Tutto quello che mi è piaciuto questo mese
Cari lettori,
siamo alla fine dell’anno!
Come ogni volta capita in questo periodo, è tempo di bilanci. Mercoledì su questi schermi c’è stato il recap a tema libri, settimana prossima parleremo un po’ dei miei buoni propositi per il 2024.
Oggi invece ci concentriamo sul mese di dicembre che è appena trascorso, un mese di attesa natalizia a scuola ed in famiglia, di fughe al mare e relax casalingo, di shopping e letture. Non si poteva concludere meglio questo 2023, che forse non è stato un anno perfetto, ma… nel mio cuore è stato molto bello.
Vediamo insieme tutto quello che mi è piaciuto, dai libri ai film, dalla musica alla poesia alle foto del periodo!
Il libro del mese
La tranquilla cittadina marittima di Pineta è sconvolta da un evento politico che nessuno, soprattutto i vecchietti del BarLume, si sarebbe mai aspettato: dopo anni ed anni di centro e di sinistra, forse sull’ondata delle elezioni politiche di un anno prima, è salita al governo la destra. E si tratta di una destra piuttosto nostalgica.
Ampelio, il nonno del barista Massimo, è disperato: non si capacita di essere arrivato ai novant’anni solo per vedere di nuovo al potere certi relitti che sembrano usciti dagli anni ‘30. Con lui c’è Pilade del Tacca, che, da ex dipendente comunale, ha conosciuto alcuni esponenti della giunta in alcune loro “vite precedenti” e non li ha mai apprezzati. Aldo ed il Rimediotti, invece, sono su posizioni più conservatrici.
Il bar è spaccato in due, ed il costante dibattito politico ossessiona i poveri Massimo e Tiziana, che hanno trovato un unico rimedio per far stare zitto il quartetto: far fare loro i nonni (o meglio bisnonni). Da pochi mesi ci sono due new entry nel gruppo del BarLume: Matilde, la figlia di Massimo e del vicequestore Alice Martelli, e Michele, figlio di Tiziana e Marchino.
I vecchietti non hanno proprio la vocazione dei dolci nonnini – come forse ricorderà anche chi ha visto la serie -, ma finiscono per rivelarsi molto utili, soprattutto nel caso di Matilde, che ha genitori molto impegnati.
Massimo è coinvolto da settimane in una lotta burocratica con l’Ufficio Commercio del Comune, che, a maggio, non gli ha ancora dato la concessione per mettere fuori i tavoli. Sembra che, all’improvviso, la cifra da pagare sia quasi raddoppiata, e Massimo non sa spiegarsi il perché.
Alice, invece, è assorbita dal suo lavoro. Sempre al municipio, centro chiave di questo romanzo, si è verificato un delitto inspiegabile. Un ragazzo che studiava alla Normale di Pisa, Stefano Mastromartino, è precipitato dal quarto piano dell’edificio, non si sa perché e per mano di chi.
Il ragazzo, laureando in Filologia, stava scrivendo una tesi su due nomi minori della letteratura italiana e, a detta di tutti, all’inizio non era molto interessato al suo lavoro. Poi, però, qualcosa aveva provocato in lui un’eccitazione quasi folle. Alice prova ad avere informazioni dal professor Viterbo, il relatore, ma lo trova piuttosto reticente.
In più, che collegamento può esserci tra l’Università e il Comune? Sia il Del Tacca, da buon ex impiegato, che Massimo, da frequentatore abituale suo malgrado, hanno le loro idee in proposito…
Anche se Pineta ed i vecchietti del BarLume fanno pensare subito all’estate, ci sta una lettura di Malvaldi anche sotto le feste natalizie. Leggendo questa storia mi è parso di tornare indietro nel tempo, e per ben due motivi.
Il primo è il fatto che anche io, come la vittima di questa storia, ho studiato prima Lettere e poi Filologia Moderna, anche se, credo, in un ambiente ben più rilassato della Normale, che dev’essere… pesantuccia. Il secondo è che tra il 2016 ed il 2017 ho fatto un anno di stage all’Ufficio Cultura del Comune del mio paese, ed ho vissuto sia la stagione natalizia che l’attesa dell’estate. Nel mio caso, però, sono tutti bei ricordi, tra posti, persone e situazioni. Di certo non idealizzati, perché se si parla di studio e di lavoro tante fatiche ci sono, ma comunque belli.
Qui, invece, l’unico posto davvero “sicuro” sembra essere l’angolo di mondo tra il BarLume e la riva del mare di Pineta. L’Università è fatta da studenti che vivacchiano perché far finta di studiare è sempre meglio che lavorare, altri che invece vedono tutto come una gara e non fanno nemmeno amicizia con i compagni, professori che sfruttano il talento degli allievi fino all’ultima goccia, antiquate regole accademiche. Il Comune è un insieme di ruderi che sono lì dall’Anteguerra e sanno di essere meno preparati dei giovani ma li sfruttano lo stesso, ragazzi che hanno ottenuto il posto a tempo indeterminato grazie agli agganci ma farebbero di tutto tranne che quello, disperati in stage che si accontentano del rimborso spese e sperano – forse inutilmente – di trasformarlo un giorno in uno stipendio vero.
Purtroppo, pure dall’alto dei miei bei ricordi, non posso che confermare che Malvaldi ha scritto tante, troppe cose vere.
Anche il contesto politico e la virata a destra di Pineta sono molto attuali. E penso che chi mi conosce bene lo sappia, ma la mia opinione è molto simile a quella di Ampelio.
Non si preoccupi chi voleva ridere insieme ai vecchietti: in veste da nonni sono più che esilaranti. Leggere per credere!
Il film del mese
Il protagonista di questa storia è Antonio Riva, un operaio in prepensionamento che dopo una vita di lavoro è costretto a vivere di favori saltuari: il suo ex datore di lavoro lo fa venire solo alcuni giorni per insegnare il lavoro ai giovani e poi lo paga in nero, lasciandogli in gestione l’orto ed il magazzino di casa sua.
È separato, in rapporti civili con l’ex moglie che si è risposata, e vive con la madre, che è sorda ed affetta da demenza senile.
Sua figlia Emilia ha ventotto anni e sta per sposarsi con il compagno Chicco, con cui condivide già casa ed un negozio di vestiti. Antonio ha sempre sognato di accompagnare all’altare Emilia e fare un bel matrimonio, così, quando i consuoceri si offrono di dividere le spese, egli rifiuta e insiste per pagare lui tutto il ricevimento.
I risparmi di Antonio sono investiti in una banca storica, da tutti considerata molto affidabile. Quando però egli va lì dicendo di aver bisogno di liquidità per il matrimonio, viene sconsigliato dal direttore, che lo informa che i suoi risparmi sono stati investiti in azioni e che stanno “viaggiando bene”. Antonio non ricorda di aver trasformato i suoi risparmi in azioni, anche se tutti gli fanno notare che deve pur esserci un documento che lo attesta. Si fida però della professionalità dei bancari ed accetta di non intaccare i suoi risparmi e di contrarre un prestito con la banca.
Qualche giorno dopo iniziano a rincorrersi le voci di un’imminente crisi bancaria. Un ragazzo assunto nella filiale dov’è andato Antonio, un vecchio compagno di classe di Emilia, si toglie la vita. In un attimo le “azioni” (ovvero i risparmi) di migliaia di persone vanno in fumo. E per Antonio è l’inizio di un incubo senza fine.
Ora, permettetemi di togliermi una serie di doverosi sassolini della scarpa.
Innanzitutto, non avrei scelto questo film come “preferito” del mese, per un motivo che poi vi racconterò. Però ho pensato di parlarvene perché è l’unico film che sono riuscita a vedere al cinema, e non per impegni personali come mi è capitato altre volte. Sono un po’ delusa da questo autunno cinematografico per quanto riguarda il mio paese ed i dintorni. È vero che a Pioltello ha appena riaperto un multisala che era stato chiuso troppo a lungo, ma gli orari sono davvero indecenti (o si salta il pranzo, o si salta la cena, o si va di notte) e io sono andata solo a vedere il film concerto di Taylor, proprio perché ci tenevo tanto. Come il protagonista di questa pellicola, mi sono “fidata” dei cinema dell’hinterland, ed ho fatto male. Perché con tutto il rispetto, ma se ovunque per tutto il mese di novembre proponi solo la Cortellesi (che pure mi è piaciuta tanto) e ovunque per tutto dicembre proponi Cento domeniche, senza nemmeno un’alternativa pomeridiana per i bambini, si capisce bene che la scelta è un po’ scontata.
Io avrei voluto vedere il prequel di Hunger Games, vorrei vedere il cartone animato Wish, non mi sarebbe dispiaciuto vedere Chimera di Alice Rohrwacher e soprattutto avrei tanto voluto vedere il terzo Diabolik (i primi due erano stati proiettati ovunque!). Tutte cose che non mi sembrano di nicchia, ma che non sono nemmeno arrivate al cinema, ed adesso chissà come e quando le vedrò. Io le piattaforme a pagamento non le ho, e comunque non devono diventare una nuova schiavitù: anche tra noi giovani c’è ancora gente che apprezza il cinema perché è qualcosa da fare nel weekend con la famiglia e gli amici, senza chiudersi in casa, e dopo un milione di zone rosse ne abbiamo abbastanza! Poi, soprattutto nel caso della Cortellesi, parlano di “straordinari successi”. Eh, grazie mille. A me sembra soltanto che il budget per i cinema di provincia sia stato falciato, e quindi quello che si riesce ancora a vedere fa successo.
Quindi sì, faccio mea culpa, mi rendo conto che non sono entrata nella sala con la migliore disposizione d’animo. Fatto sta che questo film mi ha convinto… fino ad un certo punto. La storia è molto credibile, purtroppo, e ben ricostruita. Albanese è bravissimo sia come regista che come attore. I crac bancari sono una realtà terribile che forse nessuno aveva ancora avuto il coraggio di portare sullo schermo. Però il finale è… davvero disperato. Mi sarebbe piaciuta un po’ più di speranza. Mi chiedo che cosa potrebbe insegnare questo film a una non esperta di economia come me, a parte solo: stai attenta a cosa firmi, se no diventa colpa tua. E prega solo che nessuno ti voglia truffare, che non succeda mai, se no per te c’è solo… lasciamo perdere cosa. Insomma, sono uscita dal cinema in piena polemica e solo lo Spritz mi ha rabbonito. Ho scelto comunque di parlarne con voi. Magari a qualcuno questo finale è piaciuto… se sì, fatevi avanti, please, parliamone :-)
La musica del mese
Non potevamo che concludere questo percorso alla scoperta delle canzoni di Taylor Swift con il suo brano natalizio per eccellenza, Christmas Tree Farm.
È una canzone sullo stress che di solito accompagna questa stagione quando si è adulti e sulla capacità di tornare bambini ripensando ai luoghi del cuore.
Le mie notti invernali sono tutte occupate
da un continuo stress e dal traffico per lo shopping prenatalizio
ma chiudo i miei occhi e sono altrove
come per magia
La “Christmas tree farm”, la fattoria degli alberi di Natale, è esistita davvero. È quella dei genitori di Taylor in Pennysilvania, la casa – tenuta di campagna dove lei ha vissuto fino a 13 anni. In generale, se come me amate le commedie romantiche di Natale targate Hallmark e dintorni, avrete notato che in America ci sono un po’ ovunque queste aziende agricole dove si possono comprare alberi di Natale veri. Noi italiani preferiamo il sintetico (che si può riporre via senza sprechi), mi sa…
Nel mio cuore c’è una fattoria di alberi di Natale
C’è una luce nel fienile
noi entriamo lasciando fuori il freddo.
Nella cittadina, i bambini sognano le slitte
e sono al caldo, e sono protetti,
si svegliano solo per vedere una coperta di neve
Come in altre canzoni di Natale, il luogo felice dell’infanzia non è più solo un luogo fisico, ma anche e soprattutto un angolo sereno della mente, dove rifuggirsi quando la vita adulta diventa un po’ troppo pesante. Trovate la canzone qua.
E quando mi sento sola
tu mi fai venire in mente casa
Oh, tesoro, buon Natale
e quando il mondo è ingiusto
faccio finta che noi siamo là
oh tesoro, buon Natale
La
poesia del mese
Per il mese di Natale ho pensato ad un componimento dal titolo Buon Natale di Alda Merini.
A Natale non si fanno cattivi
pensieri ma chi è solo
lo vorrebbe saltare
questo giorno.
A tutti loro auguro di
vivere un Natale
in compagnia.
Un pensiero lo rivolgo a
tutti quelli che soffrono
per una malattia.
A coloro auguro un
Natale di speranza e di letizia.
Ma quelli che in questo giorno
hanno un posto privilegiato
nel mio cuore
sono i piccoli mocciosi
che vedono il Natale
attraverso le confezioni dei regali.
Agli adulti auguro di esaudire
tutte le loro aspettative.
Per i bambini poveri
che non vivono nel paese dei balocchi
auguro che il Natale
porti una famiglia che li adotti
per farli uscire dalla loro condizione
fatta di miseria e disperazione.
A tutti voi
auguro un Natale con pochi regali
ma con tutti gli ideali realizzati.
Le foto del mese
Dopo moltissimi anni che non riuscivo a scendere a Varazze per il Ponte di Sant’Ambrogio (o non c’era proprio il ponte, o avevo altri impegni, o ero malata) finalmente quest’anno ce l’ho fatta! Per essere dicembre, il tempo non ci ha deluso. Solo venerdì c’era maltempo. Giovedì, sabato e domenica ci ha accompagnato uno splendido sole invernale!
La sera di sabato 9 c’è stata l’accensione ufficiale delle luminarie. Ecco l’albero della piazza, con tanto di Schiaccianoci!
Anche a Cernusco si è acceso il Natale! Sabato 16 ero a spasso per un aperitivo ed ho dato un’occhiata all’illuminazione :-)
La Vigilia di solito per noi è occasione per fare un pranzetto prefestivo, magari di pesce invece che di carne. Quest'anno, però, abbiamo sperimentato per la prima volta una formula "serale". Abbiamo organizzato una specie di apericena con salatini della nostra pasticceria preferita, un alberello di sfoglia con prosciutto e formaggio, crostoni con cotechino, qualche salume e altri antipasti... e poi prosecco e panettone per tutti! L'idea ci è piaciuta tanto e magari la replicheremo :-)
Il Natale invece ci siamo visti per un pranzetto più tradizionale, tra tortellini in brodo, cotechino, bollito e un ottimo tris di dolci. Per me non è Natale senza qualche bel look festivo: questo da "cheerleader di Santa Claus" è uno dei miei preferiti!
Eccoci arrivati di nuovo a fine anno! Come da tradizione, vi saluto da Varazze, dove sono arrivata per qualche giorno per "finire bene" e soprattutto "iniziare bene".
Vi auguro che il 2024 sia un anno bello e ricco, almeno quanto per me si è rivelato il 2023.
Speriamo in giorni felici! Tantissimi auguri a tutti voi ed alle vostre famiglie... ci riaggiorniamo a inizio anno con i buoni propositi per l'anno nuovo :-)