Due romanzi di Valeria Corciolani e Roberto Centazzo
Cari lettori,
oggi torniamo ad occuparci delle nostre “Letture… a tema”!
Come penso chi mi segue sui social saprà, in questo periodo dell’anno, concluso il lavoro a scuola, mi sto preparando per “trasferirmi” in Liguria, mia seconda casa tra luglio e agosto.
Un po’ il caso, un po’ il mood inconscio hanno voluto che proprio in questo periodo io mi ritrovassi a leggere dei romanzi ambientati proprio in terra ligure e nati dalla penna di due autori di cui avete già letto qualche recensione sul mio blog.
Mi è sembrata una buona idea iniziare la settimana parlandovi un po’ di loro!
Di rosso e di luce, di Valeria Corciolani
La professoressa e storica dell’arte Edna Silvera è con il vicino ed amico, l’estroso musicologo Ottavio, ad una festa organizzata dal facoltoso cavalier Petracchi, intenditore d’arte e di cultura.
Purtroppo l’incidente è dietro l’angolo ed Edna, tra una caduta rovinosa dietro il tavolo e un allontanamento strategico per evitare gente che non vuole vedere, si ritrova tra le sale che costituiscono la notevole collezione privata del cavaliere. Non sapendo resistere alla curiosità – ed alla deformazione professionale – ella si mette a passeggiare tra dipinti e manufatti… finché non si rende conto, con un certo shock, che al posto di una preziosa statuetta c’è una piccola riproduzione di Hulk in pura plastica.
La scoperta fa scattare immediatamente l’allarme nella villa e ad Edna e Ottavio non resta altro che tornare a casa. Anche lì, però, Edna custodisce un segreto: è da qualche mese che ella tiene con sé una parte di una preziosissima pala d’altare, opera che si trovava seminascosta nella bottega di un antiquario trovato morto qualche mese prima. Il PM che ha condotto quell’indagine, ritenendo che l’opera avesse ancora qualcosa da “comunicare”, l’ha lasciata in custodia ad Edna, che, essendo una studiosa di Bosch, conosce bene la simbologia del mondo dell’arte, specie quella di epoca medioevale.
Passano pochi giorni in cui Edna evita accuratamente le attività accademiche che una professoressa universitaria come lei dovrebbe onorare e cerca di risolvere sia il mistero della pala che quello della statuetta-Hulk, e una vera tragedia sconvolge la famiglia Petracchi.
La moglie del cavaliere, donna silenziosa e non sempre partecipe delle attività mondane del marito, è stata vittima di un incidente mortale tornando a casa dalla vecchia villa di famiglia in Piemonte. Petracchi, che è sempre stato un uomo misurato in pubblico, resta sconvolto dalla perdita. Così il suo fratellastro Giacomo, un medico tornato a casa in occasione della festa e poi rimasto per via del furto, pensa di coinvolgere nuovamente Edna e di chiederle aiuto per risolvere un mistero di cui forse le Forze dell’Ordine non conoscono tutte le sfaccettature.
Giorno dopo giorno, grazie anche ad Ottavio, al vicino di casa Leonardo (genio dell’informatica) ed all’assessora che avevamo già conosciuto in Con l’arte e con l’inganno, Edna e Giacomo ricostruiscono il profilo di una donna che avrebbe voluto lavorare nel mondo della moda, ma ha voluto salvare la sua ricca famiglia dalla rovina totale ed ha trovato il cavalier Petracchi, che le ha offerto una nuova vita agiata e molte possibilità, facendole però pagare il prezzo della rinuncia ai suoi sogni.
Edna mi era già piaciuta in Con l’arte e l’inganno e l’ho ritrovata qui esattamente com’era: in lotta con il mondo accademico, tra un bisticcio e l’altro con la madre ed i vicini, più contenta di badare al suo gatto ed alle sue galline che di andare ad un convegno, ma sinceramente appassionata di storia dell’arte… e di misteri.
Di rosso e di luce porta avanti tre casi allo stesso tempo. I primi due sono le tragedie di casa Petracchi: la sparizione della statuetta e l’incidente mortale della moglie. Il terzo è il mistero legato alla prima indagine non autorizzata di Edna ed alla pala che tiene nascosta in casa, mistero che promette di essere il fil rouge della serie, come sembra ricordare il titolo.
Questa volta la nostra protagonista avrà a che fare anche con una nuova possibile relazione con Giacomo, anche se la gestirà un po’ “a modo suo” e sarà molto difficile per l’uomo fare affidamento su di lei… nel privato, perché per quanto riguarda le indagini ella resta precisa e determinata. Devo ammettere che inizio ad essere un pochino insofferente nei confronti delle protagoniste refrattarie all’amore, quelle che hanno un uomo serio ed intelligente su un piatto d’argento e scappano comportandosi come ragazzine indecise mentre invece sono donne fatte e molto competenti. So che sono i miei recenti trascorsi a farmi parlare così, ma ultimamente me le sto ritrovando un po’ ovunque e non mi sembrano dei personaggi così innovativi, anzi, mi verrebbe da dire “chi non ha il pane non ha i denti”.
A parte questo, il romanzo mi ha “obbligato” a divorarlo ed ha mantenuto tutte le promesse contenute già nel primo volume della serie. Valeria Corciolani non è solo una grandissima esperta di storia dell’arte, ma riesce anche ad inserire queste sue competenze all’interno di un romanzo giallo con grande naturalezza, mescolando la materia artistica a misteri, rovesci della vita privata e toni umoristici.
Lo stile è arguto ed ironico e le atmosfere dell’entroterra ligure non sono quelle che conosco meglio (come sapete, bazzico di più la Riviera) ma mi fanno comunque sentire parte di un paesaggio molto interessante.
Per me promosso, non vedo l’ora di scoprire in che guaio si è cacciata Edna con quella pala!
Il meglio deve ancora venire, di Roberto Centazzo
È una calda mattinata di giugno ed il capo della Mobile in pensione Ferruccio Pammattone sta ascoltando la radio mentre prepara la colazione. Quando l’oroscopo gli annuncia “incontri provenienti dal passato”, egli scoppia a ridere. Pochi minuti dopo, però, il dottor Lugaro, l’uomo che lo ha sostituito e che ancora adesso si fa levare le castagne del fuoco da lui quando sono troppo bollenti, gli chiede di passare in Questura, e lì egli fa ben due incontri inaspettati.
Il primo, molto sgradito, è con Maura Persichieri, per tutti Banderuola, una ex collega sindacalista estremamente disonesta, famosa per i suoi raggiri grazie ai quali ella era solita piazzare i suoi “protetti” in posti di prestigio, ai danni di quei colleghi, come Pammattone, che non amavano mescolare politica e lavoro. Banderuola ora è in pensione come lui, ma è in campagna elettorale ed alla disperata ricerca di voti ovunque.
Il secondo incontro, ben più gradito, è con l’ex ispettrice Aurora Viola, un tempo dipendente della polizia giudiziaria, ora donna delle pulizie con un figlio difficile da gestire. Rivederla fa tornare in mente a Pammattone il caso al quale essi avevano lavorato insieme.
Ha inizio così il vero e proprio cuore del romanzo, un lungo flashback al novembre del 2003, quando la Liguria era scossa da piogge torrenziali e lui e gli amici Eugenio Mignogna e Luc Santoro erano ancora in servizio.
A quel tempo era toccato loro un ingrato compito: portare avanti l’indagine su un collega, Fornarino della Narcotici, detto “Il bravo” perché faceva spesso la parte del poliziotto buono durante gli interrogatori. Egli era stato colto più volte nell’atto di rilasciare i fermati e di buttare via gli stupefacenti invece di sequestrarli, e questo aveva messo in allarme un magistrato che aveva chiesto a Pammattone di condurre un’indagine riservata e di coinvolgere solo i suoi due più stretti collaboratori e l’ispettrice Viola. I tre avevano dovuto lavorare sott’acqua e con grande discrezione, ed erano riusciti a ricostruire le attività illecite alle quali era legato Fornarino, ma avevano pagato un prezzo molto salato: a lungo erano stati esclusi dagli altri colleghi e dall’ambiente della Questura in generale, e l’ispettrice Viola, alla fine, aveva persino rinunciato alla carriera in polizia.
Ora, però, il ritorno sulla scena di Banderuola in veste “aspirante deputata” riapre dei file chiusi da anni, e forse anche il fatto che Aurora Viola sia diventata proprio la sua donna delle pulizie non è casuale. Forse il tempo del riscatto, un ventennio dopo, è arrivato.
Il meglio deve ancora arrivare è l’ultimo – per ora? - capitolo della serie Squadra speciale Minestrina in brodo, che ha per protagonisti i tre poliziotti in pensione Pammattone – Mignogna – Santoro. Negli altri romanzi essi, ormai in versione “sessantenni sfaccendati”, finivano sempre per essere trascinati in qualche indagine che durante gli anni di servizio non avevano avuto modo di approfondire, come le truffe ai danni degli anziani, un traffico clandestino di automobili di lusso, la vendita di merce contraffatta, i colleghi andati in burnout per colpa del lavoro troppo stressante.
Questa volta, invece, vediamo i tre amici in una veste inedita, nel pieno dei loro anni di servizio ed in un momento davvero delicato.
Quello che più ho apprezzato di questo romanzo – e che avevo già colto ne L’ombra della perduta felicità – è il coraggio dell’autore nell’andare, in un certo senso, controcorrente quando si parla di lavoro e di come esso possa rimanerti addosso. Oggi c’è troppa retorica sul doversi “fare le spalle” e sull’imparare a “lasciarsi scivolare addosso” le cose. Più il mondo del lavoro diventa una follia, tra colloqui farsa e selezioni che sono il gioco dell’oca, situazioni al limite dello schiavismo per paura di perdere l’impiego se solo si dice una parola di troppo e “flessibilità” che in pratica è un vivere alla giornata, e più inspiegabilmente la società dà la colpa a noi, poveri sciocchini che pretendevano di lavorare normalmente, e se siamo vecchi perché ormai siamo rottami, se siamo giovani perché non abbiamo voglia di metterci in gioco, e se abbiamo aiuti in famiglia o una buona situazione socio-economica perché siamo viziati, e se invece siamo in difficoltà perché siamo persone sempliciotte che non capiscono le esigenze delle aziende, e via dicendo.
Ecco, invece Roberto Centazzo ha il coraggio di dire che anche il lavoro dignitoso – persino i “posti fissi” di una volta - , anche quello che dà tante soddisfazioni negli anni, porta con sé un carico emotivo non differente. Non si può dire di essere indifferenti ad un ambiente che è un covo di serpi se in quell’ambiente si è obbligati a stare tutto il giorno tutti i giorni, non ci si può sempre accontentare dei ritagli di tempo per far funzionare il resto della propria vita quando già si è stanchi e c’è sempre un’emergenza, non si può tornare immediatamente sereni dopo essere stati testimoni di un’ingiustizia sociale ed aver potuto metterci solo una piccola pezza professionale. Dire il contrario significherebbe mettere la testa sotto la sabbia, e finalmente qualcuno che ha il coraggio di dirlo.
Altre due caratteristiche dei suoi romanzi che ho sempre apprezzato sono il realismo nel raccontare la professione di poliziotto (io leggo moltissimi gialli e mi piacciono praticamente tutti, ma alcuni commissari sono un pochino troppo idealizzati, mentre qui so di trovare sempre qualcosa di verosimile) e l’ambientazione ligure, che qui è decisamente in tono minore rispetto alle indagini tra Santa Margherita, Portofino e la mia Varazze, ma… la Liguria non è solo estati di sole e mare, è anche mesi di novembre tremendi ed a rischio alluvione, e va bene così.
Se Il meglio deve ancora venire, vediamo che cosa ci riserverà la prossima avventura di Pammattone e soci!
Le letture giuste per un’estate ligure, eh?
Sono entrata in atmosfera proprio nelle ultime settimane, e mi sembra di aver scelto i romanzi giusti!
Voi che ne dite? Conoscete questi autori?
Vi piacciono questi libri? Fatemi sapere!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
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