medico legale ligure Ardelia Spinola, è tornata ad essere tale anche nella vita, dopo che una crisi li ha portati a rompere. Indagare insieme su qualche caso spinoso, però, ha fatto rinascere la vecchia complicità.
I due sono d’accordo per una relazione “a mezza distanza”: Bartolomeo resta in Piemonte, con la sua casa di campagna e la sua governante; Ardelia rimane ad Albenga, visto che sta ancora lavorando, lì vive l’amica di entrambi Norma e soprattutto non può fare a meno del mare. La distanza tra le due case è poca e può essere attraversata più volte nel corso della settimana, quindi la soluzione, per il momento, regge.
Meno idilliaca è invece la situazione di Umberto, un ragazzo che appartiene ad una ricca famiglia ligure e sta cercando senza troppo successo di finire le scuole superiori. Umberto è un figlio adottivo e non riesce a togliersi dalla testa l’idea che il padre, ingegnere informatico di successo, lo consideri un “cattivo investimento”; avrebbe tanto desiderato crescere una versione più giovane di se stesso, in modo da lasciargli in eredità anche il lavoro, invece si ritrova con un ragazzo che si fa bocciare e bighellona. La madre non è di grande aiuto alla gestione familiare: cerca di mediare tra i due, ma i suoi tentativi si concludono quasi sempre con una crisi di pianto.
Rimasto senza motorino, ma deciso ad andare comunque ad una festa sulla spiaggia, Umberto decide di fare un pezzo di strada a piedi e poi incontrarsi con l’unico suo amico che non fa parte della sua cerchia benestante e non lo giudicherebbe: Silvio, un ragazzo che ha lasciato la scuola per mantenere se stesso e la nonna, sua unica parente, con lavoretti da artigiano e da operaio. Mentre si avvia verso il luogo dove incontrerà Silvio ed il suo pick-up, Umberto, purtroppo, vede qualcosa che non dovrebbe vedere…
Una decina di giorni dopo, un professore piemontese, vicino alla pensione ed ottimista di natura, contatta un agente immobiliare perché ha visto una “casina che potrebbe diventare carina” (in realtà un rudere abbandonato con un terreno incolto). I due arrivano sul luogo, ma fanno una scoperta agghiacciante: nel seminterrato c’è il cadavere del povero Umberto, ormai morto da giorni, e “sepolto” in maniera inquietante: con un rosario tra le mani, un panno sul volto, un vaso di fiori secchi, un lumino.
Per Ardelia, anche se il suo lavoro lo prevede, è penoso occuparsi delle spoglie di un minore. Né lei né il pubblico ministero, con la quale ha già lavorato in un’altra occasione, sanno darsi una spiegazione del perché sia di un assassinio così efferato che di un tentativo di sepoltura che sembra quasi rituale.
Per di più Silvio, l’amico che sarebbe dovuto venire a prendere Umberto lungo la via che li avrebbe portati alla festa, è reticente e cambia più volte la sua versione. Ardelia non crede che sia lui l’assassino, perché sente affetto e dolore sincero, ma avverte anche un’inspiegabile paura. Come potrebbero essere andate le cose?
L’aiuto di Bartolomeo, che è in pensione solo in teoria, è ancora una volta prezioso. Ma questa volta anche l’amica Norma, di professione pianista e maestra di musica, decide di aiutare i due amici, forse perché ora sa cosa si prova ad essere la principale indiziata per omicidio da innocente…
Cristina Rava è un’autrice di cui ho già letto tre romanzi: Il pozzo della discordia e Il tessitore (a questo link le recensioni) e Il sale sulla ferita (che trovate qui).
Mi manca il volume di mezzo tra quest’ultimo e Degna sepoltura, ovvero Dalla parte del ragno, che è quello sulla storia di Norma e sulla sua falsa accusa. Comunque qui non ho trovato spoiler sull’assassino, quindi credo che tutto sommato i vari volumi della serie si possano leggere separatamente.
Pur avendo letto i suoi romanzi, non l’avevo mai, però, incontrata di persona, e sono rimasta piuttosto sorpresa, perché è davvero spiritosa, un po’ tranchant come tanti liguri in età matura, ma super ironica. È stata una serata divertente.
La coppia Rebaudengo-Spinola secondo me andrà avanti ancora un po’ ad intrattenerci: io ho letto solo qualche romanzo, ma ho visto che sono già molti.
Degna sepoltura è sicuramente un buon capitolo delle loro avventure: resterete sorpresi!
Tra mare della Bretagna e Mar Ligure, eccoci arrivati alla conclusione!
Conoscete queste autrici? Avete letto qualcosa di loro?
Che ne pensate? Fatemi sapere!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)