Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese
Cari lettori,
ultimissimo giorno di novembre!
Di solito questo mese non è molto divertente, anzi, è parecchio impegnativo. Questa volta però devo dire che rispetto ad altri anni è stato un mese pieno sì, ma non solo di doveri e lavoro: c’erano anche alcuni appuntamenti importanti di altro genere, per i miei affetti o per svago, e, pur essendo veramente stanca qualche giorno, sono riuscita a farci stare tutto quanto. Così, pur essendo un po’ cotta, sono anche contenta. In generale sono abbastanza fiera di me per come ho gestito questi mesi autunnali: alcune cose non sono andate come pensavo e c’è stato un cambiamento importante, però non ho mai dimenticato di prendermi degli spazi per me e di intervallare i doveri a qualcosa di bello, e questi per me sono obiettivi importanti.
Ora, come d’abitudine, passiamo ai preferiti del mese, dai libri ai film, dalla musica alla poesia alle foto del periodo!
Il libro del mese
Alice Allevi ed il suo dottor CC (Claudio Conforti) sono da tempo a Washinghton. Lei si avvicina ai trenta ed ha quasi finito il lungo percorso di studi per specializzarsi in Medicina Legale: il Dottorato americano l’ha resa più sicura e competente. Lui, invece, è ormai più vicino ai quaranta e sta cercando in tutti i modi di arricchire il suo cursus honorum per tornare in Italia… da Supremo.
Già, perché il Supremo vero e proprio, storico direttore dell’Istituto di Medicina Legale, purtroppo è venuto a mancare da qualche tempo, e la temutissima Wally, la dottoressa Valeria Boschi, sta esercitando una sorta di reggenza. Il bando di concorso per l’elezione del nuovo dirigente è stato appena pubblicato e Claudio è intenzionato a partecipare. Anche Alice, che ha appena concluso il suo dottorato, non se la sente di iscriversi all’Albo americano dei medici legali ed ha grande nostalgia di Roma.
Nella città eterna non li aspettano le famiglie, che vivono altrove – anche se nonna Amalia non si scorda mai della sua Alice - , ma gli amici di sempre, che con il tempo sono diventati una sorta di famiglia acquisita.
Cordelia, la figlia del Supremo, cara amica ed ex coinquilina di Alice, sta per sposarsi, ed ha coinvolto tutti nel suo panico prematrimoniale. In Istituto ci sono i soliti compagni di disavventura, come Lara, ma anche nuovi specializzandi desiderosi di mettersi in gioco. E, in commissariato, il dottor Calligaris non vede l’ora di riabbracciare la coppia.
Alice è sul suolo italiano da poche ore quando viene convocata per un’autopsia. Si tratta di una ragazza di soli ventitré anni, che frequentava l’Università ed era riuscita ad entrare con borsa di studio in un prestigioso collegio, dove il soggiorno è permesso solo a chi ha una media eccellente. Una donna esemplare, dunque. Ma l’ambiguità di alcuni amici della vittima ed i segreti del passato della sorella fanno pensare.
Ovviamente Alice, con grande costernazione di CC (che comunque ormai si è abbastanza rassegnato), non si limita a svolgere i suoi doveri di medico legale, ma inizia a scavare tra le frequentazioni della vittima e, con sprezzo del pericolo e completamente dimentica di essere vicina ai trenta, inizia a passare dal concerto dei gruppi rock di ambiente universitario agli studentati che non frequenta più da anni. Con grande sorpresa di tutti – specie del lettore – stavolta è il dottor Calligaris ad intimare ad Alice di andare un po’ più con i piedi di piombo.
Nel frattempo, sia lei che CC sono coinvolti in un altro caso: un’associazione contatta l’Istituto perché è stato ritrovato un bimbo africano, completamente perso in mezzo a Roma, ed è necessario accertare che non abbia subito maltrattamenti. Il bambino, che dice di chiamarsi Emi, è in salute, ben vestito, a suo agio con gli adulti. Tutto fa pensare che sia un bimbo felice. Ed allora perché vagava abbandonato?
Le prime indagini rivelano che il piccolo è figlio di un imprenditore africano e che qui in Italia è stato affidato alla sua tata, che però è misteriosamente scomparsa.
Giorno dopo giorno, Alice capisce che il caso di Emi e quello della ragazza del collegio sono collegati, e cerca di far luce sull’intricata vicenda.
La ragazza del collegio è uno di quei titoli che restano in TBR per una vita, poi, passato soprattutto l’hype dei primi tempi, quasi te ne dimentichi, finché non lo trovi quasi per caso in biblioteca e ti ricordi quanta voglia avevi – ed hai ancora – di ritrovare Alice e CC. Devo dire che, dal punto di vista romance, questo libro è una sorpresa. Chi ha letto la serie di Alessia Gazzola sa bene quanto l’amore tra i due protagonisti sia stato travagliato: prima lei era convinta di amare un altro (il fratello di Cordelia) e lui faceva il donnaiolo con altre specializzande, poi c’è stata una sorta di rivalità sul lavoro, poi ancora ha giocato un ruolo sfavorevole il fatto che CC fosse un superiore di Alice… insomma, è stata lunga e difficile!
È un vero piacere ritrovare la coppia così unita ed affiatata, sia in America che in Italia. Ovviamente per due persone così il Paradiso non esiste, e quindi sì, un problema c’è, ma in un certo senso anche questo entra nel quadro di una coppia solida. Alice, infatti, ha subito un aborto spontaneo e da quel momento nemmeno il caso più spinoso riesce a distrarla completamente dal suo desiderio di maternità. Se pensavate che vedere CC innamorato e deciso ad impegnarsi fosse strano, pensate a quanto è stato strano vederlo girare tra ginecologi e centri per la fecondazione assistita! È un personaggio che è cresciuto moltissimo, forse ancor più di Alice.
Il fatto che uno dei due casi di questo romanzo riguardi proprio un bambino cementa ancor di più le intenzioni della coppia. Quando parliamo di questa serie non pensiamo mai a grandi e complessi intrecci gialli, però devo dire che dei colpi di scena ci sono stati.
Alessia Gazzola, nei ringraziamenti, ha scritto che “Alice e CC tornano sempre”. Può essere, e li aspettiamo, ma nel frattempo lasciamoli nel loro idillio personalizzato.
Il film del mese
Siamo nel maggio del 1946, a Roma. La protagonista è Delia, moglie e madre che vive in un quartiere popolare della città, ed ha una vita difficilissima.
È sposata con Ivano, un uomo violento che la picchia costantemente e le rivolge parole sgarbate ed umilianti tutto il giorno. Ha tre figli: Marcella, la maggiore, che lavora in una stireria e sta per fidanzarsi con il figlio dei padroni di un bar del centro, e due maschi adolescenti, che non fanno altro che litigare e picchiarsi tutto il giorno senza degnare di uno sguardo la madre. La famiglia è completata dal suocero, uno dei peggiori personaggi possibili: per una vita strozzino, così crudele con la moglie da provocarne il suicidio, ora invalido ed ovviamente sulle spalle di Delia, che tratta come una serva.
La nostra protagonista si sveglia all’alba, prepara la colazione per tutti ed il pranzo di lavoro per il marito, accudisce il suocero, poi esce per fare mille lavori che possano aiutare la famiglia: punture, riparazioni di sartoria, ricostruzione di ombrelli ed altro ancora. Ivano le sequestra tutti i suoi soldi, che per lui sono sempre pochi, ma non sa che la donna, di nascosto, mette via alcune lire per l’abito da sposa di Marcella.
Tutta la famiglia, infatti, non vede l’ora che la primogenita sposi il giovane fidanzato, in modo da imparentarsi con una famiglia borghese e fare un salto di classe sociale. Delia, che all’inizio era la più entusiasta di tutte, inizia però a rivedere in sua figlia e nel suo futuro genero delle scene che le ricordano la sua gioventù con Ivano, e, siccome è un film di cui ha già visto il finale e non le piace affatto, inizia a preoccuparsi molto.
Per di più, il suo amore di gioventù, un meccanico, torna alla carica e le propone di fuggire insieme e di andare a lavorare al Nord.
Sullo sfondo ci sono gli americani che presidiano l’Italia, la miseria del Dopoguerra e le elezioni del 2 giugno 1946 che si avvicinano.
C’è ancora domani è a tutti gli effetti “il film del mese”, nel senso che, non so da voi, ma i due cinema dove io vado abitualmente hanno proposto praticamente solo questo film per tre weekend di fila. Ed a ragione, perché il successo di quest’opera prima della Cortellesi come regista è stato davvero travolgente e meritato.
È stata definita un’opera neorealista, ed è giusto dirlo, perché la fotografia degli anni ‘40 è stata fedele alla realtà del tempo ed impietosa: davvero la condizione di Delia era quella in cui vivevano moltissime donne del tempo.
Il messaggio del film, però, secondo me è molto più contemporaneo. Non si parla solo di anni ‘40, ma della condizione della donna in generale: forse nell’Italia di oggi sono poche le donne che vivono proprio come Delia, ma le tante sfortune che le capitano sono problemi del genere femminile ancora adesso, anche se magari in forme diverse.
C’è chi su internet ha scritto che questo film è “la nostra Barbie” e devo dire che mi trovo d’accordo. Certo, il film di Greta Gerwig (di cui vi avevo parlato qui) è una commedia blockbuster americana ambientata tra la contemporaneità ed un mondo fantasy, mentre quello della Cortellesi è una produzione nazionale di genere dramedy che ci riporta negli anni ‘40.
Però entrambi i film raccontano il mondo femminile come solo una donna può fare, entrambi pongono al centro dell’attenzione la disparità del genere, entrambi individuano nella decostruzione individuale e nell’unione delle donne tra loro le chiavi per lottare contro la sopraffazione patriarcale, entrambi lasciano allo spettatore molto su cui riflettere ed un senso di speranza.
Il 2023 è stato un anno importante per la cinematografia al femminile, e spero che questo sia un buon segnale per il futuro.
La musica del mese
Continuiamo il nostro percorso alla scoperta dei testi di Taylor Swift.
La canzone di novembre, come il film… è proprio del mese, visto che è uscita il 27 ottobre. In questa data, infatti, è stata pubblicata la riedizione di 1989, suo quinto album e forse suo più grande successo, con le vecchie canzoni re-incise con la sua voce di adesso, più cinque inediti davvero super.
La mia preferita delle cinque è Say don’t go, per me davvero la canzone giusta al momento giusto. È un brano che racconta una cosiddetta situationship: un “qualcosa” che è scattato tra due persone, basato su un mix di curiosità e chimica, che però finisce per non concretizzarsi o per finire dopo poco, solitamente a causa dell’ambiguità di una delle due persone.
In questo caso, la protagonista della storia si sente confusa a causa dell’atteggiamento dell’uomo che le interessa e finisce per sentirsi di fatto sola:
L’ho capito fin dall’inizio
siamo uno sparo nel buio più buio
oh no, oh no, sono disarmata
l’attesa è una tristezza
che scompare pian piano nella rabbia
oh no, oh no, non smetterà
Sto sulla fune dell’equilibrista, da sola
Trattengo il mio respiro ancora un po’
sono già per metà fuori dalla porta, ma non si chiuderà
sto conservando la speranza perché tu dica
“Non te ne andare”
Gli ultimatum si susseguono, ma deludono sempre più la protagonista, che alla fine chiude definitivamente, si allontana da tutta la situazione e, vedendola sciogliersi come neve al sole, rilascia tutte le emozioni che aveva trattenuto:
Perché hai dovuto prendermi in giro?
Perché hai dovuto rigirare il coltello?
Andartene via e lasciarmi a sanguinare
Perché sussurri al buio
per poi lasciarmi sola nella notte?
Ora il tuo silenzio mi fa urlare
Dillo: “Non te ne andare!”
Resterei per sempre se tu dicessi
“Non te ne andare!”
Ma non lo farai…
Quello che mi piace di questa canzone è il fatto che, nonostante ci sia tanta rabbia e tristezza, suoni come un saluto definitivo, un “adesso basta”, un ripartire da capo. E da se stessi. Trovate la canzone a questo link.
La poesia del mese
Per il mese di novembre ho pensato ad un breve componimento di Jorge Luis Borges, dal titolo La luna.
C’è tanta solitudine in quell’oro.
La luna delle notti non è la luna
che vide il primo Adamo. I lunghi secoli
della veglia umana l’hanno colmata
di antico pianto. Guardala. È il tuo specchio.
Le foto del mese
Abbiamo iniziato il mese con un graditissimo ponte! Mercoledì 1 novembre, dopo un giretto di rito al mercato, abbiamo inaugurato novembre con una tortina della Pasticceria Regina al mascarpone e frutti di bosco.
Venerdì 3 novembre è stato un giorno dedicato all’arte a Palazzo Reale, tra la mostra di Morandi (di cui vi ho parlato in questo post) e quella di Goya (di cui spero di parlarvi presto!).
Il weekend dell’11 e del 12 sono tornati in Italia la mia amica Luana, che vive in Inghilterra, con il marito Jordan. Hanno organizzato un pranzo di famiglia in un ristorante della zona, una sorta di pre-Natale visto che poi a dicembre non ci saranno, ed hanno invitato anche me. Per l’occasione mi sono vestita di nero e verdino chiaro! Anche se non sembra, non ho comprato insieme maglione e borsa, ahah :-)
Sabato 25 io e mia madre ci siamo unite ad un gruppo organizzato per una gita che sognavo di fare da prima del Covid, e finalmente c’è stata l’occasione: i mercatini di Natale in Trentino! La mattina abbiamo visitato Rango, considerato uno dei borghi più belli d’Europa, ed il suo mercatino tra le grotte naturali e le fattorie ristrutturate…
Dopo un buon pranzetto, ci siamo dedicate al secondo mercatino, a Canale di Tenno! Un suggestivo borgo medioevale alla fine di una strada panoramica di montagna. È stata una giornata bellissima, e non potevo inaugurare meglio questa stagione natalizia!
Questo è il mio novembre in breve! (Insomma… come al solito ho scritto troppo).
Solita comunicazione di servizio, che immagino vi aspettiate già: settimana prossima i post sono ancora ordinari, poi il blog indossa il suo “vestitino delle feste” per qualche settimana! Avremo – credo – quattro post a tema natalizio in due settimane per il nostro usuale Christmas countdown, poi, dopo il Natale, i soliti riepiloghi e classifiche di fine anno. Questa è una di quelle tradizioni del blog a cui non riesco proprio a rinunciare, e spero che faccia piacere anche a voi!
Fatemi sapere, nel frattempo, com’è stato il vostro novembre!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)