Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese
Cari lettori,
ultimo lunedì di febbraio!
Dopo un gennaio meno impegnativo del previsto ma comunque lungo e ricco di impegni, questo mese, come al solito, è scivolato via fin troppo in fretta.
A me febbraio non dispiace: ci sono delle simpatiche ricorrenze, le giornate si allungano, si inizia ad intravedere dietro l’angolo l’arrivo di una nuova stagione.
Come al solito, oggi vi racconto tutto quello che mi è piaciuto in queste settimane, dai libri ai film, dalla musica alla poesia alle foto del periodo!
Il libro del mese
Fixie Farr, la protagonista di questo romanzo, è una ragazza di ventisette anni che lavora per l’attività di famiglia, un negozio di alimentari ed oggetti casalinghi. Tempo prima ha provato a spiccare il volo con una sua attività di catering, ma purtroppo è andata incontro ad una truffa ed è dovuta tornare in famiglia senza più un soldo e con la coda tra le gambe.
Da allora ha fatto suo il motto del padre, morto d’infarto anni prima: “La famiglia prima di tutto!” Giorno dopo giorno, Fixie aiuta la madre vedova a gestire il negozio, tra dipendenti stravaganti, clienti fin troppo abitudinari e buffe disavventure quotidiane. Il lavoro non le pesa, anzi, le piace molto, ma il vero problema è rappresentato dalla negligenza e dall’ambizione di suo fratello Jake e di sua sorella Nicole, che continuano a metterle i bastoni tra le ruote.
Una sera, proprio durante la festa per il suo compleanno, la madre di Fixie ha un mancamento. La donna viene portata subito in ospedale nel panico generale, ma alla fine la diagnosi è più che altro di affaticamento: il lavoro in età pensionabile la sta logorando. Dopo qualche tentennamento, ella si lascia convincere dalla sorella a trascorrere qualche mese in Spagna con lei, per godere di un clima salubre, fare una lunga vacanza e rigenerarsi.
Fixie si sforza di essere ottimista, ma la dura realtà le piove ben presto addosso: è rimasta a gestire il negozio da sola, portando avanti una lotta contro i familiari rimasti a casa. Il fratello Jake, nei confronti del quale lei ha un terribile complesso di inferiorità (dovuto anche al suo fallimento con il catering, ma non solo), ha un incomprensibile lavoro come consulente finanziario e spunta in negozio solo per tentare di spendere i soldi di famiglia in “investimenti sicuri” e “rinnovamenti alla moda”. La cognata Leila è buona e gentile, ma troppo arrendevole con Jake, e lascia che egli spenda più soldi di quelli che si può permettere senza battere ciglio. La sorella Nicole ha abbandonato a se stesso il marito (che è a Dubai per lavoro), dice di dover “rimettere se stessa al centro” ma non ha mai fatto altro nella vita, e pensa solo allo yoga, alle teorie new age e alla sua carriera di modella mai decollata. Infine lo zio Ned, fratello del suo defunto padre, inizia ad intromettersi sempre più, irritando Fixie con le sue idee antidiluviane e con il suo insopportabile maschilismo.
Come se il quadro non fosse già abbastanza desolante, da settimane è tornato dall’America Ryan, l’amico del cuore di Jake, un uomo che Fixie ha sempre amato ottenendo solo le briciole. Questa volta, dopo esperienze lavorative non proprio esaltanti in California, Ryan sembra intenzionato a ricominciare con lei ed a fare sul serio, ma ha bisogno di ripartire, anche solo con un lavoro qualunque.
Fixie non sa che cosa fare, perché il personale del negozio è già al completo e il bilancio si è già un po’ assottigliato. Poi le torna in mente un episodio avvenuto prima che la madre stesse male. Una caffetteria con una perdita sul soffitto. Il portatile di un uomo d’affari, Sebastian, che lei aveva salvato per un pelo dal diluvio di acqua sporca e calcinacci. Il biglietto da visita dell’uomo, con attaccata una fascetta del caffè e la scritta “Ti devo un favore”. Che sia il momento di riscuotere questo credito?
Come dicevo qualche settimana fa in un booktag di San Valentino, se io fossi l’eroina di un romance, mi piacerebbe molto che l’autrice fosse Sophie Kinsella. Non solo perché è storicamente la mia autrice di rosa preferita, ma anche e soprattutto perché le sue protagoniste finiscono sempre, in qualche modo, per assomigliarmi.
Ho notato che nei suoi ultimi romanzi c’è stata quasi una fusione tra lo stile Sophie Kinsella dei suoi bestseller più di successo (imprevisti divertenti, situazioni surreali, intrecci romantici e ricchi di colpi di scena) e quello Madeleine Wickham dei romanzi che ha firmato con il suo vero nome (critica alla società inglese, problemi socio economici, dinamiche familiari). Per questo motivo mi sono ritrovata moltissimo sia in Ava di "Amo la mia vita" che in Effie di "Attenti all'intrusa!": sono due protagoniste che con le loro azioni hanno toccato in me corde profonde.
La famiglia prima di tutto!, secondo me, fa parte della stessa categoria di questi due romanzi. Fixie è una ragazza intelligente, sveglia, generosa, che però ha due difetti che la ostacolano: soffre della più classica “sindrome dell’impostore” (che affligge moltissime donne mentre gli uomini mediocri se ne fregano e riescono ad avere successo, chissà mai perché) ed è decisamente troppo buona, sia con i componenti della sua famiglia che con uomini che non l’hanno mai apprezzata davvero.
Sinceramente mi è partita una “standing ovation” senza fine quando una delle dipendenti del negozio ha preso il coraggio a due mani e ha detto a Fixie: Senti, queste persone saranno anche la tua famiglia, ma sono delle merde!
Purtroppo è abbastanza facile accorgersi di queste dinamiche dall’esterno. È molto più difficile quando vi sei immersa e vuoi esaudire le volontà di chi non c’è più, non deludere i tuoi genitori che non possono più lavorare ed hanno “passato la palla” a te, andare a tutti i costi d’accordo con chi è sangue del tuo sangue anche se te ne ha combinate di ogni. E in tutto questo ti senti comunque, ed inspiegabilmente, in debito ed inferiore. Quando poi l’altro sesso non è mai stato molto gentile con te, il rischio di accontentarsi di meno delle briciole è tangibile.
Nonostante l’importanza di queste tematiche, la Kinsella riesce non so come ad essere spassosa, a creare un libro dei suoi, che si divora ed al tempo stesso resta impresso.
Io con tutto il cuore mi auguro che questa donna non smetta mai di scrivere!
Il film del mese
Antonio, ex attore teatrale la cui carriera non è mai decollata, conduce una vita piuttosto dimessa. Vive da solo in un piccolo appartamento con vista stazione, è divorziato con una figlia che lavora all’estero e che gli telefona di rado, e la sua unica entrata fissa è il doppiaggio di film erotici.
È comunque rimasto in contatto con un suo vecchio amico/rivale, Michele, un uomo comicamente egocentrico che ha aperto un suo teatro per poter interpretare tutte le parti da protagonista. Nel suo caso, però, il successo è arrivato, ed è per questo che egli periodicamente sprona Antonio a non perdere la speranza ed a credere che le cose cambieranno.
Proprio da Michele arriva una proposta: tenere un mini corso al carcere di Velletri per i detenuti. È una proposta del Ministero che la direttrice ha accolto senza particolare gioia, decisa più che altro a farla finita presto con questa storia delle attività extra. Antonio arriva a Velletri senza troppa convinzione, tiene svogliatamente sei ore di corso a detenuti arrivati lì solo perché hanno escluso altri corsi e prende dei tiepidi applausi allo spettacolino finale. Quando però vede negli occhi dei suoi allievi la delusione perché l’avventura teatrale è finita troppo in fretta, rimane piuttosto male.
Dopo qualche giorno, egli ha un’idea, nata da una discussione avuta con i detenuti: mettere in scena con loro uno dei suoi primi ed unici successi, Aspettando Godot.
Antonio ha capito che, se c’è una cosa che i detenuti conoscono, quella è l’attesa: dell’ora d’aria, dei colloqui con i familiari, dei permessi, del momento in cui finalmente potranno uscire. Sia la direttrice del carcere che il suo amico Michele sono molto scettici, ma egli, con ostinazione, li convince, e riesce ad ottenere due mesi di lavoro pieni ed un’esibizione al teatro dell’amico nel giorno di chiusura. Una sfida ambiziosa oppure un azzardo?
Grazie ragazzi è il remake di un film francese, ed è basato sulla storia vera di un attore scandinavo che anni fa ha effettivamente tenuto un laboratorio teatrale su Beckett nelle carceri. Devo essere sincera, per questo film un pochino di sospensione dell’incredulità ci vuole: premesso che in tv la realtà è un po’ infiocchettata, nei telefilm nordici le carceri sembrano quasi alberghi. È difficile immaginare che un percorso del genere abbia successo, anzi, sia anche solo pienamente fattibile in luoghi che ogni anno sono protagonisti di polemiche sul sovraffollamento, sulle condizioni precarie, sulla disperazione dei detenuti che talvolta culmina nel suicidio, ed ora pure dei protocolli Covid non rispettati.
Alcune premesse di questo film sono, dunque, piuttosto ottimiste, ma, una volta superato questo scoglio, la storia mi ha convinto. Gli allievi di Antonio sono tutt’altro che “modello”, però non vengono tratteggiati né come innocenti capitati lì per sbaglio, né come criminali quasi caricaturali: sono presentati a tutto tondo, quasi come il campionario di un’umanità varia.
Antonio Albanese si conferma un attore incredibile, e dà vita ad un personaggio testardo e desideroso di riaprire il cassetto di un sogno che ha dimenticato troppo a lungo.
Consiglio questo film soprattutto agli amanti del teatro, ma non solo!
La musica del mese
Continuiamo il nostro percorso tra le canzoni di Taylor Swift, scegliendone una al mese. Per gennaio, mese delle ripartenze, avevo pensato ad Happiness.
Febbraio è considerato un mese romantico, così ho deciso di parlarvi della mia canzone preferita di Taylor, Enchanted. È una perla del disco tra i suoi che preferisco, Speak Now. Come forse qualcuno di voi sa, Taylor sta pubblicando delle ri-edizioni dei suoi primi dischi, con la sua voce di adesso ed alcuni inediti mai pubblicati, e gira voce che la nuova versione di Speak Now uscirà presto. Il pensiero mi rende abbastanza impaziente, anche perché io trovo che questo disco, come atmosfere e vibes, sia perfetto per il periodo tra l’inverno e la primavera. Però pazienza, possiamo comunque ascoltare la versione vecchia!
Entrando un po’ più nel merito: Enchanted racconta con grande precisione il più classico dei colpi di fulmine. Secondo me Taylor fa proprio una fotografia di quello che accade, tra emozioni inespresse, gesti solo apparentemente casuali, contatti in lontananza eppure così intensi:
I tuoi occhi hanno sussurrato: “Ci siamo conosciuti?”
attraverso la stanza la tua sagoma si è diretta verso di me
ha inizio una conversazione giocosa
ed io conto tutte le tue rapide osservazioni
come se ci stessimo passando note in segreto
Il ritornello, secondo me, contiene l’essenza di Speak Now: il tono favolistico, l’atmosfera magica, le vibes da romantica principessa. Un disco sognante e riflessivo al tempo stesso!
Questa notte è scintillante, non lasciarla andare
sono stupefatta, arrossendo lungo tutta la strada di casa
passerò il tempo a chiedermi se sai
che questa notte è perfetta, non lasciarla andare
sono stupefatta, mi metto a danzare da sola
passerò il tempo a chiedermi se sai
che sono stata incantata di conoscerti
Il finale resta sospeso, ed in mezzo alle stelle ed alle danze questo è il particolare più realistico. Presto o tardi i sogni finiscono e la vita di tutti i giorni potrebbe essere diversa. Però resta aperto uno spiraglio di speranza… Trovate Enchanted a questo link.
Queste sono le parole che ho trattenuto,
mentre me ne stavo andando troppo presto
sono stata incantata di averti conosciuto
per favore, non essere innamorato di qualcun’altra
per favore, non avere qualcuno che ti sta aspettando…
La poesia del mese
Per febbraio, il mese di San Valentino, ho pensato ad una poesia di Nizar Qabbani, dal titolo L’amor mio.
L’amore mio
mi chiede:
“qual è la differenza
tra me e il cielo?”
La differenza
è che
se tu ridi
amore mio -
io dimentico il cielo.
Le foto del mese
L’11 febbraio è stato il compleanno di Otto, il bassottone degli zii di cui si occupa un po’ tutta la famiglia! Tanti auguri, cagnolone: sei entrato nella nostra vita e l’hai resa mooolto più… lenta! A misura di bassotto :-)
Ho iniziato il mese facendo qualcosa che non facevo da quasi due anni… ma in occasione della quasi-primavera mi sono decisa: ho rifatto i colpi di sole! Un po’ di luce tra i capelli è quello che ci vuole… La piega del parrucchiere è un po’ fluffy, ma almeno per un paio di giorni è durata, dai :-)
Questo vassoio di dolcetti, secondo me, rappresenta bene le “gioie” di febbraio: tre mousse a cuoricino in occasione di San Valentino (mini Sacher, caffè e mascarpone, pistacchio e amarena), tortelli di Carnevale farciti con crema pasticcera e crema Chantilly, ed infine le “bianconere”, la passione del mio papà (cestino di cioccolato fondente, composta di mora, crema di ricotta, mora).
Primi tocchi primaverili in casa! Ho tolto dagli armadi i bigliettini di Natale ed ho appeso un po’ di cartoline a tema primavera e natura…
Questa foto, di per sé, non è speciale. È stata scattata una mattina qualunque nel parcheggio della scuola. Però segna il più grande cambiamento di questo febbraio, e credo uno dei più importanti del 2023. Purtroppo è da ottobre che la mia Fiesta del 2005, che a detta di tutti ho sempre cercato di tenere come un gioiello, dava segni di volontà di pensionamento. Ho provato in tutti i modi a “salvarla”, ma siamo arrivati ad un punto in cui non valeva più nemmeno la pena di riparare tutti i guasti che aveva. Così, visto che mio fratello ha trovato la macchina dei suoi sogni, io ho deciso di “adottare” il suo vecchio bolide, un Peugeut 208 del 2015. Chi mi conosce sa quanto per me questo sia un cambiamento impegnativo… ma per ora sta andando tutto bene, forse io e la nuova baby riusciremo ad andare d’accordo :-)
Ecco il mio febbraio! Che dire, anche i mesi che sembrano più tranquilli ed ordinari, se poi ti fermi a pensarci, sono pieni di piccoli e grandi cambiamenti.
Fatemi sapere com’è stato invece il vostro febbraio! Raccontatemi un po’ come state… Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
E' il mese più corto, e si vede e si sente.
RispondiEliminaCiao Pietro! Eh sì, è volato!
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