I temi teatrali tra le poesie dell'autore
Letteratura italiana #2
Cari lettori,
per il settore “L'angolo
della poesia”, oggi vorrei parlarvi di un autore notissimo a tutti,
Luigi Pirandello.
Non ho però intenzione di
parlarvi delle sue opere di teatro, note ormai a quasi tutti, bensì
delle sue poesie, poco note, ma non per questo meritevoli di essere
messe in secondo piano.
Come diverse ricerche in campo
letterario hanno ormai ampiamente dimostrato, la composizione di
poesie non è affatto un aspetto secondario della produzione
pirandelliana.
L'autore, infatti, si ritiene
in primis un poeta, almeno fino all'incontro con Capuana. Come
poi sappiamo, egli scriverà le sue opere più note e significative
nei campi del romanzo e del teatro. Ed è proprio su quest'ultimo
aspetto che è necessario soffermarsi.
Infatti, se Pirandello, quando
compone le sue raccolte poetiche, è ancora ignaro del suo futuro
successo come autore di teatro, è però già innegabilmente attratto
da queste tematiche.
Per
quanto si sia ancora lontani dall'interesse che il nostro autore
riserverà poi al sistema teatrale, avvicinandosi al concetto di
regia, di personaggio e di ruolo, anche un'analisi delle liriche può
essere utile per comprendere come egli si ponga nei confronti di
alcune questioni.
Ecco
quali sono, a mio parere, gli importanti argomenti a tema “teatro”
di cui Pirandello inizia già a parlare… molto prima di occuparsi
di drammaturgia!!
LA
“COMMEDIA UMANA” NELLA CITTÀ
DI ROMA
Roma,
città d'adozione di Pirandello, non è certo però uno dei suoi
primi, immediati amori. Egli, infatti, al suo arrivo a Roma, si trova
sconcertato, perché si sarebbe aspettato di trovare una città
ancora gloriosa, come quella di epoca classica.
Egli trova, invece,
non solo una serie di rovine ormai inutili che hanno fatto posto a
costruzioni mediocri, ma anche e soprattutto una civiltà corrotta.
Ciò che più stupisce e delude il nostro autore è il fatto che gli
individui pensino esclusivamente alle loro piccole - e probabilmente
futili- preoccupazioni quotidiane, senza riservare alcun interesse
per la città in cui vivono. I cittadini romani sono per lui dei
nani, nel senso che la statura della loro anima è minuscola.
Ecco
alcuni versi in cui esprime la rabbia e l'insoddisfazione nei
confronti del luogo in cui si trova:
“Co
'l pomeriggio le sue ferree porte
apre
il giardino, e la comedia vana,
sotto
le vostre nude rame torte,
d'una
folla, che a voi par di certo nana,
torna
a svolgersi, piena di languore
e
di menzogne- umana, umana, umana!”
Elemento
fondamentale per lo svolgimento di questa “commedia
umana”
è
la folla,
della quale Pirandello parla ampiamente:
“Ecco
la folla. […]
quale
strano spettacolo a lo stanco
di
rimirar, non sazio, occhio offerite
così
male accozzate in largo branco.
Oh
viaggio curioso de le vite
sciocche
d'innumerabili mortali!
Oh
per le vie de la città spedite,
che
retata di drammi originali!...”
“Vorrei
veder bandiere a ogni balcone,
e
de i monelli udir l'allegro coro
tra
un animato andare di persone,
e
per le vie, che d'una luce d'oro
l'ultimo
raggio del tramonto avviva,
udir
le genti a conversar tra loro:
calda
su i labbri la parola e viva
sì
come fiamma, e un romorio confuso,
una
voce continua giuliva
correre
la città, dismesso l'uso
del
giornaliero traffico, e l'usato
modo
di vita da ogni gente escluso,
per
folle entusiasmo irrefrenato.”
LA MASCHERA
Un
altro concetto di fondamentale importanza ai fini di una ricerca
sulle tematiche teatrali in Pirandello lirico è l'idea che l'autore
ha della maschera , intesa non solo come oggetto fisico, ma anche,
più propriamente, come un'altra tipica condizione che caratterizza
la “commedia umana” alla quale egli assiste e dalla quale vorrebbe estraniarsi, magari proprio gettandola via:
“Ora,
a voi: getto quanto mi rimane
in
sen d'affetti: amore, odî,
speranze,
desiderî,
virtù, vizî,, ogni cosa,
e
il vile ossequio che prestai per tanto
tempo
a le vostre leggi! A voi: Dal viso
la
maschera, or compunta or gioviale,
mi
strappo: - e ve l'avvento: La portai
già
troppo: e sol con essa vi baciai...
Raccattatela
or voi – vi farà ancora
un
benevolo ed ultimo sorriso
e
vi dirà: «Buon dì, cari
fratelli;
Dio
vi conservi lungamente sani».”
Nel
trattare il concetto di maschera, l'autore inserisce già degli
indizi di alcune critiche al mondo del teatro, che rende poi
esplicite nel momento in cui inizia a scrivere drammi. L'idea di
Pirandello che non ci sia differenza tra il teatro e la vita, perché,
in entrambi i casi, le persone indossano delle maschere, nasce qui.
Nelle
poesie e poi nelle opere teatrali dell'autore, infatti, vengono messe
in luce quelle maschere che le persone si impongono nel presente, che
rendono gli esseri viventi gli oggetti di una farsa assurda, molto
più vicina alla morte che alla vita.
ATTORI DI STRADA E BUFFONI
Nelle
sue composizioni liriche, Pirandello non ha ancora una specifica
attenzione per il mestiere dell'attore, inteso come professionista
del teatro.
In alcune delle sue Poesie varie, però, si può
notare una prima attrazione nei confronti degli artisti di strada,
dei pagliacci, dei saltimbanchi, che comunque, in un modo tutto loro,
si prestano alla mimesi della realtà.
In una lirica, I
saltimbanchi, egli presenta l'arrivo in città di una compagnia
itinerante:
“Bum!
Bum! Bum! Fuori ragazzi!
Ecco
in piazza i saltimbanchi!
Spiccan
salti, lancian lazzi;
vien
dal rider male ai fianchi.
Bum!
Bum! Tuona la grancassa,
la
trombetta rauca strepe.
Ecco,
fermasi chi passa,
altri
accorrono e fan siepe.”
In
questi versi, è forte il contrasto tra la difficile vita che i
saltimbanchi devono condurre e l'allegria che essi invece dimostrano
nei loro spettacoli:
“Questa
banda pel paese
già
da un mese in giro va,
con
la fame ell'è alle prese
ma
com'andar via non sa.”
"CONVERSANDO", LA VITA COME UNO SPETTACOLO
In
Conversando, una sua breve lirica, Pirandello immagina
di osservare il mondo e l'esistenza con l'occhio critico dello
spettatore, come se si trovasse davanti ad uno spettacolo.
Egli si
rivolge ad un interlocutore, che chiama dottore (potrebbe
essere un riferimento alla nascita della figura dello psicanalista,
avvenuta proprio in quegli anni) e che ha un parere opposto al suo,
in quanto ritiene che la vita sia da elogiare:
“Dunque
la vita in fondo
stimate
da lodare,
la
macchina del mondo
ben
congegnata, dottor mio, vi pare.”
Il
poeta, in realtà, è scettico, e contesta il parere del dottore,
anche se, in un primo momento, sembra quasi dargli ragione:
“Sì,
sì, non dico... Oh, specie certe scene
son
fatte proprio bene.
Ho
assistito a mirabili tramonti,
a
incantevoli aurore,
rider
queste dai monti,
quelli
infoscarsi ai limiti del mare.”
Ma,
subito dopo, arriva il giudizio su questo spettacolo, che non
può che essere intriso di rassegnazione e pessimismo:
“E
che sbalzi di cuore!
Anzi
talvolta quasi m'è venuto
di
battere le mani.
Poi
mi son trattenuto.
Sarà
lo stesso, su per giù, dimani.
Questo
il difetto, a parer mio, dottore:
poca
varïetà...sempre le stesse
cose...
- e s'annoja alfin lo spettatore.”
Il
primo istinto dell'autore, quello che gli suggerisce il cuore,
sarebbe quello di applaudire di fronte allo spettacolo della natura e
del mondo, ma è come se la sua razionalità lo trattenesse, perché
egli, in fondo, è consapevole che si tratta delle medesime scene
che vengono
rappresentate ogni
giorno. A questo punto, dunque, subentra nel poeta – spettatore la
noia per essere costretti a vivere una vita che si rivela essere uno
spettacolo così poco vario.
Che
sia nato qui il proverbiale pessimismo di Pirandello?
Spero
che questo viaggio all'interno dell'universo di Luigi
Pirandello poeta vi sia piaciuto. Ora tocca a voi!
Conoscevate
queste liriche? Le avete apprezzate?
Vi
piace il teatro di Pirandello?
Ditemi
pure quel che ne pensate!
Grazie
della lettura ed al
prossimo post :-)